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4.1 Jacopo Belgrado, curatore della Nuova Raccolta di Parma

La cura dell’edizione parmense della raccolta sul moto delle acque si deve a Jacopo Belgrado. Anche se il gesuita non rivelò esplicitamente la sua identità, nel Commentario della vita e delle

opere dell'Abate Conte Jacopo Belgrado l’autore, Carlo Belgrado, affermava, a proposito

dell’attività editoriale dello zio: “Dopo questa dissertazione dobbiamo al suo zelo per le Scienze ed alle sue cure la Raccolta delle Opere italiane de’ più celebri Autori Sul moto dell’acque, il corso de’

fiumi, e l’architettura idraulica, che uscì dai torchj di Parma in sette volumi in 4° nel 1767. Del

proprio non vi ha nulla in questa Raccolta, oltre alla Prefazione premessa al volume I, ed una Dissertazione nel VII. Quella è tutta in render ragione del metodo ed ordine tenuto in questa Raccolta, e de’ motivi concorsi ad ommettere alcuni Trattati di Scrittori idraulici, ammessi in altra anteriore e più ristretta Raccolta, e ad aggiugnerne de’ nuovi. La Dissertazione poi, la qual versa su i torrenti, tratta prima dell’origine, ch’essi hanno dalle montagne per la copia delle pioggie, e per lo scioglimento spezialmente delle nevi in primavera, e al compiersi dell’autunno. Mostra dipoi, che la quantità d’acqua, la qual forma la piena d’un torrente, dipende dall’ampiezza dell’area, che l’accoglie, dalla mole e densità delle goccie, dalla lor velocità e prontezza, e dalla lor durazione. Si fa a comprovar la verità di ognun di tali elementi col raziocinio, col calcolo, e co’ sperimenti da sé, o da altri instituiti”.153

Jacopo Belgrado nacque ad Udine il 16 novembre 1704. Dopo aver compiuto i primi studi a Padova, nel novembre del 1723 entrò nella Compagnia di Gesù.154

Fu inviato dai superiori dell’ordine a Bologna per studiare filosofia e matematica, quest’ultima sotto la guida del veronese Luigi Marchenti, che aveva studiato con Varignon.155 Terminati gli studi lasciò Bologna per trasferirsi a Venezia come docente di Belle Lettere; nella città lagunare fu in contatto con importanti esponenti della cultura scientifica e letteraria, Antonio Conti, Bernardino Zendrini, Apostolo Zeno, Giovanni Rizzetti.156 Intorno al 1735 si trasferì a Parma per frequentare il corso di teologia, completato nel 1738. Nell’anno scolastico 1738-39 ottenne la cattedra di matematica allo Studium Parmense, tenuta per dodici anni, fino al 1750-51.157 La comunanza di interessi scientifici avvicinò Belgrado al confratello gesuita Vincenzo Riccati (Castelfranco Veneto, 1707 - Treviso, 1775), a quel tempo ripetitore nel Collegio dei Nobili di Parma.158

153 B

ELGRADO [1795], pp. 109-110.

154 Su Belgrado si veda Vincenzo Cappelletti, Jacopo Belgrado, in DBI, vol. 7 (1970). 155

LOMBARDI [1832], t. II, p. 51.

156

BELGRADO [1795], p. 12.

157 Il convegno svolto a Parma nel dicembre del 2001 ha contribuito a mettere in luce il ruolo dei Gesuiti nelle

università europee. Si vedano al riguardo gli Atti del Convegno: BRIZZI -GRECI [2002]. Si vedano inoltre gli studi di Ugo Baldini: BALDINI [2005].

158 Il Collegio dei Nobili fu istituito dal Duca Ranuccio I Farnese (Parma, 1569 - ivi, 1622) nel 1601. Nel 1604 venne

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Durante gli anni quaranta Belgrado pubblicò vari scritti:

Ad disciplinam mechanicam, nauticam et geographicam acroasis critica et historica, Parma,

1741;

De corporibus elasticis disquisitio physico-mathematica, Parma, 1747;

I fenomeni elettrici con i corollari da lor dedotti, e con i fonti di ciò che rende malagevole la ricerca del principio elettrico (Parma, Stamperia di Giuseppe Rosati, 1749).159

