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LE TERME DELLA X REGIO: CATALOGO

1. PADOVA: INQUADRAMENTO URBANISTICO

La città di Patavium (Fig. 61), inglobata a partire dall’età augustea nella X Regio, è legata, come molti altri siti del mondo antico e della stessa Venetia et Histria, ad un corso d’acqua e più precisamente al fiume Brenta il cui corso determinò la scelta del luogo dell’iniziale nucleo insediativo e condizionò di conseguenza la sua storia. Attualmente il Brenta non tocca la città di Padova ma, durante l’età antica e fino al Medioevo, il fiume della Valsugana raggiungeva, con un corso diverso e più ad ovest rispetto ad oggi, l’odierna area cittadina628. Nello specifico la scelta locazionale si incentra su un ramo secondario del Brenta, contraddistinto dall’ampia ansa volta a nord e dalla controansa orientale; il volto di Patavium è quindi quello già ricordato dalle fonti: Strabone629 la definisce una città isola, mentre Tito Livio630 ci testimonia come l’asse centrale fosse rappresentato dal fiume631.

Il centro protostorico, da cui ebbe vita successivamente la città romana, ebbe un origine particolare dato che nel fenomeno di protourbanizzazione presenta un’anomalia; la formazione di Padova si colloca tradizionalmente tra la fine del IX e l’inizio dell’VIII secolo a.C. periodo in cui l’abitato sembra non tanto configurarsi come esito della coagulazione programmata di consistenti abitati già presenti nell’area (secondo un modello riscontrabili in altre realtà come Este o Bologna), ma come il prodotto di una neofondazione pianificata, collegata forse a quel fenomeno di crollo del popolamento e di abbandono del territorio che attorno al IX secolo interessò anche altre aree limitrofe come il comparto collinare vicentino632.

A partire dal II secolo a.C. il territorio di Padova entrò nella sfera di influenza di Roma fatto che dette avvio a quel processo di romanizzazione che ha tra i momenti salienti                                                                                                                

628 BOSIO 1981,p. 3; ROSADA 1993,pp. 63-64. 629 Strab. V 1,5.

630 Liv. Hist. X 2, 4-15.

631 GAMBA,GAMBACURTA,RUTA SERAFINI,BALISTA 2005,p. 23. 632 BONETTO 2009,p. 129.

la presenza in città, nel 175 a.C., del console Marco Emilio Lepido in esecuzione di una deliberazione del Senato romano per comporre una sedizione che aveva condotto i Patavini ad una guerra civile633. L’integrazione di Padova al mondo romano si conclude poi tra il 59 e il 45 a.C. quando si ha l’istituzione del municipium634.

Tracciare con esattezza l’impianto urbanistico di Patavium (Fig. 62) non è semplice e, soprattutto, è impossibile arrivare ad una ricostruzione esauriente per una duplice serie di motivi. Da una parte infatti si deve considerare la complessità e la gradualità del passaggio dalla fase pre e protourbana a quella della romanizzazione e del periodo della piena romanità, dall’altro disponiamo di una documentazione archeologica sostanzialmente limitata a quest’ultima fase con molte zone d’ombra per la lacunosità dei dati di rinvenimento e la frammentarietà dei reperti635.

Nella ricostruzione del tessuto urbano di Padova romana, una delle questioni più a lungo dibattuta riguarda l’assetto della griglia stradale; essa è conosciuta soltanto in modo parziale sulla base di ricerche effettuate e dal rinvenimento di alcuni tratti basolati ma le conoscenze sono tali da ipotizzare l’esistenza di numerosi tratti stradali non isorientati e la presenza di più nuclei dotati di assetti regolari al loro interno, ma non coerenti tra loro636.

Assai difficile nella maglia urbana patavina è individuare l’esatta collocazione del centro della città e dei relativi edifici amministrativi del municipium: alla teoria che la piazza del Duomo corrispondesse alla sede del forum e che i rinvenimenti effettuati in piazzetta Pedrocchi si riferiscano ad un mercato fluviale, è subentrata più di recente una seconda ipotesi per la quale il Foro dovrebbe corrispondere alla piazza dei Frutti, per la continuità della funzione dell’area anche in età medioevale637.

Padova romana fu inoltre caratterizzata dalla presenza di numerosi ponti e moli, di cui si trovano resti piuttosto imponenti, sottolineando la caratteristica di grande centro commerciale e di porto fluviale che aveva sul Meduacus (il romano Brenta) un fiume del tutto sufficiente alle navi onerarie. I grandi edifici pubblici, di cui si sono trovate tracce nella zona anche attualmente centrale della città, cioè tra il Canton del Gallo, l’Università, il Pedrocchi e la piazza Cavour, si spingevano come dimostrano alcune scoperte verso la zona dove ora si trova il Palazzo della Ragione e l’appena citata Piazza dei Frutti, a                                                                                                                 633 TOSI 1987,p. 159. 634 SARTORI 1981,p. 122; BASSIGNANO 1981,pp. 193-194. 635 TOSI 1987,p. 159. 636 BONETTO 2009,p. 135. 637 TOSI 1987,pp. 167-168.

nord638. Particolarmente interessante è la zona dell’odierna piazzetta Pedrocchi e il margine occidentale del Caffè dato che qui si estendeva un colonnato, il cui prospetto esterno era rivolto verso nord e verso ovest come indica il marciapiede che delimitava lo stilobate. Il colonnato in questione non poteva essere un portico che circondava una piazza (forum o macellum) perché le avrebbe voltato le spalle con il muro di fondo; delimitava piuttosto le fronti di una struttura interna, di cui resta un breve tratto del muro perimetrale ma non è possibile dire con certezza se si trattasse di un edificio civile o sacro639. Sempre nella medesima piazzetta abbiamo i resti di un edificio da identificare con buone probabilità con la basilica forense640.

