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3.4 Agenti di modificazione ossea

3.4.1 Alterazioni di origine antropica

L’attività umana, intesa sia attivamente attraverso le pratiche di manipolazione intenzionale sia passivamente attraverso l’utilizzo di diverse strutture funerarie, può modificare il campione di resti scheletrici e influenzare lo stato di conservazione. Per quanto concerne le tracce d’azione intenzionale sui resti umani isolati, specialmente quelli cranici, si possono dividere in due categorie: da una parte segni di scarnificazione che riflettono un intervento diretto sul cadavere, e dall’altra segni che indicano un successivo intervento sullo scheletro

38 Olsen e Shipman 1988

39 Le radici sono causa di gravi danneggiamenti della superficie ossea che possono allargare fori

e causare fratture.

40 Baud 1982

41 Tali solchi sono ben distinguibili da quelli di origine umana che sono a forma di V in sezione

trasversale.

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I funghi secernono un gran numero di acidi organici e sono conosciuti come degli agenti estremamente attivi nello scioglimento dei fosfati di calcio. Da Baud 1982

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come perforazioni, incisioni e altre lavorazioni. Può capitare che le due tipologie di segni coesistano sul medesimo osso43. Questi trattamenti risultano presenti quasi esclusivamente nella regione cranica, realizzati peri o post-mortem e sembrano comuni specialmente durante il Paleolitico. I modelli di modificazione intenzionale presentano una grande variabilità: segni di taglio, raschiatura e rottura intenzionale sarebbero i più frequenti44. Segni di taglio possono essere eseguiti sulla superficie ossea come risultato di differenti pratiche: scarnificazione, disarticolazione, scalpo e/o traumi peri-mortem. La loro localizzazione e l’orientamento possono, tuttavia, aiutarci nel distinguere queste pratiche, per esempio, quelle associate con la disarticolazione tendono a focalizzarsi intorno alle giunture e/o ai legamenti nelle inserzioni muscolari45.

Sono numerosi anche i modelli di disarticolazione, mentre quelli di decapitazione e spaccatura sono più rari46.

Scarnificazione: può presentarsi sia naturalmente con l’esposizione del cadavere

all’aria aperta per facilitare la decomposizione della carne e la scheletrizzazione, oppure manualmente attraverso un’azione attiva da parte dell’uomo. In quest’ultimo caso, la pratica è utilizzata per separare i tessuti molli dalle ossa del corpo. Nel corso della preistoria europea ci sono state ampie testimonianze. Il distretto anatomico in cui è maggiormente osservabile il risultato di queste manipolazioni è senza dubbio quello cefalico. Qui, infatti, la pelle è più a contatto con le ossa e le tracce lasciate da strumenti litici sono maggiormente individuabili. Nella testa non vi sono grandi tessuti muscolari da tagliare, fatta eccezione per quelli temporali. I segni lasciati di solito sono rettilinei o trasversali e sagittali.

Disarticolazione: le tracce di disarticolazione sono le incisioni lasciate sulle ossa

come risultato della rimozione delle parti molli per separare i segmenti del corpo

43 Le Mort 1988

44 Facchini – Belcastro 2009; Ullrich 1982, 1986, 1995, 2006 45

La presenza di segni di taglio sono sorprendentemente comuni nei contesti preistorici (vedi Andrews and Fernández-Jalvo 2003; Bello 2010, Boulestin 1999; Boulestin et al. 2009;). Le analisi di queste tracce sulle ossa umane sono spesso confrontate con quelle presenti su quelle animali (vedi Shipman 1983; Olsen and Shipman 1998) in modo da capire come i corpi umani sono stati trattati.

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Ullrich 1994, 1995. In ogni caso, la possibilità che l’incompletezza delle basi craniche sia dovuta all’apertura e all’allargamento artificiale per la rimozione del cervello, è invece più complessa e generalmente la più abusata dai vari autori.

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dalle articolazioni. Tali segni si incontrano sempre nella zona peri-articolare dello scheletro e nelle zone di inserzione muscolare e legamentosa. Il termine disarticolazione si differenzia da smembramento per il fatto che è più preciso ed esprime meglio l’intenzionalità della manipolazione. Lo smembramento invece si traduce con la volontà di dividere i distretti anatomici senza che vi sia importanza sul dove si realizza. E’ molto frequente incontrare tracce di disarticolazione con altre evidenze di manipolazione intenzionale del cadavere, come scarnificazione, fratture intenzionali, graffi. Le incisioni create dal processo di disarticolazione sono sempre trasversali e parallele alla superficie articolare e peri-articolare dell’osso.

Raschiatura: si considerano raschiature tutte le altre numerose tracce irregolari

che rinveniamo nella superficie esterna di alcune porzioni ossee. Probabilmente è utilizzata più che altro per ripulire le ossa dai tessuti residui. Tali segni possono però essere causati anche da movimento post-deposizionale all'interno dei sedimenti, da calpestio o da danneggiamenti durante lo scavo. Un certo numero di studi47 hanno analizzato il problema che il calpestio dell'osso, da animali o esseri umani, può portare a pseudo segni di taglio o raschiature. Graffi da calpestio sono morfologicamente simili a quelli fatti da strumenti litici. Tuttavia, come nota Lyman48, i segni di calpestio tendono ad avere un orientamento più casuale e multi-direzionale, rispetto a quelle derivanti da evento umano che sono più superficiale e si trovano più spesso sulle diafisi delle ossa piuttosto che sulle epifisi.

Per riconoscere le tracce naturali da quelle antropiche occorre tenere conto del numero, la localizzazione, l’orientamento, la disposizione, la regolarità e infine la morfologia. I segni lasciati da radici, ad esempio, si presentano ramificati e sinuosei, mentre le tracce dovute al sedimento possono anche essere rettilinee e più regolari. Osservando questi due tipi di segni è possibile notare che non seguono né una localizzazione determinata né un orientamento. La distinzione dell’alterazione da strumento litico da quella dovuta a carnivori e/o roditori è invece più delicata. Quest’ultima tipologia può in effetti presentarsi sotto forma

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Denys – Patou-Mathis 2014; Fiorillo 1989

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di solchi regolari e a volte paralleli, proprio come le tracce antropiche49. Shipman50, Binford51, Le Mort52, Olsen e Shipman53, Giacobini54 analizzando le discriminanti tra segni antropici e naturali arrivano alle seguenti conclusioni: 1) i segni lasciati dai roditori si presentano come solchi larghi, poco profondi, piatti e talvolta paralleli o subparalleli. Le striature sono fini e longitudinali, i bordi smussati e al microscopio le tracce appaiono leggermente sinuose.

2) Le tracce dei carnivori sono raramente sinuose, con sezioni smussate, larghe e costanti. Sul fondo non ci sono striature parallele. La sezione generalmente si presenta a forma di “U”.

3) Gli strumenti litici provocano invece incisioni strette, a sezione acuta, estremità affilate e talvolta suddivise in più segni. Le striature sono allungate, hanno una sezione a “V” relativamente costante e presentano al loro interno fasci di segni secondari, paralleli tra loro e orientati secondo la lunghezza del solco principale.