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Dalla scoperta delle “Islas de Oriente” all’Amministrazione del “Castigatore” Filippine e Italia: Alleati nella lotta contro l’ISIS.

Circondato dall'Oceano Pacifico e situato nel Sud-est asiatico, l'arcipelago delle Filippine è composto da circa 7000 isole ed isolotti, di cui 5000 completamente disabitati. Si tratta di un Paese piuttosto complesso, segnato da un passato difficile che, nel corso della storia, ha subito prima una lunga dominazione spagnola, poi quella americana e infine, dopo l’invasione giapponese71, ha raggiunto l'indipendenza e la libertà solo nel

1946.

Durante la dominazione spagnola, dal 1565 al 1898, le Filippine sono state colonia e vero e proprio pivot economico dell’Impero Spagnolo in Asia, fino a quando il Trattato di Parigi del 1888 non impose alla Corona di Spagna la loro cessione agli Stati Uniti. La presenza americana fu inizialmente ben accolta dalle Filippine poiché i due Stati erano uniti da un comune nemico, la Spagna. Gli USA imposero al Paese una sorta di protettorato e, mediante l’introduzione di un regime di libero commercio, venne favorita la commercializzazione dei prodotti locali, come lo zucchero, le banane, la canapa e le noci di cocco. In particolare si affermarono nel contesto imprenditoriale i cosiddetti

signori dello zucchero, proprietari delle piantagioni di canna da zucchero che si

occupavano anche della raffinazione, della vendita e della distribuzione della merce. Tuttavia le relazioni con gli Stati Uniti si deteriorarono e le tensioni sfociarono, nel 1899, nella Guerra filippino-americana. Il conflitto rappresentò una continuazione della lotta

71 La dura e violenta occupazione giapponese tra il 1941 e il 1944 segnò una battuta d’arresto per lo sviluppo

35 filippina per la conquista dell'indipendenza, già iniziata con la “Rivoluzione” contro gli spagnoli.

Con il "Philippine Organic Act" del 1902 ai filippini fu concesso un autogoverno molto limitato, incluso il diritto di voto per una propria assemblea legislativa, ma solo con il "Philippine Autonomy Act" del 1916 il governo statunitense promise ufficialmente la concessione dell'indipendenza all'arcipelago. Nel 1935 fu istituito il Commonwealth delle Filippine72, un'amministrazione semi-autonoma con una propria Costituzione in preparazione della piena indipendenza e, dopo il periodo dell'occupazione giapponese, durante la seconda guerra mondiale, l'arcipelago ottenne la completa autonomia nel 1946. Nonostante l’indipendenza, l’economia filippina è rimasta però ancora per molti anni fortemente dipendente da quella americana: a testimoniarlo fu il “Philippine Trade

Act”73, accordo economico tra i due Stati stipulato nel 1946, con il quale vennero imposte da subito una serie di limitazioni74 che continuarono a legare l’economia filippina a quella degli Stati Uniti. I due Stati firmarono anche un patto di assistenza militare che concedeva agli americani l’affitto per 99 anni (ridotti poi a 25) di alcune basi militari del Paese75.

Purtroppo però, dopo l’indipendenza, i problemi di questo Paese sembravano non conoscere fine. Gli anni immediatamente successivi furono caratterizzati da una forte propaganda nazionalista, usata dal governo per rafforzare uno Stato privo di vera e propria esperienza democratica e minacciato dallo spettro del comunismo. I problemi economici erano aggravati da quelli politici e i governi si alternavano senza riuscire ad alleggerire le tensioni del Paese. Con le elezioni del 1959 entrò nella scena politica del Paese Ferdinando Marcos che, divenne Presidente nel 1965; Marcos sarebbe stato il dittatore

72 Cfr. S. Harris, God’s Arbiters: Americans and the Philippines, 1898-1902 – Oxford University Press,

New York, 2011.

