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L’Italia in prima linea nel tentativo di supportare il difficile ammodernamento delle forze armate filippine

LA COOPERAZIONE MILITARE TRA L’ITALIA E I PAESI DEL SUD-EST ASIATICO

3.4. L’Italia in prima linea nel tentativo di supportare il difficile ammodernamento delle forze armate filippine

Quando si analizzano o si comparano i vari attori militari dell'Estremo Oriente, raramente vengono menzionate le Filippine. Eppure questo Paese ha una posizione strategica nell'Oceano Pacifico poiché “chiude” il Mar Cinese Meridionale e costituisce una testa di ponte privilegiata per l'accesso alla Malesia ma soprattutto alle molteplici isole Indonesiane. Facendo un salto nel passato, al culmine della Guerra Fredda, le Filippine possedevano una delle forze armate più equipaggiate dell’Asia, grazie alla stretta relazione diplomatica con gli Stati Uniti nella lotta contro la minaccia del comunismo271. Questo forte legame tra i due Paesi derivava dal fatto che le Filippine

erano state territorio d’oltremare degli Stati Uniti fino al 1946. Nel 1951, a seguito dell’ottenimento dell’indipendenza della Repubblica, era stato firmato il trattato di mutua difesa tra i due Paesi che da allora sono diventati stretti partner militari. Il trattato aveva permesso agli Stati Uniti di garantire nel territorio un’importante presenza di truppe americane, considerando l’ex colonia, tra gli alleati non-NATO, lo Stato strategicamente più vicino in Asia.

In questa cornice diversi sono stati poi i programmi di aiuto che nel corso degli anni Washington ha offerto a Manila. Nello specifico di notevole importanza è stato l’Excess

Defense Article (EDA) in base al quale le Filippine hanno ricevuto, a titolo gratuito, 77

veicoli corazzati M113 A2 dagli Stati Uniti e che hanno contribuito così a rafforzare le forze militari filippine, poco equipaggiate e impegnate nella lotta contro vari gruppi ribelli

104 nel Paese272. La donazione ha aumentato anche il numero dei veicoli blindati dell’esercito

filippino di oltre un terzo, rafforzando così la divisione meccanizzata. Altro programma degli Stati Uniti a favore delle Filippine è stato quello di assistenza nell’anti-terrorismo273 (Antiterrorism Assistance) del Dipartimento di Stato americano (ATA). L’Assistenza ATA ha incluso l’addestramento in settori come la risposta alle crisi, la negoziazione ostaggi e l’addestramento sull’eliminazione del materiale esplosivo. Il programma era anche concentrato sul miglioramento della capacità della polizia filippina di condurre indagini antiterrorismo, comprese le indagini informatiche. I due Paesi hanno svolto inoltre numerose esercitazioni militari bilaterali. Famose sono state quelle denominate

Balikatan274, che hanno contribuito a sradicare le organizzazioni terroristiche di Abu Sayyaf e Jemaah Islamiyah e a portare lo sviluppo nelle tormentate aree da tempo sotto il controllo dei terroristi. Nel 2014 è stato inoltre firmato dal Presidente USA, Barack Obama, e dal presidente filippino Benigno Aquino III un accordo sulla difesa, della durata di dieci anni, denominato Enhanced Defense Cooperation Agreement (EDCA)275 che ha permesso agli Stati Uniti una maggiore presenza di truppe americane nel Paese. L’accordo garantisce a quest’ultime la condivisione delle strutture militari nonché un migliore accesso per gli Stati Uniti a porti, basi militari e a basi dell’aviazione sul territorio filippino. Al contempo le truppe statunitensi avrebbero fornito un più efficace addestramento all’esercito di Manila e un importante sostegno logistico.

272 Per approfondimenti si veda “Stati Uniti in supporto delle forze armate filippine” in “Il Nodo di Gordio”,

22\12\201, consultabile sul sito http://www.occhidellaguerra.it/stati-uniti-in-supportodelle-forze-armate- filippine/.

