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La Nascita di un Teatro Nazionale: Gélinas Gratien padre del teatro quebecchese. Analisi delle opere Tit-Coq e Bousille et les Justes.

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INDICE

Prefazione………5

1 All’Ombra di Duplessis. La Provincia del Québec tra il 1930 e il 1960……….6

1.1 Introduzione………...6

1.2 Il Québec………... 8

1.3 I Settori Economici nel dopoguerra……….…..9

1.4 La società qubecchese………..……..12

1.5 Religione e istruzione………..…...18

1.6 La presa di coscienza intellettuale………. 19

1.7 Nuovi mezzi di comunicazione………..…22

1.8 La questione linguistica………..25

2 Il Teatro quebecchese………..………29

2.1 Introduzione………29

2.2 Le origini del teatro in Nouvelle France……….30

2.3 La dominazione inglese: il dinamismo anglofono………..32

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2.5 1989-1937: uno sviluppo incerto……….36

2.6 Émile Legault………...37

2.7 Gratien Gélinas………38

2.8 1948-1960 La nascita di un teatro professionale……….40

2.9 Marcel Dubé……….41

2.10 Michel Tremblay………...……….44

2.11 Il teatro per l’infanzia……….45

2.12 Gli anni ’80: il teatro istituzionale e le nuove pratiche………...…...46

2.13 L’intervento dello Stato……….48

3. Gratien Gélinas, padre del teatro quebecchese………...………..50

3.1 Introduzione……….50

3.2 Un’infanzia di tristezza e vergogna……….51

3.3 Gli anni al Père du Saint-Sacrément e al Collège de Montréal…………...………54

3.4 Gli esordi nel teatro amatoriale………58

3.5 Gli anni ’30: Le Carousel de la Gaieté e Fridolin…...………61

3.6 1948, Tit Coq un successo nazionale………...…64

(3)

3.8 1966, Hier Les Enfants Dansaient……….………..69

3.9 Gli ultimi anni. Gélinas tra passato e futuro………70

4. Fridolin………...……….….72

5. Tit- Coq……….78

5.1 Trama…………...………83

5.2 Struttura del testo teatrale………....84

5.3 Personaggi………85

5.4 Spazio e Tempo………95

5.5 Temi………...……..98

6. Bousille Et Les Justes………..………..……102

6.1 Trama…………...………..104

6.2 Struttura del testo………..….106

6.3 Personaggi………..108

6.4 Spazio e Tempo………..123

(4)

Bibliografia………131

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PREFAZIONE

Il teatro quebecchese è un’arte relativamente giovane e poco conosciuta in Europa. Se si esclude qualche celebre regista come Robert Lepage, direttore della troupe Ex Machina conosciuto per le sue collaborazioni col Cirque Du Soleil, o l’attore e direttore artistico Denis Marleau, i più ignorano i grandi nomi che hanno fatto la storia del teatro in Québec così come le vicende che hanno contribuito alla nascita di un teatro nazionale.

Parlare di teatro quebecchese implica riflettere sull’identità di un popolo che si è a lungo interrogato sulla propria essenza dibattendosi tra un passato di colonia europea e un modello americano vicino, forte e vitale. In questa tesi si fa largamente utilizzo dell’aggettivo quebecchese. Perché parlare di identità quebecchese e non semplicemente di identità canadese? La risposta sta nel fatto che già da almeno tre secoli gli abitanti del Quebec si definiscono e agiscono come un popolo “autonomo”, distinto dal resto del paese, ben determinati a voler mantenere la loro identità “separata” da quella loro connazionali. L’identità quebecchese è prima di tutto una convinzione. Se un abitante dalla provincia dell’Alberta si definisce canadese, uno dell’Ontario ugualmente canadese e così via, un abitante del Quebec è prima di tutto quebecchese, un’individualità che non esiterà a sottolineare e che si manifesta concretamente nell’arte, nella letteratura, nella musica, e, indubbiamente, nella lingua che gli distingue - con una punta di orgoglio - dal ROC, il Rest of Canada, sigla utilizzata per designare le province del Canada anglofono. Per tutte queste ragioni, è evidente che il Quebec sia da secoli terreno fertile per il sorgere di movimenti indipendentisti e secessionisti, più o meno pacifici e più o meno condivisi dalla popolazione, affascinanti indubbiamente e in parte anche riconducibili ai sentimenti che animarono i primi drammaturghi desiderosi di impiantare un teatro nazionale, ma che volontariamente ho scelto di non inserire all’interno di questa ricerca trattandosi di un pensiero molto variegato e complesso che meriterebbe, a mio avviso, uno studio a sé.

Lo sviluppo del teatro francofono è stato un processo estremamente lento considerata la “giovane età” della provincia del Quebec. Prima colonia francese col come di Nouvelle France, poi colonia inglese fino al XXX, gli scontri e le diverse concezioni che le forze francesi e britanniche avevano delle rappresentazioni drammatiche non facilitano lo sviluppo dell’arte della scena. La Chiesa, da parte sua, frena un già difficile sviluppo proibendo qualsiasi attività teatrale che possa oltraggiare i costumi e la morale cristiana, guardando con sospetto anche alle sale teatrali, luogo di mondanità e di perdizione. A queste condizioni già sfavorevoli si aggiunge la difficoltà per gli artisti quebecchesi di prendere le distanze dai modelli europei e americani per andare alla ricerca di un’identità nazionale. Ripercorrendo la storia del teatro in Quebec, dalle origini sino al XXI secolo,

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si nota una tendenza che procede su due linee parallele. La prima è rappresentata dalla ricerca di una propria identità con la volontà di staccarsi da un passato condizionato in gran parte dalla cultura francese. In questo senso la letteratura ha fatto da apripista, intraprendendo una strada che col passare degli anni ha finalmente tolto ogni ambiguità alla specificità dell’opera letteraria quebecchese. Il secondo processo si rifà all’esigenza tutta quebecchese di conservare le radici di una visione culturale e di uno stile di vita, unici e delineati, all’interno di un mondo nordamericano uniforme dal punto di vista linguistico, in quanto esclusivamente anglofono.1

L’obiettivo di questa tesi è quello di ritracciare e analizzare gli eventi che hanno contribuito alla nascita di un teatro nazionale nella provincia francofona del Québec. Durante le mie ricerche mi sono concentrata sul periodo compreso tra gli anni ’30 e ’60, trentennio che vede al potere il partito ultraconservatore Union National, guidato dal suo leader Maurice Duplessis, un periodo di repressioni passato alla storia come La Grande Noirceur al quale farà seguito la Révolution Tranquille degli anni ’60, la rivoluzione ideologica e pacifica dettata dalla volontà di libertà e di cambiamento guidata da una nuova generazione di intellettuali e che ben presto si diffonde a tutta la popolazione. Paradossalmente è proprio in questi anni di “grande buio” che vengono gettate le basi del teatro nazionale quebecchese. Un’analisi approfondita degli anni di Duplessis al potere, della ripresa economica del dopoguerra, delle prime forme di contestazione e, ultimo ma non meno importante, dell’avvento della nuova cultura di massa veicolata dalla radio e dalla televisione, sono imprescindibili per comprendere a fondo le ragioni che hanno permesso alle sporadiche rappresentazioni teatrali di inizio secolo di raggiungere la posizione di prestigio che occupa oggi la drammaturgia quebecchese nel panorama nazionale e internazionale.

Il fulcro di questa ricerca è occupato dalla figura di Gratien Gélinas, considerato da molti il padre – per una parte della critica il nonno – della drammaturgia francese canadese. Gélinas, per primo, riesce là dove avevano fallito i suoi predecessori entrando con la sua comicità tutta quebecchese nelle case e nel cuore dei suoi connazionali. Attraverso le rare interviste rilasciate a radio e giornali, unite alle preziose testimonianze di chi ha vissuto e lavorato a fianco di quest’uomo eccezionale, è stato possibile ripercorrere il cammino di Gélinas dagli esordi nelle compagnie amatoriali fino al successo, senza tralasciare gli episodi più significativi della sua vita privata.

La parte centrale dell’elaborato è costituita da un’analisi dei suoi maggiori successi: il personaggio di Fridolin e i suoi sketch comici nati per la radio nel 1937 e approdati qualche anno dopo sulle scene teatrali, seguiti dalle commedie Tit-Coq del 1948 e Bousille et les Justes del 1959.