Tra le aree più interessanti vi è la zona corrispondente al centro commerciale romano. Gli scavi effettuati nel 1938 presso ponte S. Lorenzo hanno messo in evidenza il rapporto della città con il fiume, nel settore urbanisticamente più rilevante, ovvero la zona portuale. Nell’area è stata rilevata l’esistenza di un portico, molto profondo, diviso in due navate da una fila di colonne intermedie forse per la suddivisione interna in botteghe, fondaci, magazzini secondo una tipologia architettonica tipica delle piazze-mercato (macella)641.

Tra gli edifici più importanti di Patavium possiamo annoverare certamente l’anfiteatro che sorse all’esterno dell’ansa del Meduacus in una zona semiperiferica secondo l’ubicazione tradizionale di questa tipologia di edificio. I resti furono studiati in maniera sistematica tra il 1881 e il 1907 e quindi è possibile oggi tentare una ricostruzione e delineare le principali caratteristiche del complesso642. L’anfiteatro, con un orientamento NE-SO, fu edificato probabilmente in età tardo repubblicana o nel primo impero anche se alcuni studiosi (Lugli, Mangani, Tosi, Strazzulla fra gli altri) propongono una datazione posticipata all’età giulio claudia o alla seconda metà del I secolo d.C.; quel che è certo è che subì dei rifacimenti e che dopo il suo abbandono fu utilizzato come cava di materiale lapideo643. La forma dell’edificio in questione è quella di un’ellisse schiacciata; aveva quattro praecinctiones d’appoggio ai maeniana della cavea e di esse la meglio conservata è la mediana di cui restano circa i 2/3 del circuito644. Interessante nell’anfiteatro patavino è                                                                                                                 638 PROSDOCIMI 1981,pp. 258-259. 639 TOSI 1987,pp. 168-169. 640 TOSI 2002,pp. 110-118. 641 TOSI 1987,pp. 165-167. 642 GASPAROTTO 1951,p. 115. 643 TOSI 2003,pp. 514-515. 644 GASPAROTTO 1951,p. 117.

soprattutto la tecnica costruttiva con nucleo interno di frammenti irregolari di pietre, uniti da calce assai resistente, mentre il parametro era in pietra di Sossano, poggianti su di un piano di posa di due o più corsi di mattoni. Solo il muro del podio aveva semicolonne scanalate e baccellate di marmo rosso645.

A Padova erano poi presenti il teatro e forse altri due edifici da spettacolo: il circo e il ludus. Il teatro, i cui resti emersero durante lo scavo per la costruzione di un canale nel 1775, si trova all’esterno della controansa del Meduacus, con un orientamento NE e caratterizzato da una struttura portante parzialmente percorribile646. Nulla comunque resta dell’alzato; in base alla documentazione raccolta possiamo comunque ipotizzare che la struttura fosse poderosa, con caratteristiche affini a quelle dell’anfiteatro; alcuni aspetti della strutture rendono plausibile datare il complesso all’età augustea anche se sono documentati restauri di epoche posteriori , di entità però non valutabili647.

L’esistenza del circo, ipotizzata da una tradizione quattrocentesca, rimane ancora oggi un problema insoluto: un’attestazione epigrafica648, attribuita da Gasparotto all’edificio circense, in realtà fa riferimento probabilmente ad un monumento funerario e quindi non può essere utilizzata come prova649; la provenienza dell’epigrafe però suggerirebbe un’ubicazione nell’area del Prato della Valle650. Allo stesso modo incerta è la presenza di un ludus, dato che un’iscrizione651 del III secolo d.C. su una probabile caserma gladiatoria non chiarisce tutti i dubbi652.

Infine, interessanti, soprattutto alla luce delle più recenti ricerche archeologiche, sono le aree suburbane: una delle evidenze più significative e frequenti dell’utilizzo intenso di queste zone marginali rispetto all’abitato sono le cospicue realizzazioni di bonifiche idrauliche con anfore rinvenute in molte zone della città moderna. Tali zone erano spesso caratterizzate dalla presenza o di zone artigianali o da ampi sepolcreti messi in luce in più punti di quasi tutto il suburbio e che appaiono caratterizzati da impianti sistematici e razionali653.                                                                                                                 645 MAMBELLA 1991,pp. 145-146. 646 TOSI 2003,pp. 516-517. 647 TOSI 1987,pp. 175-176. 648 CILV3089. 649 TOSI 2003,p. 517. 650 TOSI 2002,p. 105. 651 CILV2884. 652 TOSI 2003,pp. 517-518.

Da segnalare è anche in età imperiale la diffusione del Cristianesimo; non è chiaro come esso si sia propagato ma è certo invece che la comunità cristiana di Padova fu una delle più antiche e che ci ha lasciato varie testimonianze tra le quali si può menzionare la basilica funeraria di S. Giustina, eretta agli inizi del VI secolo d.C.654.

Nel complesso Patavium godette del suo massimo splendore in età augustea e nella prima età imperiale; una fase di decadenza iniziò probabilmente nel III secolo e culminò nel V con le prime invasioni barbariche; la città fu poi abbandonata per circa un secolo655. La distruzione definitiva di Padova si colloca infatti nel 601 d.C. per mano di Agilulfo, evento che segna la discontinuità tra la città romana e quella medievale656.