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3. Modalità e Caratteristiche dell’Occupazione Romana nelle Midlands

3.4. Analisi e prospettive di ricerca

Alla luce dei dati che abbiamo presentato, l’occupazione romana delle Midlands Orientali sembra avere avuto delle caratteristiche peculiari e strettamente legate alle vicende militari dei primi anni della conquista romana, preferendo occupare il territorio nei suoi punti nevralgici e solo in certi casi andandosi ad associare a siti indigeni. Abbiamo anche visto come ci sia un parallelo in questo atteggiamento, sebbene con le dovute distinzioni, fra questo territorio e l’area tradizionalmente associata alla tribù dei Dobunni, non solo dal punto di vista della distribuzione dei forti ma in parte anche per quanto riguarda le dinamiche storiche. Del resto, entrambe le zone non sembrano aver reagito alla rivolta di Boudicca, tant’è che il legato Ceriale, comandante della IX legione di stanza nelle Midlands Orientali intervenne per primo contro la rivolta con le proprie forze: questo fatto è chiaramente giustificabile con motivazioni geografiche, perché il territorio dei Corieltauvi si trova subito ad ovest di quello degli Iceni, ma d’altra parte, deve far riflettere anche il rifiuto dell’intervento da parte della II legione di stanza ad Isca in Cornovaglia, poiché il suo comandante non si sentiva sicuro nell’abbandonare la sicurezza degli accampamenti in cui si trovava95, mentre in seguito

alla sconfitta riportata Ceriale e le poche truppe rimaste sopravvissero senza fatti di rilievo. Anche dal territorio dei Dobunni non vengono notizie di episodi di grande instabilità mentre Tacito parla di una generale agitazione nella provincia, come si poteva immaginare a seguito della portata che raggiunse la rivolta di Boudicca, ma sappiamo anche che il regno di Cogidubno a sud rimase fedele96. Tutte queste indicazioni fanno pensare all’esistenza di un rapporto pacifico di convivenza fra romani e Corieltauvi, della cui esistenza in fin dei conti, di fronte anche a quanto proposto per il caso dei Dobunni, non ha molto senso dubitare. Nella storia della Britannia romana però ci sono alcune notizie e alcuni eventi che fanno pensare che esistessero un numero maggiore di realtà tribali, come la notizia della sottomissione a Cesare di alcuni popoli della Britannia non altrimenti noti97 o alla notizia che Cogidubno governava per conto dei romani su svariate tribù98. Prendendo le mosse da questa riflessione si può ipotizzare

una divisione interna di quello che sarà poi il territorio dei Corieltauvi in una serie di popoli dalla coesione sociopolitica alquanto labile, come è possibile rilevare sia dalle

95 Tac., Ann. 14.37. 96 Salway 1997, 97. 97 Caes. BG, 5. 21. 98 Tac., Agricola 14.

102 modalità di insediamento che abbiamo descritto, con la mancanza di uniformità nella distribuzione e nelle tipologie, e dalla monetazione, che sfugge ai tentativi di uniformazione e di ricostruzione di dinastie e successioni cronologiche.

Questa riflessione può essere accostata a quanto analizzato rispetto alla posizione delle tracce dell’occupazione romana. Si può osservare come essa sia molto labile e limitata soprattutto alle vie di comunicazione per quanto riguarda una parte dei territori in oggetto, e come essa si concentri più che altro nei punti nevralgici e nella zona di ‘confine’, come a evitare una parte dei territori di queste popolazioni. Che non si tratti di una distribuzione volta al controllo della popolazione è chiaro da quanto succede nel sud-ovest dell’isola, nei territori di Durotriges e Dumnonii, dove invece la concentrazione di forti militari è ampia e diffusa in diverse aree del territorio99. Ma