273 Bureau Of Diplomatic Security In Partnership With Bureau Of Counterterrorism, Antiterrorism Assistance Report 2017, Department of State, United States, 2017, consultabile sul sito

https://www.state.gov/m/ds/rls/rpt/273872.htm.

274 G. Giansanti, Esercitazioni militari congiunte per Usa e Filippine, Rassegna Stampa del 17\04\2012,

consultabile sul sito https://www.lintellettualedissidente.it/non-categorizzato/esercitazioni-militari- congiunte-per-usa-e-filippine/.

275 P. Parameswaran., Why the New US-Philippines Military Pact’s First Project Launch Matters, Le

105 Nonostante tali intese, secondo quanto riportato dalla rivista Defense News, le forze armate filippine alla fine del 2015 apparivano non solo le più mal equipaggiate tra i Paesi della regione276 ma risultavano anche organizzate in modo disomogeneo. Per anni, infatti, il governo di Manila ha dato maggiore prevalenza alla dimensione terrestre: la minaccia interna, unita anche all'autoritarismo degli anni di Ferdinand Marcos (al potere fra il 1965 ed il 1986) ha dato una netta prevalenza all'Esercito (Philippine Armyo Hukbong Katihan

ng Pilipinas) rispetto alle altre Forze Armate, ovvero l'Aeronautica Militare (Philippine Air Forceo Sandataháng Lakás ng Pilipinas) e la Marina Militare (Philippine Navyo Hukbóng Dagat ng Pilipinas)277. La consistenza organica è indicativa: su un totale di 125.000 uomini nelle Forze Armate (Armed Forces of the Philippineso AFP) l'esercito ne contava 86.000, la marina 24.000 e l'aeronautica 15.000278. Questa asimmetria ha creato

una situazione di forte squilibrio che oggi emerge in tutta la sua drammaticità: marina ed aeronautica scontano una notevole obsolescenza di mezzi e piattaforme, senza contare le limitate capacità operative. Le due componenti, poi, sono state spesso destinate a ruoli ausiliari rispetto all'esercito (ad esempio bombardamenti aerei in funzione di counter

insurgency o attività navali costiere), anche a causa degli scarsi mezzi a disposizione. La

marina, ad esempio, dispone di una fregata ed una sessantina di pattugliatori, in prevalenza ex statunitensi. A queste unità (e ai suoi 24.000 uomini) spetta il non facile compito di pattugliare ben 36.000 chilometri di coste, senza contare i ben più vasti spazi, anche contesi, del Mar Cinese Meridionale279. La nave ammiraglia BRP Rajah Humabon

276 La notizia è tratta dall’articolo L. Vita, “Duterte adesso sfida gli Stati Uniti: cooperazione militare con la Russia”, 26\10\2017, consultabile sul sito http://www.occhidellaguerra.it/duterte-adesso-sfida-gli-stati-uniti-cooperazione-militare-la-russia/.

277 S. Felician Beccari, La difficile modernizzazione della difesa filippina, in “Osservatorio Strategico”,

(CeMiSS) Centro Militare di Studi Strategici, Anno XVII n° VII, 2015, p. 85.

278 Questa struttura, così sbilanciata a favore della componente terrestre, è una caratteristica comune in Asia

Pacifica. La vicina Indonesia, il Vietnam, la Cambogia o il Laos, solo per fare alcuni esempi, hanno tutti componenti terrestri (esercito) fortemente sovradimensionate rispetto alle altre armi.

