5.3 Crani isolati: deposizioni intenzionali?
5.3.3 Fine di un mito: il caso di Grotta Guattari
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La grande tragedia della scienza: il massacro di una bella ipotesi da parte di un brutto dato di fatto” (Thomas Henry Huxley)Per oltre mezzo secolo, l’esempio più tipico del culto dei crani da parte dei neandertaliani fu il cranio di Grotta Guattari presso il Monte Circeo, rinvenuto nel 1939 da Alberto Carlo Blanc. Sia Sergi168che lo stesso Blanc169 descrissero il cranio come depositato all’interno di un circolo di pietre. Il reperto presenta due mutilazioni: una presso la regione temporale destra, secondo Blanc170 prodotta da più colpi intenzionali che hanno danneggiato anche la regione zigomatica, e l’altra coincide con l’allargamento del forame magno. Questa seconda frattura è descritta dallo scopritore come un’attenta e simmetrica incisione parallela al margine del foramen magnum alla base del cranio, con un’apertura semicircolare di 10/12 cm di diametro. Sergi171 confermò la visione di Blanc indicando la frattura come intenzionale da associare a una pratica antropofaga. L’interpretazione parve molto convincente e fu largamente accettata dalla comunità scientifica. Si posero persino confronti etnografici con le popolazioni primitive attuali. Montagu172 suggeriva invece che l’allargamento del forame occipitale potesse essere stato realizzato anche in assenza di cerebrofagia. L’autore ipotizza un allargamento praticato allo scopo di estrarre frammenti di osso, forse per fini magico-rituali173. Una seconda possibilità poteva risiedere nella preparazione di un cranio-trofeo con una frattura alla base per inserire il cranio in un supporto deperibile.
Blanc esaminando il reperto arrivò alle seguenti conclusioni :
1) l’individuo è di sesso maschile, tra i 40 e i 50 anni, ucciso con uno o più colpi assestati nella regione temporale del cranio.
2) La vittima fu decapitata e il cranio venne mutilato fuori dalla grotta.
168 Sergi 1948a, 1948b pp. 76-79 169
Blanc 1945, 1971
170 Blanc 1971 op. cit. 171 Sergi 1974 172 Montagu 1976 173
Tuttavia, i casi di asportazione di rondelle ossee di solito non sono associati ad aperture così grandi.
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3) Il cranio si presentava con la base mutilata rivolta verso l’alto e poggiante sulla fronte e sul parietale sinistro.
4) Dopo la mutilazione, il cranio doveva essere stato deposto sul pavimento della camera centrale della grotta, all’interno di un circolo di pietre.
5) Se le altre camere della grotta appaiono cosparse di ossa e palchi animali, quella che conteneva il cranio neandertaliano conteneva soltanto tre piccoli gruppi di ossa di Sus scropha ferus, Cervus elaphus e Bos primigenius. I resti di fauna in questione dovrebbero rappresentare offerte rituali.