73 Conosciuto anche come Bell Trade Act.

74 K. V. Lottich and R. Anfini Duga., The Philippine Republic, Key to Asia / La Repubblica delle Filippine Chiave dell'Asia, in “Il Politico”, vol. 29, n. 1, marzo 1964, pp. 186-212.

75 Cfr. A. Doronila, A New Paradigm for Understanding Philippines Politics, Asian Centre for the Study

36 indiscusso delle Filippine per un ventennio anche se la sua politica sarebbe risultata fallimentare sul piano economico e sociale76. Le Filippine attraversarono con lui un periodo politico estremamente controverso: la popolazione gli garantì il proprio consenso nonostante egli fosse fautore di un regime politico impermeabile a maggiori istanze democratiche. Nel 1972 egli introdusse la legge marziale e limitò la libertà di stampa e alcune libertà civili per fronteggiare l'aumento della criminalità e della disobbedienza civile e per contrastare i movimenti insurrezionali di comunisti e musulmani. Nello stesso tempo egli fu anche promotore di un ambizioso progetto di opere pubbliche e di lotta contro l’evasione fiscale che garantì al Paese una notevole prosperità economica77.

L’apertura del mercato interno al commercio internazionale intensificò il flusso di investimenti diretti esteri, soprattutto americani e giapponesi, e l’introduzione di nuove tecnologie e l’impiego di manodopera qualificata favorirono il potenziamento dell’agricoltura. Anche l’industria fu potenziata soprattutto nel settore “leggero”, legato ai beni di consumo interno.

Nonostante ciò, quegli anni furono caratterizzati da un alto tasso di emigrazione: molti filippini lasciarono il Paese a causa della disoccupazione e della povertà nelle aree rurali e nelle isole più piccole. Lentamente la corruzione, il nepotismo, l’aumento dell'insoddisfazione popolare78 e il rallentamento della crescita economica contribuirono al declino dell’amministrazione di Marcos che, nel 1986, fu costretto a dimettersi dopo l’assassinio del leader di opposizione Benigno Aquino79.

76 Cfr. G. Soravia, Il Sud-est asiatico, Edizioni Pedragon, Bologna, 1988.

77 M. Mendoza, Politics and governance with 1987 Philippine Constitution, Purely Books Trading and

Publishing, Mandaluyong City, 2013, p. 15.

78 L’insoddisfazione popolare per il regime dittatoriale di Marcos condusse ad una serie di rivolte ricordate

con il nome di Rivoluzione del Rosario che determinarono la caduta del regime.

79 Benigno Aquino fu un acerrimo rivale politico del Presidente Ferdinand Marcos. Egli fu assassinato nel

1983 con un colpo d'arma da fuoco mentre sbarcava dall'aereo che lo riportava nelle Filippine, al ritorno da un esilio di tre anni negli Stati Uniti.

37 Il successore di Marcos fu la vedova di Benigno, Corazon Aquino che, nonostante la permanenza di un alto tasso di corruzione, riuscì a imporre il ripristino della democrazia e delle libertà civili. La sua amministrazione fu caratterizzata dal ritorno del sistema del

Pork Barrel (abolito dal suo predecessore), ovvero un contributo di denaro pubblico che

i componenti del Congresso e del Senato avevano a disposizione per finanziare progetti di interesse locale.

Il successore della Corazon fu Felipe Valdez Ramos, primo Presidente di religione protestante nella storia del Paese. Eletto nel 1992, da un lato egli consolidò la stabilità interna, grazie a riforme economiche più incisive che puntavano ad aprire ulteriormente l’economia nazionale ai mercati esteri80, dall’altro fu responsabile di numerose violazioni

dei diritti umani, con il ripristino della a pena di morte (abolita nuovamente nel 2006 ma oggi tornata ad essere uno dei punti del programma81 dell’Amministrazione Duterte). L’ultimo anno della sua presidenza coincise con lo scoppio della crisi asiatica i cui esiti disastrosi rimasero in eredità al suo successore, Joseph Estrada, eletto alla presidenza della Repubblica nel 1998. Estrada durò al potere pochissimo: fu prima travolto dalla crisi finanziaria e poi da uno scandalo per corruzione a seguito del quale fu avviata la procedura di impeachment e fu costretto alle dimissioni nel 2001.

