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Italia Singapore: una cooperazione militare necessaria per realizzare la Total Defence singaporiana.

LA COOPERAZIONE MILITARE TRA L’ITALIA E I PAESI DEL SUD-EST ASIATICO

3.2. Italia Singapore: una cooperazione militare necessaria per realizzare la Total Defence singaporiana.

Singapore è uno Stato decisamente vulnerabile a causa delle sue ridotte dimensioni, della scarsità di risorse e della sua posizione geopolitica. Per far fronte a questa fragilità, i leader singaporiani hanno adottato un approccio tripartito che prevede la promozione dell’interdipendenza economica, la modernizzazione dei propri armamenti, la ricerca di alleanze stabili e durature e l’istituzione di una sorta di balance of power nella regione. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante poiché lo scenario che più spaventa l’élite politica della città-Stato è la possibile ascesa di una potenza egemone nell’area. La loro dottrina strategico-militare si basa in parte sul principio della deterrenza nei confronti della Malesia, dalla quale vi è stato un brusco affrancamento nel 1965 e con cui non si sono mai normalizzati definitivamente i rapporti, e dell’Indonesia, considerata un costante pericolo per la sicurezza, soprattutto economica. Agli attori prettamente regionali si affiancano inoltre due potenze extraregionali interessate per antonomasia, ossia la Repubblica Popolare Cinese (RPC) e gli Stati Uniti.

Le politiche di Singapore nei confronti di Pechino son sempre state caratterizzate da un doppio binario: a un saldo rapporto economico e diplomatico, infatti, si è sempre affiancata una certa distanza in ambito politico e strategico. Sotto la guida del People’s Action Party (PAP)la cooperazione economica è sempre stata un punto centrale delle politiche verso la Cina e si è evoluta sino ad includere investimenti diretti e scambio di know-how manageriale e tecnologico. Inoltre Singapore, insieme ad altri membri dell’ASEAN come l’Indonesia e la Malesia, è stato uno dei principali sostenitori della politica di engagement economico e politico nei confronti di Pechino. La speranza della piccola Repubblica è stata sempre quella di garantire la pace e la stabilità regionale

82 coinvolgendo la Repubblica Popolare Cinese in una fitta rete di rapporti istituzionali, con l’ASEAN e l’ARF216 come strumenti principali, vincolando Pechino ad una serie di

norme e responsabilità in modo da attenuare la forte influenza che detiene nella regione. A causa dell’assenza di contese territoriali e per la distanza geografica in effetti Pechino non rappresenta una minaccia diretta nei confronti della piccola Repubblica ma la sua progressiva assertività è osservata con occhio vigile e con la consapevolezza che possa evolversi, nel medio-lungo periodo, in maniera pericolosa per gli interessi di Singapore. Per esempio attualmente Pechino è molto interessata alla questione del Mar cinese meridionale con Taiwan, Vietnam, Filippine e Malesia. L’obiettivo è la realizzazione del sogno di controllare “quel mare strategico per il commercio mondiale e ricchissimo di risorse naturali”217 e impedire un’ingerenza da parte degli Stati Uniti che, dal canto loro,

hanno avviato una politica di contenimento contro i cinesi 218 per rinsaldare l’asse con gli alleati regionali e mostrare la propria costante supremazia navale attraverso le Freedom

of Navigation Operations219 (Fonops)220.

216Acronimo di ASEAN Regional Forum.

217Per assumere il controllo del Mar cinese Meridionale, come riporta l’Asia Maritime Transparency

Initiative, dal 2013 ad oggi la Cina ha edificato ben 3200 acri di isole artificiali nel conteso arcipelago delle Spartly e disseminato nell’ampia porzione d’acqua del Pacifico occidentale decine di piccole e medie basi potenzialmente sfruttabili da navi e unità aeree. Si veda E. Esposito Martino, Le ambizioni globali della

Cina e la crisi del Mar cinese meridionale, 20\02\2017 consultabile sul sito https://www.ilcaffegeopolitico.org/51900/le-ambizioni-globali-della-cina-e-la-crisi-del-mar-cinese- meridionale/.