106 (PF-11280) è un vecchio cacciatorpediniere di scorta statunitense (destroyer escort) della

Seconda Guerra Mondiale che i filippini hanno riclassato come fregata. Questa unità, varata nel 1943 come USS Atherton, ha combattuto nell'Atlantico e nel Pacifico, ha poi servito vent'anni nella flotta nipponica (fra gli anni '50 e '70) per poi passare a quella filippina intorno alla metà degli anni '70. Nonostante gli ammodernamenti, la vetustà della piattaforma è ormai un dato di fatto281. All'ammiraglia si affiancano, come fregate, altre

due unità, ovvero la BRP Ramon Alcazar e la BRP Gregorio del Pilar, anch'esse ex unità statunitensi. Questi due vascelli sono stati ceduti alle Filippine agli inizi del presente decennio per rinforzare le limitate capacità della marina; va comunque ricordato, però, che queste due unità sono comunque in servizio dalla fine degli anni '60, e secondo alcune importanti fonti (come il Military Balance) non sono nemmeno classificabili come “fregate”. Più nuova generazione è l'unità BRP General Mariano Alvarez, ex pattugliatore USA classe Cyclone, varato negli anni '90 e consegnato alle Filippine nel 2004. Si tratta però di una unità di circa 300 tonnellate, con armamento leggero che gli Stati Uniti hanno usato per funzioni di guardia costiera o per le attività delle proprie forze speciali. Le altre unità navali, principalmente ex USA, rendono ancora più eterogeneo il parco mezzi della marina di Manila. Infine quest'ultima non dispone (ne ha mai disposto) di capacità subacquee, anche se vi sono dei progetti al riguardo282.

L'aeronautica militare soffre anch'essa di un notevole ritardo. I (pochi) aerei a reazione disponibili si riassumono in uno squadrone di SIAI-Marchetti S-211283, più noti in occidente come addestratori che come unità combattenti. Dopo che Manila ha dismesso gli F-5 (a metà anni 2000) gli S-211 sono le uniche unità disponibili per la difesa aerea,

280 BRP sta per Barko ng Republika ng Pilipinas, ovvero nave della Repubblica delle Filippine. 281 S. Felician Beccari, La difficile modernizzazione della difesa filippina, 15. op. cit., p. 86.

282 F. Di Ernesto, Filippine valutano acquisto sottomarini per modernizzare difesa, Agenzia Stampa

Italiana, 12\06\2018, consultabile sul sito http://agenziastampaitalia.it/politica/politica-estera/39465- filippine-valutano-acquisto-sottomarini-per-modernizzare-difesa/.

283 Per approfondimenti si consulti l’articolo “Is it time to replace the Philippine Air force?”, 7\10\2014,

107 ruolo per le quali questi piccoli velivoli non erano inizialmente designati284. Un’altra

componente importante dell'aeronautica è uno squadrone di OV-10A/C Bronco, bimotore ad elica ad ala alta sviluppato inizialmente per il Forward Air Control285 e particolarmente

utile per il supporto alle attività di controguerriglia. Come si può ben immaginare, le capacità aeree filippine impallidiscono di fronte alle tecnologie aeronautiche cinesi o dei Paesi vicini nonostante la componente area sia stata rinforzata da 12 caccia leggeri FA- 50 di fabbricazione sudcoreana a fine 2014286. Ciò ha infatti costituito un’innovazione limitata per la componente aerea di Manila.

E' quindi chiaro come marina e aeronautica siano in netta sofferenza. La recente immissione di nuove unità sembra ancora un’innovazione troppo modesta per avere un impatto strategico sulla capacità militare filippina. Per tale ragione, nel 2015, il Presidente filippino Benigno Aquino III, avendo deciso di iniziare un’opera di ammodernamento delle forze armate con l’acquisizione di nuove navi e aeromobili, ha proposto al Parlamento un aumento del 25% della spesa per la difesa per il 2016, arrivando così ad un record di 25 miliardi di pesos (552 milioni di dollari)287. Nonostante questo, lo status in cui versano le forze armate filippine ha avuto serie conseguenze sulle capacità di proiezione esterna. In questo senso l'unico elemento che ha rafforzato la fragile proiezione esterna del Paese è stata la stretta relazione con gli USA. Nello stesso tempo però, questo rapporto si è dimostrato controproducente per lo sviluppo delle forze armate. Manila infatti per anni ha avuto un atteggiamento militarmente passivo e forse – con il senno di poi – eccessivamente accondiscendente con l'alleato americano. Gli Stati Uniti sono stati

284 S. Felician Beccari, La difficile modernizzazione della difesa filippina, op.cit., p. 88.

285Consiste nella fornitura di linee guida per la realizzazione di operazioni aeree denominate CAS (Close

Air Support) con l’obiettivo di garantire che il loro attacco raggiunga l'obiettivo previsto e non danneggi le truppe amiche.