Suo successore fu Gloria Arroyo, la cui presidenza fu caratterizzata da una forte crescita economica82 ma anche da una dilagante corruzione che provocò in più occasioni

dure proteste da parte dei militari. In cinque anni di presidenza l’incarico dell’Arroyo vacillò più volte. Infatti a partire dal 2003 aumentò il malcontento verso il governo incapace di gestire i principali problemi del Paese: povertà, corruzione e terrorismo. Arroyo cercò di trovare supporto in un alleato forte rivolgendosi agli Stati Uniti, con cui

80 Sotto la sua presidenza l’economia crebbe a ritmi rilevanti ed il Paese venne annoverato fra le cosiddette

“Tigri Asiatiche”.

81 La notizia è tratta dall’articolo M. Peracchino, “Filippine: Duterte chiede il ritorno alla pena di morte”,

17\05\2016 consultabile sul sito https://lindro.it/filippine-duterte-chiede-il-ritorno-alla-pena-di-morte/.

38 rafforzò l’alleanza storica e ordinò nel 2003 l’invio dell’esercito filippino in Iraq a sostegno della Coalizione83. Il suo esecutivo adottò una serie di provvedimenti importanti per il risanamento economico: oltre al potenziamento delle infrastrutture e alla riforma del sistema fiscale per bloccare gli ingenti prelievi statali che impoverivano la classe imprenditoriale, vennero adottate decise misure di deregulation84 e di privatizzazione che condussero effettivamente al miglioramento del commercio con l’estero e ad una maggiore integrazione con gli altri Paesi del Sud-est asiatico.

Il successore della Arroyo fu Benigno Aquino III85 che vinse le elezioni nel 2010. L’amministrazione Aquino si pose come obiettivi la lotta alla povertà e alla corruzione, una maggiore trasparenza ed efficacia della pubblica amministrazione e la soluzione degli annosi conflitti con l’insurrezione comunista.

Dopo di lui, nel 2016 prese il potere Rodrigo Duterte (attualmente in carica) la cui azione politica mira a risolvere i problemi endemici del Paese: sicurezza, lotta alla corruzione ed alla povertà, riforme istituzionali e sostegno ai processi di pace interni. In particolare, la guerra contro il commercio di droga è sempre stata considerata prioritaria86 dal Presidente tanto da indurlo a ricorrere a metodi anche poco convenzionali87 e ad una

retorica infiammata non in linea con gli standard in materia di rispetto dei diritti umani. Nonostante ciò, Duterte è popolarissimo in patria, con un tasso di consenso che si aggira tra il 70% e l’80%. Secondo tassello fondamentale della politica populistica dutertiana è la lotta alla povertà e all’emarginazione tanto che il Governo ha dichiarato come obiettivo

83 L’impegno militare a supporto della Coalizione durò poco più di un anno. Le truppe vennero ritirate per

non inimicarsi il mondo musulmano anche in vista delle elezioni politiche del 2004.

84C. D'Auria, L'evoluzione dei sistemi politici delle "tigri" asiatiche: tendenze, consolidamento e prospettive future, in “Rivista di Studi Politici Internazionali”, Vol. 72, No. 1 (285) (Gennaio-Marzo 2005),

pp. 65-84.

85 Benigno Aquino III era il figlio di Benigno Aquino e Corazon Aquino.

86 La notizia è tratta dall’ articolo “Le Filippine sotto Duterte: la guerra alla droga” di R. Neironi del 10

ottobre 2016 consultabile sul sito https://www.ilcaffegeopolitico.org/46789/le-filippine-sotto-duterte-i-la- guerra-alla-droga\.