questa scelta di lasciare libero un ampio settore del territorio nominalmente controllato dai romani fa pensare che non si senta la necessità di grandi schieramenti militari per le garanzie fornite da questi popoli, come avviene nei territori di Iceni e Atrebates, alleati dei romani fin da subito. Di conseguenza, la scelta di lasciare in sostanza sguarnito il territorio intorno a Leicester può essere considerata affine a quanto fatto per il territorio delle Cotswolds e il Somerset settentrionale, e l’associazione che ne abbiamo proposto con la vicenda nota dalle fonti che narra della sottomissione ai romani di parte dei Dobunni al momento dell’invasione può suggerire una situazione affine per i popoli delle Midlands Orientali meridionali, che però non è stata tramandata nel racconto storico. D’altra parte, i contatti tra Romani e Corieltauvi possono essere stati amichevoli sin da subito, forse anche in funzione della vicinanza con una realtà politica dinamica come il regno di Cunobelino, ed essere già ben avviati al momento dell’avanzata romana nel loro territorio. Ciò può essere suggerito anche dal ritrovamento di alcuni manufatti preziosi di provenienza evidentemente romana in contesti vicini al periodo dell’invasione, come ad esempio l’elmo d’argento di fattura romana parte dell’Hallaton Treasure100. Potremmo allora ipotizzare di trovarci di fronte ad un popolo che si è sottomesso ai romani, che poi si sono ulteriormente spostati a nord per proseguire la conquista dell’area, forse fra popolazioni che erano invece ostili o più resilienti; questo popolo poi ottenne la dignità di civitas quando venne organizzata la provincia come premio per la sua amicizia, mentre l’area dell’occupazione più diretta vedeva

99 Jones & Mattingly 1990, 95-97 e 97 cartina 4.30. 100 V. Score 2011.

103 l’imposizione di una colonia romana101. Questo può giustificare ulteriormente quindi la

datazione alle prime fasi della conquista della presenza romana a Lincoln e lungo la valle del Trent.

Da quanto abbiamo dedotto bisogna quindi tendere a ritenere la distribuzione dei siti romani non strettamente connessa a quella dei siti dell’età del ferro e soprattutto non obbligatoriamente dipendente da essa. La gran parte del territorio delle Midlands ha subito quindi diversi approcci che possono essere il riflesso delle divisioni che abbiamo proposto: la zona del Leicestershire è stata sostanzialmente attraversata perché non ostile, il Lincolnshire ha subito un’occupazione stabile anche perché posto in posizione centrale rispetto agli interessi bellici nell’isola e infine il territorio sulla sponda occidentale della valle del Trent, nel Nottinghamshire, è stato oggetto di attività militari volte forse a sottometterne la popolazione102, ma poi non è stato interessato direttamente

dalla viabilità successiva103. Le Midlands Orientali hanno quindi subito una militarizzazione più pesante rispetto ad altri territori che hanno accettato l’egemonia romana soprattutto a causa della loro posizione centrale che le ha portate ad essere attraversate da due delle strade principali , andando incontro ad un’occupazione militare che ha lasciato diverse tracce ed indirizzato il popolamento abitato del territorio, sebbene sia durata solo un paio di decenni, spostandosi verso nord con gli eventi successivi alla sottomissione dei Brigantes e all’espansione verso settentrione durante l’impero dei Flavi. Altro argomento a favore della facilità del controllo del territorio può essere la collocazione di alcuni dei forti legionari che abbiamo evidenziato, in particolare quelli su Ermine Street. È evidente come spesso i forti siano stati costruiti in posizione strategica, solitamente nei pressi di un guado su un fiume, ma a discapito dei vantaggi tattici, come si può vedere ad esempio ad Ancaster o a Great Casterton. In questi due siti il forte viene costruito in una posizione di svantaggio rispetto all’orografia circostante, segno evidente che non ci fosse maggior preoccupazione per la difesa del forte da attacchi nemici, rispetto al controllo dei punti chiave del territorio104. In particolare, ad Ancaster ciò è ancor più evidente dato che il campo di marcia che vi è

101 Anche per questo aspetto, come abbiamo visto, si ripropone il parallelo con il territorio dei Dobunni,

con la colonia di Glevum.

102 Un’ipotesi da prendere in considerazione è quella che associa le fondazioni che abbiamo riunito nella

seconda fase di attività, negli anni 50-60 del secolo, alle notizie di agitazioni fra i Brigantes databili allo stesso periodo, cfr. Webster 1993, 87 e ss.

103 Forse perché ritenuto più periferico, dato che Ermine Street puntava a raggiungere il sito chiave di

Lincoln e Ryknild Street preferiva la vicinanza ai giacimenti dei Pennini e forse anche per la presenza della foresta di Sherwood.