6) La camera principale della grotta Guattari è coperta da una specie di pavimentazione artificiale in pietra, come se la zona fosse stata abitata. La camera che conteneva il cranio invece non presentava nulla di simile, tolte le pietre che costituivano il circolo. Fino a qui il mito. In occasione del cinquantennio della scoperta, nel 1989, venne eseguito un riesame critico che sconvolse l’intera interpretazione di Blanc. Innanzitutto le faune. Lo studio di Piperno174 sulla distribuzione della fauna, propose una nuova distinzione tra apporto umano e quello di carnivori, come la iena. All’interno della grotta sono presenti resti di iena tra cui scapole, crani, mandibole e coproliti in gran quantità. Le poche ossa di lupi, stambecchi, cinghiali, rinoceronti ed elefanti sarebbero da attribuire all’attività predatoria delle iene, anche se non è esclusa una loro caduta all’interno della grotta. I resti di cervo, bue e cavallo sarebbero invece da legare ad all’attività dell’uomo che ha frequentato la grotta in modo occasionale. Difficile dire se fosse una pratica utilitaristica o rituale. Per quanto concerne la locazione del cranio, avendo le iene libero accesso al sito, è possibile che sia stato introdotto nella camera dai carnivori stessi oppure che fosse stato depositato dall’uomo prima o dopo l’azione delle iene175. Non è possibile essere certi nemmeno sulla presenza o meno del circolo di pietre in quanto lo stesso Blanc affermava di non aver rinvenuto lui il cranio ma alcuni operai. Si arrivò a smentire anche il caposaldo delle lesioni craniche che Blanc riteneva intenzionali, in quanto non attribuibili in modo inequivocabile ad azioni antropiche176. Sul cranio umano e su numerosi resti faunistici, infatti, furono osservate alterazioni tipiche da depositi di carnivori. L’allargamento del foro occipitale non sarebbe quindi da legare a una pratica umana, ma piuttosto
174 Piperno e Schichilone 1991
175
Mussi 1988 pp. 93-94
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all’azione di iene177. Fino agli anni 70’, la comunità scientifica rifiutava categoricamente l’idea che le iene potessero accumulare resti ossei nelle tane. L’articolo di Dart178 è dimostrativo a questo proposito. Dart definiva questi accumuli come un “mito”, affermando inoltre che i carnivori preferiscono mangiare all’aperto, solo leopardi e iene sarebbero attirati dagli anfratti ma non ci sarebbero prove di loro accumuli ossei. Soltanto negli anni 80’, con i lavori di Shipman179 e Binford180, si dimostrò a pieno titolo l’esistenza di depositi ossei realizzati da predatori e necrofagi. Nel dettaglio, i depositi di Grotta Guattari sarebbero da associare alla iena del tipo Crocuta crocuta Spelaea, una sottospecie ormai estinta della iena maculata. Le tracce di dentatura lasciate sulla superficie ossea, visibili in parte anche nel cranio del Circeo, ricadono in cinque tipologie di alterazioni181:
• da rosicchiamento con incisivi e canini;
• depressioni puntiformi e perforamento, causati da premolari; • fratture a forma di mezzalune;
• striature di solito corte, rettilinee lungo l’asse dell’osso; • solchi continui o vicini, irregolari e orientate in modo casuale.
L’ipotesi dell’azione antropica di allargamento del foro occipitale risulta così priva di fondamento182. In definitiva, possiamo raggiungere le seguenti conclusioni:
1) per quanto riguarda le eventuali prove di morte violenta, a causa dell'assenza di traumi peri-mortali l'interpretazione tafonomica appare la più probabile. La regione del temporale dove si è verificata la frattura dell'orbita destra, non presenta un'area di depressione primaria e linee di frattura che di solito sono associate con traumi peri-mortali. Inoltre, sul margine della frattura non sono osservabili tracce riferibili all'azione di strumenti litici. Il fatto che il cranio sia stato vittima di un colpo intenzionale risulta quindi negato. Non si rivelerebbero neanche tracce di scalpo, di solito localizzate a livello del frontale, parietale e della squama occipitale.
177 Giacobini 2006 pag. 179 178 Darth 1956 pp. 40-42 179 Shipman 1981 180 Binford 1981 181 Brain 1981
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2) Sulle eventuali tracce di manipolazione subito dopo la morte, non è possibile escludere in maniera definitiva che vi sia stato un intervento di scarnificazione, è da escludere invece che vi sia stato lo scalpo e allargamento intenzionale della base cranica.
3) Sulla possibilità che il cranio sia stato oggetto di cannibalismo, non vi è alcuna traccia che possa confermare questa ipotesi. L’allargamento del forame magno è da imputare all’azione di iene.
Un ulteriore problema è rappresentato dal rinvenimento di due mandibole all’interno della grotta, Circeo II e Circeo III. Furono raccolte approssimativamente vicino al livello del cranio, Circeo II in particolare fu rinvenuta all’interno di una breccia all’ingresso della cavità insieme a tracce di coproliti di iena. Nella mandibola si denotano anche qui, tracce della dentatura della iena183. Anche in questo caso, è presumibile imputare alla iena l’introduzione delle mandibole al sito.