87 La notizia è tratta dall’articolo “Duterte indagato ritira le Filippine dalla Corte penale internazionale”

di M. Miavaldi, 19 Marzo 2018, consultabile sul sito https://eastwest.eu/it/opinioni/open-doors/guerra- droga-duterte-indagato-ritira-filippine-corte-penale-internazionale/.

39 quello di ridurre l’indice di povertà dall’attuale 26%, al 17%88. L’amministrazione è

inoltre impegnata a migliorare la scuola e la sanità per le fasce più deboli, a rafforzare il programma “conditional cash transfer” che prevede l’elargizione di fondi alle fasce più povere in base alla frequenza scolastica dei bambini per l’accesso ai presidi sanitari, nonché un aumento della retribuzione delle forze armate. Sempre sul piano delle riforme sociali, Duterte vuole implementare la legge sulla riproduzione responsabile, per impedire che ogni famiglia possa avere più di tre figli.

Infine sul fronte degli oppositori interni, il Governo filippino è impegnato in quattro diversi processi di pace89: due nei confronti delle insurrezioni delle minoranze musulmane guidate dal MNLF (Moro National Liberation Front) e dal MILF90 (Moro

Islamic Liberation Front e principale gruppo ribelle a Mindanao), uno per sedare

l’insurrezione comunista rappresentata da CPP-NPA\NDF ed infine uno contro gruppi fuoriusciti dall’NPA quali il CPLA (Cordillera People’s Liberation Army) e il RPMP (Partito rivoluzionario dei lavoratori filippini). L’amministrazione Duterte ha impresso un forte impulso a tali processi di pace alcuni dei quali erano in fase di stallo da lungo tempo. Il Presidente ha sempre dichiarato di essere disposto ad intraprendere ogni azione utile al fine di raggiungere finalmente la pace in aree interessate da guerriglie decennali (“I went an extra mile”91). E così, dopo i molteplici tentativi di creare una pace duratura

intrapresi già dall’ ex Presidente Aquino III92 nel 2014, con l’amministrazione di Duterte

88Fonte: “Rapporto annuale 2017-2018” di Amnesty International consultabile sul sito

https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2017-2018/asia-e-pacifico/filippine/.

89Fonte: Sezione “Politica interna” della scheda Paese\Filippine consultabile sul sito

http://www.infomercatiesteri.it/politica_interna.php?id_paesi=124/.

90Il MILF è gruppo di guerriglia islamico sunnita che ha combattuto il governo delle Filippine per ottenere

l'indipendenza del Mindanao. Esso nacque formalmente nel 1984, fondato da alcuni fuoriusciti del più antico Moro National Liberation Front (MNLF), che già dal 1969 compiva operazioni di guerriglia per creare uno Stato indipendente per l'etnia Moro, separata culturalmente dal resto del Paese e unita alle Filippine solamente dal periodo coloniale in poi.

91 Per approfondimenti si consulti l’articolo “Le Filippine tra nuova politica e vecchi problemi” del

7\9\2010 al link https://www.eurasia-rivista.com/le-filippine-tra-nuova-politica-e-vecchi-problemi/.

92Nel 2014 il Presidente Aquino III e il MILF avevano già firmato un accordo quadro per una tregua

40 si è giunti definitivamente alla stipula dell’accordo di pace con il Moro Islamic Liberation

Front (MILF) ratificato dal Senato il 26 luglio 2018. L’intesa, oltre ad assicurare una pace

duratura, prevede la creazione di una nuova area autonoma per le popolazioni Moro93, il Bangsamoro94, che si estende in tutta la zona meridionale del Paese e in cui vivono circa 4 milioni di persone.