218Si veda a questo proposito l’articolo di A. Muratore, Mar Cinese Meridionale, sale la tensione con gli Usa, 25\09\2018 disponibile sul sito http://www.occhidellaguerra.it/pechino-blinda-

il-mar-cinese-meridionale-sale-la-tensione-con-gli-usa/.

219 In generale il programma FON (Freedom of Navigation) degli Stati Uniti sfida le rivendicazioni

territoriali sugli oceani e lo spazio aereo del mondo. La posizione degli Stati Uniti è che tutte le nazioni devono obbedire al diritto internazionale del mare, come codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. All’interno del Mar cinese Meridionale, dall'ottobre 2015, nell'ambito del programma FON Operations (FONOP) degli Stati Uniti, le navi della US Navy hanno pattugliato vicino alle isole artificiali che la Cina ha creato nell'arcipelago di Spratly per sottolineare la posizione degli Stati Uniti secondo cui le isole artificiali costruite dalla Cina si trovano in acque internazionali.

220 Inoltre, grazie al supporto e alla difesa di una marina militare efficiente e multifunzionale, Pechino ha

mostrato un grande interesse anche verso le coste africane. In quest’ottica ha inviato la propria flotta fino al Golfo di Aden contro la pirateria e ha partecipato ad esercitazioni navali congiunte. La base acquistata a Gibuti rappresenta un ulteriore tassello per un Paese che si presenta come Partner commerciale principale della quasi totalità dei Paesi africani, per i quali ha anche stanziato aiuti per circa 60 miliardi di dollari. Per approfondimenti si veda E. Esposito Martino, Le ambizioni globali della Cina e la crisi del Mar cinese

83 Alla luce di un contesto regionale dunque molto delicato, il governo singaporiano ha enfatizzato la necessità di focalizzarsi sulla sicurezza221 e sullo sviluppo tecnologico- militare, in modo da garantire la pace222 e la stabilità alla città-Stato. Nel 1984 fu inaugurata la Total Defence Strategy223, con un approccio radicalmente difensivo, a cui si sarebbe dovuta improntare qualsiasi scelta nel settore dell’economia, della politica e della società civile singaporiana. Da allora la crescita militare è stata inarrestabile nonostante la recessione del 1984 e le crisi finanziarie del 1997 e del 2007-2008, rappresentando un caso più unico che raro nel panorama regionale del Sud-est asiatico224. Grazie ai numerosi sforzi intrapresi, la Singapore Armed Forces (SAF) si è trasformata in una forza integrata, tecnologicamente sofisticata e di terza generazione che ha puntato in particolare sulla professionalizzazione del personale, permettendo di raggiungere elevati standard nel settore militare e migliorando in generale il comparto Sicurezza. Ciò ha contribuito inesorabilmente a creare un cordone di sicurezza intorno alla Città-Stato225. Oltre che sul fondamentale ruolo delle forze armate, la strategia della Total Defence si concentra sul rafforzamento e la modernizzazione della polizia, dei servizi d’emergenza e gestione civile, delle istituzioni giudiziarie e di tutti i servizi pubblici. Questa politica, messa a punto dall’élite politica singaporiana, ha come obiettivo finale la realizzazione di un generale rafforzamento della cooperazione regionale nel campo della sicurezza.

Nell’ultimo decennio il governo di Singapore ha investito una parte sempre più considerevole del proprio PIL, circa il 4% nel 2012226, sia per potenziare la propria

221A. Chiriu e A. Uras, La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e Malaysia, Geopolitica, Rivista trimestrale dell’ISAG, vol.2, n˚2/3 estate-autunno 2013, p.164.

222Cfr. D. Mauzy.e R.S. Milne, Singapore Politics Under the People’s Action Part,London and New York,

Routledge, 2002.

