Analogamente alla prima raccolta sul moto delle acque, non è noto con certezza il curatore di questa seconda edizione. È possibile però delineare un quadro dell’ambiente culturale attorno a cui nacque l’idea di questa seconda edizione. Essa prendeva le mosse dalla raccolta del 1723, rivista ed ampliata con una serie di lavori che erano stati pubblicati negli ultimi quarant’anni.
La seconda Raccolta uscì in nove volumi, pubblicati tra il 1765 ed il 1774 presso la Stamperia di Sua Altezza Reale. Sul frontespizio dell’ultimo tomo, il nono, compariva, a differenza dei precedenti, l’indicazione Gaetano Cambiagi Stampator Granducale. Cambiagi, dal 1766 titolare della Stamperia Granducale, nel 1772 ne era diventato anche proprietario, motivo per cui il suo nome compariva ufficialmente sul volume.
La seconda Raccolta fiorentina sul moto delle acque vide la luce in un periodo particolarmente fiorente per l’editoria toscana e, in generale, per l’ambiente culturale, all’indomani dell’arrivo a Firenze del granduca Pietro Leopoldo (Vienna, 1742 - ivi, 1792). Secondogenito di Francesco Stefano di Lorena e dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, il 13 settembre 1765 Pietro Leopoldo entrava a Firenze, succedendo al padre sul trono del granducato di Toscana. Terminava così la quasi trentennale esperienza politica della Reggenza di Francesco I, caratterizzata da una pressoché totale assenza del sovrano da quei territori e si apriva una nuova fase di governo, contrassegnata da una serie di iniziative innovatrici in ambito politico, economico e amministrativo.80 La dinastia lorenese, già nel periodo della Reggenza, ma soprattutto con Pietro Leopoldo, si segnalò per un’attenta ed intensa politica idraulica, nella quale furono coinvolti, oltre alle istituzioni, anche esponenti del mondo accademico scientifico. Durante il governo dei Medici era stata istituita la qualifica di “matematico regio”, carica nella quale si erano succeduti, dal momento della sua creazione, personaggi del calibro di Vincenzo Viviani e Guido Grandi. Alla morte di quest’ultimo (1742) il ruolo di supervisore della politica territoriale del nuovo governo lorenese era stato assunto dall’allievo Tommaso Perelli, al quale subentrarono in seguito Leonardo Ximenes e Pietro Ferroni.81 Durante la cosiddetta età leopoldina i tre matematici ebbero modo in svariate occasioni di occuparsi di questioni di idraulica legate a problemi di bonifica e di regolazione di fiumi. Per questo motivo ciascuno di loro avrebbe avuto le adeguate competenze per poter collaborare ad un progetto
80 Nel 1790, alla morte del fratello maggiore Giuseppe II, divenuto imperatore d’Austria, Pietro Leopoldo fece ritorno a
Vienna per assumere la corona imperiale col nome di Leopoldo II. Il 21 luglio dello stesso anno rinunciò al trono di Toscana in favore del figlio Ferdinando III.
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ARSANTI -ROMBAI [1987], pp. 8-13. Pietro Ferroni (Firenze, 1745 - ivi, 1825) studiò all’università di Pisa, dove ebbe modo di entrare in contatto con Tommaso Perelli e con l’ambiente della corte granducale, ottenendo la stima di Pietro Leopoldo. Nel 1770 gli fu conferito dal sovrano il titolo di matematico regio, con l’obbligo di insegnare matematica nello Studio fiorentino e geometria e geografia nel Casino dei nobili. Ferroni fu autore di numerosi scritti di matematica pura, di meccanica e di idraulica, in parte rimasti manoscritti.
