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COMPLESSO TERMALE 2: LE “PICCOLE TERME”

LE TERME DELLA X REGIO: CATALOGO

4. COMPLESSO TERMALE 2: LE “PICCOLE TERME”

Il complesso delle “piccole terme” di Aquileia (Fig. 31) sorge nella parte meridionale della città, alla confluenza della Natissa e del Fosso della Comunità (part. Cat. 124/7). Queste, si presentano come un complesso caratterizzato da una planimetria che, pur non essendo ancora organica, mostra delle forme meglio definite rispetto agli impianti più antichi formati da aggiunte successive di fabbricati accostati in maniera disorganica308.

L’ipotesi che nell’area appartenente ai fratelli Giovanni ed Amedeo Tuzet dove effettivamente vennero alla luce strutture e manufatti di epoca romana, sorgessero delle strutture termali fu avanzata già nel 1897 quando i proprietari, impegnati nei lavori per la piantagione di un vigneto, intercettarono dei muri solidissimi che furono distrutti proprio per procedere ai lavori agricoli. La conferma della presenza di resti, arrivò poi nell’estate del 1921 quando, a causa della siccità, si poterono osservare in alcune zone del suolo una netta differenza nella crescita della vegetazione che denotava quindi in maniera chiara la presenza di resti di muratura collocati a poca profondità309

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Le terme in questione furono oggetti di scavo agli inizi del Novecento quando attirarono l’attenzione prima di Otto Benndorf, direttore dell’Istituto Archeologico Austriaco, e successivamente di Giovanni Brusin coinvolto pochi anni dopo nello scavo delle “Grandi Terme”310. Benndorf in particolare, impegnato per primo nello scavo rimase

assai deluso dallo stato di conservazione dell’edificio dato che egli non poté far altro che constatare come fosse stata fatta su di esso una distruzione assoluta e radicale. Dopo le osservazioni del direttore dell’Istituto Archeologico Austriaco, nel 1925 si collocano gli interventi del Brusin il quale decise di intervenire nella zona rivelata dalla siccità del 1921 grazie anche alla disponibilità della Soprintendenza della Regione Giulia311

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I primi scavi effettuati, viste le caratteristiche degli ambienti scavati o intravisti e soprattutto in ragione del ritrovamento di un ambiente che fu identificato con una natatio, portarono il Brusin a pensare che le strutture appartenessero a delle terme di età imperiale. Lo studioso in particolare propone come datazione il II secolo d.C.; egli notò infatti come mancassero gli elementi tipici delle grandi terme imperiali presenti a Roma o in zone come l’Africa (ad esempio a Timgad) quindi la disposizione centrale e simmetrica; tale mancanza portò il Brusin quindi a dare una datazione anteriore rispetto a tali complessi datando quindi al II secolo avanzato312

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Nonostante i limitati mezzi di cui lo studioso poteva disporre e la distruzione di cui fu preda l’edificio, il complesso delle “piccole terme” può essere comunque ricostruito almeno parzialmente sulla base dei dati pubblicati dal Brusin nel 1929 che riguardano tuttavia solamente le parti e gli ambienti ritenuti più significativi. Va innanzitutto constatato che il diverso orientamento che caratterizza i vani indica che l’insieme dell’opera subì dei restauri, dei rifacimenti e delle aggiunte cosa che è confermata anche dalla sovrapposizione della muratura che si può riscontrare in più parti. Inoltre la distruzione del complesso termale fu particolarmente importante tanto da lasciare solamente le fondazioni dell’opera: i pavimenti originari infatti sopravvivono solamente in un paio di vani mentre in tutti gli altri non ve ne è alcuna traccia.

Quello che rimane delle strutture è per lo più costituito da pietrame calcareo legato con malta anche se vi sono delle differenze dovute probabilmente a rifacimenti e interventi di epoche diverse; degli elevati in mattone rimane solamente qualche resto tra i quali si possono riscontrare la presenza di pilastrini aggiunti in epoca tarda o comunque in una fase successiva alla costruzione dell’impianto originario.

