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5.3 Crani isolati: deposizioni intenzionali?

5.3.2 Krapina ipotesi a confronto

Il sito di Krapina, in Croazia, rappresenta forse il caso più controverso e più soggetto a speculazioni di tutto il Paleolitico. Sarebbero almeno 600 i resti umani isolati, craniali e postcraniali, rinvenuti nei livelli musteriani degli strati 3 e 4 del

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In realtà sono tra le ossa più delicate del cranio

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sito141. Nella maggior parte dei reperti si riscontra la presenza di incisioni lineari sotto forma di striature e tagli142. Queste tracce sono comunemente interpretate come segni di taglio intenzionali realizzate tramite strumenti litici. Quasi tutte le ossa sono fratturate e mostrano modificazioni che potrebbero essere il risultato di specifiche manipolazioni sui cadaveri: segni di taglio per il 30% dei reperti post- craniali e 14,4% per quelli cefalici, segni di rottura intenzionale, disarticolazione e smembramento143. Secondo Wolpoff144 il numero minimo degli individui si aggirerebbe tra i 75 e gli 82 neandertaliani, mentre per Trinkaus145 e Orschiedt146, a partire dalle associazioni dentarie, sarebbero circa 23. In generale, dai primi studi di Gorjanovic-Kramberger147 fino agli ultimi di Orschiedt148, il numero degli individui del sito è sempre stato incostante. L’autore, analizzando i reperti umani, indicherebbe nel numero di 278 le ossa craniche, 395 le post- craniche e circa 40 diafisi spaccate intenzionalmente. Le ipotesi per interpretare un così alto numero di resti scheletrici con presenza di tracce antropiche, sono molteplici: cannibalismo149, pratiche funerarie con conservazione di reliquie e cannibalismo rituale150, sepolture naturali o intenzionali andate distrutte151, sepolture secondarie152 e catastrofe naturale153. Il primo a introdurre la questione del cannibalismo fu lo scavatore del sito, Gorjanovic-Kramberger154, per spiegare l’alta frammentazione dei resti e le occasionali tracce di bruciatura sul tessuto osseo. Secondo Smith155 sarebbero numerose le tracce che porterebbero in questa direzione: presenza di segni di scarnificazioni, diafisi rotte per l’estrazione del midollo, bruciature e selezione ossea. Queste ultime, secondo Le Mort156, non sarebbero però intenzionali ma casuali. Villa157, prendendo ad

141

Pettitt 2011 pag. 95; Smith 1978 pag. 103; Ullrich 2006 pag. 503

142 Smith 1976; Ullrich 1982 pp. 253-262; Patou-Mathis 1997 pp. 63-70; Pettitt 2011 pp. 94-96;

Russell – Le Mort 1986; Trinkaus 1985.

143 Ullrich 1989 pp. 15-19, 2006 pp. 503-517 144 Wolpoff 1979 pp. 67-68 145 Trinkaus 1985 pp. 203-216 146 Orschiedt 2008 pp. 63-81 147Gorjkanovic-Kramberger 1909 pp. 288-299

148 Orschiedt 2008 op. cit.

149Gorjkanovic-Kramberger 1909 op. cit.; Smith 1976

150 Ullrich 1989, 2006 op. cit. 151 Trinkaus 1985 op. cit. 152

Russel 1987 pag. 394

153 Bocquet-Appel – Arsuaga 1999 pp. 327-338

154Gorjkanovic-Kramberger 1909 op. cit

155 Smith 1976 op. cit. 156

Le Mort 1988 pp. 43-44

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esempio il sito neolitico di Baume Fontbregova come prova di probabile cannibalismo, afferma che sono quattro i punti da valutare per parlare di antropofagia:

1) presenza di tracce di cottura;

2) similitudine di tecniche di macellazione tra ossa umane e animali;

3) analogie nei modi di frantumazione delle ossa lunghe per estrarre il midollo; 4) ossa umane mescolate a quelle faunistiche.

Vista però la situazione poco chiara del sito croato, il solo fatto certo è l’esistenza di tracce di scarnificazioni, dato insufficiente per dimostrare una sicura prova di cannibalismo.