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ambizioso, quale era quello della raccolta di autori sul moto delle acque. Leggendo la prefazione alla seconda edizione della Raccolta, sembrerebbe di poter ipotizzare che vi fosse più di un curatore: “Noi ci dispensiamo adunque dall’avvisare, che questa Opera nostra è utile, pregiabile, meritevole d’esser letta: questo già si saprà forse benissimo da tutti quelli, che cominceranno a leggerla; ed i motivi, che ci hanno spinto a darla nuovamente alla luce, son quelli appunto, che ciascheduno vorrà a suo piacere immaginarsi. Lasciamo di parlar di noi, e del merito dell’Opera nostra, lasciamo una volta di adularci a vicenda; e giacché per un poco occupar si vuole il Lettore in prepararsi alle Materie, che la compongono, facciam tacere per un momento il nostro amor proprio, prendiamo di mira il soggetto di cui in essa si tratta; pensiamo”.82
A sostegno di tale affermazione, si può fare un’ulteriore considerazione: rispetto alla prima edizione, uscita alle stampe interamente nel 1723, questa seconda raccolta fiorentina vide la luce in un arco temporale assai più esteso, quasi un decennio, e potrebbe aver richiesto l’intervento di più di un collaboratore.
Tommaso Perelli (Montanina di Bibiena, Arezzo, 1704 - Arezzo, 1783) godeva di grande considerazione, non soltanto all’interno del Granducato: egli infatti, oltre ad essersi interessato dei più importanti problemi di bonifica delle zone umide della Toscana, era stato interpellato dal pontefice Clemente XIII in merito alla regolazione delle acque delle tre province di Bologna, Ferrara e Ravenna nella speranza di trovare una soluzione al problema del Reno. Perelli fu tra coloro che collaborarono all’iniziativa della raccolta sul moto delle acque; un riscontro in tal senso viene dalle parole di Danilo Barsanti, che descrivendo la figura e l’opera del matematico toscano, affermava: “A Firenze fu tra coloro che prestarono una consulenza tecnica al Cambiagi, stampatore ufficiale di S.A.R., per la seconda edizione della Raccolta d’autori che trattano del moto dell’acque”.83 Ad ulteriore conferma della partecipazione di Perelli a questo progetto editoriale vi sono le parole di Lorenzo Pignotti, che nel suo Elogio dichiarava: “Nella raccolta degl’Autori del moto dell’acque trovasi in una nota al trattato della livellazione di Picard un altro lavoro analitico del Perelli piccolo in vero, ma che per la novità, utilità, ed eleganza mostra il di lui matematico ingegno, e può riguardarsi come un sottile raggio, che trapelando per un angusto foro annunzia la vivacità della massa lucida che lo trasmette”.84 Aggiungeva poi che Perelli fece alcune osservazioni in una nota al trattato di Domenico Guglielmini, Della natura de’ fiumi: “Non deve lasciarsi di rammentare una dotta speculazione del Perelli, che riguarda la general dottrina del moto delle acque, ed è contenuta in una nota al Cap. V del libro sulla natura de’ Fiumi del Guglielmini nella raccolta degl’autori del moto dell’acque”.85
Leonardo Ximenes, chiamato alla corte granducale, intorno alla metà del Settecento ottenne i primi incarichi ufficiali: dal 1755 fu geografo imperiale e dal 1766 fu nominato matematico regio. Gli studi di Ximenes erano finalizzati alla risoluzione di problemi pratici e alla progettazione e direzione tecnica di molti interventi pubblici, tra i quali la bonifica idraulica e la regimazione fluviale.86 82 Firenze [1765-1774], t. I, Prefazione, p. V. 83 B ARSANTI [1988], pp. 67-68. 84 P
IGNOTTI [1784], p. 14. Il riferimento è a Firenze [1765-1774], t. III, pp. 213-216.
85 P
IGNOTTI [1784], p. 29. Il riferimento è a Firenze [1765-1774], t. II, pp. 325.