1 Leggete Québecchese! Ministero della Cultura e delle Comunicazioni del Québec, Rappresentanza del Québec in Italia. www.mcc.gouv.qc.ca/leggete-quebecchese.

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1. ALL’OMBRA DI DUPLESSIS.

LA PROVINCIA DEL QUÉBEC TRA IL 1936 E IL 1960

1.1 Introduzione

Il periodo compreso tra il 1936 e il 1960 è incontestabilmente dominato dalla figura del primo ministro Maurice Duplessis e del suo partito l’Union Nationale. Il conservatorismo, sostenuto e fermamente condiviso da una parte del clero e dalle élites, caratterizza profondamente l’operato del governo e quello di numerose istituzioni, in particolare nei campi di istruzione, sanità e nei servizi sociali. Questa mentalità conservatrice susciterà non poche reazioni di opposizione che saranno alla base della Révolution Tranquille 2 degli anni ’60.

Il Duplessisme3 si inscrive in un contesto socio-economico in profonda evoluzione. La crescita demografica ed economica che caratterizza gli anni del dopoguerra porta in Canada una prosperità nuova. Tale ricchezza è però distribuita in maniera ineguale sul territorio. Questo improvviso sviluppo infatti sembra andare a svantaggio dei cittadini canadesi-francesi, «des citoyens de seconde zone dans leur propre territoire 4». Una sottile discriminazione si opera a tutti i livelli delle attività economiche; le disuguaglianze sono particolarmente evidenti negli ambiti del lavoro dipendente e dell’impresa. I canadesi francofoni sono generalmente occupati in impieghi subalterni e riscontrano non poche difficoltà nel fare carriera e nell’ottenere posti di rilievo all’interno di un’azienda. A parità di competenze il loro salario è più basso rispetto a quello dei colleghi anglofoni. In parte la causa di queste peggiori remunerazioni è da imputarsi alla minore scolarizzazione dei canadesi-francesi, così come a delle qualifiche professionali di più basso livello. Nel mondo degli affari le aziende francofone sono quasi sempre di piccole dimensioni e con una produttività medio-bassa. La maggior parte di questi piccoli imprenditori lavora in un universo che gli è “straniero”, di cui non condivide non solo la lingua, ma anche i valori e la cultura.

Maurice Duplessis è stato primo ministro in Québec dal 1936 al 1939 e rieletto successivamente dal 1944 al 1959. Il suo governo ultra conservatore si oppone all’État Provvidence e ad ogni forma di lotta sindacale e di rivendicazioni dei diritti. Profondamente anticomunista, sostiene strenuamente ogni forma di nazionalismo. Da un punto di vista economico, l’Union Nationale lancia politiche

2 Nel 1960 in Canada ebbe luogo quella che oggi chiamiamo Rivoluzione Tranquilla. Fu in generale un movimento pacifico che consisteva in un continuo contestare e protestare contro l’operare il governo federale. Il termine Révolution

Tranquille, traduzione dell’inglese Quiet Revolution, è stato impiegato per la prima volta da un giornalista del Globe

and Mail, quotidiano di Toronto, qualche settimana prima del elezioni del 1961.

3 Con il termine Duplessisme si designa la dottrina, le idee e le pratiche del governo di Maurice Duplessis e del suo partito.

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che contribuiscono ad un generale sviluppo della provincia puntando sopratutto sul settore secondario e sullo allo sfruttamento delle risorse naturali seppur incoraggiando investimenti americani o di imprenditori canadesi inglesi. Questo governo, poco incline al cambiamento, organizzerà durissime repressioni contro i suoi oppositori. Sul piano politico il potere è fortemente centralizzato nelle mani del primo ministro, anche se il duplessisme non è concepibile come il frutto di un'unica personalità. Le classi sociali più abbienti e il clero sostengono l’operato del governo, temendo che ogni cambiamento o processo di modernizzazione del paese possa mettere in discussione la loro posizione all’interno della società. Una particolare riflessione va condotta circa la posizione della Chiesa nel periodo compreso tra la fine della guerra e gli anni ’60, ruolo che verrà completamente ribaltato negli anni della Révolution Tranquille.

All’indomani del conflitto mondiale la Chiesta Cattolica ha un ruolo centrale nell’istruzione e nel campo della sanità (negli ospedali, nell’assistenza ai malati ecc). La crescita della domanda dovuta al baby boom, all’urbanizzazione e ad un generale miglioramento della qualità della vita la rende incapace di fornire i servizi richiesti, vedendola costretta per la prima volta ad appoggiarsi a istituzioni laiche. Negli anni ’50 cresce il numero degli insegnanti e degli infermieri laici e si assiste a una massiccia e progressiva laicizzazione della società. L’alleanza tra chiesa e potere si incrina di fronte alle pressioni crescenti di una società che chiede innovazioni in ambito politico, economico e sociale. Questa volontà di cambiamento si fa sempre più forte e si manifesta espressamente ed in maniera crescente. Le popolazioni urbane hanno «soif de modernisation5». Alla fine degli anni ‘50 le istituzione governative e ecclesiastiche, “cristallizzate” in una condizione ormai arcaica, sono costrette ad arretrare di fronte all’inarrestabile la corsa alla modernizzazione che caratterizza Révolution Tranquille del 1960. Intellettuali, artisti, sindacalisti e uomini politici contestano apertamente il governo Duplessis. Si denuncia un clima “soffocante” e si reclama a gran voce una modernizzazione della società, e una maggiore apertura sul mondo.

Gli anni di Maurice Duplessis al governo sono passati alla storia come La Grande Noirceur6, definizione data dai suoi oppositori che ne denunciavano il clima “buio” e di repressione.

1.2 IL QUEBEC

Il Québec è una provincia orientale del Canada, la più estesa e la seconda per densità di popolazione. I suoi abitanti, quebecchesi in italiano, québécois in francese, quebecker in inglese,

5 Linteau, Durocher, Robert, Ricard, Le Québec depuis 1930, Histoire du Québec, Montreal, Boreal. 1986. Nelle note a seguire l’opera verrà indicata con la sigla QD1930.

6 L’espressione Grande Noirceur , Great Darkness in inglese, viene coniata dagli stessi oppositori di Duplessis e comincia a entrare nell’uso comune nel 1966 per designare nella coscienza storica dei quebecchesi il periodo compreso tra il 1940 e il 1959.

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rappresentano il 24% della popolazione. Il Québec e il New Brunswick sono le uniche due province dello Stato Federale Canadese in cui il francese è lingua ufficiale. La capitale è l’omonima città di Québec, sede degli organi amministrativi, mentre Montreal con i suoi 4 milioni di abitanti è quella più popolosa, seconda agglomerazione urbana del paese dopo Toronto, nonché cuore economico della provincia.

Dal 1534 al 1763 il Québec è stato una colonia dell’impero Francese con il nome di Nouvelle France, Nuova Francia, conquistata poi dagli inglesi con la Guerra dei Sette Anni 7, fino all’indipendenza. Oggi fa parte dello Stato Federale Canadese.

1.3 I SETTORI ECONOMICI DEL DOPO GUERRA

Il settore primario: la modernizzazione agricola

Caratterizzata inizialmente da un surplus di manodopera e da un certo ritardo nelle tecniche e nelle gestioni, il settore agricolo si trova in una fase di transizione. Trainato dallo sviluppo degli altri comparti economici si rinnova e subisce un aumento generale della produttività. Questo processo spinge l’agricoltura del Québec verso l’agri-business 8, o agro-economia, che caratterizza tutti i

paesi industrializzati nella seconda metà del secolo, seppur con una sua peculiarità data dalla persistenza dell’agricoltura di sussistenza e dal ruolo che questa aveva nella società. L’ideologia clerico-nazionalista di Duplessis insiteva sulla vocazione agricola del Québec ed ha da sempre scoraggiato il mondo dell’agri-business. Il dopoguerra è caratterizzato da un massiccio esodo rurale. Mentre la popolazione totale aumenta del 20% tra 1941 e il 1951, per crescere ancora tra il 1951 e il 1960, la popolazione agricola diminuisce di più del 5% tra il 1941 e il 1951 seguita da un nuovo brusco crollo del 24% nella seconda metà del decennio successivo9. Il mondo rurale prende coscienza delle disparità tra campagna e città grazie al diffondersi dei nuovi mezzi di comunicazione e alla diffusione della cultura urbana propagandata dalla radio e dalla televisione. In ambito agricolo e dell’allevamento quattro prodotti dominano la produzione locale: latticini, pollame, suini e bestiame che rappresentano più dell’80% del venduto agricolo del 1960 contro il

7 La Guerra dei Sette Anni fu un conflitto di vaste dimensioni che fra il 1756 e il 1763 oppose Gran Bretagna e Prussia a Francia e Austria e loro alleati (Russia, Svezia, Polonia, Sassonia e più tardi la Spagna). Combattuta in quattro continenti, affermò la supremazia militare della Prussia in Europa, la preponderanza dell’Inghilterra sui mari e il suo dominio in America e in India, introdusse decisamente la Russia nella politica degli Stati occidentali, segnò infine la decadenza dell’Austria davanti all’affermata superiorità della Prussia e quella della Francia davanti all’Inghilterra, che le succedette nel dominio di vasti territori extraeuropei.

