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Le ambizioni del Vietnam e l’ammodernamento delle sue forze armate: opportunità per il comparto industriale italiano.

LA COOPERAZIONE MILITARE TRA L’ITALIA E I PAESI DEL SUD-EST ASIATICO

3.3. Le ambizioni del Vietnam e l’ammodernamento delle sue forze armate: opportunità per il comparto industriale italiano.

Le forze armate vietnamite hanno avuto una ben conosciuta e articolata storia. La

Propaganda Unit for National Liberation fu la prima organizzazione delle Brigate e

nacque nel 1944 per combattere francesi e giapponesi. Da quel momento esse hanno avuto un rapido sviluppo tanto da diventare l’ossatura della società, sentinella di un sistema politico ed economico controllato in modo rigido. Tradizionalmente efficienti e tenute in alta considerazione dagli analisti, le forze armate erano tuttavia strutturate secondo la logica della difesa territoriale. Le dure lezioni impartite a francesi, americani e cambogiani nel corso degli anni, hanno definito la Quân Đội Nhân Dân Việt Nam (l’Armata Popolare Vietnamita) come insuperabile sul proprio territorio ma con una capacità di proiezione limitata al vicinato.

Quando nel 1976 il Vietnam conseguì l’unificazione nazionale sembrava destinato a rimanere un docile Stato, sostanzialmente “allineato” al mondo comunista e attento ai voleri del vicino cinese. La “tregua ideologica” con Pechino però durò poco. Il crescente “impegno” vietnamita nel vicinato portò infatti ad una serie di scontri con la Cina, nel 1979 alla frontiera dei due Paesi e nel 1988 nelle acque attorno alle (ancor oggi) contestate isole Spratly249. Il Vietnam ha di fatto anteposto al legame ideologico le proprie ambizioni regionali e, anche se le poche risorse e le ristrettezze post-belliche ne hanno limitato inizialmente i margini di manovra, ha comunque elaborato la dottrina del Doimoi o

249 S. Felician Beccari, La dimensione navale della nuova geopolitica del Vietnam, in “Osservatorio

94 “rinnovamento”, dalla quale prende idealmente avvio la visione strategica del Vietnam contemporaneo.

L’ingresso del Paese in un contesto macro-regionale complesso e nello stesso tempo delicato come quello del Sud-est asiatico ha comportato per il Vietnam la necessità di diversificare ed ammodernare gli obsoleti equipaggiamenti delle Forze Aeree e Navali250, rendendo così più solide e proiettabili verso l’esterno le proprie strutture militari. Quindi dopo una dipendenza pressoché totale da forniture prima sovietiche e poi russe, il Vietnam si è aperto verso nuovi mercati anche per quanto riguarda il settore Difesa. Questo grande interessamento è testimoniato dall’ammontare dei fondi destinati alla Difesa che, al termine del 2018, si stima supererà i 5 Mld USD, pari al 2.2% del PIL251. Di questi, circa 900 Mln USD sono inoltre destinati al procurement. Gli analisti, si attendono un aumento del budget fino ad arrivare a 6,2 Miliardi $ nel 2020.

Secondo la classifica "Global Firepower252 2016" il Vietnam occupa il 17° posto al mondo tra le potenze militari253 e all’interno dell’ASEAN il Paese occupa il secondo posto, secondo solo all'Indonesia. Il calcolo della posizione in classifica tiene conto di più di 55 fattori, tra i quali le spese per la difesa, il potenziale dell'aviazione e della marina, l'accesso ai giacimenti di risorse naturali e le caratteristiche logistiche del Paese come ad esempio la quantità di porti e di aeroporti, così come l'estensione della rete stradale. La classifica non tiene conto del potenziale nucleare degli Stati, così come la natura della leadership militare e politica dei paesi valutati.

250Cfr. J. Alyson, K. Bailes, J. N Mak,Arms, Transparency and Security in South-East Asia, op. cit. 251 L. Charbonnier, in F. Mele (a cura di), Armaments Disarmament and International Security, Sipri Year

Book, Edizione italiana, 2018, p. 7.

