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2. L’occupazione militare delle Midlands Orientali

2.1. La civitas e il territorio dei Corieltauvi

L’areale geografico compreso nella moderna regione delle Midlands Orientali è delimitato ad ovest in gran parte dalle propaggini meridionali dei Monti Pennini, ad est evidentemente dal Mare del Nord e a settentrione dall’ampio estuario chiamato Humber1. La sua zona meridionale presenta invece una serie di corsi d’acqua più o meno paralleli che, seguendo una direzione sud-ovest nord-est, vanno a gettarsi nel Wash, l’ampio estuario quadrangolare che caratterizza il profilo orientale della costa britannica. Solo verso sud-ovest non si hanno confini ben definiti da elementi fisici. Si tratta di un territorio che presenta una buona biodiversità ambientale fra rilievi di modesta altitudine, aree collinari, valli fluviali, foreste, pianure e aree costiere. Sostanzialmente gli ambienti geografici si possono distinguere tra le aree a rilievo comprese tra Leicestershire e Derbyshire, a ovest e a sud, il Nottinghamshire incentrato principalmente sulla media valle del Trent e l’area costiera occupata dalle pianure alluvionali del Lincolnshire e dall’area un tempo paludosa delle Fenland, lungo la costa del Wash. Questa conformazione geo-fisica comporta che l’ampia idrografia caratteristica della Gran Bretagna sia particolarmente sviluppata e mantenga grossomodo un andamento da sud-ovest a nord, nord-est, con la gran parte dei corsi d’acqua principali (Trent, Witham, Welland, Nene, Soar) che si dirigono verso la costa o verso la pianura dell’Humber. Il territorio in passato presentava notevoli concentrazioni boschive, soprattutto nella zona attorno a Nottingham (fra cui la famigerata foresta di Sherwood) e a Birmingham, ma in larga parte doveva essere aperto come è attualmente, con vaste aree adibite all’agricoltura, favorita proprio dall’idrografia che abbiamo appena descritto. Soprattutto il Leicestershire e i versanti collinari che si sviluppano intorno alla valle del Trent presenta ampie aree sgombre intervallate da piccoli boschi, ambiente ideale per lo sviluppo di faune di medio piccola dimensione e perciò storicamente collegato ad un’attività prettamente britannica come la caccia alla volpe; fornisce perciò degli scorci paesaggistici molto affascinanti. Per l’economia della nostra trattazione però, un tale ambiente ha soprattutto le caratteristiche ideali per permettere lo sviluppo degli insediamenti umani e per una agricoltura molto produttiva. Le

39 caratteristiche geografiche che abbiamo elencato e i rilievi che non superano i 640 m, hanno favorito la frequentazione antropica unitamente alla varietà delle materie prime. In particolare i Pennini meridionali ma anche tutta l’area collinare attorno a Birmingham e Leicester possiede giacimenti di ferro e piombo, che hanno fatto la fortuna di queste zone anche in tempi più recenti; le propaggini orientali delle colline del Leicestershire presentano a loro volta ampi giacimenti di ferro ma soprattutto molte aree ideali per cavare la pietra calcarea che ne compone gran parte dell’orografia; infine il Fenland e il resto dell’area costiera risultano sfruttate fin dalla preistoria per la raccolta del sale2.

L’archeologia in questo territorio ha portato a diverse scoperte interessanti e soprattutto in tempi più recenti ha visto uno sviluppo particolare delle indagini sulle culture preistoriche e dell’Età dei Metalli3. Come vedremo anche durante la LPRIA quest’area

presenta ampie tracce di attività antropica e certamente al loro arrivo le legioni romane avranno dovuto affrontare il problema di occupare queste terre confrontandosi con la popolazione locale. Come abbiamo già sottolineato, nonostante le consistenti evidenze archeologiche ascrivibili all’epoca romana e in particolare anche al periodo della conquista della Britannia, le fonti letterarie che sono sopravvissute nella tradizione non fanno menzione del modo in cui i territori dell’Inghilterra centro-orientale siano passati sotto il controllo della provincia romana, né di quali popolazioni abitassero quest’area. Infatti, anche se di Tacito mancano, com’è noto, i libri degli Annales che trattano il periodo della spedizione in Britannia, delle vicende che hanno coinvolto questa parte della Britannia non c’è traccia chiara né nell’Agricola né in Cassio Dione. È possibile però recuperare dei dati importanti dagli itinerari e soprattutto dallo scritto del geografo Tolomeo, composto nel II secolo d.C., il quale presenta un resoconto delle civitates dislocate nel territorio della Britannia romana e che per il territorio delle Midlands Orientali indica la civitas dei Coritani. Tale nome però è stato messo in dubbio dagli studiosi in tempi recenti, tenendo in considerazione i particolari problemi di tradizione che interessano i manoscritti dell’opera di Tolomeo. La questione del nome di questa civitas è stata affrontata fra gli anni Ottanta e Novanta4 e attualmente gli studiosi concordano per la maggior parte sulla ricostruzione proposta da Tomlin sulla base di un’iscrizione scoperta su di un frammento di tegola proveniente dal sito di Tripontium,

2 Cfr. Hallam 1960. 3 Todd 1991, 1-2.

40 vicino a Churchover nel Warwickshire, che riporta la dicitura [CIV]ITATIS CORIELTAVVOROM5 e su una più attenta analisi delle fonti scritte, in particolare degli itinerari6. Proprio grazie a questa tipologia di fonti è stato anche possibile recuperare i nomi di diversi insediamenti di epoca romana presenti in questa zona e incrociando tali elementi con i dati archeologici gli studiosi hanno potuto proporre delle identificazioni fra nomi e siti.