8 Il termine Agri-Business è stato introdotto nel 1957 dagli statunitensi Davis e Goldberg come sottoinsieme economico che comprende le aziende operanti nel settore agrario (lavorazione, trasformazione e commercio dei prodotti agricoli) e di quelle impegnate nella fornitura di beni strumentali alle prime.

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65% del 1946. In questo periodo l’allevamento del bestiame cresce del 30%, quello dei suini dell’80% fino all’arrivare a un aumento del 700% nell’allevamento del pollame e nella produzione di uova10. Le specializzazioni regionali resistono: i legumi nella regione di Montreal, il tabacco nella ragione di Joliette e barbabietola a zucchero nella zona di Saint-Hyacinthe.

Il settore secondario: un nuovo sviluppo industriale

La riconversione dell’industria bellica avviene senza grosse difficoltà grazie alla congiuntura favorevole di numerosi fattori quali l’elaborazione da parte del governo federale di nuove politiche per l’occupazione, una nuova e crescente domanda da parte dei consumatori a seguito delle restrizioni della crisi e della guerra ed ultima, ma non meno importante, la ricostruzione dell’Europa. Lo sviluppo economico del dopo guerra, che resisterà fino alla recessione del 1957, favorisce la crescita di tutta la produzione industriale.

Statistiques des industries manufacturières du Québec, 1945-1960

Année Nombre

d’établissements

Nombre d’employés Valeur Brut de la production en million $ 1945 10 038 384 031 2 531.9 1946 10 818 357 276 2 498.0 1947 11 223 379 449 3 017.0 1948 11 107 383 835 3 598.9 1949 11 579 390 275 3 788.5 1950 11 670 390 163 4 142.5 1951 11 861 417 182 4 916.2 1952 12 024 429 698 5 176.2 1953 12 132 441 555 5 386.8 1954 12 191 424 095 5 395.8 1955 12 194 429 575 5 922.4 1956 12 112 446 137 6 622.5 1957 11 295 444 962 6 419.3 1958 10 896 425 260 6 512.9

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1959 10672 427 280 6 802.2

1960 11 093 429 442 7 075.5

Source : Annuaire du Québec 1966-1967 p. 671

Il dopo guerra rappresenta un periodo di forte espansione nello sfruttamento delle ricchezze naturali. Contribuisce a questo sviluppo la richiesta americana incoraggiata dal governo Duplessis che riguarda sia le materie prime allo stato grezzo sia i prodotti finiti.

Nel settore energetico domina l’energia idroelettrica mentre tra le risorse naturali è nel settore minerario che si registra la crescita maggiore, seguito allo sfruttamento delle foreste incentivato dalla grande richiesta di legname e carta, la cui produzione passa da 121 milioni di dollari nel 1945 a 172 milioni nel 1960. La produzione industriale passa da un fatturato di 91.5 milioni di dollari nel 1945 a 446.6 milioni nel 196011.

Il peso del terziario

La posizione di rilievo occupata dal settore terziario nell’economia è oggi un fenomeno noto che si manifesta in egual misura in tutti i paesi industrializzati. In Québec le attività terziarie costituiscono già alla fine della guerra una parte importante nelle attività economiche. Il terziario si presenta come un settore estremamente composito. In esso si raggruppano tutte quelle attività che non si ricollegano direttamente all’agricoltura, all’allevamento, all’estrazione delle risorse naturali o all’industria. Se ne distinguono cinque gradi aree: la finanza, assicurazioni e immobili, commercio all’ingrosso o al dettaglio, trasporti e comunicazioni, amministrazioni pubbliche e forze armate. In generale il termine per designare il settore terziario e i diversi campi che lo compongono è “servizi”.

Tra il 1946 e il 1960 il peso del terziario nell’economia si accresce in maniera significativa. Nel 1946 rappresenta il 51% del prodotto interno lordo quebecchese (PIB), nel 1960 la percentuale sale al 55%. Gli effetti considerevoli se confrontati ai dati relativi all’occupazione. Al censimento del 1951 i cinque grandi settori del terziario danno nell’insieme lavoro a 623 448 persone, dieci anni più tardi gli effettivi raggiungono il 92 152712. La terciarisation dell’economia è dovuta alla congiuntura di numerosi fattori favorevoli. I servizi sono da sempre connessi a una realtà urbana e non al mondo rurale: il fenomeno dell’urbanizzazione va di pari passo ad una sempre maggiore

11 Linteau, Durocher, Robert, Ricard QD1930. 12 Ibid.

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richiesta di servizi ed è strettamente legato al baby boom registrato in quegli anni e al conseguente aumento della popolazione e ai suoi nuovi bisogni.

1.4 LA SOCIETA’ QUEBECCHESE

La crescita urbana

La crescita economica del dopoguerra spinge verso una forte urbanizzazione. La maggior parte della popolazione risiede in città e l’ambiente urbano attira un numero di famiglie sempre maggiore. L’aspetto delle città si trasforma: nuovi palazzi residenziali o commerciali, infrastrutture e sviluppo delle periferie. Il settore edilizio è in grande espansione, in Québec tra il 1948 e il 1960 si contano più di 400 000 cantieri. Dal censimento del 1961 emerge che il 45% degli edifici esistenti sono stati costruiti dopo la fine della guerra. Le politiche economiche del governo contribuiscono alla costruzione residenziale, privilegiando in particolar modo la costruzione di abitazioni unifamiliari destinate alla classe media. L’agglomerato di Montreal è il primo per crescita urbana guadagnando quasi un milione di abitanti tra il 1941 e il 1961. Il censimento del ’61 indica che il 34% della popolazione del Québec vive nell’area di Montreal. Il secondo agglomerato urbano per numero di abitanti è Québec City che riunisce tra il 6% e il 7% della popolazione. Le altre città seguono a una certa distanza, tra cui spiccano Hull e Chicoutimi-Jonquière con 100 000 abitanti ciascuna del 1961.

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Montreal

Montreal, che aveva impiegato quasi tre secoli per raggiungere, nel 1931, il milione di abitanti, non impiegherà che tre decenni per arrivare a due milioni. Il ritmo di crescita aumenta a partire dagli anni ’50 quando il tasso medio di crescita annuale arriva al 4,2% per raggiungere un picco del 5,41% tra il 1956 e il 196113. Questo enorme sviluppo demografico lo si deve essenzialmente all’espandersi delle zone periferiche della città. I confini delle zone urbane sono spinti sempre più lontano, e in tutte le direzioni, rispetto al centro della città. I nuovi quartieri periferici si sviluppano ben presto sul modello di quelli nord-americani: quartieri dormitorio con schiere di abitazioni monofamiliari. Montreal, divenuta una metropoli, può contare su attività economiche di vario tipo e sulla grande reperibilità di manodopera in città. Il terziario è indubbiamente il settore dominante. Montreal si distingue alle altre città del Québec non solo per la sua struttura economica complessa e diversificata, ma anche per le caratteristiche dei suoi abitanti. Nel 1961 il 16.8% della popolazione montréalaise è nata all’estero e il 5% in altre province del Canada o in altre zone del Québec. Per quanto riguarda la composizione etnica i francesi rimangono il gruppo maggioritario, circa il 62% della popolazione, seguiti dai britannici, che in vent’anni passano dal 24.5% al 18.1%. Il restante

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30% è composto da gruppi etnici eterogenei, tra cui una minoranza di italiani che all’inizio degli anni ’60 supera il numero egli ebrei presenti sul territorio14.