286E. Roscini Vitali, Continua l’ammodernamento delle forze filippine, 21\9\2014, consultabile sul sito

https://www.analisidifesa.it/2014/09/continua-lammodernamento-delle-forze-filippine/.

287 S. Lipott, Lo “strappo” delle Filippine, in “Analisi Mondo”, 22\01\2017, consultabile sul sito

108 infatti per anni la principale “garanzia” politica e militare della sicurezza filippina ma questa garanzia ha sostanzialmente atrofizzato il resto delle capacità militari di Manila.

Con l’inizio della presidenza di Duterte288 qualcosa è cambiato: le Filippine hanno

cominciato ad avere una percezione diversa del proprio ruolo nel contesto geopolitico del Sud-est asiatico. Il cambiamento nasceva in realtà dall’esigenza di non dipendere più esclusivamente da uno Stato: visto l’evolversi di crisi continue, gli Stati non potevano più rimanere ancorati ad antiche alleanze289 e necessitavano di una maggiore libertà di manovra. Così, lentamente, le Filippine hanno iniziato ad allontanarsi dagli Stati Uniti siglando accordi con altri Stati, fino a quel momento mai considerati. Prima fra tutte con la Russia per una cooperazione militare e per la fornitura di equipaggiamento militare, armi, munizioni e mezzi da combattimento290. Il contratto, stipulato il 5 dicembre 2016 e

celebrato da entrambi i governi con una cerimonia avvenuta nel porto di Manila, a bordo della nave anti-sommergibile Ammiraglio Panteleev (una delle unità russe della Flotta del Pacifico), fu molto sentita anche dal punto di vista politico tanto che alla celebrazione presero parte il Ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, e lo stesso Presidente filippino, Rodrigo Duterte291. I rapporti sono poi stati definiti in un documento firmato da Shoigu e

dall’omologo filippino Delfin Lorenzana. Una sfida interessante per Mosca che, da un lato, si è inserito in un’area storicamente contesa fra Stati Uniti e Cina, ritrovandosi a giocare il ruolo di “terzo incomodo” e, dall’altro lato, ha dovuto fare i conti con un’inevitabile difficoltà a scardinare rapporti politici ormai pluridecennali fra gli Stati appartenenti all’ASEAN e gli USA, legati da contratti economici e commesse militari

288 L’incarico presidenziale incominciò il 30 maggio 2016, quando il Congresso filippino dichiarò

ufficialmente Duterte Presidente eletto in quanto vincitore delle elezioni.

289 La nascita dell’era multipolare, specie in un settore così interessato dal boom della Cina, fu un fenomeno

che alimentò il desiderio di autonomia dei singoli Stati.

290 Per approfondimenti consultare l’articolo M. Sparacino, Manila guarda a Mosca per le forniture militari, 27\01\2017, al sito https://www.analisidifesa.it/2017/01/manila-guarda-a-mosca-per-le-forniture-

militari/.

