• Non ci sono risultati.

LE TERME DELLA X REGIO: CATALOGO

6. ALTRI IMPIANTI TERMAL

Nella sua “nuova pianta archeologica di Aquileia” la Bertacchi segnala l’esistenza di altri tre impianti forse pubblici anche se non abbiamo la certezza della loro destinazione. In primis sono da segnalare le cosiddette Terme centrali, scavate da Giovanni Brusin presso                                                                                                                

la stazione ferroviaria della città (part. Cat. 598/22) e quelle lungo la Natissa, dette Terme Scaramuzza, dal nome della proprietaria del terreno, scavate dalla Scrinari nel 1957 (part. Cat. 124/37) che hanno avuto diverse fasi e che in realtà potrebbero essere terme private di notevoli dimensioni. Fu poi messo in luce un altro impianto nella lotizzazione Cassis (part.cat. 424/21) che tuttavia non venne messo in pianta perché il proprietario in una notte coprì lo scavo; successivamente l’area fu espropriata dallo Stato314

.

                                                                                                               

3. ASOLO (Acelum)

1. INQUADRAMENTO URBANISTICO

La città romana di Acelum si inserisce nel quadro geograficamente variegato e composito della Venetia centro-orientale (Fig. 32) con una collocazione topografica assai particolare che la rende dotata di precise potenzialità315. In generale possiamo affermare che la morfologia del territorio condizionò fortemente l’aspetto urbano che fu centripeto, accentrato e policentrico allo stesso tempo e che rispecchia le caratteristiche tipiche degli abitati di altura. La posizione particolarmente felice di Asolo, al centro di un comprensorio collinare allungato tra le due vallate del Brenta e del Piave nonché posizionata tra i centri di Feltria e Tarvisium fecero sì che la zona fosse abitata fin dall’età preistorica316. Di fatti al centro romano preesisteva un villaggio paleoveneto che subì tuttavia con l’arrivo dei nuovi dominatori rettifiche, rinnovamenti, trasformazioni e novità che portarono come risultato la sovrapposizione di una nuova città al centro indigeno317. In particolare questi importanti cambiamenti, che riguardarono l’assetto urbanistico e l’architettura, si collocano cronologicamente a partire dal I secolo a.C. quando il territorio di Asolo fu caratterizzato dalla progressiva romanizzazione e la definitiva annessione allo Stato romano318. Uno dei più antichi interventi, testimoniato oltre che archeologicamente anche da Plinio il Vecchio319, interessa la zona del poggio meridionale, area la cui importanza crebbe notevolmente attorno al 74 a.C. a causa del tracciamento della Via Aurelia che collegava il territorio asolano alla città di Padova e che, nel suo avvicinarsi al centro cittadino, lambisce proprio la base del poggio stesso320.

Il centro della città romana (Fig. 33), con il foro e i suoi annessi, doveva molto probabilmente svilupparsi nell’area che corrisponde all’attuale area del Duomo come fu rilevato anche dal Furlani che nel XVIII secolo fu tra i primi studiosi ad interessarsi dell’Acelum romana321. Essa era caratterizzata da una irregolarità urbanistica che forse                                                                                                                

315 BONETTO 2007,p. 156. 316 ROSADA 1995,p. 179. 317 COMACCHIO 1967,p. 69. 318 BONETTO 2007,p. 160. 319 Plin. nat. III 130. 320 BONETTO 2007,p. 160. 321 FURLANI 1718,p. 129.

venne sfruttata in favore di un rapporto scenografico tra città e paesaggio in cui venne privilegiata la veduta dal basso con l’esposizione in primo piano dei monumenti cittadini, fatto documentato per il teatro e le terme che costituiscono i principali luoghi di interesse della città romana322.

L’area a carattere pubblico in cui aveva avuto luogo in età repubblicana la cerimonia del suovetaurilia con la creazione del deposito votivo subì una prima decisa ristrutturazione in chiave monumentale che tuttavia non alterò il paesaggio sacro più antico in un periodo da collocare approssimativamente in età augustea. In questa fase venne realizzato un sistema sostruttivo seminterrato connotato da tre bracci e planimetria ad U che viene definito dalla letteratura archeologica “criptoportico” la cui costruzione ebbe come conseguenza l’interruzione e la messa in opera per una vasta estensione della linea del pendio verso Sud, Est ed Ovest. L’area superiore terrazzata si connotava, a ridosso del complesso sostruttivo meridionale, per la presenza di un edificio a pianta rettangolare, ipostilo, lungo circa 40 m, che era diviso in due navate da due file di nove sostegni verticali di cui sono state viste le basi in fondazione che davano vita ad una sorta di porticus duplex aperta verso nord e verso lo spazio scoperto di natura chiaramente pubblica che qui si estendeva323.

Già i primi scavatori nel Settecento avevano ipotizzato che la città dovesse essere dotata di una cinta muraria con quattro porte principali che sorgeva in corrispondenza delle attuali mura di epoca medioevale che sfruttarono le fondamenta di epoca precedente. La presenza delle porte e l’andamento delle strade che entravano in esse unito alla collocazione dei sobborghi mostrano come Asolo fosse una città tipicamente romana basata su canoni come l’ordine e l’assialità: basti analizzare ad esempio l’andamento del cardine massimo e del decumano massimo che si intersecano ortogonalmente nel cuore dell’abitato. Nell’ambito della cinta muraria poi sorgevano varie edifici pubblici e privati che erano distribuiti lungo le vie, sui poggi e sui terrazzamenti324.