Il 1749 segnò l’ascesa della dinastia borbonica a Parma: al termine della guerra di successione austriaca, con la pace di Aquisgrana furono assegnati a Filippo di Borbone i ducati di Parma e Piacenza e quello di Guastalla.160 Insieme al proprio primo ministro, Guillaume Du Tillot, il nuovo sovrano si fece promotore di una politica culturale riformatrice.161 Divenuto confessore e teologo del duca di Parma Filippo di Borbone, nonché “matematico della Real casa”, nel 1750 Belgrado lasciò l'insegnamento pubblico nello Studio di Parma, tenuto in seguito da Giorgio Maria Pagani, per assumere quello privato “in aula”, cioè a corte. In questa veste si occupò della formazione del figlio del duca di Parma, Ferdinando di Borbone (Parma, 1751 - Fontevivo, 1802), il quale ebbe come precettore anche l'abate Condillac.162

Grazie alla protezione del duca poté proseguire la propria attività scientifica ed editoriale: nel 1753 pubblicò Della riflessione de' corpi dall'acqua e della diminuzione della mole de' sassi ne' torrenti e

ne' fiumi dissertazioni due (Parma, Stamperia Monti) e quattro anni dopo diede alle stampe due

brevi saggi:

Dell'azione del caso nelle invenzioni e dell'influsso degli astri ne' corpi terrestri (Padova,

Stamperia del Seminario, 1757);

Observatio defectus Lunae habitae Parmae in novo observatorio patrum Societatis Iesu die 30 iulii 1757 (Parma, ex typ. Francisci Borsi, 1757).

L’osservazione dell’eclissi di luna descritta in quest’ultima opera, fu resa possibile dalla presenza a Parma di un osservatorio astronomico, inaugurato nel 1757 e che vide Belgrado tra i suoi promotori già dai primi anni cinquanta. La specola era stata realizzata in una torre del Collegio di San Rocco, alta circa 30 metri, e fu dotata di numerosi strumenti, tra i quali un quadrante astronomico, realizzati dagli ingegneri parmigiani Stefano Droghi e Pietro Ballarini.163

Collegio dei Nobili, noto anche con il nome di Collegio di Santa Caterina, dove fu incaricato di insegnamenti letterari. In seguito Riccati chiese ed ottenne dai suoi superiori di essere trasferito al Collegio di San Rocco, dove risiedeva Belgrado, per poter meglio discutere con lui di matematica.

159 Per un elenco delle opere di Belgrado si veda S

OMMERVOGEL [1960], t. I, col. 1147.

160 Filippo di Borbone (Madrid, 1720 - Alessandria, 1765), figlio del re di Spagna Filippo V, prese parte alla guerra di

successione austriaca e, dopo la pace di Aquisgrana, ottenne il ducato di Parma e Piacenza e quello di Guastalla.

161 Sulla figura di Guillaume Du Tillot (Bayonne, 1711 - Parigi, 1774) si vedano gli studi di Umberto Benassi: B

ENASSI

[1915-1925].

162

Giunto a Parma nell'aprile 1758, il filosofo Etienne Bonnot de Condillac (Grenoble, 1715 - Beaugency, 1780) si dedicò alla formazione di Ferdinando di Borbone redigendo appositamente per l’infante un Cours d'études pour

l'instruction du Prince de Parme (Paris, Impr. Royale, 1769-73, 13 voll.). L’opera ebbe anche alcune traduzioni italiane,

tra cui un’edizione napoletana, Corso di studio per l’istruzione del Principe di Parma oggi S.A.R. l’Infante D.

Ferdinando (Napoli, presso la Nuova Società Letteraria e Tipografica, 1787-88, 13 voll.).

163 C

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Nel periodo trascorso presso la corte ducale Belgrado pubblicò il De utriusque analyseos usu in re

physica (Parma, per gli eredi di Monti, 1761-1762, 2 voll.), dedicato all’infante Ferdinando di

Borbone, opera che gli valse l'aggregazione all'Académie des sciences di Parigi:

Lavoro più di ogni altro pregevoli fu l’opera intitolata De usu analyseos in re physica: in quest’opera dimostrò più ampiamente di qualunque altro prima di lui, quanto sia esteso l’uso del calcolo nella fisica, e sciolse più di duecento problemi dinamici, nautici, idrostatici ec., per lo ché egli ricevé molte lettere di congratulazione da Clairaut, D’Alembert, Mairan e da altri filosofi illustri e fu ascritto all’Accademia di Parigi e a varie accademie italiane.164

