LE TERME DELLA X REGIO: INTRODUZIONE
2.2. L’ARCHITETTURA PUBBLICA E LE TERME DELLA VENETIA ET HISTRIA
Per meglio comprendere la nascita e l’evoluzione degli impianti termali nella Venetia et Histria, è utile un rapido accenno al generale sviluppo dell’architettura pubblica nella X regio.
Tappa fondamentale nel processo che portò alla trasformazione delle città della zona dal punto di vista urbanistico ed architettonico è il II-I secolo a.C.; in questo periodo infatti il processo di adeguamento delle antiche strutture politiche si associò, nelle nuove colonie, ad un programma di strutturazione urbanistica con l’adozione degli edifici pubblici indispensabili alle attività giurisdizionali connesse con il nuovo status. Non va comunque dimenticato che si trattò di un processo assai complesso e non uniforme che assunse caratteristiche e modalità differenti nei vari centri. Fino al II secolo a.C. quindi le
193 BUSANA 2002, p. 34. 194 CAPOZZA 1987, pp. 55-56. 195 BUSANA 2002, pp. 35-36.
testimonianze di architettura pubblica sono piuttosto rare e si concentrano soprattutto nella seconda metà del secolo; il loro inquadramento cronologico è per lo più congetturale, sia per la scarsità dei dati di scavo utili o attendibili, sia per le condizioni di giacitura dei pochi elementi riferibili agli alzati, in genere pervenuti adespoti o in condizioni di reimpiego; l’unica eccezione è costituita dalla città di Aquileia che conserva, almeno a livello di fondazione o anche di piano d’uso, resti di opere infrastrutturali196. Allo stesso modo scarse sono anche le testimonianze riferibili all’età tardorepubblicana; tuttavia appartengono proprio a questo periodo le terme più antiche della X regio: si tratta del complesso termale di Brescia, noto dagli scavi archeologici, che costituisce dei 22 impianti di età repubblicana presenti nel territorio italiano l’unico caso finora noto di tutta la Cisalpina197.
Un importante cambiamento si verifica con l’avvento del principato quando in concomitanza con una riorganizzazione territoriale e amministrativa si colloca anche un significativo rinnovamento urbanistico, infrastrutturale e architettonico. Già in età augustea e soprattutto in età giulio-claudia, la X regio vide la realizzazione di diversi complessi termali, fatto che venne incrementato dalla costruzioni di acquedotti, attestata in più centri anche per iniziativa di privati come ricorda ad esempio una iscrizione proveniente da Brescia. Si tratta in generale di impianti con specus interrato e percorribile come quello della Val Trompia, voluto da Augusto e completato da Tiberio. Delle terme pubbliche restano in genere testimonianze frammentarie e spogliate, tali da non rendere talvolta neppure una pallida immagine della ricchezza dell’apparato decorativo e dell’arredo di questi impianti. Attestazioni del I secolo d.C. si hanno ad Asolo, Altino, Zuglio e Verona. Non sfuggono a questa sorte di quasi totale cancellazione nemmeno gli apprestamenti del comprensorio termale euganeo, famoso fin dall’età preromana per le prodigiose proprietà idroterapiche e celebrato dalle fonti. Nel periodo flavio e nella media età imperiale la Venetia et Histria vide in genere, oltre che al rifacimento e opere di manutenzione di edifici già esistenti, il completamente della panoplia urbana con la realizzazione di teatri, anfiteatri e anche terme. In tale fase si collocano ad esempio la costruzione delle terme a Concordia, mentre a Verona un’iscrizione ricorda il completamento delle thermae Iuventinianae (uno dei balnea cittadini) per la generosità di M. Nonio Arrio Muciano, console nel 201 d.C. e patrono della città. Infine quanto riguarda l’epoca tardoantica, a partire dal IV secolo, nella Venetia et Histria, come altrove, il panorama urbano classico
196 CAVALIERI MANASSE 2013,pp. 23-32. 197 BROISE,JOLIVET 2004,pp. 89-92.
subisce irreversibili modifiche con templi abbandonati, monumenti depredati degli apparati architettonici e strutture in degrado anche nelle città più importanti; fa eccezione da questo quadro ancora una volta Aquileia che pur non diventando mai residenza stabile della corte fu comunque un centro di straordinaria importanza anche per la sua posizione strategica; proprio nel IV secolo, a sud del circo cittadino, venne edificato il grandioso complesso delle “Grandi Terme” identificabili nelle felices thermae Costantinianae ricordate da una iscrizione198.
