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Applicazione del modello

4. Teoria economica del Self-Control

4.3. Applicazione del modello

Come abbiamo visto, il piano che massimizza 𝑉 sotto al vincolo di bilancio per cui ∑ 𝑐𝑡 ≤ ∑𝑇 𝑦𝑡 = 𝑌

𝑡=1 𝑇

𝑡=1 , è considerato ottimale dal punto di vista del planner. Tuttavia, senza un

modello per controllare le azioni del doer tale piano non verrà implementato. Infatti, se il doer del primo periodo 𝑡1 non ha nessun vincolo, consuma l’intero reddito 𝑌 prendendo in prestito,

considerando l’ipotesi di mercati perfetti, la quantità 𝑌 − 𝑦1. Per prevenire tale tipo di comportamento del doer il planner può adottare due tipi di tecniche principali:

1. Può lasciare discrezionalità al doer, ma in tal caso le sue preferenze devono essere modificate o i suoi incentivi alterati;

2. Può limitare il set di alternative a disposizione del doer imponendogli delle regole che vanno a cambiare il vincolo che quest’ultimo deve affrontare.

Il primo caso, denominato di pura discrezionalità, può essere considerato empiricamente irrilevante, poiché qualsiasi individuo adotta delle regole di autocontrollo, ma risulta importante perché

costituisce la base del modello in esame a cui, successivamente, possono essere facilmente aggiunte le regole.

Se il planner potesse influenzare direttamente la scelta del piano di consumo allora 𝜃𝑡 sarebbe pari a

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massimizzare la propria funzione di utilità 𝑉 nel rispetto del vincolo di bilancio. Ma questo, non è fattibile e il planner dovrà scegliere delle modifiche 𝜃 = (𝜃1, 𝜃2, … , 𝜃𝑇) tale da massimizzare 𝑉.

Le modifiche aumenteranno fino a che l’utilità marginale derivante dall’aumento di consumo nel periodo di pensionamento non sarà uguale alla perdita di utilità marginale nei periodi precedenti (perdita causata dalle modifiche).

Nel caso più generale invece, dove sono utilizzate sia regole sia modifica delle preferenze, il planner potrà modificare il vincolo di bilancio a cui il doer dovrà attenersi. Questo consente al planner di ridurre il consumo 𝑐𝑡 senza sostenere i costi di modifica.

Se le regole disponibili sono però imperfette, il planner dovrà rapportarsi con il trade off tra i costi delle modifiche e i costi opportunità derivanti dal secondo tipo di regole.

Adesso vedremo quelle che sono le tecniche usate per la riduzione dei conflitti, nelle imprese e negli individui.

Come già detto Thaler e Shefrin nel loro modello trattano l’individuo con i suoi problemi di self control, come un’impresa in cui ci sono conflitti tra proprietà e managers e osservano che le

tecniche utilizzate sono molto simili per entrambe. Dopo aver introdotto il modello possiamo vedere quali sono tali tipi di tecniche che si dividono in due categorie principali: le regole e gli incentivi.

- Tecniche per alterare gli incentivi dell’agente (doer):

Gli individui possono usare tre tipi di tecniche capaci di alterare gli incentivi del doer.

Innanzitutto, si possono modificare direttamente le preferenze del doer. Alcuni individui, come suggerito da Scitovsky 47, considerano il risparmio come un bene e in questo caso la miopia del doer non va ad inibire il risparmio.

La seconda tecnica è quella di implementare e poi controllare un piano di risparmio, tramite dei report periodici: di regola, il semplice controllare e tenere traccia del proprio risparmio, agisce come

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una tassa sui comportamenti che il planner vede come devianti.

La terza tecnica usata è invece quella di andare ad alterare direttamente gli incentivi: nel loro lavoro i due autori fanno l’esempio degli accademici che tenendo un convegno consegnano un foglio di carta così da incentivare l’audience a prendere appunti.

