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Il teatro istituzionale

Negli anni ’80 si assiste a un ritorno alle origini. Se è vero che il teatro e la drammaturgia quebecchese sono nati all’ombra delle grandi opere classiche del teatro francese, inglese e tedesco, tra gli anni 1980 e 2000 i teatri istituzionali tornano a privilegiare Shakespeare, Goldoni, Racine, Marivaux, Tchekhov, Euripide e qualche opera europea contemporanea (vedi Le Temps et la Chambre di Botho-Strauss al TNM nel 1995 oppure Quartett di Heiner Muller a L’Espace Go nel 1996). Al Quat’sous vanno in scena molte opere americane recenti “tradotte” in quebecchese. Ancora una volta la produzione locale torna a essere rara – fatta eccezione per il Théâtre D’Aujourd’hui, per il quale resta la prerogativa principale – a causa dei rischi finanziari legati alla creazione. Si tornano a mettere in scena i successi quebecchesi dei decenni precedenti: Tit-Coq,

88 Pépinot è una serie televisiva in bianco e nero per ragazzi il cui protagonista è l’omonimo burattino trasmessa da Radio-Canada tra il 1954 e il 1957. Le avventure di Pépinot et Capucine saranno il seguito della serie.

89 Bobino è una serie televisiva per ragazzi estremamente longeva composta da più di 5000 episodi (di cui circa 1600 in bianco e nero) trasmessa da Radio-Canada tra il 1957 e il 1985.

Fridolindaes 1 e 2 di Gélinas Gratien, Zone, Florence e Les Beaux Dimanches di Marcel Dubé, Les Belles-Sœurs e Albertine en cinq temps di Michel Trembly. In questa situazione di “ritorno al passato” il Théâtre D’Aujourd’hui offre delle rappresentazioni interessanti come La Reprise di Claude Gauvreau e Les Muses Orphelines di Michel-Marc Bouchard. Prima sotto la direzione di Michelle Rossignol, poi di René-Richard Cyr, l’obiettivo del teatro è quello di stimolare una nuova creazione neo-quebechesse.

Le nuove pratiche

Ai margini del teatro istituzionale sorgono molti nuovi stili derivanti talvolta da correnti europee riprese e sviluppate in maniera nuova e originale. In tutti i casi si rifiuta l’estetica realista, alcuni mettendo l’accento sul linguaggio del corpo e del tono della voce, altri mescolando stili e generi teatrali diversi. Gli apripista sono, tra gli anni ’70 e ’80, Jean-Pierre Ronfard 90, Robert Gravel91 e il gruppo del Théâtre expérimental de Montréal (TEM) con Vie et mort du roi boiteaux. Josette Féral sottolinea l’importanza dell’opera affermando che «rares sont les créations théâtrales de ces dernières années qui ont suscité […] une si grande unanimité de la critique et un tel enthousiasme du public. 92» Tra gli altri citiamo il Théâtre de l’Eskabel (1971-1988), diretto da Jacques Crête e L’Opéra-Fête (1979-1989) di Pierre A. Larocque che ricercano immagini nuove a partire da opere esoteriche sorprendenti. Usciti dall’École de Mime Étienne Decroux, Gilles Maheu93 e Jean Asselin94 dopo qualche anno di esperienza nella complessa arte del mimo si staccano dalle pratiche tradizionali. Maheu si orienta verso la danse-théâtre proponendo delle performances dove domina la presenza fisica, Asselin fonde mimo e repertorio col suo Cycle de Shakespeare del 1988 e La Célestine del 1990.

Il teatro impegnato cessa di esistere. L’euforia nazionalista che aveva dominato dagli anni ‘50 viene definitivamente messa a tacere dalla vittoria del “No” al referendum del maggio 1980 sulla sovranità del Québec. Il solo movimento impegnato che continua a influenzare una parte della produzione è il movimento femminista. Domina le scene teatrali una nuova generazione di drammaturghi, nella maggior parte dei casi colta con una formazione universitaria in varie

90 Jean-Pierre Ronfard (Thivencelle, Francia, 14 Gennaio 1929 – Montreal, Canada, 26 Settembre 2003) è stato un registra, attore e drammaturgo francese. Emigrato in Quebec nel 1960 è prima segretario del Théâtre du Nouveau Monde, poi crea nel ’75 il Théâtre expérimental de Montréal, che prenderà più tardi il nome di Nouveau Théâtre expérimental (NTE)

91 Robert Gravel (Montreal 14 Settembre 1944 - Saint-Gabriel-de-Brandon 12 Agosto 1996) è stato insegnate, attore, regista e drammaturgo, co-fondatore del TEM e dell’NTE. Nel 1977 fonda la Ligue National d’Improvvisation di cui rimane presidente fino alla sua morte.

92 M. Greffard J.G Sabourin, Le Théâtre Québecois, Éditions Du Boréal, 1997.

93 Gilles Maheu (Montreal, 1948) è attore, autore, regista, sceneggiatore e coreografo canadese.

94 Jean Asselin è un attore e regista co-fondatore della compagnia teatrale OMNIBUS e dell’omonima scuola di teatro. La sua attività e le sue riflessioni sull’arte drammatica inglobano il gioco, la pedagogia, e il complesso linguaggio del corpo.

discipline, unita varie esperienze in campo teatrale. Micheal Tremblay domina ancora la scena e la sua influenza, tematica, ma anche formale e linguistica, viene recepita da un gran numero i giovani autori. Tremblay con Chroniques du Plateau Mont-Royal conosce un grande successo anche come romanziere. Le sue opere degli anni ’80, Albertine en cinq temps (1984) e Le Vrai Monde? (1987) confermano il successo della produzione precedente. Tra i numerosi artisti emergenti seguaci di Tremblay citiamo Michel-Marc Bouchard 95, il più popolare e il solo a raggiungere palchi di prestigio quali Le Centre National Des Arts a Ottawa e il TNM a Montreal con Les Feluettes ou La Répétition d’un Dram Romantique (1987) e Voyage du Couronnement (1995). Attraverso una struttura libera caratterizzata dalla mise en abîme dal jeu de rôle e dallo psycodramme riprende tematiche quali l’amore omosessuale, l’incesto e i drammi familiari. I suoi personaggi sono spesso artisti, omosessuali o entrambi, che assistono al compiersi del loro destino in contesti talvolta anche estremi travolti da sentimenti intensi quali l’amore, la morte o la follia.

Gli anni ’90 vedono sulle scene quebecchesi tutta una nuova generazione di artisti quali Jean-Marc Dalpé, Daniel Danis, Jean-François Caron, Michel Monty e Jean-Fréderique Messier. Le tematiche però sono tutt’altro che nuove e fanno eco a quelle della produzione precedente: un milieu opprimente, relazioni familiari invivibili e repressione. Il teatro quebecchese della fine del secolo, vecchio di appena 50 e malgrado il suo indiscutibile dinamismo, sembra ancorato alla produzione anteriore in attesa dell’arrivo di una “ventata” di modernità a spingerlo verso nuovi orizzonti.