Nel frattempo Duterte è anche impegnato nella guerra contro l’ISIS. Proprio sull’isola di Mindanao infatti, nel maggio del 2017, è stata piantata la bandiera nera del califfato ed è stata conquistata la città di Marawi95 per crearvi una base per irrorare di sangue e terrore il Sud-est asiatico. Da allora l’esercito filippino ha dato il via ad operazioni per la liberazione della città che sono durate quasi un anno (la più grande operazione di guerra nelle Filippine dalla fine della Seconda Guerra Mondiale). Nella lotta senza quartiere contro l’ISIS, Duterte si è rivelato uno stratega di tutto rispetto utilizzando i guerriglieri separatisti musulmani di Mindanao contro i propri fratelli in Allah. Infatti, sfruttando le differenze ideologiche e programmatiche, egli ha spinto il MILF a combattere contro l’ISIS riuscendo così a liberare la città di Marawi96. L’approvazione del BBL97 e la

creazione di Bangsamoro è dunque il prezzo che Duterte ha dovuto pagare ai guerriglieri del Moro per l’aiuto ricevuto. Essi, insieme ai quelli appartenenti al MILF, hanno dimostrato infatti un coraggio invidiabile oltre che una grande solidarietà verso la popolazione cristiana colpita dal conflitto.

dei Rappresentanti, nonostante le accuse riguardo il suo presunto carattere incostituzionale, ma fu temporaneamente accantonato dal Senato per via della sua complessità.

93 La più grande etnia non cristiana dell’arcipelago filippino.

94 Il Bangsamoro verrà istituito attraverso il cosiddetto Bangsamoro Basic Law (BBL), un disegno di legge

che prevede la costituzione di un’unità territoriale autonoma all’interno dello Stato filippino, che andrà a sostituirsi all’attuale Regione Autonoma del Mindanao Islamico.

95 Amnesty International, “The Battle of Marawi”: Death and Destruction in the Philippines, (ASA

35/7427/2017), Amnesty International Ltd, Peter Benenson House, Londra, 2017, p. 11.

96Ibidem.

41 Nonostante Marawi sia stata liberata, le preoccupazioni per Duterte però non sono terminate. Il Presidente ha infatti più volte affermato che “i terroristi affiliati allo Stato islamico stanno ancora reclutando e arruolando nuove persone al fine di sostenere il loro progetto di stabilire un califfato nel Sud-est asiatico98”. Così, per sconfiggerli, il Congresso delle Filippine ha approvato il 13 dicembre 2017 l’estensione della legge marziale nella regione di Mindanao fino alla fine del 2018. “La misura tesa a garantire la sicurezza pubblica ha indubbiamente come obiettivo quello di consentire al governo e al popolo di Mindanao di portare avanti il compito più ampio di risanamento e di promozione di una crescita e di uno sviluppo socio-economico stabile” - sono state le dichiarazioni del Presidente per giustificare la sua decisione al termine del conflitto, in occasione di una cerimonia alla Clark Air Base, caserma dell’Aeronautica Militare filippina, a 100 chilometri a nord di Manila. Non la pensa però allo stesso modo la Comunità internazionale e tutti coloro che lavorano per la pace e per i diritti dell’uomo i quali invece ritengono la reintroduzione della legge marziale una minaccia per la pace e la sicurezza: la memoria degli abusi perpetrati durante il periodo della legge marziale, proclamata dal Presidente Marcos nel lontano 1972, fa ancora tremare le classi sociali più deboli.99

Dal punto di vista della politica estera, il Presidente ha più volte dichiarato di voler rendere il proprio Paese “indipendente100”, minacciando di spezzare la storica alleanza

con gli Stati Uniti e di riavvicinarsi alla Cina. L’obiettivo è prima di tutto quello di diversificare i partners internazionali e aumentare i benefici per Manila. Anche se a tutt’oggi egli non ha ancora cancellato le esercitazioni militari congiunte in funzione anti-

98 La notizia è tratta dall’articolo B. Sarmiento, “ISIS alive and well in the Philippines”, Asia Times,

12\03\2018.