223 J. Thomas, Singapore’s Total Defence Policy Provides a Regional Model, 22\03\2017, consultabile al

link https://www.globalresearch.ca/singapores-total-defence-policy-provides-a-regional-model/5580976/.

224R. Matthews e N. Zhang Yah, A Small Country Total Defence: A Case Study of Singapore, in “Defence

Studies”, Vol.7, No.3, Taylor & Francis, Settembre 2007, pp.376-395.

225A. Chiriu e A. Uras, La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e Malaysia, op. cit., pag.167.

226La notizia è tratta dal rapporto di Stockholm International Peace Research Institute, “The SIPRI Military Expenditure Database” consultabile sul sito http://tinyurl.com/o8epvrb.

84 industria nazionale che per acquistare mezzi e armamenti. Per il 2018 il budget della Difesa ammontava a 10,791 miliardi di dollari (pari al 3,3% del PIL), dei quali circa 1,87 miliardi di dollari per il procurement (circa il 17% del budget difesa). Nel 2007 la Città- Stato ha acquistato circa cento carri Leopard-2, di produzione tedesca, ha confermato un massiccio ordine di Armoured Personal Carriers (APCs) sia da produttori nazionali che internazionali e ha risposto all’acquisto malese degli ASTROS-II, Multiple Rocket

Launcher (MRL) di produzione brasiliana, con il sistema HIMARS MRL, prodotto dagli

Stati Uniti227. Analizzando le acquisizioni più recenti è possibile notare come la spesa sia stata omogenea, comprendendo mezzi e servizi aeronautici, navali e terrestri. Gli acquisti più rilevanti hanno incluso gli Endurance-class Landing Platform Dock Ships, equipaggiati con missili Mistral e torrette da 76mm; le Formidable-class Stealth

Frigates,228 ognuna dotata di missili surface-to-surface RGM-84 Harpoon, sistema di lancio verticale Octuple con missili surface-to-air Aster 15 e torrette da 76 mm; gli F15SG Multirole Fighters e F-16D Fighters, il Bionix II Infantry Fighting Vehicle ed il Gulfstream 550 Airborne Early Warning aircraft (G550AEW)229.

Anche la Republic of Singapore Navy (RSN) è cresciuta in maniera esponenziale nell’ultimo ventennio: alle sei Formidable-class Stealth Frigates che hanno il compito di pattugliare le linee di comunicazione marittima attorno alla città si sono aggiunti i sottomarini Challenger, acquistati dalla marina svedese alla fine degli anni Novanta ed i nuovi Archer. Questi ultimi, sempre di produzione svedese, sono stati adattati con i motori

Stirling air-indipendent propulsion (AIP), che permettono ai sottomarini di restare

sommersi per un periodo decisamente maggiore rispetto a quelli convenzionali alimentati con batterie a diesel elettrico. Per quanto riguarda invece la Republic of Singapore Air

227A. Chiriu e A. Uras, La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e Malaysia, op. cit., pag.170.

228Questo dispiegamento, considerando soprattutto la qualità degli armamenti montati sulle fregate, è

necessario per tutelare lo snodo vitale dell’economia singaporiana.

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Force (RSAF) essa è la più avanzata di tutta la regione. Tra il 2000 e il 2010 la RSAF ha

comprato 74 F16 e 24 F-15SG e possiede alcuni degli armamenti più sofisticati e avanzati, come l’AIM-9X Sidewinder, il Python IV ed i missili AMRAAM. Inoltre ha sostituito i suoi E-2C Hawkeye AEW con modernissimi Gulfstream G550s, equipaggiati con radar Phalcon di produzione israeliana230. Non bisogna poi dimenticare che Singapore è l’unico Stato del Sud-Est Asiatico a far parte del programma F-35 Joint Strike Fighter (JSF), riguardante la progettazione di un avanzatissimo fighter. Il programma JSF è sviluppato e condotto da un consorzio multinazionale che vede gli Stati Uniti come leader e che include altri dieci partner, tra cui Singapore stessa231.