104 stato individuato è stato costruito invece in posizione dominante sulla sponda meridionale del fiume. Anche la distanza fra i forti e gli insediamenti sulle strade fa pensare che siano stati pensati in maniera funzionale rispetto alla viabilità proprio per l’importanza legata a queste strade nelle comunicazioni e soprattutto nelle linee di approvvigionamento per gli eserciti. Se allora Ermine Street si associa strettamente alla prima fase e all’attività militare in quest’area, la Fosse Way potrebbe invece essere un sistema realizzato in un secondo momento, come già detto, e soprattutto più legato alle possibilità di mettere in comunicazione le aree di attività militare per migliorare le capacità logistiche e il sistema di rifornimento delle truppe romane. Questo potrebbe giustificare la presenza di un maggior numero di insediamenti posti a distanze più ravvicinate, sostanzialmente entro i 15 chilometri di distanza, che favorivano il controllo e la difesa di queste linee di approvvigionamento ma che ne erano anche un elemento fondamentale, fornendo anche alloggio e assistenza105. Tale riflessione può rappresentare la base di una proposta di indagine che si ponga come obbiettivo una nuova analisi della Fosse Way e dei suoi insediamenti con questa ottica, quindi non più come una frontiera ma come un’arteria di comunicazione, sfruttando le informazioni archeologiche più recenti e le nuove datazioni disponibili. Sulla questione cronologica abbiamo già notato come il terreno sia fertile per nuove riflessioni e la datazione del complesso potrebbe essere spostata successivamente nel tempo; inoltre, se l’opzione più probabile è una sua datazione successiva ai primi anni della conquista ma precedente alla rivolta di Boudicca, resta affascinante anche la possibilità che, se come proposto essa rappresenti un miglioramento della viabilità in tempo di pace per favorire i movimenti fra i luoghi di attività militare, essa allora possa essere datata addirittura agli anni successivi alla rivolta, negli anni di assestamento dell’ultima fase dell’impero di Nerone. È auspicabile quindi una ripresa delle riflessioni e degli studi su questo argomento, che rappresenta un passaggio fondamentale nell’espansione dei romani sull’isola e nella nascita stessa della provincia.

Quanto è stato esposto in questo elaborato si basa sulla raccolta di dati da una serie di fonti che hanno avuto ben pochi tentativi di analisi complessiva e di concerto. Purtuttavia rimane chiaro l’apporto che possono dare alla comprensione delle vicende riferibili al primo periodo dell’occupazione romana della Britannia e soprattutto negli anni convulsi immediatamente successivi all’arrivo della spedizione sull’isola

105 propiziato da Claudio. Sembra legittimo allora, giunti alla chiusura della nostra trattazione e di fronte a quanto abbiamo finora esposto, analizzare i possibili sviluppi della ricerca su questi territori e sull’occupazione militare della Britannia, non solo per arricchire la conoscenza delle vicende britanniche dei romani, ma anche per comprendere meglio alcuni degli aspetti propri delle loro modalità di operazione e del metodo di approccio all’occupazione militare dei nuovi territori. Le ipotesi proposte finora necessitano comunque di ulteriori verifiche e soprattutto della ricerca di contesti simili ed equiparabili, possibilmente in altre province, per ottenere maggior validità. Un’altra necessità fondamentale è la possibilità di raffinare la datazione di diverse strutture e di migliorare le nostre conoscenze di molti dei siti che abbiamo preso in esame, dal momento che, come abbiamo visto, c’è ancora molta incertezza e lo svolgimento dei fatti si concentra spesso in pochi anni, necessitando una precisione che spesso possono dare solo le analisi di laboratorio. È necessario dunque auspicare la ripresa delle ricerche in questi siti e se possibile anche un ritorno alle analisi di più ampio respiro, che prendano in considerazione non solo un singolo sito o una singola problematica ma cerchino di mettere insieme e aggiornare i dati a nostra disposizione. Un’ulteriore possibilità in questa prospettiva può essere l’applicazione della metodologia predittiva per la posizione dei campi temporanei proposta da Kaye che, correlata a nuove ricerche sul campo, può portare alla scoperta di altri siti e ad una rivalutazione delle tracce che abbiamo attualmente a disposizione. Restano poi alcuni campi di ricerca che possono fornire altre informazioni ma che non abbiamo preso in considerazione perché portavano troppo distanti dall’argomento dell’elaborato, ma nel quadro dell’importanza dei rapporti con la popolazione e della scelta delle posizioni per i forti possono avere svolto un loro ruolo, e cioè la distribuzione delle villae nella campagna delle Midlands, numerose106, e le possibilità di sfruttamento delle risorse naturali dell’area, ricca di metalli, legname e pietra calcarea107.