86 Sulla figura di Leonardo Ximenes (Trapani, 1716 - Firenze, 1786) si veda B
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La possibile collaborazione di Ximenes alla seconda edizione della Raccolta è cronologicamente verosimile dal momento che nel periodo in cui uscirono a stampa i nove volumi il gesuita occupava una posizione di prestigio presso la corte granducale: nel 1766 Pietro Leopoldo lo aveva nominato “matematico di S.A.R.”.87 Anche dopo essere stato sostituito da Pietro Ferroni nell’incarico (1770), Ximenes continuò ad interessarsi di problemi d’acque nel Granducato, anche se la sua popolarità era in declino. In questo senso poteva essere interpretato come un tentativo di rivalutazione del proprio lavoro e delle proprie competenze, la realizzazione di un ambizioso progetto editoriale, che seguì di oltre dieci anni l’uscita dell’ultimo volume della raccolta sul moto delle acque, ma che ad essa si ricollegava: si trattava della pubblicazione della Raccolta delle perizie ed opuscoli idraulici
del signor abate Leonardo Ximenes. L’opera, che doveva comprendere scritture e relazioni di
Ximenes e altri sulle maggiori questioni idrauliche del tempo, oltre che un Dizionario dei termini
idraulici, fu solo parzialmente realizzata: dei 6-7 volumi previsti, ne uscirono alle stampe solo due
(1785-86), di cui il secondo pubblicato postumo per la sopraggiunta morte dell’autore. I due volumi, pubblicati a Firenze dal tipografo Pietro Allegrini, erano dedicati al granduca Pietro Leopoldo. Nella Introduzione Ximenes spiegava le motivazioni dell’iniziativa editoriale: “Utilissima sempre dee dirsi l’opera di coloro, che conoscendo insufficiente la semplice Teoria Idraulica per tante Operazioni pratiche, che sempre occorrono al regolamento de’ Fiumi, degli Edifizj Idraulici, de’ Canali di navigazione, ed altre Opere di gravissima importanza per le arti, e per il commercio, si sono studiati di raccogliere insieme le Relazioni, e Perizie de’ più eccellenti Professori, i quali si sono segnalati nello scioglimento di molti Problemi pratici, che bene spesso discordano dalla pura Teoria.
A tale intendimento è stata formata la Collezione Fiorentina del 1723. Al medesimo è stata poi indirizzata la più voluminosa Raccolta del 1756 [1765], pubblicata pure in Firenze. E lo stesso scopo hanno avuto in mira i Collettori della Raccolta di Parma, eseguita quasi nel tempo medesimo”.88
Parlando delle raccolte sul moto delle acque, Ximenes affermava che gli scopi che si prefiggevano erano essenzialmente due: adattare teoremi e problemi dell’idraulica alle esigenze delle leggi della natura e non alle speculazioni spesso fallaci di “ingegnosi Professori” e discutere di operazioni idrauliche che dipendevano dalla sola esperienza e che non erano risolubili “con verun calcolo, ancora sublime, per essere i moti delle acque totalmente superiori alle forze della più vasta analisi, che sia stata finor ritrovata”.89 Per adattare la teoria con l’esperienza e per risolvere problemi di idraulica pratica Ximenes raccolse gli scritti redatti come consulente idraulico dentro e fuori dal granducato di Toscana. In venticinque anni di attività egli aveva maturato una serie di esperienze idrauliche, utili a risolvere se non tutti, almeno gran parte dei problemi pratici, che ora venivano presentate al pubblico in questa nuova Raccolta, “affinché essa serva di continuazione delle
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BARSANTI -ROMBAI [1987], p. 74. Sin dal 1756 Ximenes aveva sollecitato i membri del Consiglio di Reggenza, il conte di Richecourt prima e il generale Antonio Botta Adorno poi, affinché fosse istituita la carica di Idrometra dello Stato o Ingegner Maggiore o Professore Idraulico. In particolare nel 1765 Ximenes chiese che gli venisse riconosciuto per i suoi passati meriti il titolo di Ingegner Maggiore, o Matematico di S.A.I.R. per le Acque, Fiumi ed Edifizi del Granducato, impiego svolto ufficiosamente già dal 1755. BARSANTI -ROMBAI [1987], p. 55.
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IMENES [1785-86], t. I, p. IX.
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anteriori raccolte, ma ne dia ancora il compimento”. Ximenes concludeva l’introduzione con queste parole:
“io presento al Pubblico questa nuova Raccolta coll’idea di continuare le altre antecedenti, di arricchirla delle più cospicue operazioni dell’Idraulica, di ridurre alla lor solidità alcune ingegnose, ma troppo astratte Teorie, e di somministrare quanto mi par, che manchi, a’ Problemi pratici dell’Architettura delle acque, o correnti, o stagnanti”.90