In sintesi, ci troviamo di fronte ad uno Stato che, considerate le limitate capacità logistiche e le risicate dimensioni, ha realizzato un dispiegamento di mezzi e risorse di primissimo piano. Secondo l’ultimo report dello Stockholm International Peace Research

Institute (SIPRI), Singapore è al quinto posto nella classifica mondiale degli importatori

d’armi nel quinquennio 2007-2011, preceduto solamente da Cina, India, Pakistan e Corea del Sud232. E’ inoltre l’unico Paese della regione ad aver sviluppato un’industria militare d’eccellenza. La ST Engineering, unica azienda del Sud-est asiatico ad essere inclusa dal SIPRI nella lista delle migliori 100 industrie militari del mondo, ha raggiunto il suo più grande successo nel 2008, quando è riuscita a stringere un accordo con l’esercito inglese per la fornitura di un centinaio di corazzati Bronco233. Recentemente Singapore ha inoltre

lanciato un nuovo progetto militare chiamato Command, Control, Communications,

Computers and Intelligence (C4I). L’obiettivo di tale iniziativa è migliorare lo scambio

230La notizia è tratta dall’articolo “Singapore to Replace Hawkeyes with G550 AEW”, Defense-update.com,

8\05\2007, consultabile su http://tinyurl.com/ogzmvch.

231 La notizia è tratta dall’articolo “Singapore Joins Joint Strike Fighter Program”, 18\10\2013,

consultabile sul sito https://www.mindef.gov.

232“Military Spending in South-East Asia. Shopping Spree”, The Economist, 22\03\2013, consultabile sul

sito https://www.economist.com/asia/2012/03/24/shopping-spree.

233A. Chiriu e A. Uras, La corsa al riarmo nell’Asia-Pacifico in un’ottica comparata: i casi di Singapore e

86 di know-how e di informazioni tra i vari reparti delle forze armate in modo da creare un

network interno funzionale. Grazie alla sua istituzione, le risorse del corpo militare

singaporiano sono confluite all’interno di un unico organismo e hanno così la possibilità di collaborare e lavorare a stretto contatto. Ciò ha rappresentato un deciso passo in avanti verso uno dei principali obiettivi del governo, ossia trasformare il proprio esercito in ciò che viene definito come “corpo armato di terza generazione”234.

L’obiettivo della famosa Total Defence singaporiana insomma è stato quello di trasformare le Singapore Armed Forces (SAF) in un corpo principalmente difensivo. Essenzialmente per tre ordini di ragioni: in primo luogo perché vi era la percezione di nuove e differenti minacce che avrebbero potuto mettere in pericolo l’integrità nazionale, come il terrorismo, la pirateria o l’insorgenza di scontri civili all’interno di uno Stato vicino; secondariamente perché gli storici punti deboli di Singapore (mancanza di profondità strategica, limitate risorse per la difesa, popolazione scarsa e con un’alta età media) rappresentavano vere e proprie “spade di Damocle” sul capo dei generali singaporiani dalle quali ci si doveva proteggere; in ultima istanza, la tutela della forza lavoro altamente qualificata nel campo tecnologico e informatico, era vista dal SAF come un asset fondamentale di cui era necessario dotarsi per la difesa della Città-Stato.

Tuttavia, nonostante gli importanti progressi strutturali apportati al SAF, nel futuro potrebbero presentarsi diverse problematiche a livello tattico e operativo per la Città- Stato. In primo luogo, la strategia difensiva di Singapore è sempre stata scenario-based piuttosto che threat-based, nonostante i rapporti con Indonesia e Malesia non siano mai stati particolarmente saldi. Le forze armate singaporiane hanno partecipato a numerose esercitazioni congiunte, principalmente con la VII° Flotta statunitense, e a operazioni

234Cfr. J. Alyson, K. Bailes, J. N Mak,Arms, Transparency and Security in South-East Asia, Oxford