Di fronte agli auspici che abbiamo proposto, ci sentiamo in dovere di proporre in conclusione alcune aree e alcuni siti che ci sembrano particolarmente promettenti per l’avanzamento degli studi. Il primo risulta essere sicuramente il medio corso del Trent con i siti di Holme e soprattutto di Newton on Trent. Quest’area non solo ha la possibilità di presentare altre tracce archeologiche ancora nascoste, ma anche di arricchire le nostre conoscenze in maniera diretta, dato che questi siti non sono stati

106 Cfr. Ordnance Survey 2016 e Todd 1991, 84 e ss. 107 Id., 115 e ss.

106 interessanti da operazioni di scavo notevoli e da nessuna pubblicazione specifica a riguardo. Poter raffinare la cronologia dell’occupazione di questi forti ma anche la scoperta di altri campi temporanei potrebbe farci capire meglio cosa successe in quest’area che ci ha fornito tracce così notevoli degli spostamenti militari dei romani. Un elemento nodale che sarebbe opportuno raffinare è la conoscenza delle fasi più antiche degli insediamenti romani (e non solo) in centri come Leicester e Lincoln, che sono la chiave di volta di gran parte del nostro ragionamento e che sono alla base di altri studi, come lo studio della distribuzione delle legioni nell’isola, ma anche in questo caso mantengono diversi punti oscuri, a partire dalla loro effettiva consistenza nelle prime fasi dell’occupazione. Un’altra tematica che necessita approfondimento e che potrebbe fornire utili informazioni è quella della Fosse Way e dei suoi siti, alcuni dei quali, come quelli posti sugli incroci con le altre strade (come ad esempio Venonis108), possono

aiutare a chiarire la successione cronologica dei vari percorsi stradali. Abbiamo dunque tentato di dimostrare quanto l’area delle Midlands rappresenti un terreno fertile nei diversi campi della ricerca archeologica sulla Britannia romana: essa certamente dà la possibilità di studiare nello specifico la distribuzione e le caratteristiche dei siti romani, alcuni con elementi molto interessanti se non unici e con la particolarità di presentare diversi campi temporanei dalla disposizione interessante, concedendo una vista sulle abitudini militari e organizzative romane molto interessante; ma permette anche di ottenere informazioni utili alla ricostruzione storica delle vicende romane sull’isola e ha la potenzialità di chiarire sia alcuni punti oscuri delle narrazioni tratte dalle fonti scritte e dei dati archeologici conosciuti sia l’atteggiamento dei romani nei confronti delle popolazioni locali. Il complesso di dati raccolti può avere confronti con altre zone della Britannia, ma è auspicabile un suo approfondimento e la possibilità di confrontarlo con altre aree dell’Impero Romano apre la porta a nuove possibilità di ricerca.

107

Illustrazioni

Cartina 1 – Mappa dei principali siti romani della Britannia in associazione con i territori tribali tradizionali e con l’avanzata del territorio della provincia (da Jones & Mattingly 1990).

108 Cartina 2 - Distribuzione dei forti militari e direttive di espansione correlate ai primi governatori della provincia secondo le ricostruzioni di Frere (1981) e Jones & Mattingly (1990) (da Wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Roman_Britain).

109 Cartina 3 -Distribuzione delle anfore Dressel 1 A e B nella Britannia meridionale e rotte di commercio con il continente (da Jones & Mattingly 1990).

Cartina 4 – Nella cartina sono segalati dalle frecce i siti di sbarco ipotizzati. Tra le altre caratteristiche geografiche si segnala evidenziata a righe la possibile palude del racconto di Cassio Dione (elaborazione dell'autore da Frere & Fulford 2001).

110 Cartina 5 - Il percorso della Fosse Way e la distribuzione dei forti nella prima fase della conquista secondo Webster. Vedremo come diversi dei siti proposti non hanno una datazione affine ed è visibile l’incertezza dell’origine militare di gran parte degli insediamenti sulla strada. Anche la disposizione delle legioni risulta in parte datata (da Webster 1970).

111

Cartina 6 - Distribuzione degli insediamenti dell'età del ferro nel territorio dei Corieltauvi (da Wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Corieltauvi).

Cartina 7 – Aree di distribuzione della monetazione nella Britannia in associazione con le varie tribù (da Jones & Mattingly 1990).

112 Cartina 8 - Mappa delle Midlands Orientali che presenta la viabilità d’epoca romana, la principale idrografia e la linea di costa dell’epoca e la distribuzione dei siti romani (elaborazione dell’autore da Archeological Data Service - https://archaeologydataservice.ac.uk).