Il De utriusque analyseos è una raccolta di problemi che, nel primo volume venivano risolti con l’uso dell’algebra e della geometria analitica, mentre nel secondo mediante il calcolo differenziale e integrale. L’opera di Belgrado si inseriva in una corrente di studi che, attraverso quelli di Guido Grandi, dei fratelli Eustachio e Gabriele Manfredi e di Jacopo Riccati, nella prima metà del secolo aveva portato in Italia i metodi infinitesimali di Newton e di Leibniz, ridestando l'interesse per la geometria e per l'analisi.165

Nel novembre del 1763 Belgrado fu congedato dalle cariche che ricopriva presso il duca. Dall’anno 1763-64 e fino all’espulsione dei gesuiti da Parma (febbraio 1768), Belgrado figurò nel catalogo delle docenze della scuola di S. Rocco solo come consultore del padre provinciale.166 Il provvedimento di congedo era una prima significativa avvisaglia della politica religiosa che il governo borbonico avrebbe fermamente attuato negli anni seguenti. Il ministro Du Tillot, che di fatto governava il ducato al posto del duca Ferdinando, subentrato al padre, Filippo di Borbone, morto nel 1765, ed il suo più stretto collaboratore, il teatino Paolo Maria Paciaudi, manifestarono un forte atteggiamento antigesuitico.167

Ciò nonostante Belgrado proseguì la propria produzione scientifica, pubblicando:

Delle sensazioni del calore, e del freddo (Parma, per Filippo Carmignani, 1764);

Theoria Cochleae Archimedis ab observationibus, experimentis, et analyticis rationibus ducta

(Parma, per Filippo Carmignani, 1767).

Negli anni immediatamente precedenti all’espulsione dei gesuiti da Parma, Belgrado fu impegnato nell’edizione di una Nuova raccolta d'autori che trattano del moto dell'acque, pubblicata in sette volumi tra il 1766 ed il 1768 presso lo stampatore Filippo Carmignani. A questo proposito Lombardi riferiva che Belgrado “cooperò ai progressi dell’idraulica coll’incombere alla raccolta degli scrittori d’acque fattasi a Parma, nella quale la prefazione fu opera sua, ed uno scritto sulla origine, sulla velocità, e sopra altre proprietà dei torrenti”.168

164 L

OMBARDI [1832], t. II, p. 52.

165 P

EPE [1984], p. 195.

166 Non si può però escludere che Belgrado abbia proseguito le lezioni a corte fino al 1765, quando l’insegnamento

passò ufficialmente a Francesco Tortosa (Vienna, 1717 - Bologna, 1800). BALDINI [2002], p. 309.

167

Paolo M. Paciaudi (Torino, 1710 - Parma, 1785), entrato nell’ordine dei teatini (1728), dopo gli studi a Torino e a Bologna, tra il 1739 ed il 1749 viaggiò per l’Italia come predicatore. Soggiornò a Napoli e Roma, infine giunse a Parma nel 1761, chiamato alla corte di Filippo di Borbone come bibliotecario e antiquario del duca. Paciaudi fu stretto collaboratore del ministro Du Tillot per la creazione della nuova biblioteca e per la riforma degli studi. Lo studio della figura e dell’opera di Paciaudi sono stati affrontati da Chiara Burgio in BURGIO [1981a]; BURGIO [1981b].

168 L

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Ad ulteriore conferma del fatto che sia stato Belgrado a curare l’edizione della Nuova raccolta vi sono le parole di Gaetano Melzi che nel Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori

italiani, a proposito di tale raccolta affermava: “Il promotore di essa fu il P. Jacopo Belgrado,

gesuita, udinese, autore anche della Prefazione e della Dissertazione sui torrenti”.169

La Nuova Raccolta di Parma ebbe una certa risonanza anche al di fuori dei confini italiani tanto che Charles Bossut in appendice al suo Traité theorique et experimental d’hydrodynamique (Paris, Imprimerie Royale, 1785-87, 2 voll.), pp. 440-473, ne diede una lunga descrizione. L’autore individuò le ragioni dell’abbondanza di opere italiane sulla sistemazione delle acque nella struttura stessa del territorio:

L’Italie étant traversée en divers sens par une multitude de torrens & de rivières, sujets à se déborder, & qui par-là occasionnent toutes sortes de domages dans les campagnes voisines, l’examen du mouvement des eaux courantes à la surface de la terre a fort occupé plusieurs Savans de cette nation: ils se sont appliqués à connaître la nature des terreins qui forment le lit des rivières; le plus ou moins de consistance des berges destinées à contenir les eaux; la position respective & les pentes des rivières qui s’unissent; la qualité des matières, telles que les rochers, les graviers, les sables que les eaux entraînent avec elles; en un mot, toutes les circonstances physiques & locales, qui peuvent tendre à produire des changemens dans le cours de l’eau.170