87 multilaterali come la Combined Task Force151 atte a contrastare la pirateria nel golfo di Aden. Attraverso queste operazioni e grazie ad un continuo addestramento, Singapore è riuscito a costituire un corpo militare sicuramente duttile, pronto ad affrontare una grande varietà di scenari, ma effettivamente inesperto e poco avvezzo a vere e proprie operazioni sul campo. In secondo luogo, a causa della mancanza di una profondità strategica, le forze armate son costrette a una costante tensione e devono mantenere un alto livello d’operatività in modo da essere sempre pronte all’azione. In questo modo si è venuto a formare un esercito disciplinato e pronto ad agire anche con pochissimo preavviso (vantaggio non trascurabile) ma rimane comunque la questione della mancanza di un riscontro effettivo. Fondamentalmente, a causa della sua natura e posizione geopolitica, mancando un metro di paragone effettivo per misurare le capacità delle proprie forze armate, rimane il dubbio circa le capacità del Paese di contrattaccare e rovesciare velocemente una ipotetica e improvvisa minaccia esterna e circa la capacità di rifornire i propri assetti in caso di un confronto prolungato.

Per ciò che riguarda i rapporti con l’Italia in questo campo, essi si sono intensificati a partire dalla seconda metà degli anni ‘80 fino ad un deciso incremento nell’ultimo periodo. Pur avendo creato un’industria per la Difesa all’avanguardia, Singapore ha fatto spesso ricorso ad acquisti all’estero, generalmente attraverso gare internazionali aperte. Queste sono caratterizzate da criteri di selezione estremamente severi con cui si valuta attentamente ogni aspetto operativo, tecnologico, logistico ed economico per giungere a scelte che rappresentino il miglior compromesso tra le esigenze delle Forze Armate e quelle di “bilancio”.

Le aziende italiane che hanno ottenuto commesse in Singapore sono LEONARDO (attraverso le ex Società del gruppo: AGUSTAWESTLAND, ALENIA AERMACCHI, OTOMELARA, SELEX ES, WASS oltre alle compartecipate ATR e MBDA) BERETTA, ELETTRONICA, FINCANTIERI, INTERMARINE, PIAGGIO AERO.

88 Tali risultati sono molto rilevanti, soprattutto in riferimento all’accuratezza e selettività delle procedure con cui Singapore sceglie chi fornisce armamenti, equipaggiamenti e servizi di supporto. In particolare l’industria LEONARDO è presente nel Paese grazie all’acquisizione di numerosi contratti e attraverso una Branch della Divisione Sistemi Difesa. Inoltre, negli ultimi anni ha firmato numerosi accordi di collaborazione con le Forze Armate singaporiane, con le principali agenzie del Ministero della Difesa e, in campo civile, sono in essere cooperazioni con la società STE (Singapore Technologies

Engineering). La società ELETTRONICA235 (ELT), invece, nell’ultimo decennio è diventata per Singapore un naturale punto di riferimento, sia tecnologico che operativo, per quanto attiene il mondo della guerra elettronica anche nelle sue declinazioni più avanzate. Un esempio recente dell’ormai consolidata presenza di ELT nel Paese in quanto centro di eccellenza tecnologica è stato il recente invito, nel novembre 2017, a contribuire all’Innovation Day di DSTA (Defence Science and Technology Agency), un evento a cui l’Agenzia ha selezionato e chiamato solo tre aziende (ELT, Thales236, Airbus237) a

condividere con incontri, durati due giorni, la propria visione e la propria esperienza relativa alla rivoluzione digitale (Industry 4.0) che sta caratterizzando l’economia degli ultimi anni.

235Il Gruppo Elettronica, specialista a livello mondiale nella Difesa Elettronica, è presente con oltre 3000

sistemi ad altissima tecnologia di sua proprietà presso le Forze Armate di più di 30 Paesi nei 5 continenti. Capofila del Gruppo è Elettronica, un’azienda ad alta tecnologia che da oltre 65 anni è leader nella progettazione, sviluppo e fornitura di sistemi di sorveglianza strategica, difesa e contromisure elettroniche coprendo tutti gli aspetti della Difesa Elettronica (banda radar, infrarosso e comunicazioni) per uso navale, aereo e terrestre.