113 Cartina 9 – Area di Lincoln con evidenziate le posizioni delle fortezze legionarie e dei siti di rinvenimento di reperti a loro correlabili (da Darling & Jones 1988).

114 Figura 1 – Planimetria del sito di Durobrivae, con in evidenza le tracce del forte di Water Newton (elaborazione dell’autore da Upex 1976).

Figura 2 - Planimetria dell'area di Great Casterton, con il perimetro del vicus di II secolo e quello dei due forti di I secolo. Notare il rapporto del forte con il fiume e con la strada (da Burnam & Wacher 1990).

115

Cartina 10 – Zona di Ancaster, con la viabilià romana e i siti archeologici. In evidenza anche il tragitto del fiume Slea attraverso la gola dell’Ancaster Gap (da Todd 1991).

Figura 3 – Planimetria del vicus di Ancaster con le tracce dei fossati del forte precedente (da Todd 1975).

116

Figura 4 – Planimetria dell’insediamento di Margidunum, Castle Hill, East Bridgeford (da Todd 1991).

117

Figura 5 – Planimetria del forte di Osmanthorpe (da Bishop & Freeman 1993).

Figura 6 – Planimetria del sito di Newton-on-Trent, con indicazione della trincea di scavo realizzata nel 1984 (da Bishop & Fulford 1993)

118 Figura 7 – Area di Peterborough, con in evidenza gli elementi principali dell’occupazione militare romana (da Upex 1976)

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Figura 8 - Planimetria dei cropmarks del campo temporaneo di Farnsfield (da Welfare & Swan 1995).

Figura 9 - Planimetria dei cropmarks dei due campi temporanei di Calverton (da Welfare & Swan 1995).

120 Cartina 11 - Disposizione dei campi temporanei in rapporto alle vexillation fortress e ai forti stabili nella valle del Trent (elaborazione dell’autore da Google Earth).

Cartina 12 – Dettaglio Ryknild Street e i suoi forti, in rapporto alla viabilità del resto dell’area e ai forti principali per gli anni 50/60 d.C. (elaborazione dell’autore da The Secret History of Roman Roads, https://romanroadsinbritain.info).

121 Cartina 13 – Forti e insediamenti militari nell’area della Midlands Orientali. In rosso sono segnalate i forti superiori agli 8,5 ettari, in nero il resto dei forti, in arancio i campi temporanei e in verde i vici civili. Segnalate anche le strade d’epoca romana e in particolare quelle citate nel testo. La stella indica la fortezza legionaria di Lincoln (elaborazione dell’autore da The Secret History of Roman Roads, https://romanroadsinbritain.info).

122 Cartina 14 – I forti del periodo della conquista nell’area nord delle Midlands Orientali secondo quanto stabilito fra anni Ottanta e Novanta. In nero i siti certi, in bianco i siti la cui datazione è in discussione. Da notare la presenza di Rossigton Bridge, la cui datazione come abbiamo visto è ritenuta adesso successiva agli anni cinquanta (da Bishop & Freeman 1993).

123 Cartina 15 – Proposta di distribuzione di forti e strade nel periodo immediatamente successivo alla conquista romana dell’area (anni quaranta/cinquanta del I secolo d.C.). In rosso i forti più grandi (sopra agli 8,5 ettari) e in nero gli altri forti. Notare la possibile presenza di una guarnigione a Leicester ma non sono presenti altri forti nell’area attorno al centro della successiva civitas (elaborazione dell’autore da The Secret History Of Roman Roads, https://romanroadsinbritain.info).

124 Cartina 16 – Viabilità principale definitiva per l’area con l’aggiunta della Fosse Way (anni cinquanta/sessanta del I secolo d.C.). In rosso i siti militari e in verde quelli civili. Oltre Marton a nord-ovest, sulla strada numero 28a, si trovano i siti di Rossigton Bridge e Danum (Doncaster, v. cartina 11). Proposta l’assenza di una Guarnigione a Leicester per il periodo (elaborazione dell’autore da The Secret History Of Roman Roads, https://romanroadsinbritain.info).

125 Cartina 17 – Confronto fra siti romani e siti LPRIA. In arancio i campi temporanei, in rosso i forti, in verde gli insediamenti civili romani (per ogni sito è rappresentata una sola fase); i cerchi blu pieni rappresentano gli hillforts e i cerchi profilati di blu con interno bianco segnalano gli insediamenti (Thorpe è rappresentato più piccolo perché ancora incerta la presenza effettiva di un insediamento). Da notare la mancanza di