Québec

A Québec il tasso di crescita annuale all’inizio degli anni ’50 è del 2.67%. Qui, ancor più che a Montreal, l’espansione avviene quasi interamente in periferia. Rispetto alla vicina metropoli attività manifatturiere locali rimangono legate ai circuiti cittadini e provinciali: produzione di scarpe, prodotti tessili, tabacco, costruzioni navali e produzione di carta. Il porto è da sempre l’elemento più importante della città seguito dall’altro grande settore, il comparto dell’amministrazione pubblica, che durante gli anni del governo Duplessis si schiera in maggioranza a favore delle politiche conservatrici del governo, ed è probabilmente in parte responsabile del minore sviluppo della città rispetto alla vicina Montreal. Città di funzionari e operai è abitata per il 95% da canadesi francesi cattolici

Società e Popolazione

Due sono i fenomeni che segnano l’evoluzione della popolazione quebecchese tra il 1945 e il 1960, il primo, a cui abbiamo già accennato, è un ingente aumento del numero dei nati, il secondo, ma non meno importante, è la ripresa e l’intensificazione dei flussi migratori in entrata. Questi due movimenti modificano il volto della società del Québec, tanto più che contrastano sensibilmente con il calo demografico dei quindici anni precedenti. Di seguito una tabella relativa al tasso i natalità e i fecondità in Québec tra il 1926 e il 1961.

Année Naissances Vivantes Taux de natalité* Indice de fécondité**

1926 83 808 32.2 4.39 1931 85 278 29.7 4.08 1936 76 791 24.8 3.43 1941 90 993 27.3 3.45 1946 113 511 31.3 3.90 1951 123 196 30.4 3.84

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1956 138 631 30.0 3.98

1961 139 857 26.6 3.77

* Numero dei nati per 1000 abitanti

** Numero medio i figli per donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Source: Bureau de la statistique du Québec, Démographie québécoise, p. 43.

L’immigrazione del dopoguerra e le trasformazioni subite dalla società in questi decenni di grandi cambiamenti non mancano di influenzare la composizione etnica. Di seguito un grafico relativo alla suddivisione della popolazione quebecchese tra il 1941 e il 1981 seguita dai dati relativi al numero degli effettivi per ciascun gruppo etnico presente sul territorio al censimento de 1961.

0 20 40 60 80 100 1941 1961 1981* Français Britannique Autre

*Les donnés di 1981 sont basées seulement sur un échantillon de 20% de la population et 2% des répondants ont indiqué plus d’une origine ethnique; les chiffres ne osnt donc parfaitement comparables avec ceux des années anterieurs.

Source : H. Charbonneau et R. Maheu, Les aspects démografiques de la quéstion linguistique ; Recensement du Canada 1971 e 1981. Origine Ethnique 1961 Français 4 241 354 Britannique 567 057 Italien 108 552 Juif 74 677

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Grec 19 390 Autochtone 21 343 Allemand 39 457 Portugais n.d. Polonais 30 790 Chinois 4 749 Espagnol n.d. Indochinois n.d. Haïtien n.d Ukrainien 16 588 Indo-Pakistanais n.d Arménien n.d Hongrois 15 561 Syrien-Libanais 5 302 Néerlandais 10 442 Belge 12 092 Yougoslave 5 577 Africain 4 287 Antillais n.d. Égiptyen n.d. Philippin n.d. Scandinave 11 295 Russe 13 694 Roumain 7 101 Lithuanien 5 883 Autrichien 7 423 n.d. : non disponibile

Source: Recensement du Canada, 1961.

L’immagine della società di quel periodo può presentarsi a una semplice schematizzazione: grande e media borghesia, élites tradizionali, ovvero potere politico e ecclesiastico, e dei nuovi gruppi sociali che compieranno una rapida ascesa sociale che chiameremo nuove élites. La nicchia

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superiore della borghesia quebecchese è essenzialmente anglofona e concentrata quasi interamente a Montreal. I canadesi francesi non ne rappresentano che il 6.7% pur rappresentando il 30% della popolazione15. Questo non significa che non esista una borghesia francofona, ma che sia effettivamente in minoranza a un livello superiore, appurato che maggior parte degli uomini di affari francofoni si classificano tra la piccola e la media borghesia. Le ragioni legati alla “debolezza” della borghesia francofona non possono che essere spiegate se non in relazione alla distanza che li divide dalla cultura dominante del paese. Il contesto culturale non facilità l’emergere di uomini d’affari canadesi francesi. L’imprenditore francofono non è integrato nei grandi circuiti di informazione, fondamentali nella concezione dell’impresa contemporanea, e risente di un più difficile accesso alle scoperte tecnologiche e alla conoscenza dei mercati internazionali, fattori di una potenziale crescita.

Un altro polo del potere è concentrato sulle cosiddette élites tradizionali raggruppate attorno a due grandi gruppi: l’apparato politico e il potere religioso esercitato dal clero. La composizione di questi due gruppi sociali è tutt’altro che omogenea; al suo interno troviamo le figure più disparate tra cui ecclesiastici e politici delle diverse realtà locali e federali, ma anche avvocati, notai e medici. In generale sono la città, il villaggio, la parrocchia e le commissioni scolastiche i luoghi dell’esercizio del potere di questi gruppi.

Il secondo dopo guerra vede emergere anche nuove realtà che si distinguono, se non addirittura si oppongono, ai gruppi già esistenti. Le trasformazioni economiche e sociali di quegli anni esigono nuove specializzazioni e nuove competenze. Questi nuovi gruppi al potere che si affacciano sulla scena sociale quebecchese all’indomani della guerra si caratterizzano per una formazione più avanzata rispetto ai loro predecessori, in particolar modo in ambito scientifico e economico. I cambiamenti più rilevanti si riscontrano in ambito culturale dove gruppi di intellettuali laici mettono in crisi il dominio del clero nell’ambito dell’istruzione portando nuove correnti di pensiero e chiedendo a gran voce una revisione del sistema scolastico. Supportati dai mezzi di comunicazione di massa, le loro idee arrivano al grande pubblico e si diffondono nelle università la cui crescita e modernizzazione darà vita a una nuova generazione di storici, geografi, sociolinguisti, economisti, psicologi, educatori, chimici ecc. che dibattono sui nuovi orientamenti della società quebecchese con un metodo di analisi moderno e un approccio scientifico alla realtà. Ultimi, ma non in ordine di importanza, i nuovi leader che emergono dai movimenti studenteschi, dei lavoratori e dalle lotte sindacali che prendono le distanze dalle ideologie imposte dalla classe politica e dal clero.

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1.5 RELIGIONE E ISTRUZIONE

La religione cattolica durante il governo di Duplessis è il primo credo religioso del paese, con una percentuale di praticanti dell’86% della popolazione16. Come accennato nell’introduzione a questo capitolo la religione ha un ruolo centrale nella società quebecchese. Da un lato impone e trasmette dei valori collettivi, universalmente condivisi e indiscutibili, dall’altro non si limita a influenzare la morale e i costumi, ma esercita un forte controllo politico e sociale applicando la censura. Il suo potere si fonda su tre forze: una fede che impone adesione e rispetto, il suo ruolo di «dispenseur de services »17, e il suo inquadramento politico-ideologico. All’indomani della fine della guerra la Chiesta soffre una profonda crisi e si vede costretta a ridimensionare il suo operare in ambito sociale. Le istituzioni ecclesiastiche non riescono da sole a far fronte all’aumento della domanda, pertanto sono costrette a appoggiarsi a numerose associazioni laiche. Alla crisi delle istituzioni religiose si accompagna un sentimento generale di contestazione rispetto ai valori imposti dal cristianesimo, fino a quel momento accettati ciecamente. A partire dal 1948 il numero dei montréalais che non si recano più a messa diminuisce dal 30% al 50% 18. Alcuni gruppi influenzati da correnti riformatrici provenienti dalla Francia «[…] veulent que le clergé cesse de contrôler tous les aspects de la vie sociale et chrétienne»19 e iniziano a propagandare le loro idee nella rivista Cité Libre20. In seno alla Chiesa si inaspriscono le tensioni tra conservatori e liberali. Joseph

Charbonneau, vescovo di Montrel dal 1947 al 1950, è costretto a dare le dimissioni a seguito della grève d’Asbestos21, dove prende esplicitamente le difese dei manifestanti. Viene sostituito da un

vescovo conservatore. «Ainsi , cette période, qui apparait comme l’apogée de l’église catholique au Québec, est aussi celle où l’institution commence à manifester des signes sérieux d’essoufflemnet et d’inadaplation face aux transformations de la soiciété 22».

