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4.2 L’ambiente tipografico a Parma e la tipografia di Filippo Carmignan

Tra le città emiliane che si segnalarono per la produzione editoriale di qualità nel campo delle matematiche, oltre a Bologna e Modena, vi era anche Parma. Nella seconda metà del Settecento la città ducale fu un importante centro editoriale, nel quale videro la luce due importanti opere matematiche che avevano per oggetto il calcolo differenziale e integrale: il De utriusque analyseos

usu in re physica (excudebant Haer. Monti, 1761-62) di Jacopo Belgrado e gli Elémens du Calcul Intégral (chez les Heritiers Monti, 1768) di François Jacquier e Thomas Le Seur.

Jacquier e Le Seur, matematici francesi appartenenti all’ordine religioso dei minimi, erano giunti in Italia negli anni venti del Settecento per completare i propri studi presso il Collegio di Trinità dei Monti a Roma. Nella capitale ebbero modo di mettere in luce le proprie doti di docenti: nel 1746 Jacquier ottenne l’insegnamento di fisica sperimentale alla Sapienza di Roma, tre anni dopo a Le Seur fu destinata la cattedra di matematica superiore dell’ateneo romano. Nel 1766 Jacquier e Le Seur furono chiamati a Parma dal ministro Du Tillot per tenere un corso pubblico di fisica sperimentale e geometria analitica rivolto agli allievi del Collegio dei Nobili e in particolare al figlio del duca, Ferdinando di Borbone. Durante gli anni di insegnamento nella capitale del ducato i due professori completarono un lavoro sul calcolo differenziale e integrale iniziata nel 1741, gli

Elémens du Calcul Intégral. L’opera era divisa in due volumi: nel primo venivano spiegati i principi

generali del calcolo differenziale e integrale (cap. I) e i metodi di integrazione delle formule differenziali di primo grado e di ordine superiore nel caso di una sola variabile (capp. II-VIII). Il secondo volume conteneva i metodi di integrazione per le equazioni differenziali ordinarie (capp. I-

172 Sull’attività scientifica di Vincenzo Riccati si veda la tesi di laurea specialistica di Sara Chiari, Dopo le Institutiones

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VIII), il penultimo capitolo (cap. IX) era dedicato al metodo delle variazioni e alle sue applicazioni a problemi di massimo e di minimo. Nell’ultimo capitolo (cap. X) venivano esposti i metodi per l’integrazione delle equazioni differenziali alle derivate parziali.173

Il primo ministro Du Tillot, avvalendosi della collaborazione di Paolo Maria Paciaudi, promosse importanti iniziative culturali, a partire dalla fondazione nel 1762 della Reale Biblioteca di Parma (oggi Palatina), di cui il teatino fu direttore fino al 1774, e dal rinnovamento dell'ordinamento scolastico del 1768.174 Fu grazie a Paciaudi che, nel febbraio del 1768 il duca Ferdinando di Borbone chiamò a Parma il tipografo piemontese Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 - Parma, 1813) allo scopo di realizzare e dirigere la Stamperia Ducale, voluta dal ministro Du Tillot. Bodoni si era formato professionalmente nella bottega paterna e aveva poi proseguito a Torino la sua formazione. Nel 1758 si recò a Roma dove fu impiegato presso la Stamperia della Congregazione di Propaganda Fide e dove rimase fino al 1766, quando fece ritorno a Saluzzo. Nel 1768 fu chiamato a Parma per sovrintendere alla costruzione e direzione della Stamperia Ducale, incarico che mantenne fino alla morte (1813). La tipografia acquistò sin da subito grande fama, grazie all’abilità di Bodoni che a partire dal 1771 iniziò il disegno e la produzione dei propri caratteri. Nel 1791 Bodoni ottenne dal Duca il permesso di aprire una privata stamperia da cui uscirono tutti i capolavori della sua produzione. La Tipografia Reale fu invece impegnata in stampe di minore importanza e di ordinaria necessità governativa. Con l’arrivo dei francesi (1796-97) e l'annessione del ducato alla Francia (1802), Bodoni ricevette importanti commissioni da parte della nuova aristocrazia napoleonica.175 Su iniziativa del primo ministro Du Tillot era stato dato impulso alla fabbricazione della carta negli stati di Parma, ponendo il presupposto interno all’enorme attività editoriale non solo di Bodoni, ma di una serie di tipografie locali, fervide e gloriose.176

In questo momento di interesse e risveglio culturale, Filippo Carmignani fondò la sua stamperia a Parma in Piazza Grande 27.177

L’impresa fu fondata nel 1754 dal romano Filippo Carmignani, editore, tipografo e libraio molto attivo. Non si hanno notizie della produzione della Stamperia fino al 1760, ma, se nel 1756 fu accordata a Carmignani la facoltà di imprimere la Gazzetta di Parma, egli doveva già godere di una certa fama.