Secondo Ullrich158, invece, sarebbe più probabile l’ipotesi della pratica mortuaria con conservazione di ossa selezionate. L’ipotesi dell’autore tedesco159, forse andando al di là del dato tangibile, prevede una prima manipolazione attiva del cadavere fuori dalla cavità, una successiva introduzione dei resti all’interno e dopo aver terminato le cerimonie mortuarie, le ossa umane venivano gettate via mescolandosi con quelle animali. Ullrich160 afferma, inoltre, che le numerose tracce da strumento litico sulle ossa sarebbero il risultato di una manipolazione che prevedeva scarnificazione e disarticolazione, forse per una semplice pulizia dei resti oppure per atti di antropofagia rituale. Anche per Le Mort161, l’ipotesi dell’esistenza di un rito di conservazione di pseudo reliquie a Krapina appare più probabile rispetto all’antropofagia, tuttavia quest’ultima possibilità non può esser esclusa del tutto. I segni di modificazione sui reperti di Krapina, inoltre, non sembrerebbero del tutto simili alle manipolazioni individuate in quei siti dove si ammette con più probabilità l’attività cannibalistica, come Combe-Grenal162 e Moula-Guercy163. Le due pratiche ipotizzate fino ad ora, cannibalismo e pratica funeraria, rappresentano due diversi atteggiamenti davanti alla morte. Parlare di pratica funeraria per la selezione di particolari distretti ossei, implicherebbe che lo scopo della scarnificazione fosse quella di controllare e accelerare il passaggio del cadavere a scheletro, attraverso una fase di pulizia delle ossa e una seconda di deposizione o abbandono. Ammettendo una conservazione di reliquie, risulta

158

Ullrich 1989, 2006 op. cit.

159 Ullrich 2005 pp. 249-261 160 Ullrich 2005 op. cit. 161 Le Mort 1988 op. cit. 162

Le Mort 1989 pp. 79-87

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però quasi impossibile parlare di deposizioni volontarie nella paleosuperficie, al limite potremmo parlare di una qualche forma di abbandono. Quanto al cannibalismo, che sia rituale o alimentare, implicherebbe una distruzione rapida del cadavere senza alcuna preoccupazione alla sua conservazione. Altre ipotesi prevedono una catastrofe naturale che avrebbe colpito l’intera comunità all’interno della grotta164, oppure secondo Trinakus165, sepolture intenzionali poco curate o seppellimenti naturali attraverso caduta di massi. Secondo quest’ultimo autore, la maggior parte delle ossa sarebbe poi stata distrutta da processi post-deposizionali e da frane. In realtà, non esisterebbero grandi evidenze che supportino l’ipotesi che i cadaveri di più di 30 individui siano stati rapidamente sepolti dai loro compagni o dalla caduta di massi dal riparo. L’ultima interpretazione è quella di Russel166 che prevede una sepoltura secondaria dei resti di Krapina, tuttavia anche in questo caso risulta impossibile comprovare l’ipotesi. Alla luce dei dati appena esposti, la situazione a Krapina è tutt’altro che chiara. Le idee più ammissibili riguardano cannibalismo oppure pratiche funerarie basate sulla conservazione di ossa particolati. La teoria di Ullrich167 basata sulla pratica funeraria è senza dubbio attraente, eppure non spiega perché non si ritrovi sovra-rappresentazione di crani come nei siti dove ammettiamo un possibile “culto” dei crani. I resti post-craniali sembrano addirittura in numero superiore rispetto ai crani, inoltre, sono rappresentate quasi tutte le regioni scheletriche. Allo stesso modo, non bastano tracce di manipolazione attiva sulle ossa per far si che si tratti obbligatoriamente di cannibalismo. A favore di una pratica di trattenimento della reliquia, resta però l’altissimo numero di individui rappresentati a Krapina, numero che non si ritrova in tutti gli altri siti dove è possibile parlare di cannibalismo. Vista la presenza di un numero di neandertaliani che oscillerebbe dalle 30 alle 80 unità, è possibile che l’area fosse adibita a spazio sepolcrale o comunque rituale piuttosto che cannibalistico. Parlare di conservazione selettiva potrebbe essere sicuramente suggestivo, ma senza dubbio non del tutto dimostrabile nel caso di Krapina.

164 Bocquet-Appel – Arsuaga 1999 op. cit. 165 Trinkaus 1985 op. cit.

166

Russel 1987 op. cit.

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