Parallelamente alla religione anche l’istruzione conosce una nuova crisi sotto l’Union Nationale. In Québec l’insegnamento pubblico si divide in due filoni, l’uno cattolico, l’altro protestante. Il problema della sous-scolarisation dei canadesi francofoni è evidente. Nel 1958 il 63% raggiunge la

16 Linteau, Durocher, Robert, Ricard QD1930.

17 P.A. Linteau, Histoire du Québec contemporain, Tome 2, Montréal, Boréal,1989, Pag. 95. Nelle notte a seguire HQC.

18 Linteau, Durocher, Robert, Ricard QD1930. 19 Lineau, HCQ.

20 Cité Libre è una rivista politica fondata nel 1950 dal futuro Primo Ministro Canadese Pierre Trudeau che propaganda idee di opposizione al governo conservatore e autoritario di Maurice Duplessis criticando anche l’operare alla Chiesa Cattolica e la sua eccessiva influenza nelle questioni sociali.

21 La Grève d’Asbestos, conosciuta anche come Grève de l’Amiante, fu uno sciopero indetto dai minatori di Asbestos et de Thetford Mines tra il Febbraio e il Maggio del 1949. Lo sciopero fu sostenuto dall’opinione pubblica che fornì anche aiuti concreti ai manifestanti il rivolta contro il governo Duplessis. Gli storici attribuiscono grande importanza alla Grève d’Asbestos ritenendola il primo passo verso la Révolution Tranquille e verso un Québec moderno.

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7ème, il 30% arriva in 9ème e solo l’11% conclude l’undicesima classe rispetto al 36% dei loro connazionali anglofoni23. Gli insegnati sono mal formati e mal pagati, in molti abbandonano la strada dell’insegnamento e il reclutamento si fa sempre più difficile. Nonostante queste difficoltà gli insegnanti laici prendono a poco a poco il posto degli educatori ecclesiastici superandone rapidamente il numero. Quello che che il governo Duplessis vantava come «le meilleur système d’éducation au monde» era in realtà un sistema «fragmenté, sous financié, sous-développé, dèpourvu e coordination, peu démocratique, élitiste et sexiste24».

1.6 LA PRESA DI COSCIENZA INTELLETTUALE

Nel quadro politico nazionale del periodo copreso tra il 1940 e il 1960 «des intellectuels, des artistes, des syndacalistes et des hommes politiques […] dénoncent le climat idéologique étouffant, qualifié de grand noirceur25». Il più celebre caso delle repressioni ideologiche del governo Duplessis è diventato l’affaire in seguito alla pubblicazione del manifesto artistico Refus Global. Per vedersi compiere la tanto agoniata rivoluzione culturale gli artisti quebecchesi dovranno attendere gli anni ’60.

La fine della guerra coincide un crollo del numero delle pubblicazioni e segna quella che è stata definita la période noire dell’edizione quebecchese. Durante la guerra le case editrici avevano registrato un forte incremento delle pubblicazioni, tendenza in positivo che è destinata ad arrestarsi con il ritorno della pace, quando gli editori francesi tornano a monopolizzare il mercato nazionale e internazionale che con lo scoppio del conflitto mondiale in parte avevano lasciato alla concorrenza proveniente dal Canada francofono. Questa, registra il fallimento di numerose case editrici locali. Il numero delle pubblicazioni passa da 417 nel 1944 a 93 1949. La crisi editoriale colpisce per primo il genere del romanzo. Tra il 1947 e il 1959 il numero dei romanzi pubblicati nella provincia scende da 27 durante gli anni del conflitto a 19 al ritorno della pace, un minimo storico che non si registrava dagli anni ’3026. I romanzi che riescono a vedere la luce si dividono in due correnti: i romanzi urbani in cui troviamo rappresentate le vicende della classe operaia e dei piccoli impiegati, tra i più celebri Les Pluffes (1945) e Alexandre Chenvert (1945) di Gabrielle Roy, Le Feu Dans l’Amiante di Jean-Jules Richard (1956), La Bagarre (1958) di Gérard Besette, Les Vivants, Les Morts et Les Autres (1959) di Pierre Gélinas. La critica sociale che caratterizza questa opere si ritrova, anche se in una modalità meno esplicita e più interiorizzata nei personaggi, nel secondo

23 Linteau, Durocher, Robert, Ricard QD1930. 24 Linteau, HCQ.

25 Ibid Pag. 210.

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filone, quello dei romanzi psicologici, rappresentati da Robert Elie con La Fin Des Songes (1950), da André Giroux con La Gouffre à toujours soif (1953) e infine con le opere di Anne Hebert Le Torrent (1950) e Les Chambres en Bois (1958). Le due correnti si ritrovano nell’opera forse più celebre dell’epoca Poussières Sur La Ville (1953) di André Langevin, che unisce l’ambientazione di una piccola città di minatori al ritratto di un personaggio turbato dalle inquietudini dell’esistenzialismo contemporaneo.

La poesia uguaglia il romanzo per numero, per la qualità delle opere pubblicate e per l’interesse che suscitano nel pubblico. La poesia rappresenta il luogo in cui si manifestano apertamente le idee degli autori più innovativi, più originali, che pongono le questioni più scottanti e di attualità, che faranno da apripista alla letteratura quebecchese degli anni ’70. Benché ricca e fiorente, la pubblicazione di opere poetiche di quegli anni rimane ai margini della produzione editoriale commerciale. La maggior parte delle opere pubblicate raggiungeranno il grande pubblico solo negli anni ’60 e ’70 quando saranno rieditate ed entreranno nei programmi di insegnamento scolastico. Parlando di letteratura non possiamo non citare lo sviluppo delle nuove discipline quali la storia e le scienze sociali che propongono nuove interpretazioni della società quebecchese contemporanea e del suo passato. Con la fine della guerra la creazione dell’Institut d’Histoire alle università di Laval e di Monteal e la fondazione della Revue Historique de l’Amérique Française27 favoriscono

l’emergere di una prospettiva meno oratoria e più scientifica nel campo della storiografia. In quegli stessi anni emerge una nuova generazione di sociologi, politologi ed economisti, la maggior parte formatasi presso l’Università di Laval, fondata del 1938. Il loro costante lavoro di ricerca e di analisi rinnova ed individua le problematiche nel Quéec moderno e propone soluzioni volte al miglioramento della provincia e della qualità della vita dei suoi abitanti. Il ruolo centrale giocato dalla Chiesa in ambito sociale non faceva eccezione per la sfera artistica. Nel campo dell’edizione per esempio dominano le case editrici religiose, specializzate nei manuali scolastici. La maggior parte dei librai è vicina agli ambienti ecclesiastici. La cesura è in vigore, l’arivescovo di Québec, il Cardinale Villeneuve, proibisce nel 1934 la pubblicazione del romanzo Les Demies Civilisés di Jean-Charles Harvey. Hervey viene licenziato dal giornale Le Soleil dove ricopriva la posizione di redattore capo. Tra le arti visive il clero promuoveva rappresentazioni religiose e sosteneva le arti figurative di tipo tradizionale. Maurice Duplessis era un grande amante della musica e, da esperto di pittura quale era, possedeva una ricca collezione di quadri. Anche se moderna, nella sua collezione privata non c’è traccia di opere contemporanee, quasi come se questa riflettesse le sue ideologie conservatrici.

27 Fondata da Lionel Groux nel 1947 la Revue d’Histoire d’Amérique (RHAF) è la prima rivista in lingua francese che tratta la storia del Québec, del Canada e dell’America francofona.