236Thales è un gruppo d'elettronica specializzato nell'aerospaziale, nella difesa, nella sicurezza e nel

trasporto terrestre. La società, sorta nel 1968, è quotata alla borsa di Parigi ed è presente in 56 Paesi. 237Airbus SE (in precedenza Airbus Industrie) è un costruttore europeo di aeromobili. È il secondo produttore di aerei civili al mondo per numero di consegne dopo Boeing. L'Airbus nasce nel dicembre 1970 come consorzio di imprese francesi e tedesche col nome di Airbus Industrie. Al gruppo in seguito si sono aggiunti partecipanti spagnoli e britannici, allo scopo di riuscire a competere ad armi pari con i giganti dell'aeronautica statunitensi: Boeing, McDonnell Douglas e Lockheed Aircraft Corporation.

89 I rapporti nel campo dei materiali della Difesa238 tra Italia e Singapore si sono

intensificati a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta per poi avere un deciso sviluppo negli ultimi anni. Infatti la cooperazione militare tra i due Stati si è concretizzata nel febbraio 2012, durante il Singapore Air Show, e attraverso la stipula dell’Accordo Quadro di Cooperazione nel settore della Difesa. Esso giustifica, ad esempio, l’intensa attività di cooperazione tra le Aeronautiche dei due Paesi.

Proprio in ambito aeronautico è stato in quell’occasione siglato il Technical Agreement

on Military Personal Training Program tra l’ITAF239 la RSAF240. Nonostante l’aeronautica singaporiana sia una fra le più efficienti aeronautiche del Sud-est Asiatico, la totale assenza di aree di lavoro per l’attività di addestramento ha reso necessario l’invio all’estero dei piloti della RSAF per l’istruzione ai voli basici (che si svolgono in Australia), per quelli avanzati (a Cazaux in Francia) e per quelli operativi (principalmente negli USA). L’accordo, stipulato nel 2012, prevedeva per alcuni allievi piloti singaporiani che l’addestramento si svolgesse presso la Scuola di volo di Lecce, su velivolo T-339. Inoltre, sempre riferendoci alla cooperazione fra le due Aeronautiche, a far data dal 17 febbraio 2017 è entrato in vigore, a durata illimitata, il TA relativo ai temporanei rischieramenti presso la base di Lecce di aeromobili RSAF, del 150th Sqd. di stanza a Cazaux (Francia). In tale contesto, dal 6 al 17 marzo 2017, presso il 61° Stormo di Lecce,

238 Per materiali della Difesa si intendono tutti i materiali prodotti dall’Industria per la Difesa di uno Stato,

ossia da quel complesso dell'industria che sviluppa, produce e fornisce beni e servizi alle Forze Armate e alle Forze di Polizia di uno Stato.

239Acronimo di Italian Air Force.

240 Con la RSAF sono in atto relazioni bilaterali strutturate che si concretizzano in periodiche riunioni

bilaterali (Expert Meeting) e numerose attività di cooperazione. Nel 2007 ebbero inizio i primi contatti con le Autorità singaporiane (livello 3° Reparto di Stato Maggiore Aeronautica), dai quali scaturirono i presupposti per una collaborazione particolarmente proficua tra le due Aeronautiche che, tra l’altro, offriva alla controparte la possibilità di aderire al programma d’internazionalizzazione della Scuola salentina, prospettando l’opportunità di prendere parte al progetto in modo totalmente autonomo, o in maniera più vincolata, prevedendo la condivisione di mezzi e/o di strutture secondo necessità. La RSAF apparve molto interessata alla proposta AM che avrebbe comportato la condivisione di strutture logistiche e di apparecchiature e, quindi, il contenimento delle spese. Infatti, fu evidenziata la necessità che i velivoli di