Analizzando più nel particolare la situazione delle terme romane vediamo come nella Gallia Cisalpina e soprattutto nella Venetia et Histria siano delle tipologie architettoniche piuttosto frequenti; tuttavia volendo analizzare in dettaglio ogni singolo rinvenimento ci si scontra da una parte con resti talvolta molto scarsi e dall’altra, in molti casi, con una mancanza di pubblicazioni scientifiche di scavi completi: a parte l’ormai ampiamente superato lavoro di F. Kfretzschner del 1909 (Die Grundrissentwicklung der römischen Thermen, nebst einem Verzeichnis der erhaltenen altrömischen Bäder mit Literaturnachweis), non esiste per l’area cisalpina e nello specifico per la X regio un contributo complessivo sulle terme romane. Menzionano alcuni impianti termali della Venetia et Histria i cataloghi redatti da Manderscheid199nel 1988 e dalla Nielsen200 nel 1990 ma si tratta comunque di opere incomplete. Va poi considerato un ulteriore problema: molto spesso, soprattutto in passato, ogni vano a pianta circolare veniva inteso come parte di un complesso termale come accaduto ad esempio per il Battistero Neroniano a Ravenna o San Lorenzo a Milano; questo ha portato quindi a numerose false attribuzioni201. A rendere difficile uno studio complessivo di questa tipologia architettonica vi è per molte città della X regio anche la continuità di insediamento, oltre che ad una oggettiva difficoltà nel riconoscere tali edifici, e soprattutto nel comprendere il loro carattere pubblico. In effetti si tende molto spesso a considerare come impianti pubblici tutte quelle terme i cui resti, nella maggior parte dei casi parziali, si trovano in zone strategiche della città come ad esempio nelle vicinanze dell’area forense (si veda per esempio il caso di Opitergium).
198 CAVALIERI MANASSE 2013,pp. 32-67.
199 Manderscheid in Bibliographie zum römischen Badewesen unter besanderer Berucksichtitung
der öffentlichen Thermen menziona: Abano Terme (Bagno di Montagnone; Località Lastra),
Aquileia (Grandi Terme), Asolo, Cividale del Friuli, Ljubljana, Monfalcone, Montegrotto Terme, Verona e Zuglio (MANDERSCHEID 1988).
200 Nielsen in Therme et Balnea, I e II menziona: Cividale del Friuli e Nesazio (NIELSEN 1990). 201 ARSLAN E.A.1971,pp. 161-170.
In generale per quanto riguarda il caso della Venetia et Histria le testimonianze molto spesso non sono ben conservate anche se comunque alcune di esse risultano essere particolarmente significative. Tra gli impianti più interessanti vi sono le già citate terme di Verona che conosciamo soprattutto grazie all’apporto dell’epigrafia. L’impianto veronese è infatti uno dei casi che testimonia l’esistenza anche in questa area della pratica della munificenza di privati che tramite importanti donazioni si occupavano della manutenzione o del rifacimento di architetture pubbliche. Interessanti sono poi le terme di Nesazio, che presentano un doppio impianto e le Grandi Terme di Aquileia che assieme alle terme erculee di Milano costituiscono l’esempio più grandioso di architettura termale del Nord Italia. Complessivamente possiamo notare come le terme della Venetia et Histria e in generale della Cisalpina, così come quelle del Norico e della Pannonia rimangono soprattutto nelle prime fasi, edifici strettamente funzionali senza risentire della tendenza all’abnorme monumentalizzazione che troviamo altrove (si pensi per esempio alle grandiosi terme dell’Africa o dell’Asia Minore). In sintesi ci troviamo quindi di fronte a una edilizia termale minore con caratteri conservativi ma al contempo con uno sviluppo autonomo di temi che vediamo comune ad un’area molto vasta; inoltre è da segnalare per tutta l’area padana una grande influenza da parte degli schemi adottati nel Sud Italia e nella Grecia che vengono poi rielaborati.