252Dal 2006 GlobalFirepower (GFP) fornisce una visualizzazione analitica unica dei dati relativi a 136

potenze militari moderne. La classifica GFP si basa sulla potenziale capacità di guerra di ogni Nazione attraverso terra, mare e aria combattuta con armi convenzionali. I risultati incorporano valori relativi a risorse, finanze e geografia con oltre 55 diversi fattori che costituiscono in ultima analisi l'elenco finale. I risultati forniscono uno sguardo interessante su un panorama globale sempre più volatile in cui la guerra sembra tutto fuorché un'inevitabilità.

253Fonte: la notizia è tratta dalla classifica prodotta da Global Firepower basata sulla potenza militare di

95 Figura n°13

Un risultato, come affermato in più occasioni dall’ex vice Ministro della Difesa Nazionale del Vietnam e Presidente del Comitato dei veterani della guerra in Vietnam, Colonnello-Generale Nguyen Van Dyok, ottenuto grazie al supporto e all’assistenza militare ricevuta prima dall’Unione Sovietica e poi dalla Russia254. La Federazione russa infatti, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ha continuato la tradizione di fratellanza militare con il Vietnam, dando al Paese gli armamenti necessari per rafforzare le proprie capacità difensive e migliorare le capacità dell'Esercito Popolare. Il Cremlino ha fornito opportunità di formazione per le forze armate vietnamite e tutti i tipi di armi richieste: carri armati, aerei, navi da guerra, sottomarini e sistemi di difesa aerei. L'esercito ha infatti a sua disposizione una grande quantità di armamenti dell'esercito russo255. Le armi

254La notizia è tratta dall’articolo “Crescita-potenziale-militare-del-Vietnam-legato-alla-Russia”,

9\01\2017, disponibile sul sito https://it.sputniknews.com/mondo/201701093907317-Crescita-potenziale- militare-del-Vietnam-legato-alla-Russia/.

255F. B. Zanitti, Le relazioni tra Federazione Russa e Asia Meridionale, in “Geopolitica–rivista trimestrale dell’ISAG”, Vol.1, N°1, 2012, p. 181.

96 di piccolo calibro e i cannoni anti-aerei iniziarono a giungere ai soldati dell'esercito vietnamita già nei primi anni cinquanta del secolo scorso e nel 1954 l'artiglieria a razzo sovietica «Katyusha» contribuì a far vincere la battaglia di Dien Bien Phu. Tra gli anni sessanta e settanta i missili e gli aerei sovietici hanno distrutto nel cielo del Vietnam del Nord circa 1700 aerei nemici256.

Il supporto militare di Mosca nei confronti del Vietnam non è ancora terminato tanto che la pubblicazione della classifica "Global Firepower 2016" è coincisa con l'annuncio dell’imminente fornitura da parte di Mosca del sesto sottomarino diesel257. Parlando solo

degli ultimi anni, la Russia e il Vietnam hanno firmato contratti per la fornitura di armi per l'Esercito Popolare Vietnamita per un valore di oltre 4,5 miliardi di dollari. La Repubblica ha ricevuto missili anti-aerei "Thor", "Buk" e "C-300", sistemi significativamente superiori al "Dvina258", inviato in Vietnam negli anni della guerra di resistenza. Macchinari russi, in particolare l'elicottero "Mi-8" occupa buona parte del parco d'aviazione del Ministero della difesa del Vietnam e nella lista dei velivoli mandati dalla Russia alla Repubblica ci sono 10 caccia "Su-27"e 32 "Su-30MK2" progettati per la distruzione di obiettivi di aria, terra e di mare. Questi velivoli hanno sostituito i Mig della guerra di resistenza.

Fino a poco tempo fa gli interessi prevalentemente terrestri di Hanoi ed il budget limitato allocato alla funzione difesa hanno impedito la creazione di una vera e propria marina militare. Così per anni la HảiquânnhândânViệtNam (anche nota con l’acronimo inglese di Vietnam People’s Navy VPN) ha svolto sostanzialmente funzioni di pattugliamento costiero, affidandosi principalmente ad unità di preda bellica del vecchio

256Ibidem.

257La differenza tra questi sottomarini e tutti gli altri nel mondo è legata alla produzione del rumore. Questi

sottomarini producono poco rumore rendendo estremamente difficile la loro individuazione mediante il sonar. Non è a caso che gli esperti occidentali hanno chiamato il sottomarino "buco nero marino".