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Le Réfus Global

Durante gli anni ’40 un gruppo di giovani artisti si raggruppa attorno al pittore Paul Émile Borduas. In seguito a una mostra del 1947 il gruppo si attribuisce il nome di Automatismes e si definisce come segue:

L'Automatisme, c'est en somme le refus de l'académisme et de toutes contraintes, c'est le règne de l'imagination instinctive et de l'impulsion créatrice ; en pein ture, c'est particulièrement la possibilité de créer des sensations nouvelles par le jeu des couleurs sous l'effet du subconscient ; dans la vie, c'est la liberté, la spontanéité, le dynamisme. 28

L’anno successivo sedici tra di loro firmeranno il manifesto del Refus Global di cui Borduas è considerato l’autore, anche se altri collaborarono alla stesura del testo principale. Già a partire dal 1944 i futuri segnatari del Refus Global cominciano a riunirsi regolarmente. Le loro riunioni «suscitent le goût d'organiser une action cohérente et bruyante, pour forcer la mentalité sociale dominante de l'époque, bien installée dans son conservatisme ankylosé29». Il pittore Fernan Leduc è il primo a proporre l’idea di un manifesto, proposta che sarà accolta dal gruppo solo nel 1947 spinti da nuovo e bruciante desiderio di cambiamento. Borduas nel manifesto, pubblicato nell’agosto del 1948, riunisce 15 anni di riflessioni sull’arte. Il tono è decisamente virulento come denota lo stesso titolo, rifiuto globale, che vuole rappresentare con forza la volontà di una rottura totale con la società tradizionale, rottura da intendersi come opposizione ma anche come evoluzione inneggiando a una totale esigenza di cambiamento. Borduas denuncia l’autoritarismo del clero e del governo rivendicando una nuova libertà tanto nell’arte quanto nella vita. Nel manifesto dà la sua definizione dell’arte il cui tratto principale è la spontaneità, in opposizione agli obblighi e alle imposizioni.

La pubblicazione del manifesto provoca l’immediata reazione dei media. La maggior parte dei critici e dei giornalisti condanna l’opera difendendo a gran voce i valori cattolico-nazionalisti, una reazione che sembra in certi casi più una critica a priori che un’autentica e sentita presa di posizione in difesa del governo. Nessun giornalista si schiera apertamente a favore di Bouduas e del suo manifesto. Il governo Duplessis reagisce duramente alla pubblicazione dell’opera sentendosi minacciato nelle sue più profonde convinzioni sulle quali aveva fondato il suo potere e la sua ideologia. L’Union National prende dei seri provvedimenti per soffocare la rivolta sul nascere. L’arte nuova promulgata dal Refus Global va in direzione opposta e contraria a ogni di forma nazionalismo e a ogni tipo di sentimento religioso pertanto Bouduas con un decreto ministeriale

28 Guy Robert, L'art au Québec depuis 1940, Montréal, La Presse, Pag. 67. 29 Ibid. Pag. 70.

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viene immediatamente sollevato dal suo incarico di insegnate all’École du Meuble. Questo atto di forza da parte del potere politico fornisce nuovi spunti di attacco per gli Automatismes, vittime della repressione del governo, ma non solo. Le Refus Global ha numerosi nemici non solo negli ambienti ecclesiastici, ma anche in campo artistico. Nel febbraio del 1948, sei mesi dopo l’uscita del Refus Global, Alfred Pellan pubblica il manifesto Prisme d’Yeux. Questo secondo manifesto si oppone per numerosi aspetti a quello di Borduas, ad esempio Pellan rifiuta categoricamente di formare un gruppo con un capo essendo contrario a ogni forma di individualismo. In campo artistico rifiuta l’arte di ispirazione tradizionale. Questo testo non è stato scritto esplicitamente contro Borduas, ma si percepisce un chiaro intento da parte del suo autore di mostrare la distanza tra il suo pensiero e quello sostenuto dagli Automatismes.

Il successo di Refus Global è effimero, non dura che un paio di mesi, complice l’immediata reazione del governo e il rifiuto da parte della stampa di pubblicare estratti del manifesto o di sostenerne in alcun modo la diffusione. Un dibattito sull’opera previsto all’Università di Montreal nei mesi successivi alla sua pubblicazione viene subito cancellato. L’obiettivo è quello di far cadere l’opera nell’oblio e le repressioni di Duplessis ci riescono tanto che il gruppo degli Automatisme si scioglie. Tutta questa “epopea” fatta di scontri e di dibattiti artistici non ha alcun effetto sulla popolazione. Gli Automatismes non riescono ad attirare l’attenzione della massa. Le arti visive erano all’epoca riservate solo a un’élite di intellettuali, se i giornali non avessero denunciato il manifesto, di cui sono state pubblicate appena 400 copie, nessuno ne avrebbe neanche mai sentito parlare, tanto più che la volontà di soffocare rapidamente la questione fa sparire in tempi brevi anche ogni traccia di denuncia dalle rubriche letterarie dei quotidiani.

1.7 NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE

L’avvento del piccolo schermo

Una nuova cultura di massa fa la sua comparsa in Québec nel periodo tra le due guerre per poi accentuarsi nel decennio 1950-1960, affermandosi rapidamente in tutti gli strati della popolazione e raggiungendo anche quei gruppi sociali che in un primo momento ne erano stati esclusi. Questa nuova cultura è essenzialmente legata al divertimento e al tempo libero; il suo rapido sviluppo si deve in parte a un miglioramento della qualità della vita dei quebecchesi così come alla crescente urbanizzazione. Due fasi caratterizzano questo sviluppo: una prima fase riconducibile agli anni ’30, con l’avvento della radio e del cinema, per approdare poi nel 1952 alla fase successiva improntata sulla televisione. La televisione dà inizio ad un’epoca completamente nuova rivoluzionando

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completamente la vita culturale dei quebecchesi, introducendo trasformazioni tanto grandi da non poter essere arginate dai suoi maggiori oppositori: le classi sociali più abbienti, la classe politica e gli ambienti ecclesiastici.

La televisione

Introdotta negli Stati Uniti già dagli anni ’40, la televisione impiega un periodo maggiore ad approdare in Canada. Solo nell’autunno del 1952 viene creato un servizio di diffusione e di produzione televisiva gestito dalla società Radio- Canada30. In Québec la percentuale di famiglie che possiedono un televisore aumenta rapidamente: dal 9.7 % nel 1953 passa al 38.6% nel ’55, al 79.4% del ’58 fino a raggiungere l’88.8% nel 1960. In meno di otto anni il Quebec diventa un vasto auditorio televisivo. Le abitudini dei suoi abitanti si modificano: i tetti si riempiono di antenne, i mobili dei salotti si adattano alla presenza dello schermo disponendosi attorno ad esso e le serate in compagnia tanto in campagna quanto in città si sviluppano attorno a questa nouvelle merveille. Il governo di Ottawa decide che il monopolio delle programmazioni televisive sarà esclusivo di Radio-Canada. In Québec la programmazione è inizialmente bilingue e resterà tale fino al 1954, anno dell’apertura di un nuovo canale televisivo destinato alla trasmissione in lingua inglese. La televisione degli anni ’50 gioca un ruolo cruciale nell’evoluzione della società quebecchese. «La télévision deviendra une grande force sociale 31», mezzo privilegiato per la diffusione dell’informazione e per l’espressione di nuove idee. Al contempo contribuisce a uniformare gli stili di vita imponendo dei nuovi modelli che fanno presa sui telespettatori. Ancor più della radio rompe l’isolamento del mondo rurale e permette al Québec di aprirsi al mondo. La rete francese di Radio-Canada, che si rivolgeva essenzialmente ai francofoni quebecchesi, favorisce l’emergere in una nuova identité québecoise e unita alla presa di coscienza di formare un vasto auditorio francofono, quindi una società “a parte”, distinta dalla massa, con i tratti peculiari e le esigenze collettive che le sono proprie.

1945-1953 L’età d’oro del cinema

La guerra aveva permesso al cinema di diventare in breve tempo il luogo di divertimento privilegiato in Québec. Con la fine del conflitto l’urbanizzazione crescente e il generale miglioramento delle condizioni di vita favoriscono una tendenza favorevole per la produzione

30 La Société Radio-Canada (SRC), in inglese Canadian Broadcasting Corporation (CBC), è la prima società di diffusione radiofonica e televisiva creata il 2 Novembre 1936.

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cinematografica. Mai nella sua storia il cinema conosce una congiuntura tanto favorevole. In generale tra il 1946 e il 1960 i più trasmessi sul territorio canadese sono lungometraggi provenienti dagli Stati Uniti, seguiti da film di origine europea, francesi soprattutto. La produzione locale quebecchese, anche se ridotta rispetto al panorama nazionale, risente positivamente della grande popolarità del cinema del dopoguerra. La nascita della cinematografia nazionale si situa tra il 1947 e il 1953. Due sono le compagnie si impongono: Ranaissance-Film, diretta da J.A Sève, e Québec Production, con ai suoi vertici Paul L’Anglais che mette a punto una formula di successo che sarà largamente ripresa in seguito. Il trionfo di quest’ultimo si deve alla sua capacità di adattare allo schermo opere che già avevano incontrato i favori del pubblico negli altri media. La compagnia gira Un homme et son péché (1948), La curé du village (1949) e Séraphin (1949) ispirandosi ai celebri radioroman dell’epoca. Altri produttori riprendono questo schema portando dal palcoscenico al grande schermo La petite Aurore (1951), L’enfant martyre (1951) e Tit-Coq (1952) che viene accolto con un successo trionfale e visto da 300 000 spettatore. L’avvento della televisione porta un duro colpo al cinema e quindi anche alla produzione locale.