Nella Venetia et Histria, così come in tutta la Gallia Cisalpina, possiamo distinguere dal punto di vista funzionale due tipologie di impianti termali: le terme igieniche e le terme curative. Appartengono al primo gruppo la maggior parte delle terme: si tratta in genere di strutture che venivano edificate per garantire ai cittadini romani lo svago, per momenti di socializzazione e per permettere di compiere varie attività. Solitamente tali strutture, soprattutto in piena età imperiale con la diffusione delle tecniche di riscaldamento venivano erette nei centri cittadini e a differenza delle prime terme non sfruttavano sorgenti naturali. La loro costruzione inoltre era molto spesso collegata alla costruzione o al rifacimento di acquedotti, infrastrutture indispensabili per garantire l’approvvigionamento dell’acqua.
Nella Venetia et Histria abbiamo anche siti dove sorgevano terme curative o comunque strutture che permettevano lo sfruttamento di acque ritenute già in antichità medicamentose. Molto spesso nelle zone in cui sgorgavano queste acque esistevano degli spazi sacri documentati da strutture o come accade più spesso da materiali cultuali
rinvenuti in situ202. Lo sfruttamento di queste acque per scopi curativi ci è testimoniato non solo dalle evidenze archeologiche ma anche dalle fonti letterarie ed epigrafiche. Per quanto riguarda le prime ad esempio esiste una vasta letteratura riguardo agli impianti termali di Abano Terme e Montegrotto. Le numerose fonti letterarie che menzionano le patavinorum aquae calidae, sono: Plinio il Vecchio, Svetonio, Marziale, Silio Italico, Svetonio, poeti del III e IV secolo d.C. (come Avito e Ausonio), Mario Vittore, Cassiodoro ed Ennodio203.
Per quanto concerne invece le fonti epigrafiche si può analizzare ad esempio il caso di Monfalcone. Tre in particolare sono le iscrizioni che riferibili allo sfruttamento delle acque termali. In una iscrizione (I.It. X, 4, 324) vi è una richiesta pro salute di un vilicus imperiale da parte di una donna, in CIL V 708 un’altra richiesta pro salute di un figlio da parte di un padre e una terza richiesta pro salute non meglio specificata in I. It. X, 4, 327204.
Nel complesso l’analisi delle fonti archeologiche, letterarie ed epigrafiche ha permesso l’individuazione nella X regio impianti termali pubblici nelle seguenti località: Abano Terme-Montegrotto Terme, Adria, Altino, Aquileia, Asolo, Belluno, Brescia, Caldiero, Cima Gogna, Cividale del Friuli, Cividate Camuno, Concordia, Comano Terme, Lagole, Lubiana, Monfalcone, Nesazio, Oderzo, Padova, Trento, Verona, Vicenza Zuglio. In tutti i casi si tratta di terme igieniche; fanno eccezione Caldiero, Cima Gogna, Comano Terme e Lagole dove abbiamo la presenza di siti che sfruttano acque salutifere.
Nel capitolo seguente verranno esaminate le terme pubbliche rinvenute in ciascuna di queste località. Ad una introduzione storico-urbanistica, seguirà una descrizione il più dettagliata possibile dei vari impianti alla quale farà seguito una tabella riassuntiva sui materiali rinvenuti205. Chiude il catalogo delle terme pubbliche della Venetia et Histria una scheda in cui sono state descritte le terme che per diversi motivi (quali ad esempio la continuità insediativa) sono poco note ma delle quali si è deciso di dare conto dato che la loro esistenza è comunque testimoniata dal rinvenimento di qualche struttura, dal ritrovamento di reperti mobili o perché menzionate in fonti epigrafiche e letterarie antiche o moderne.
202 BASSANI 2013,p. 92. 203 MARANO 2011,pp. 47-78. 204 BASSO 2013,p. 249.
205 La tabella segnala la presenza, nei siti analizzati, dei seguenti reperti: sculture, mosaici,
ceramica, monete ed epigrafi. Nella voce “altri rinvenimenti” sono invece inclusi tutti i rinvenimenti che non rientrano nelle categorie precedentemente elencate.
IMMAGINI
Fig. 17: X Regio, Venetia et Histria (www.lib.utexas.edu).