Diversi studiosi hanno cercato di stabilire quali dovessero essere i confini delle civitates in cui era divisa la provincia7, basandosi sulle fonti scritte, ma purtroppo questo lavoro è soggetto in parte a processi speculativi e non può avere l’ausilio di molte fonti archeologiche dirette8. Grosso modo si ritiene che l’area occupata dalla civitas Corieltauvorum fosse compresa fra le moderne contee del Leicestershire, Ruthland, Derbyshire, Nottinghamshire e Lincolnshire, grazie anche agli elementi naturali che come abbiamo sottolineato delimitano in parte questa regione dell’Inghilterra9. Le aree che lasciano adito a delle incertezze sono quelle meridionali e

sudoccidentali: non abbiamo molti elementi che permettono di tracciare i confini con le civitates di Iceni e Catuvellauni lungo i corsi di Nene e Ouse, né con i Dobunni e i Dumnonii nell’area delle Midlands Occidentali. Inoltre, mancano anche informazioni precise che permettano di conoscere il grado di popolamento urbano dell’area del Fenland, che viste le sue caratteristiche paludose doveva comunque essere molto basso. Di conseguenza è difficile stabilire a quale territorio appartengano diversi forti ed insediamenti siti nelle zone di confine fra queste civitates10. Per delimitare meglio il territorio amministrato dalla civitas Corieltauvorum ci si è allora affidati molto ai dati archeologici associabili al popolamento dell’area nell’Età del ferro, presupponendo che il territorio della civitas finisse per coincidere con quello della tribù da cui prende il nome11. Purtroppo, questo metodo non tiene conto delle dinamiche sociali che dovevano muovere le tribù, che durante la LPRIA furono soggette a molte spinte di cambiamento, soprattutto a causa prima dei contatti coi romani e poi con il definitivo ingresso nella

5 Tomlin 1983, 1.

6 Id., 3; Jones & Mattingly 1990, 23 e ss. 7 V. cartina 1.

8 Salway 1997, 16-18; Millett 1990, 65 e ss.; Jones & Mattingly 1991, 43-47. 9 V. cartina 6.

10 A riguardo può essere esplicativa la tabella degli insediamenti conosciuti per la Britannia presentata in

Millett 1990, 61-63, dove alla colonna che riporta la civitas in cui sorge l’insediamento si leggono diversi casi in cui i Corieltauvi ricorrono unitamente ad altre civitates, a segnalare un’incertezza di attribuzione.

41 loro sfera di influenza. Certamente però, come risulta chiaro, non è possibile trarre altre informazioni dalle fonti scritte e, in attesa di nuove scoperte a riguardo, è necessario comunque affidarsi al dato archeologico per conoscere qualcosa di più sulla popolazione di questo territorio.

Cercando le radici della civitas dei Corieltauvi, gli studiosi hanno dunque dovuto fare affidamento alle tracce archeologiche riferibili all’età del ferro. L’area delle Midlands è tradizionalmente considerata all’interno della fascia territoriale che subisce gli influssi culturali del continente solamente attraverso il filtro della Britannia meridionale12. Quest’area è anche il confine fra il Meridione ceramico e il Galles e il Settentrione dell’isola, che invece non presenta tracce di produzioni ceramiche locali. Nell’area delle Midlands Orientali in particolare la presenza di ceramica per quanto riguarda l’età del Bronzo e la prima età del ferro è molto bassa13, è tale caratteristica si attesta anche per la

LPRIA, sebbene si possa rilevare un gruppo particolare di ceramica la cui diffusione è riconducibile all’area fra i due principali centri abitati dei Corieltauvi14, individuati nei

siti di Leicester e Lincoln. Maggiori informazioni su questo popolo sono state ricavate dalla monetazione15, che sembra diffondersi a partire dalle aree meridionali dell’isola alla fine del I secolo a.C., seguendo chiari modelli continentali, nello specifico gallici16. Inizialmente interpretate come coniazioni dei Brigantes, si è in seguito riconosciuta la loro attribuzione ad un popolo diverso e in tempi relativamente recenti alcuni importanti ritrovamenti, come l’Hallaton Treasure nel 200017, hanno ampliato notevolmente il

numero di emissioni conosciute. Principalmente in argento, tali emissioni sono state utilizzate nel tentativo di ricostruire una dinastia regnante attraverso i nomi iscritti sulle monete, secondo criteri ricavati dalla monetazione delle popolazioni meridionali e postulando un’omogeneità e centralizzazione della tribù lungi dall’essere altrimenti testimoniata18. Sebbene sia stato messo in evidenza come non sia immediato trovare un’unità e una coerenza in queste emissioni, i caratteri in comune che presentano, però, uniti alla loro diffusione nello stesso ambito territoriale, permettono di stabilire a grandi linee quali dovessero essere i territori della tribù e in particolare la zona che ne era il

12 Millett 1990, 11-16; Cunliffe 1991, 107-118 e 159.. 13 Millett 1990, 12-13. 14 Cunliffe 1991, 86 fig. 4.9 e 89. 15 V. cartina 7. 16 Cfr. Clay 2002. 17 Cfr. Score 2011. 18 Cunliffe 1991, 175.