1953-1960 Il declino del cinema

L’arrivo della televisione nelle case dei canadesi infligge un duro colpo al cinema. L’età d’oro del cinema passa senza transizione a un brusco declino. In pochi anni il numero delle sale cinematografiche diminuisce, cala il numero degli spettatori e anche la produzione ne risente. La produzione locale e le attività finanziate dai privati si arrestano. Il sogno della nascita di un cinema nazionale sparisce, l’unica attività che resta in auge è quella legata alla produzione per la televisione: pubblicità, cortometraggi, documentari e cartoni animato.

La Radio

Dalla fine degli anni ’30 la radio non ha cessato di espandersi e di crescere. La radio con la guerra ha assunto un ruolo fondamentale, una posizione di rilievo nella vita degli ascoltatori, la stessa che nel ventennio successivo verrà occupata dalla televisione. La radio unisce tutto il mondo, trasmissioni di vario genere, soprattutto i radio romanzi, sono seguiti con passione. Diventa il canale d’espressione di una cultura di massa e il luogo privilegiato dell’informazione. In radio si formano attori e presentatori che diveranno celebri, des vedettes, nel panorama nazionale. Dopo la guerra Radio-Canada continua ad accrescere il suo réseau e la potenza delle sue frequenze, questo le permettere di raggiungere, nel 1950, il 90% della popolazione. A questa viene offerta con una

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programmazione il suo carattere è essenzialmente culturale: concerti sinfonici, teatro, letteratura. Tra le trasmissioni più celebri Radio-Collège, trasmissione a carattere educativo, occupa nel 1952 quasi nove ore di onda a settimana. Anche le emittenti private conoscono una rapida ascesa. Queste radio sono improntate più su una programmazione a carattere commerciale, forti della prosperità che caratterizza il secondo dopo guerra. In questo periodo Montreal nascono moltissime nuove stazioni radiofoniche. Questa forte espansione è solo parzialmente rallentata dall’avvento della televisione. Il piccolo schermo invece di relegare la radio a una fase di crisi come accaduto al cinema la spinge piuttosto a ridefinirsi. La maggior parte delle emittenti riesce ad adattarsi facilmente concentrando le loro programmazioni nelle fasce orarie della mattina e del pomeriggio, momenti in cui la televisione non trasmette, e rivolgendosi a un pubblico ben preciso formato da casalinghe, giovani e automobilisti. Le trasmissioni più frequenti rimangono i radioromanzi, teatro e in generale programmi di intrattenimento. L’informazione resta regolare e si trasmetta molta musica.

1.8 LA QUESTIONE LINGUISTICA

La questione linguistica occupa una poszione di primo piano nell’ambito dei movimenti che animano la società a partire dagli anni ’60. I dibattiti linguistici sono presenti sin dal 1760, anno del passaggio delle colonie francesi all’Inghilterra, quando i canadesi-francesi hanno dovuto difendersi a più riprese difendendosi dalla forza inglobatrice inglese. Dal 1867 la costituzione sancisce il carattere bilingue delle istituzioni federali dello stato Canadese e della regione del Québec:

Dans les chambres du Parlement du Canada et les chambres de la Législature de Québec, l'usage de la langue française ou de la langue anglaise, dans les débats, sera facultatif; mais, dans la rédaction des registres, procès-verbaux et journaux respectifs de ces chambres, l'usage de ces deux langues sera obligatoire. En outre, dans toute plaidoirie ou pièce de procédure devant les tribunaux du Canada établis sous l'autorité de la présente loi, ou émanant de ces tribunaux, et devant les tribunaux de Québec, ou émanant de ces derniers, il pourra être fait usage de l'une ou l'autre de ces langues. Les lois du Parlement du Canada et de la Législature de Québec devront être imprimées et publiées dans ces deux langues. 32

Nel corso del XX secolo molti intellettuali nazionalisti denunciano vari attentati ai principi del bilinguismo, in particolar modo la loro negazione all’esterno del Québec. I dibattiti degli anni ’60 e ’70 si concentrano su due linee diverse ma parallele: da un lato ci si interroga sul bilinguismo dal

32 Loi Constitutionnelle, 1867. Articolo 133. La Loi Constitutionelle de 1867, o British North American Act, è una legge emanata dal governo britannico ed è alla base della creazione della Confédération Canadienne.

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Canada, dall’altro sulla francesizzazione del Québec. Fuori da Québec i censimenti mostrano un’evidente assimilazione progressiva alla lingua inglese da parte dei canadesi-francesi, anche là dove costituiscono dei “blocchi” cospicui e geograficamente circoscritti come nel caso dell’Ontario o del New Branswick. Il Québec è la sola provincia dove il francese mantiene salda la sua posizione, anche se la lingua inglese guadagna progressivamente terreno, anche a seguito dei flussi migratori della seconda metà del secolo. Partendo da queste considerazioni si può operare una distinzione prendendo come criterio la lingua madre e suddividendo la popolazione quebecchese in francofoni, anglofoni e allofoni, designando con quest’ultimo termine gli individui per i quali la lingua madre è una lingua altra rispetto all’inglese o al francese. I dati mostrano un parallelismo con quelli precedentemente analizzati in relazione alla presenza sul territorio dei diversi gruppi etnici.

Répartition de la population (en pourcentage) du Québec selon la langue maternelle, 1931-1981.

Année Français Anglais Autre

1931 79.8 15.0 5.3 1941 81.6 14.1 4.4 1951 82.6 13.8 3.7 1961 81.2 13.3 5.6 1971 80.7 13.1 6.2 1981* 82.4 10.9 6.7

*Les données de 1981 sont basées seulement sur un échantillon de 20% de la population.

Source : H. Charbonneau et R. Maheu, Les aspects démographiques de la question linguistique ; Recensement du Canada 1971 e 1981.

I francofoni mantengono inalterata la loro posizione. Questi dati se confrontati col grafico di pagina XXX rivelano che in percentuale il numero dei francofoni nella provincia del Quebec è solo leggermente superiore rispetto ai canadesi-francesi presenti sul territorio. Questo indica che il francese esercita un’attrazione piuttosto debole sugli altri gruppi etnici, un dato che indica che una buona parte degli immigrati di seconda generazione apprende l’inglese piuttosto che il francese o la lingua del suo gruppo etnico. L’anglicizazione di questi ultimi appare evidente si analizzano i dati relativi alla langue d’usage, ovvero la langue parlée, la lingua spontanea che ciascun parlante adopera nella quotidianità, un dato statistico che sarà disponibile solo a partire dal censimento del 1971.

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Répartition de la population (en pourcentage) du Québec selon la langue d’usage, 1971-1981.

Année Français Anglais Autre

1971 80.8 14.7 4.5

1981* 82.5 12.7 4.8

*Les données de 1981 sont basées seulement sur un échantillon de 20% de la population. Source : Recensement du Canada, 1971 et 1981.

La forte attrazione dell’inglese è facilmente spiegabile in relazione alla diffusione di quest’ultima e alle prospettive che offre su tutto il continente nord-americano legato al suo statuto, oggi affermato all’epoca crescente, di lingua degli affari. La “scelta” degli immigrati di seconda generazione è dettata dalla logica: avendo lasciato il loro paese d’origine nella speranza di una nuova e migliore condizione di vita fanno propria quella lingua che offre loro le maggiori garanzie di successo. La debole borghesia francofona, relegata in una condizione di marginalità già precedentemente analizzata, è incapace di offrire un modello a cui aspirare e un linguistico a cui aderire. Il francese è comunque studiato come lingua seconda dalla maggior parte degli anglofoni. Il tasso di bilinguismo aumenta nel ventennio 1960-1980: i quebecchesi che utilizzano le due lingue ufficiali passano dal 25% al 32% con uno scarto tra i due sesso spiegabile con la minore partecipazione delle donne alle attività economiche33.

Tra i francofoni le riflessioni sulla qualità della lingua sono antiche e vengono riprese dalla Societé Du Parler Français34 nel 1902. A partire dagli anni ’60 queste riflessioni prendono un’ampiezza e un orientamento nuovi. In molti ambienti culturali ci si preoccupa per il degrado e l’impoverimento della lingua francese. Questa lingua tipica degli ambienti popolari viene indicata con il nome di joual.