Le impese usano le stesse tre tipologie di tecniche. Come prima tipologia è uso comune delle aziende adottare dei piani di partecipazione agli utili, incentivi finanziari che vengono concessi a tutti i dipendenti tranne che ai dirigenti di più alto livello. In questo modo, secondo T&S, le aziende influenzano le preferenze dei dipendenti che saranno molto più allineate a quelle dell’assetto

proprietario. La seconda regola, simile a quella dei piani dei risparmi per gli individui, è quella di andare a monitorare tutti gli input aziendali attraverso la contabilità dei costi e stabilire delle compensazioni proporzionali a tali misure di input.

La terza regola, che va ad alterare direttamente gli incentivi, consiste nel misurare i risultati e i profitti aziendali per usarli come misura delle performance compiute dai manager. Così facendo, i manager si sentiranno maggiormente obbligati a perseguire gli obiettivi aziendali, andando ad evitare l’insorgere di conflitti di interesse che, a quel punto, oltre che dannosi per l’impresa, si rivelano dannosi anche per egli stesso.

- Tecniche che prevedono l’imposizione di regole:

La seconda tecnica, oltre quella vista sopra di alterare gli incentivi, è quella di imporre regole che vanno a limitare le opportunità del doer. Questo può rendersi necessario quando i costi derivanti dall’applicazione della prima tipologia di tecniche, quali costi di monitoraggio o costi atti a persuadere il doer o il manager, sono elevati. Quando questo si verifica può risultare conveniente per il planner o per la proprietà imporre delle regole che spingendosi al limite, potrebbero eliminare ogni possibile discrezionalità per il doer, tramite quelle che sono note come strategie di

precommitment.

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vanno non ad eliminare la discrezionalità del doer ma si limitano a restringere il raggio d’azione della discrezionalità del doer. In tale tipo di regole rientrano quelle che sono note come “regole del pollice”, usate molto spesso anche nell’ambito del risparmio.

Questo tipo di regole vanno ad alterare il vincolo di bilancio che il doer si trova a dover rispettare. Un esempio del primo tipo di regole che vanno ad escludere la discrezionalità è l’imporre al doer il divieto di prendere a prestito. Tale tipo di regola può essere applicata anche in maniera più lieve, andando ad escludere dei casi particolari in cui tale divieto viene meno (spese per abitazione, automobile ecc.). Un altro esempio di regola del pollice è quella di combinare la limitazione del prendere a prestito con il divieto di diminuire i propri risparmi.

Le regole possono eliminare la discrezionalità anche solo limitatamente a determinate tipologie di decisioni, soprattutto per quelle in cui emerge un conflitto particolarmente elevato. Un esempio di queste tipologie di regole può essere quella di una persona che sapendo di avere problemi con il gioco d’azzardo si impone il divieto di andare a Las Vegas.

Così come abbiamo visto in precedenza, per quanto riguardava le tecniche per alterare gli incentivi del doer, anche in questo caso, le tecniche usate dall’individuo sono usate anche nelle imprese. Le regole, nelle organizzazioni aziendali, vengono usate più spesso a causa degli alti costi di monitoraggio degli output aziendali. Tali regole, possono limitare del tutto la discrezionalità del manager mediante l’imposizione di linee guida coercitive oppure, possono limitare la

discrezionalità ma solo relativamente a determinate tipologie di decisioni (es. coloro che si

occupano delle concessioni dei prestiti necessitano dell’approvazione per concedere finanziamenti ad amici o parenti).

Secondo Thaler e Shefrin è importante sottolineare che le regole del pollice, che vengono imparate dai propri familiari o in altri contesti, possono essere diverse fra le persone poiché queste dipendono appunto dal contesto familiare in cui un individuo viene cresciuto, dalla classe sociale di cui tale famiglia fa parte, dall’educazione scolastica e dall’età. Tali regole diventano facilmente abitudini

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nel processo decisionale degli individui e, in questo modo, si vengono a creare delle rigidità nel comportamento di tale individuo.