Nato presumibilmente nel 1712, dei primi anni di vita di Filippo Carmignani non si ebbero molte notizie. Sposò in prime nozze Caterina Rosa, da cui ebbe due figli, Giuseppe, che si dedicò a studi legali, e Giulio, che seguì le orme paterne, diventando stampatore. Dopo la morte della prima moglie, avvenuta nel 1765, Carmignani in seconde nozze sposò Elisabetta Cortesi. La famiglia viveva a Parma in piazza Grande nella casa del conte Ottavio Maraffi, casa nella quale si trovavano anche il negozio e la stamperia e che dal 1785 diventò di proprietà di Carmignani. Nel 1787 la famiglia Carmignani si trasferì in un’altra abitazione, pur mantenendo il negozio in piazza Grande,

173 P

EPE [1984], pp. 194-196.

174

La Costituzione per i nuovi regi studi delineava il nuovo sistema educativo ducale. Il documento fu firmato dal sovrano il giorno 3, ma promulgato l'8 febbraio 1768, in concomitanza con l'espulsione dell’ordine gesuitico dallo Stato. GONZI [2004], pp. 316-318.

175 Sull’attività tipografica di Bodoni si vedano: D

E PASQUALE [2013]; CIRILLO [2013].

176 G

RAZZI [1964], p. 36.

177 La figura di Filippo Carmignani è stata oggetto della tesi di perfezionamento in biblioteconomia di Romilda

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che rimase in attività fino ai primi decenni dell’Ottocento con i successori di Filippo, Paolo e Filippo. Fino al 1796 il nome di Filippo compariva ancora sulle pubblicazioni e i manifesti, pertanto è stato ipotizzato che la morte sia stata posteriore a tale data, quando il nome di Filippo fu sostituito da “Stamperia Carmignani”.178

Tra coloro che si servirono della stamperia di Carmignani per la pubblicazione delle proprie opere ci fu il letterato P. Ireneo Affò (Busseto, 1741 - ivi, 1797), appartenente all'Ordine dei frati minori osservanti, autore di un Dizionario precettivo critico ed istorico della poesia volgare (Parma, presso Filippo Carmignani, 1777). Dal 1780 Affò ricorse con assiduità e continuità all’opera di Carmignani, descritto come “alacre, scrupoloso nell’eseguire gli ordini, puntuale nella consegna dei lavori”, ma al tempo stesso paziente nell’attesa del pagamento. Lo stesso Carmignani in una lettera ad Affò evidenziava le proprie qualità di “solerte lavoratore e paziente creditore”.179

Per trarre ulteriore utile Carmignani ristampò una serie di “libri di trattenimento”: si trattava delle opere dell’abate Pietro Chiari (Brescia, 1712 - ivi, 1785), del quale tra il 1762 ed il 1768 stampò quindici opere.180

Prima di intraprendere la stampa di un’opera, Carmignani cercava di assicurarsi tramite le cosiddette “Associazioni” un numero sufficiente di persone che avrebbero acquistato il libro: un numero minimo di acquirenti garantiva la copertura immediata delle spese di produzione. Il compito della ricerca degli associati non era affidato da Carmignani unicamente agli autori delle opere, lui stesso stampava manifesti da inviare agli agenti, ai librai suoi corrispondenti e ai clienti, manifesti che spesso inseriva nella Gazzetta di Parma, della quale Carmignani fu stampatore tra il 1760 ed il 1772, affinché la notizia di una prossima edizione si diffondesse più rapidamente.181

Carmignani possedeva, oltre ad un’officina tipografica, un negozio di libraio, la cui apertura fu probabilmente contemporanea alla fondazione della tipografia o posteriore di pochi anni, dal momento che già nel 1760 Carmignani promuoveva le proprie opere sulla Gazzetta.

Il lavoro svolto a Parma da Filippo Carmignani nella seconda metà del Settecento fu spesso oscurato da quello del contemporaneo Giambattista Bodoni, ma a differenza di quest’ultimo, che si concentrò prevalentemente su un mercato sofisticato, Carmignani si rivolse ad un pubblico più ampio, vendendo nella propria libreria anche lavori non suoi e rendendo questo luogo un punto di incontro e scambio per giornali, riviste, dizionari e opere di vario genere, provenienti dall’Italia e dall’estero. La libreria doveva soddisfare gusti diversi, dagli interessi di persone colte (medici, avvocati, letterati) a quelli di persone che a stento sapevano leggere, per questo motivo era necessario garantire una certa varietà di libri (preghiere, novelle, teologia, medicina, filosofia, giurisprudenza, testi scolastici) e prezzi bassi per far fronte alla concorrenza.182

Carmignani sfruttò la Gazzetta di Parma da lui pubblicata per dare notizie e informazioni bibliografiche su pubblicazioni straniere. Tra le opere in vendita comparivano nella Gazzetta i primi libri a stampa: incunaboli, numerose edizioni del XVI e XVII secolo. Carmignani inoltre rifornì la

178 AVANZINI [1978], p. 6. 179 AVANZINI [1978], pp. 14, 18-19. 180 A VANZINI [1978], p. 106. 181 A

VANZINI [1978], pp. 21-24. Dopo il 1772 la stampa del periodico passò alla Stamperia Reale. Sui numeri della Gazzetta si recuperò una notevole, ma lacunosa documentazione sul commercio librario avviato da Filippo Carmignani. AVANZINI [1978], p.30.