Il Joual

Con il termine joual si usa definire la lingua parlata quotidianamente in Canada, in particolare in Québec. Il joual è il «parler populaire à base de français fortement contaminé par l'anglais, utilisé au Québec35». La definizione conferma la comune percezione che si ha del joual che viene, concepito come un sorta di cattivo francese québecois, contaminato dal vicino inglese. Si è allora

33 Linteau, Durocher, Robert, Ricard QD1930.

34 La Societé du Parler Français (SDPF) fondata il 18 Febbraio 1902 da Adjutor Rivard et Stanislas-Alfred Lortie, professori all’università di Laval, si impone come autorità linguistica e letteraria fino al 1962.

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delineato un atteggiamento di disprezzo verso il joual, considerato lingua impura. Le parole del cantautore canadese Gilles Vigneault ben incarnano questo atteggiamento «dire que le joual est la langue qui se parle couramment chez nous, c’est une grave médisance. Car c’est absolument faux que le joual soit la langue québécoise, démographiquement et géographiquement. Le joual, c’est une aliénation de la langue des villes par l’anglais». A proposito del joual:

Si l'on entend par là un mélange d'anglais et de français largement farci de jurons ou d'expressions ordurières... on ne peut hésiter un instant. Il faut l'empêcher de triompher, car il s'agit alors d'un jargon pour initiés, d'un dialecte tribal quelconque qui ne saurait prétendre véhiculer une réelle culture. C'est un langage plus près de l'animal

que de l'homme.36

In questo contesto non sono mancate correnti opposte: al disprezzo del joual si è in alcuni casi sostituito il senso di fierezza infuso dall'identità culturale. Non manca chi sostiene la dignità e la legittimità di una lingua "québecoise": una lingua che ha le sue radici proprio nella valorizzazione della specificità del Québec, come veicolo di contestazione della propria indipendenza. Il joual è stato, in questo senso, anche adottato da un'importante corrente letteraria come strumento di espressione privilegiato. La controversia del joual non sembra a tutt'oggi ancora essere sepolta ed è forse una questione che accompagnerà sempre la cultura canadese del Québec.

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2. IL TEATRO QUEBECCHESE

2.1 Introduzione

La nascita del teatro quebecchese è collocarsi all’inizio degli anni ‘30 del XX secolo.

A metà del ‘900 sorgono numerose compagnie teatrali locali, ciascuna con le sue peculiarità, che iniziano a esplorare generi nuovi. Per la prima volta gli autori analizzano i gusti del pubblico e le proposte cominciano a diversificarsi a seconda delle esigenze degli spettatori. In questo riscoperto interesse per il teatro, nei decenni successivi, molti autori vedono le proprie opere superare i confini nazionali, riscuotendo all’estero lo stesso successo ottenuto in patria. Sui prestigiosi palcoscenici di Parigi, Avignone e Londra vanno in scena opere quebecchesi, apprezzate per la loro originalità e per una qualità non inferiore alle opere europee. Tre secoli sono stati necessari perché anche in Quebec emergesse una produzione locale di qualità che fosse lo specchio della società in seno alla quale si era sviluppata, facendosi strada, con difficoltà, all’interno di un continente principalmente anglofono e liberandosi della presenza di un modello europeo di riferimento, quello francese, al contempo stimolante e alienante. Le cause di questo ritardo sono da imputarsi a una scarsa, se non inesistente, “coscienza quebecchese”: i cittadini francofoni del Quebec vivono per secoli in una realtà che gli è straniera e non hanno consapevolezza di loro stessi come unità, come gruppo sociale e linguistico definito. La congiuntura favorevole che caratterizza il periodo del primo dopoguerra porta un’evoluzione su tutti i piani – politico, sociale, economico, morale e intellettuale – e farà da motore all’esercizio teatrale che passa da fenomeno sporadico, in passato ostacolato se non addirittura vietato, ad attività di assoluto prestigio tra le pratiche culturali del paese.

Il teatro non è un semplice genere letterario come spesso viene definito dai manuali di letteratura. Non è neanche una semplice attività di “divertimento” promossa per un pubblico da dei professionisti del mestiere. Il teatro è una pratica artistica che implica l’approfondita conoscenza di un codice ben definito, diversificato secondo i vari generi di spettacolo, rigido, ma allo stesso tempo soggetto a continue innovazioni. La particolarità del linguaggio teatrale è quella di essere un linguaggio plurale composto da numerosi elementi che coesistono in armonia tra loro. Uno spettacolo teatrale prevede la stesura di una trama, la formazione di un cast di attori e di una regia così come la realizzazione di una scenografia che rispecchi i cambiamenti spazio-temporali previsti dall’intreccio. È un linguaggio fatto non solo di dialoghi ma anche di gestualità, di espressività dei corpi, di luci e di suoni. Senza la concreta realizzazione di ciascuno di questi elementi il testo teatrale diventa un oggetto effimero. Il testo teatrale è un’opera letteraria scritta e pensata per essere

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rappresentata. Non è dotato di una sua autonomia come la maggior parte dei testi narrativi poiché in ogni sua parte è vincolato alla sua messa in scena. Le combinazioni degli elementi sopracitati sono infinite e conferiscono a ogni rappresentazione la sua unicità.

Parlare di théâtre québécois implica che gli elementi che lo caratterizzano lo distinguano, per tutta una serie di caratteristiche, da altre realtà teatrali e che queste sue peculiarità rimandino direttamente alla società che rappresenta.

2.2 Le Origini del teatro in Nouvelle France

Per rintracciare le origini del teatro quebecchese bisogna risalire al XVII secolo quando, nel 1606, in Acadia, sbarca un equipaggio francese al quale viene attribuita «la première représentation de théâtre amateur en français dans l’Amérique du Nord37». Quell’anno, nel villagio di Port-Royale, il Théâtre du Neptune en Nouvelle France38 mette in scena uno spettacolo ideato da Marc Lescarbot 39, avvocato parigino, autore della primissima rappresentazione teatrale in territorio canadese. Quest’opera “pioniera” era stata ideata per celebrare l’arrivo dei navigatori e pensata per l’intrattenimento dei rari spettatori francesi. A questa, nel corso nella sua permanenza nella colonia, Lescarbot farà seguire un secondo spettacolo fatto di danze e canzoni che sviluppa sulla base di «ses experiences uniques40» vissute sul nuovo continente. Il testo di questa seconda pièces verrà pubblicato tre anni più tardi a Parigi da Jean Millot ottenendo un grandissimo successo in Europa, tanto da essere rieditato in due nuove versioni, con qualche piccola modifica, nei nove anni successivi. L’attività teatrale di Lescarbot resta un fenomeno isolato, siamo ancora lontani dallo sviluppo di un’attività drammaturgica in Nouvelle France e l’influenza di queste prime opere sulla produzione successiva è pressoché nulla. Per assistere a un nuovo spettacolo teatrale bisognerà attendere altri 33 anni, fino a quando, nel 1639, il governatore Montmagny41 crea uno spettacolo in onore di Luigi XIV, futuro Re Sole. Durante tutta la dominazione francese l’attività teatrale è irregolare e sporadica: in 150 anni si contano appena 30 rappresentazioni, un dato influenzato anche dalla bassa densità di popolazione. Si calcola che nel 1639, su tutto il territorio del Québec,

37 M. Greffard J.G Sabourin, Le Théâtre Québecois, Éditions Du Boréal, 1997.

38 F.A., Performing Canada. The Nation Enacted in the imagines Theatre, Kamloops, The University College of the Cariboo Print Services, 2002.

39 Marc Lescarbot, scrittore e avvocato francese. Nel accompagna il suo cliente Jean e Biencourt de Poutrincourt in un viaggio in Acadia. Durante il viaggio redige pièces teatrali, la prima messa in scena nel 1606 dal Théâtre De Neptune . Il suo soggiorno in Acadia è relativamente breve. Rientra in Francia dove morirà nel 1642.

40 R. Dionne (sous la direction de), Le québécois et sa littérature, Sherbrooke, Éditions Naaman,1984.

41 Charles Jacques Huault de Montmagny, nato probabilmente attorno al 1583, fu governatore della Nouvelle-France, promuovendo la diffusione della cultura del vecchio continente nella colonia.

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