Prendendo in esame le singole parti messe in evidenza da Giovanni Brusin la presenza di un fogna posta a circa 10 cm sotto il suolo costituita da cocci di tegole e mattoni che corre da nord a sud e che sicuramente, dato il suo andamento non a linea retta ma ondulata, costituisce un elemento posteriore che si colloca al di sopra della rovina del muro a linea incurvata. Gli scavi misero poi in luce una stanza con una pavimentazione costituita per lo più da tegole capovolte dove, quasi nel mezzo, sorge un residuo di un muro posteriore; probabilmente non si tratta dell’unica stanza fatta in questo modo e indica forse un riutilizzo parziale dell’edificio o degli annessi anche dopo la caduta in disuso delle terme.

                                                                                                               

Altra stanza interessante è quella caratterizzata dalla presenza di un tessellato policromo, di destinazione imprecisata; il mosaico, che si trova soltanto a 0,15 m dal piano di campagna, è costituito da cubi regolari e non grandi che formano una fascia nera e una bianca e una treccia policroma.

Tra gli ambienti degni di nota vi è sicuramente la sala absidata che ha oltretutto il pregio di essere dotata di un muro di fondazione molto spesso che accenna alla funzione termale perché lo sfondo a nicchia serviva per adagiare una vasca; il fatto che si tratti di un impianto termale è poi confermata dalla presenza nell’edificio di una grande sala che termina a semicerchio. In uno di questi due edifici Brusin pensa di poter collocare il calidarium e nell’altro forse il frigidarium che di frequente presentano appunto tale forma adattata nell’abside o emiciclo alle vasche stabili o mobili per le abluzioni.

L’edificio circolare invece poggia dal lato ovest su un muro preesistente della sala absidata citata poco fa, mentre dal lato orientale il muro del cerchio è tutt’uno con quello che tangenzialmente va da nord-ovest a sud-est e che fu costruito a concrezione. I saggi effettuati in questa zona dell’impianto termale non hanno portato agli importanti rinvenimenti auspicati dal Brusin anche se comunque lo studioso ritiene che non vi siano dubbi sul carattere termale dell’edificio.

L’ambiente più importante dal punto di vista dei ritrovamenti è una grande aula di 28,63 x 10,94 m la cui muratura d’ambito è dello stesso tipo ma non di identiche dimensioni nei singoli lati. Si compone di calcestruzzo di scaglie di calcare che ha raggiunto una solidità basaltica: ciò vale per la parte inferiore perché nel tratto superiore si ha invece un miscuglio di pietrisco e di cotto cementato con dell’argilla in modo tuttavia resistente. Il Brusin inizialmente pensò che in questo settore dell’impianto fosse da collocare la natatio; tuttavia la presenza sul piano di cocciopesto di qualche frammento di mattone atto a formare con buone probabilità le suspensurae, uniti al ritrovamento di mattoni tubolari, di un grande mattone frammentato con sovrapposto piano di posa, di un mosaico pavimentale bianco che verosimilmente poggiava sulle suspensurae e un lacerto di mosaico parietale con resto di mattone tubolare ad esso ancora aderente inducono a pensare che in realtà questo ambiente si sviluppasse il tepidarium.

Durante le ricerche degli anni Venti non avvenne nessuno di quei rinvenimenti tipici di uno scavo di un impianto termale quali statue, colonne, marmi decorati. Tali mancanze, più che alla distruzione seguita da invasioni barbariche è da attribuire più probabilmente ad atti di vandalismo di coloro che nei secoli spogliarono senza pietà l’impianto usandolo il più delle volte come cava dalla quale estrarre materiale. Brusin tuttavia, nonostante tali

mancanze e soprattutto in ragione delle caratteristiche riscontrate negli ambienti riportati alla luce, si sentì comunque autorizzato a parlare di terme precisando che si trattasse di un grande impianto di età imperiale. Va infine segnalato che le terme furono utilizzate dopo la loro caduta in disuso come area cimiteriale: lo confermano alcune tombe, alcune a mattoni ed altre (la maggior parte) ad anfore segate nel senso della lunghezza, che contenevano tuttavia solo il cadavere senza alcun suppellettile313