25875 Dvinà (chiamato SA-2 Guideline in codice NATO) è il più diffuso missile a lungo raggio mai esistito.

Esso divenne operativo nel 1956 e molti sottotipi ne vennero prodotti, con gittate di 30–50 km e quote fin oltre i 20 km.

97 Vietnam del Sud o comunque a naviglio sovietico con limitate capacità. Questo approccio da “green navy”, però, ha cominciato a cambiare man mano che gli interessi di Hanoi si indirizzavano verso il Mar Cinese Meridionale; inoltre la sconfitta alle isole Spratly nel 1988 ha fatto capire ai vertici vietnamiti che era necessario impostare una seria politica navale. Dalla fine degli anni ‘90 (in particolare in seguito a una decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista del 1997) è così cominciato un processo che ha progressivamente investito su un forte rinnovamento della componente di superficie e la creazione di una effettiva flotta subacquea259. La commessa più importante ha riguardato sei sommergibili classe “Kilo”, un modello sovietico riadattato e riaggiornato nel corso degli anni. I primi due esemplari, commissionati nel 2009, sono stati consegnati alla marina nell’autunno del 2013, e sono stati subito utilizzati per effettuare esercitazioni al largo delle coste vietnamite260. Anche la componente di superficie è stata molto ammodernata: oltre alle fregate russe classe "Gepard", essa è dotata delle navi "Svetliak", capaci di raggiungere la velocità di 56 km all'ora e delle navi lanciamissili "Tarantul"261. Sono stati inoltre inviati alla Repubblica i sistemi missilistici costieri "Bastion", capaci, singolarmente, di difendere oltre 600 chilometri di costa e di tenere sotto controllo le acque per una superficie di 200 mila chilometri quadrati. Non esiste alcuna arma in possesso delle marine di altri Stati in grado di contrastare i missili "Bastion"262.

Date queste condizioni, è ormai chiaro che il Vietnam si stia avviando verso un cammino di crescita di influenza nell’Asia Pacifica. E’ indubbiamente una crescita “rumorosa”, che spesso non sembra preoccuparsi di urtare la sensibilità del vicino cinese. Viene così da chiedersi dove il Vietnam stia cercando di indirizzare questa crescita e chi

259S. Felician Beccari, La dimensione navale della nuova geopolitica del Vietnam, op.cit., p. 45.

260S. Felician Beccari, Il Vetnam inaugura la propria capacità subacquea, in “Osservatorio Strategico”,

(CeMiSS) Centro Militare di Studi Strategici, Anno XVI - n° 7, Roma, 2014, p. 46.

261Tratto dall’articolo Vietnamese People's Navy – Modernization, 30\06\2016, consultabile sul sito

https://www.globalsecurity.org/military/world/vietnam/navy-modernization.htm.

262P. Ramoino, Marina vietnamita: un nuovo "dragone” del mare asiatico, 6\10\2015, consultabile sul sito

98 siano i rivali e gli alleati di Hanoi. E’ chiaro che il Vietnam sta puntando a ricoprire un rilevante ruolo nella regione, con l’ambizione di essere la prima delle “potenze regionali” dell’area: questo permetterebbe ad Hanoi di garantirsi quella sicurezza navale capace di far continuare i flussi commerciali marittimi e, quindi, sostenere lo sviluppo del Paese senza “interferenze” dei vicini (in primis la Cina). Il Vietnam infatti, senza il commercio marittimo, non potrebbe mantenere in alcun modo gli standard attuali di crescita, né tantomeno continuare a svilupparsi: indirizzarsi verso il mare, quindi, sembra essere l’unica via per garantire il futuro della Nazione.