Tra le aree più importanti della città figura sicuramente il poggio meridionale, la cui rilevanza nel territorio asolano venne ribadita nel corso del I secolo d.C. quando si colloca una ristrutturazione sostanziale di questa parte della città che vede in particolare la costruzione dell’edificio per spettacoli immediatamente a meridione dello spazio pubblico già esistente a ridosso del braccio meridionale del “criptoportico” più antico. Il monumento                                                                                                                

322 FURLANETTO 1987,pp. 427-428. 323 BONETTO 2007,pp. 160-161. 324 COMACCHIO 1967,p. 73.

in questione si colloca proprio ai limiti del pianoro naturale con orientamento della cavea verso settentrione a guardare la cima del Monte Riccio325. La scoperta del teatro nell’Ottocento si deve a Pacifico Scomazzetto, studioso asolano che nello scegliere il luogo dove effettuare gli scavi, dopo l’abbandono delle esplorazioni nell’area delle terme per mancanza di fondi, si fece guidare dalle affermazioni del Furlani. Tra il 1880 e il 1881 vennero quindi alla luce i resti di quello che venne interpretato come un edificio da spettacolo che in un secondo momento venne identificato come un teatro326.

Le uniche notizie pervenuteci quindi a proposito delle strutture ivi esistenti, sono dovute a Scomazzetto che pubblicò i risultati nelle “Notizie degli Scavi”; successivi interventi furono invece realizzati dalla Soprintendenza negli anni Quaranta e Cinquanta e più recentemente nel 1988 per raccogliere nuovi dati riguardanti tra gli altri la cronologia, la tipologia e la precisa collocazione topografica327. L’edificio scenico del teatro, chiuso a nord da un poderoso muro impostato sulla roccia conglomeratica, risulta direttamente collegato a settentrione al criptoportico e di esso si conserva la traccia del murus pulpiti e dei pozzetti in laterizio per le antenne dell’auleum; l’orchestra risultava invece essere attraversata da canalizzazioni che convogliavano l’acqua verso valle328.

A sinistra della cavea del teatro, quindi verso occidente, sorge invece un edificio, anch’esso oggetto di scavi da parte della Scomazzetto nell’Ottocento, identificato con una schola; i suoi resti, abbastanza ben visibili, furono rinvenuti tra il 1881 e il 1882. Nel corso delle ricerche vennero alla luce due muri, l’uno tangente l’altro nella parte interna, mentre non fu rinvenuto il pavimento ma solo lo strato di malta sul quale si intravedevano le impronte lasciate da parti in marmo a forma di rombo329. Alla luce anche dei materiali rinvenuti possiamo affermare con certezza che si trattasse di un edificio pubblico, forse religioso; la schola fu costruita contemporaneamente al teatro come si è potuto capire dal modo con il quale il muro del teatro si congiungeva con la parte estrema del muro curvilineo, e dall’identica maniera di costruzione. L’erezione di una schola a lato del teatro non è comunque una novità dato che è presente anche in altre città come ad esempio a Pompei330.                                                                                                                 325 BONETTO 2007,pp. 161-162. 326 COMACCHIO 1967,pp. 127-128. 327 MARCHIORI 1989,pp. 72-73. 328 BONETTO 2007,pp. 161-162. 329 SCOMAZZETTO 1882,p. 290. 330 COMACCHIO 1967,pp. 138-139.

Nella zona meridionale di Asolo, ad oriente del teatro, venne messa in luce un tratto pavimentato in laterizi della Via Aurelia e nei pressi di questa i resti di un edificio, costruito a ridosso delle pendici del declivio in cui fu rinvenuto del materiale che fece pensare si trattasse di una taberna331. La scoperta si deve ancora una volta a Scomazzetto il quale nelle “Notizie degli scavi” del 1883 dice di aver individuato un “forte battuto, al quale doveva sovrastare un musaico” e tra questo e il colle che scendeva a picco 15 anfore vinarie tutte rovesciate in direzione del colle332. Il sito si presentava particolarmente favorevole per una taberna che tuttavia non doveva essere l’unica presente nel territorio asolano333.

Altra zona particolarmente interessante è quella occupata dall’impianto termale che nella parte settentrionale si collegava all’acquedotto e che sarà a breve oggetto di una dettagliata analisi. L’area vicina era poi occupata dalla Cattedrale e accanto ad essa una vasca per la raccolta idrica di forma quadrangolare rivestita internamente in lastre marmoree e dotata di scalinata di accesso. Non è chiara quale fosse la sua funzione originaria, mentre è probabile che essa venne reimpiegata in epoca paleocristiana o altomedievale come primitivo fonte battesimale della chiesa334.

Nei secoli scorsi sono state identificate anche i resti delle aree cimiteriali di Asolo romana. Naturalmente come in tutte le città romane le zone addette alla sepoltura dei defunti si trovavano al di fuori delle mura lungo le vie che conducevano al centro abitato; già il Furlani aveva notato che “… tanti sepolcri alla campagna… si incontrano spesso, specialmente in Villa d’Asolo, Altivole e Caselle, e ancor in queste colline”. In particolare zone di sepoltura sono state individuate in località Costa Curta, S. Martino. S. Salvatore, in località Biordo e Colmarion335.

Se ben documentate sono l’età repubblicana e alto-imperiale, a partire dal II e III secolo d.C. la documentazione archeologica relativa ad Acelum diminuisce notevolmente tanto che gli unici e frammentari dati riguardanti la forma, la struttura e l’evoluzione dell’abitato sono presenti quasi esclusivamente in fonti documentarie. Questa grave lacuna si protrae per un lungo periodo, fini all’età medievale e nello specifico fino al XII secolo quando compaiono sempre più di frequente informazioni sull’insediamento336

                                                                                                                331 BONETTO 2007,p. 163. 332SCOMAZZETTO 1883,p. 12. 333 COMACCHIO 1967,pp. 168-169. 334 BONETTO 2007,p. 163. 335 COMACCHIO 1967,pp. 107-124. 336 BONETTO 2007,p. 165.