109 molto importanti. Il fatto che il Cremlino sia comunque riuscito a penetrare anche in un Paese così addentro all’orbita occidentale come le Filippine dimostra che qualcosa sta davvero cambiando e che i rapporti storici di forza non sono più così certi. Il Presidente filippino si è subito dimostrato intenzionato a costituire una triade con Russia e Cina, anche a costo di andare incontro a compromessi circa la disputa sul Mar Cinese Meridionale e a dire “addio” all’alleanza politico e militare con gli USA. L’obiettivo dichiarato da Duterte è stato quello di liberare il Paese, nel giro di un paio d’anni, dalla presenza di truppe americane presenti soprattutto sull’isola di Mindanao come supporto alle operazioni di antiterrorismo. In caso contrario il Presidente si dischiarava disposto a rompere gli accordi che avevano tanto celebrato la “special relationship” con gli Stati Uniti. Nell’agosto del 2016 infatti, convinto della sua decisione, Duterte ha addirittura affermato che le Filippine sarebbero state pronte a valutare l’uscita dalle Nazioni Unite (e magari a creare un’asse con Cina e Paesi africani) dopo le critiche sul mancato rispetto dei diritti umani avanzata da due Agenzie dell’Onu nell’ambito della guerra al narcotraffico292. A settembre dello stesso anno, dopo aver usato parole dispregiative nei confronti di Obama e dell’Ambasciatore americano a Manila, il Presidente filippino ha chiesto a Washington di ritirare immediatamente i propri consiglieri militari di stanza a Mindanao, in quanto la loro presenza minava gli sforzi del suo governo a trovare un’intesa con i gruppi armati islamisti293. Nello stesso tempo, Duterte affermava di avere

l’intenzione di ridurre, fino ad annullare completamente, i pattugliamenti che la marina filippina effettuava nelle acque del Mare Cinese Meridionale294.

La volontà di stringere un’alleanza militare con la Cina dà l’impressione che il Presidente sia dedito principalmente allo sviluppo economico del Paese che rimane una

292 Guerra portata avanti dallo stesso Presidente. 293 S. Lipott, Lo “strappo” delle Filippine, op.cit. 294 Ibidem.

110 priorità nelle sue politiche regionali. Messo infatti a dura prova da problemi interni, tra cui un prodotto interno lordo pro capite allarmante e da numerosi conflitti civili (insurgency e operazioni di contro terrorismo nei confronti del MILF, Abu Sayyaf, BIFF, Khalifa Islamiyah Mindanao e il Gruppo Maute), Duterte ha quindi deciso di focalizzarsi sulla cooperazione regionale. Nonostante gli sforzi del governo profusi nella modernizzazione delle forze armate, l’esercito filippino ha ancora molta strada da fare e deve fare i conti con il deficit degli anni precedenti. Decenni di scarse risorse hanno lasciato infatti le forze armate filippine alle prese con difficoltà tattiche e logistiche. Probabilmente Manila, a causa delle risorse limitate e per l’incerta capacità di spesa militare, non è preparata a combattere contro la Cina la disputa sul Mare Cinese meridionale e quindi, se è impensabile sfidare apertamente gli interessi cinesi nella regione, tanto vale unirsi al potenziale rivale numero uno.

Oltre alla Cina, Duterte si è mostrato interessato a stringere un sodalizio anche con il Giappone, tanto da dichiarare, durante una visita nella capitale giapponese nell’ottobre 2016, che le Filippine erano pronte a lavorare con Tokyo “per risolvere i tanti dossier aperti”295. Così nel marzo del 2017 Tokyo e Manila hanno dato avvio alla cooperazione

in ambito militare concludendo un accordo di difesa che prevede il trasferimento di equipaggiamento, mezzi e tecnologia militare giapponesi alle forze armate filippine. Dopo l’accordo, il governo di Tokyo ha donato alle Filippine dieci navi da ricognizione che sono state abilmente dispiegate dalla Guardia costiera filippina nel Mar Cinese Meridionale. L’alleanza militare con il Giappone ha sicuramente un significato strategico: il Giappone è il primo partner commerciale delle Filippine, nonché alleato americano e nemico dell’espansionismo cinese.