Sul piano regionale, nel tentativo di contrastare le ambizioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, il Vietnam ha avuto contatti anche con le Filippine. Ma gli incontri bilaterali a livello governativo, non hanno prodotto significative intese che consentano di strutturare un piano di relazioni anti-cinesi263. Le agende politiche dei due Paesi, innanzi tutto, sono asimmetriche: la priorità delle Filippine è la lotta all’estremismo politico e religioso interno, tematica sconosciuta in Vietnam. In secondo luogo, le capacità militari dei due Paesi non sono riconosciute come comparabili, anzi, le Forze Armate filippine vengono valutate fra le più deboli dell’Asia. Infine Manila vanta strettissimi rapporti con Washington, compreso un trattato bilaterale di difesa (1951), ben più sbilanciati delle “buone relazioni” che il Vietnam ha con gli Stati Uniti. Le notevoli differenze, però, potrebbero essere facilmente superate in caso di maggior percezione di insicurezza dovuta alla Cina. Ad ogni modo questi rapporti bilaterali – almeno per ora – non appaiono ancora avviati verso risultati concreti e si limitano al confronto sul piano politico.

L’interesse del Vietnam ad incrementare la propria capacità militare è stata da subito percepito dall’Italia che, specie nel campo industriale, può offrire alla Repubblica importanti opportunità di investimento. Tuttavia bisogna considerare che il settore della

99 Difesa presenta una notevole difficoltà di accesso ai programmi ed alle informazioni ed il procurement di armamenti avviene soltanto tramite alcune Società locali di Import- Export autorizzate dal Ministero della Difesa. Importanti opportunità potrebbero aprirsi per l’industria italiana della Difesa anche nel medio periodo, in particolare nei settori aeronautico (velivoli addestratori, aerei per operazioni di pattugliamento marittimo e trasporto tattico ed elicotteri), dello sminamento, dell’elettronica per la difesa aerea e navale. In considerazione dell’attuale comunque ridotta disponibilità vietnamita di risorse finanziarie, legata anche al particolare momento di congiuntura economica, un fattore di successo potrebbe essere rappresentato dalla capacità delle nostre industrie di proporre alla controparte vietnamita formule di finanziamento e di regolamento dei contratti. LEONARDO, a tal proposito, considera il Vietnam tra i Paesi dell’area Sud-est asiatica con maggiori prospettive. Inoltre il Vietnam ha mostrato grande interesse per acquisizione di equipaggiamenti in surplus della Difesa italiana.

Al fine di stabilire una collaborazione in ambito militare, i Ministeri della Difesa italiano e vietnamita hanno firmato nel 2013 un Memorandum of Understanding sulla Cooperazione Bilaterale nel Campo della Difesa264. Firmato con l’obiettivo di rafforzare

la reciproca volontà di cooperazione nel settore della Difesa per il conseguimento di obiettivi comuni, esso includeva l’apertura delle scuole militari italiane agli ufficiali vietnamiti, la messa a punto di programmi industriali, la vendita al Paese asiatico di armi e mezzi italiani e l’ammodernamento tecnologico dell’industria militare vietnamita che produceva vecchi sistema d’arma di origine sovietica265. In occasione della firma dell’accordo, fu organizzata in Italia una visita da parte di una delegazione militare vietnamita guidata dal viceministro Vinh e dal vicedirettore generale del Dipartimento

264La notizia è tratta dall’articolo “Italia – Vietnam: siglato Memorandum of Understanding nel settore della Difesa”, 21\01\2013, consultabile sul sito del Ministero della Difesa https://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Memorandum_italia_vietnam.aspx.

265 G. Gaiani, Il Vietnam fa shopping in Italia, in “Analisi Industria”, 26\12\2012, consultabile sul sito

100 dell’Industria della Difesa, generale Khuat Viet Dung che permise di evidenziare alcune delle tipologie di prodotti italiani di interesse per la Repubblica Socialista del Vietnam. La delegazione ha inoltre visitato gli stabilimenti torinesi di Caselle di Alenia Aermacchi, azienda produttrice di tre velivoli al centro di commesse e di grande interesse anche in Asia266: innanzitutto il cargo tattico C-27J (sul quale la delegazione vietnamita ha effettuato un volo dimostrativo) capace di atterrare su piste corte e in terra battuta, poi l’addestratore M-346 Master, già acquistato da Israele e Singapore, e infine il cacciabombardiere Typhoon prodotto nell’ambito del consorzio europeo Eurofighter. Quest’ultimo è disponibile anche come “usato garantito” in due dozzine di esemplari della prima serie in servizio presso l’Aeronautica italiana267. La delegazione vietnamita si è poi recata a La Spezia sul cacciatorpediniere lanciamissili “Caio Duilio”, nave forse troppo impegnativa per la marina asiatica ma che imbarca equipaggiamenti e armi che potrebbero consentire un ulteriore ammodernamento della flotta di Hanoi.