42 fulcro19: questo centro si può collocare proprio nell’area compresa fra i due siti di Leicester e Lincoln. Dal momento che l’areale di distribuzione di queste coniazioni risulta circoscritto, tranne alcune eccezioni che però rimangono isolate, è stato ipotizzato un perimetro territoriale che, confrontato con quelli individuati per le altre tribù ha potuto delimitare la possibile estensione del territorio della tribù. In particolare, il confine meridionale si attesta sulla valle del fiume Nene, dove si ferma la monetazione bronzea di Cunobelino, capo dei Catuvellauni20, mentre il confine più conteso resta quello verso sud-est, come abbiamo già potuto sottolineare, dove la monetazione dei Corieltauvi non sembra essersi spinta oltre il Leicestershire meridionale21. Questa pratica ha riscontrato diverse critiche fra gli studiosi in tempi più recenti, soprattutto dal punto di vista dell’associazione fra tribù e monetazione, che non per forza deve indicare una coesione sociale, e di conseguenza risulta anche in parte arbitrario associare la distribuzione dei ritrovamenti monetali con l’estensione del territorio occupato da una popolazione22.

Volendo affrontare il problema di circoscrivere il territorio di una popolazione del genere è necessario tenere conto delle particolarità sociali delle tribù celtiche le cui relazioni, anche interne, si basavano su di un sistema di tipo sostanzialmente clientelare23. Questa caratteristica portava a continui avvicendamenti delle alleanze e di conseguenza a molte variazioni nell’area di influenza di un gruppo tribale. Per l’economia del nostro discorso resta però necessario cercare di delimitare un’area circoscritta e come abbiamo visto il confronto fra le zone di distribuzione di vari manufatti e reperti permette di supporre un certo grado di coesione o comunque di usi e costumi condivisi. All’interno di questo approccio metodologico svolge un ruolo importante la monetazione, che, come altre monetazioni dell’LPRIA in Britannia, presenta una distribuzione abbastanza circoscritta che può essere il riflesso dell’area

19 Id., 175-178; Todd 1991, 13.

20 La monetazione bronzea è ritenuta indice di scambi commerciali locali e quindi viene usata per

circoscrivere le aree sotto il diretto controllo dell’autorità che coniava queste monete, ibid., 13-14; Cunliffe 1991, 142 e 143 fig. 7.9.

21 I dati materiali non danno molte informazioni, ma probabilmente ciò è causato dal fatto che queste

zone, boscose e poco produttive, non furono abitate estensivamente durante l’età del ferro (cfr. Todd 1991, 14.). Un punto di riferimento potrebbe essere stato in seguito rappresentato dal percorso di una strada romana, anche la Fosse Way o Watling Street.

22 Cfr. cfr., Cunliffe 1991, passim; Moore & Reece 2001, 17-18, che tratta la questione da un punto di

vista, quello dello studio della popolazione dei Dobunni, che è doppiamente interessante, visto che è una delle popolazioni le cui seriazioni monetali sono state più studiate, v. Van Arsdell 1994, e perché risulterà fondamentale più avanti nella nostra trattazione.

43 controllata dall’autorità che gestiva tali emissioni. È comunque necessario tenere presente che la diffusione della monetazione in queste aree è un riflesso delle emissioni continentali in uso tra i popoli celtici della Gallia e arriva in quest’area seguendo i modelli delle tribù meridionali dell’isola, restando per lo più una coniazione in argento e oro, il cui utilizzo sembra rivolto esclusivamente al pagamento di bande mercenarie o a dinamiche elitarie interne all’aristocrazia di questi popoli24. Se quindi l’equazione fra i

territori ipotizzati per la tribù dell’LPRIA e quelli della civitas Corieltauvorum non è immediata né scontata, per la nostra trattazione possiamo presupporre che lo fosse almeno nelle sue aree più centrali e geograficamente delineate, evitando quindi di approfondire l’analisi dei forti e dei campi posizionati in zone di incerta attribuzione, tranne nel caso in cui sia necessario oppure che la problematica della collocazione nell’una o nell’altra sfera di influenza non sia un fattore determinante per la nostra elaborazione. Una volta stabiliti i limiti geografici e i criteri di approccio a loro collegati, possiamo allora andare ad affrontare l’argomento degli insediamenti delle Midlands Orientali, cominciando da quanto sappiamo per il periodo precedente alla conquista romana per poi approfondire la questione delle tracce dell’occupazione legionaria.

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