182 A

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nuova Biblioteca Reale di giornali e libri ordinati dal bibliotecario Paolo Maria Paciaudi, come risultava da una serie di documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Parma che attestavano l’acquisto di libri, i mandati effettuati da Paciaudi e le ricevute trasmesse da Carmignani. Tra i libri acquistati per la biblioteca Reale vi erano anche i sette tomi della Nuova Raccolta “degli Scrittori delle Acque … stampati dal Sig. Filippo Carmignani”. Carmignani non fu il maggior fornitore della Reale Biblioteca, ma diede il suo modesto apporto con libri scientifici, classici e soprattutto con testi a carattere religioso.183

Il progetto editoriale della Nuova Raccolta nasceva da una precisa scelta imprenditoriale, nella quale intervenivano fattori economici e culturali. Scopo finale dell’impresa era la sua diffusione, operazione nella quale due erano i fattori da tenere in considerazione: la distribuzione commerciale, curata dai librai, e l’effettiva circolazione e l’uso dei libri, ovvero il ruolo svolto dalle biblioteche e dalle raccolte private. In questo senso diventava fondamentale il ruolo di Carmignani che svolgeva non solo la funzione di editore ma anche di libraio e dunque poteva promuovere autonomamente la propria impresa editoriale avvalendosi di un’adeguata pubblicità e informazione bibliografica. All’attività dell’editore però doveva essere abbinato un altrettanto valido progetto organico di politica culturale da parte del sovrano. Nel caso del ducato di Parma questo avvenne grazie soprattutto alle iniziative promosse dal ministro Du Tillot.184

La Nuova Raccolta superò i controlli della censura ed ottenne il permesso per la pubblicazione: l’Imprimatur, posto al termine dell’ultimo volume, pubblicato nel 1768, autorizzava la stampa dell’opera. Esso riportava la data Parma, 6 luglio 1768 ed era firmato da Giacomo Maria Schiattini, presidente del Magistrato dei riformatori degli studi, e dal segretario Andrea Mazza. Il Magistrato dei riformatori degli studi fu istituito nel 1768 a seguito della promulgazione della Costituzione per

i nuovi regi studi (Parma, Carmignani, 1768), il cui autore fu con ogni probabilità Paolo M.

Paciaudi. Al Magistrato dei riformatori degli studi, sottoposto alle dipendenze del principe e del primo ministro, era affidato non solo il settore universitario, ma anche la gestione dell’intero sistema scolastico: esso infatti doveva occuparsi del funzionamento dell’ateneo, del Collegio dei Nobili, dello Studio di Piacenza, delle scuole secondarie di Fidenza, Busseto e Guastalla e dell’istruzione primaria.185 L’organismo al momento della sua istituzione era formato dal dottor Giacomo Maria Schiattini, presidente; dal conte Aurelio Bernieri, vice-presidente e preside delle scuole legali e mediche; dal marchese Prospero Manara, provveditore agli onori accademici e conservatore del Collegio dei nobili; da don Sisto Rocci, preside delle scuole di teologia, filosofia, delle umane lettere e prefetto della disciplina; dall’arciprete Gaetano Baistrocchi, deputato alla pietà degli scolari e dall’abate Andrea Mazza, segretario.186

Tra il 1768, anno dell’espulsione dei gesuiti dal ducato, ed il 1779, il ministro Du Tillot trasferì al Magistrato dei riformatori anche le funzioni in materia di stampa, precedentemente svolte dal

183

BALSAMO [1995], p. 25; AVANZINI [1978], p. 46, 53.

184

BALSAMO [1984], pp. 445-450. Dopo la caduta di Du Tillot (1771) ci fu un declino delle belle arti, il successore Gioseffo Pompeo Sacco, dopo la breve parentesi di Don José Agostino De Llano, mise in difficoltà non solo la stamperia di Bodoni, ma anche altri stampatori e librai risentirono dei dissesti finanziari, tra questi anche Filippo Carmignani. AVANZINI [1978], p. 53.

185 G

ONZI [2002], pp. 257-265.

186 G

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Sant’Uffizio. In tal modo il Magistrato fu chiamato a dirimere le questioni relative alla stampa, alla vendita, all’importazione ed esportazione di libri, prodotti sia dentro che fuori dal ducato.

A Filippo Carmignani succedette il nipote Giuseppe (1807-1852), che continuò a seguire l’azienda diretta dal cugino Giulio (1813-1890) per oltre vent’anni. Nel 1871 la tipografia fu ceduta a Michele Adorni.