Nell’ambito del dialogo strategico di cooperazione posto in essere tra i rispettivi Ministeri degli Affari Esteri e a seguito dell’incontro bilaterale Vietnam-Italia (Conferenza di cooperazione industriale G2G e Primo incontro di “Dialogo sulle politiche della difesa fra il Vietnam e l’Italia”) tenutosi ad Hanoi nel novembre 2014, il Segretariato Generale/Direttore Nazionale degli Armamenti ha formulato un invito alla controparte vietnamita per svolgere il 1° Gruppo di Lavoro congiunto (GdL) “per il coordinamento dell’attività di collaborazione nei settori terrestre, navale, aereo dell’industria della difesa, gli acquisiti degli armamenti lo sminamento e mantenimento della pace”. La prima riunione del GdL, inizialmente prevista nel primo trimestre 2015 e successivamente pianificata nel mese di Novembre 2016, dopo l’ennesimo rinvio, non è stata però ancora

266 Ibidem.

267 La notizia è tratta dall’articolo “Italia e Vietnam firmano l’accordo di cooperazione militare”, in

“Analisi Industria”, 22\01\2013, consultabile sul sito https://www.analisidifesa.it/2013/01/italia-e-vietnam- firmano-laccordo-di-cooperazione-militare/.

101 svolta. Si auspica, pertanto, che il suddetto GdL congiunto possa fungere in un futuro non troppo lontano da concreto strumento per l’avvio di collaborazioni industriali (fortemente richieste dall’industria nazionale) e formative/addestrative, compatibilmente con la totalità degli impegni di cooperazione bilaterale a livello di Stato Maggiore della Difesa. Infine, nell’Aprile 2017 ha avuto luogo il secondo dialogo politico-strategico tra il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, e il vice Ministro della Difesa della Repubblica Socialista del Vietnam, Generale Nguyen Chi Vinh268. Si è trattato di un appuntamento per realizzare una maggiore collaborazione nei settori militari e nella cooperazione industriale della difesa. Tra i principali temi si è discusso anche dell’impegno nel contrasto al terrorismo, della sorveglianza marittima, del controllo dei flussi migratori, della situazione nella Corea del nord e della minaccia nucleare. Sul tema dell’addestramento, che rappresenta uno dei principali pilastri di cooperazione tra i due Paesi, è stata rinnovata la disponibilità della Difesa italiana nella formazione di Ufficiali vietamiti, interessati soprattutto nel settore della bonifica di ordigni esplosivi. Numerosi di essi hanno già frequentato corsi di formazione in questo campo presso il Centro di Eccellenza Counter IED dell’Esercito269. Durante l’incontro il Sottosegretario Rossi ha

richiamato l’attenzione sulla possibilità dell’industria italiana, che opera nel settore della Difesa, di incrementare la collaborazione con il Governo vietnamita mentre il vice Ministro Vinh ha espresso interesse per l’acquisto di attrezzature tecniche del genio in previsione di un possibile futuro impiego nel Sud del Sudan270. A conclusione del secondo dialogo politico-strategico, per confermare l’impegno di collaborazione reciproca, è stato

268La notizia è tratta dal sito internet del Ministero della Difesa, “Italia - Vietnam: si è concluso a Roma il secondo dialogo politico-strategico”, 28\04\2017, consultabile sul sito https://www.difesa.it/.

269 Ibidem.

270Nel sud del Sudan il Vietnam partecipa alla missione umanitaria dell’ONU- UNMISS (United Nations

Mission in South Sudan), istituita con la risoluzione n. 1590 del Consiglio di Sicurezza del 24 marzo 2005 con il mandato di assistere le autorità del nuovo Stato a garantire la pace, proteggere la popolazione e garantire il rispetto dei diritti umani. Il sostegno alla missione di peacekeeping da parte del Vietnam continueranno anche nel futuro, così come ha affermato il vice Ministro della Difesa del Vietnam.

102 controfirmato un documento tecnico dai rappresentanti militari della Difesa italiana e vietnamita.

103

3.4. L’Italia in prima linea nel tentativo di supportare il difficile