99La legge marziale di Marcos durò circa dieci anni e in quel periodo più di tremila persone furono uccise

e decine di migliaia torturate e imprigionate.

100 La notzia è tratta dall’articolo F. Leone Grotti, “Le scommesse di Duterte sul futuro delle Filippine”,

Asian Waves, 15/9/2017.

42 cinese, ha dichiarato che se “il Dragone” continuerà a violare i trattati internazionali nel Mar Cinese meridionale, dove Pechino sta moltiplicando basi militari e rotte commerciali, pur in caso di confronto bellico, egli non chiederà l’aiuto degli Stati Uniti come prevedrebbe il patto di reciproca difesa101 firmato nel 1951 tra Washington e Manila. Il tentativo di allontanarsi da Washington per avvicinarsi a Pechino, senza però rompere del tutto l’antica alleanza con gli Stati Uniti, appare a molti osservatori un gioco pericoloso.

Molto interessanti e positivi sono invece i rapporti con l’Unione Europea, non solo bilateralmente ma anche nel contesto dell’ASEAN102. Proprio a Manila, infatti, è stato celebrato nel 2017 il quarantesimo anniversario del Dialogo tra Unione Europea (a quel tempo CEE) e Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico103. Il dialogo politico bilaterale dell’UE, anche nel caso delle Filippine, ha avuto sempre come obiettivo il rafforzamento della cooperazione economica con i Paesi membri e, per coronare gli ottimi traguardi raggiunti, già nel 2011 venne firmato un Accordo quadro di partenariato e cooperazione con Manila. Esso rappresentava il secondo accordo che l'Unione Europea concludeva con un Paese dell'ASEAN, dopo quello con l'Indonesia, e andava a completare il quadro giuridico costituito dall'Accordo di cooperazione del 1980 tra questi Paesi e la CEE. Ciò ha consentito di avviare un’importante cooperazione in settori quali la lotta al terrorismo, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani, nonché di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica, rappresentando inoltre un ulteriore progresso verso un maggiore coinvolgimento politico ed economico europeo nel Sud-Est asiatico. Qualche anno più tardi, nel 2015, è stato avviato un secondo ciclo di negoziati per un accordo bilaterale di libero scambio, concluso definitivamente nell'aprile del 2017. Il

101 La notizia è tratta dall’articolo S. Lipott, Lo “strappo” delle Filippine, 22\01\2017, in “Analisi Mondo”,

consultabile al sito https://www.analisidifesa.it/2017/01/lo-strappo-delle-filippine/.

102Cfr. M.C.Jr. Abad, The Philippines in ASEAN: Reflections in the Listening Room, Anvil Publishing,

Mandaluyong City, 2011.

103 Al 31º vertice dell'ASEAN, tenutosi a Manila il 13 e il 14 novembre 2017, si è celebrato il 50°

anniversario della fondazione dell'ASEAN. Esso ha coinciso con il la celebrazione del 40º anniversario del vertice UE-ASEAN.

43 solido legame con Manila è un po’ vacillato da quando Duterte, soprannominato "Il Castigatore", è diventato Presidente delle Filippine, nel 2016, dal momento che egli ha lanciato una repressione massiccia e brutale contro il commercio delle droghe illegali, promettendo di uccidere centomila criminali. L'UE ha duramente condannato la politica di Duterte chiedendo la sospensione delle esecuzioni extragiudiziali, ma il Presidente non sembra intenzionato ad ascoltare Bruxelles.

All’interno dell’Unione Europea, le Filippine hanno sempre nutrito una particolare simpatia nei confronti dell’Italia, sia in ragione di comuni riferimenti culturali sia, più recentemente, per la presenza in Italia di una nutrita e ben integrata comunità di filippini104 (circa 160.000 persone) la cui formazione ha avuto inizio durante gli anni