111 In conclusione, le decisioni di Duterte relativamente alle relazioni militari potrebbero basarsi su un puro calcolo delle probabilità, nella speranza che si possa creare una gara tra Stati Uniti e Cina per far pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte, naturalmente prendendo per buono l’assunto che esse siano interessati a farlo. Pechino è sicuramente interessata alla nuova amicizia sul fronte politico ma resta esitante nel prendere impegni più vincolanti e in particolare a trasferire armamenti sofisticati. Duterte nel frattempo sembra voler cogliere la sfida di una transizione militare particolarmente difficile, in termini di modernizzazione delle forze, in vista della preparazione ad un potenziale conflitto interstatale nella regione del Mare Cinese meridionale e ad operazioni di counter insurgency più efficaci. Se la partnership (per il momento ancora più politica che strategica) con la Cina offre grandi potenzialità per le mire di Duterte, allo stesso tempo rimane volatile e lo sviluppo della relazione ancora poco prevedibile296.

Per quanto riguarda l’Italia, i rapporti con le Filippine sono al momento piuttosto limitati soprattutto nel campo dei materiali per la difesa, a seguito di quanto avvenuto negli anni passati. Le relazioni con la Difesa filippina ebbero infatti un’accelerazione dopo la visita del Ministro della Difesa GAZMIN a fine gennaio 2012, a seguito della firma e dell’entrata in vigore, il 28 dicembre 2011, dell’ “Implementing Arrangement

between the Ministry of Defence of the Italian Republic and the Department of National Defense of the Republic of the Philippines concerning the Procurement of Defense Equipment” siglato nei termini previsti dall’Accordo quadro di Cooperazione

“Memorandum d’Intesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica delle Filippine sulla Cooperazione nel Settore della Difesa” stipulato nel 2004. All’epoca fu definito il cosiddetto “Pacchetto Italia” che prevedeva la cessione

112 onerosa tramite accordo G2G297 di due fregate Classe Maestrale della Marina Militare

Italiana ricondizionate, di alcuni velivoli ALENIA C27J ed elicotteri AGUSTA WESTLAND AW109 e AW139298. Tuttavia, la forte azione di interferenza da parte di

competitor coreani (interessati alle forniture navali e aeree nel settore training) e spagnoli

(per la parte trasporto aereo) attraverso forti azioni di lobbying riuscì ad orientare il DND filippino verso l’acquisto degli equipaggiamenti con il sistema delle gare internazionali, caratterizzate da requisiti compilati “ad hoc”, anziché attraverso accordi G2G. Di fatto, le offerte economiche presentate dalle aziende italiane impegnate nella trattativa relativa al “Pacchetto Italia” furono utilizzate per stilare dei requisiti che in pratica hanno poi estromesso le stesse società italiane dalle gare successive. Da allora il Governo filippino ha proceduto all’acquisto, tramite gara con procedure speciali, di mezzi similari prodotti dalla concorrenza coreana e spagnola. L’acquisizione dei mezzi, originariamente inseriti nel pacchetto, ha successivamente avuto il seguente sviluppo:

 Elicotteri: Agusta Westland ha annunciato nel novembre 2013 la firma di un contratto per 8 AW109 con il MOD filippino;

 Regate: Il MOD filippino ha assegnato la commessa attraverso un accordo diretto ai cantieri coreani per la fornitura di due “Corvette plus”;

 Velivoli da trasporto C27J: dopo diverse vicissitudini e due gare annullate, nel 2014 il consorzio CASA si è aggiudicato la commessa per 3 velivoli C295, poi consegnati nel 2016;

 Velivoli addestratori: il MOD filippino ha siglato un accordo diretto con la coreana KAI per la fornitura di velivoli T-50, con procedura di contrattazione

297 G2G è la c.d. attività «government to government» svolta dallo Stato italiano nei confronti di altri Stati

in materia di cooperazione nel settore dei materiali d’armamento prodotti dall’industria nazionale. Questo tipo di attività è disciplinato dal D.P.R., 06/05/2015 n° 104 che fornisce concreta attuazione all’art. 537 ter (intitolato «Cooperazione con altri Stati per i materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale»), comma 2, d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66, recante il «Codice dell’ordinamento militare».