Quando nel febbraio del 1768 Ferdinando di Borbone bandì i gesuiti dal ducato, Belgrado fu trasferito nella nuova sede della scuola gesuitica di S. Lucia a Bologna, diventandone rettore il 23 dicembre 1769. Nel periodo bolognese Belgrado pubblicò le dissertazioni Della rapidità delle idee (Modena, Stamperia di Giovanni Montanari, 1770) e Della proporzione tra i talenti dell'uomo, e i

loro usi (Padova, Stamperia Conzatti, 1773).

Nel 1773 il cardinale Vincenzo Malvezzi, arcivescovo di Bologna, in ottemperanza alle disposizioni di Clemente XIV, intraprese a Bologna la chiusura dei noviziati tenuti dai gesuiti, e la riduzione di essi sotto l'autorità episcopale, come misura preparatoria allo scioglimento della Compagnia.171 Belgrado si oppose con tutti i mezzi a sua disposizione all'iniziativa dell’arcivescovo: Malvezzi dapprima minacciò di deporlo dalla carica e infine, il 5 giugno, lo fece arrestare ed accompagnare alla frontiera del ducato di Modena. La città estense offrì asilo a Belgrado per poco tempo: infatti dopo la pubblicazione del breve di soppressione della Compagnia di Gesù (21 luglio 1773), egli fu costretto ad abbandonare anche questa città. Trovò rifugio ad Udine, dove ricevette il titolo comitale per sé e per la sua famiglia conferitogli il 25 agosto 1777 dal duca di Parma Ferdinando di Borbone, suo ex allievo. 169 M ELZI [1848-59], t. II, p. 257. 170 B OSSUT [1787], t. II, p. 440.

171 Vincenzo Malvezzi (Bologna, 1715 - ivi, 1775) fu uno dei maggiori fautori della soppressione dei Gesuiti. Avviatosi

alla carriera sacerdotale, diventò il pupillo del cardinale Prospero Lambertini, nominato nel 1731 arcivescovo di Bologna. Eletto pontefice nel 1740 col nome di Benedetto XIV, Lambertini conservò anche il titolo di arcivescovo di Bologna e portò con sé a Roma Vincenzo Malvezzi, che fu suo Maestro di Camera. Nel 1753 Lambertini nominò Malvezzi Cardinale e dal 14 gennaio 1754 suo successore come arcivescovo di Bologna. Vincenzo, fratello del conte Giuseppe Ercole Malvezzi, era lo zio di Alfonso Bonfioli Malvezzi (Bologna, 1730 - ivi, 1804), importante esponente della cultura scientifica bolognese. Sulla figura di Alfonso Bonfioli Malvezzi si veda il volume curato da Sandro Cardinali e Luigi Pepe: CARDINALI -PEPE [1988].

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A Udine Belgrado proseguì la propria attività editoriale, pubblicando le dissertazioni De telluris

viriditate (Udine, Typ. Gallici, 1777) e Del sole bisognevole d'alimento e dell’Oceano abile a procacciarglielo, dissertazione fisico-matematica (Ferrara, Stamperia Camerale, 1783).

Una delle opere più significative pubblicate nell’ultimo periodo della sua vita fu Dell'esistenza di

Dio da’ teoremi geometrici dimostrata (Udine, per li Fratelli Gallici, 1777), un tentativo di far

convergere riflessioni sulla geometria e dimostrazioni teologiche. L’opera mirava a mostrare la necessità dell’esistenza di Dio, facendo uso della geometria, vista come ciò che conduceva al vero e che più vi si avvicinava. Belgrado sosteneva che più erano sublimi le verità geometriche, più lo era l’intelletto in grado di comprenderle. Dunque se esistevano verità che esigevano una mente infinita, allora esisteva anche tale mente. Analogamente, se esisteva uno spirito diretto verso il vero, allora esisteva il vero. Queste due affermazioni garantivano l’esistenza di un ente dotato di scienza perfetta e infinita, ente che era anche autore di tali verità geometriche. Il tema discusso accomunava l’opera di Belgrado ad un opuscolo di Vincenzo Riccati, Intorno alla scelta dell’ottimo, pubblicato lo stesso anno nel periodico Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici di Fortunato Mandelli.172

Belgrado morì a Udine il 26 marzo 1789.