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Critiche e repliche sulla spinta gentile

Nel documento Nudge nelle scelte di risparmio e previdenza (pagine 110-128)

6. Etica dei nudge e critiche

6.2. Critiche e repliche sulla spinta gentile

Insieme ad un grande entusiasmo per i risultati ottenuti, i nudge sono stati accolti da vari studiosi del campo dell’economia e della psicologia con molte critiche che analizzeremo nel seguente paragrafo. Principalmente, l’idea alla base delle critiche è che la spinta gentile vada a scontrarsi con quei valori fondamentali della persona, tra i quali la libertà, l’autonomia, il rispetto e la dignità. Qui di seguito riporteremo quelle che sono le maggiori obiezioni fatte nei confronti del nudge e del più generale paternalismo libertario, andando poi a riportare anche le varie spiegazioni in difesa delle spinte gentili.

Per prima cosa però, prima di elencare le varie critiche, dobbiamo sottolineare che i nudge sono degli strumenti e come ogni strumento può essere utilizzato in maniera sbagliata. Un martello è uno strumento fenomenale per piantare un chiodo, ma se lanciato contro una finestra può rompere il vetro. Allo stesso modo un nudge può essere mal concepito, essere implementato in maniera

approssimativa o inappropriato. Ma così come sarebbe sbagliato criticare un martello perché capace di rompere un vetro, allo stesso modo anche un nudge non deve essere criticato perché capace di fare dei danni se utilizzato in maniera sbagliata.

Per una critica costruttiva e ben congegnata, si deve dimostrare che un nudge può recare danno al benessere delle persone o alla loro autonomia personale quando è usato in maniera corretta e appropriata e implementato in maniera ottimale. 84

83 L’intero paragrafo sulle critiche al nudge è scritto e strutturato dall’autore, basandosi sull’articolo di Schmidt A. T., Engelen B. (2020), The ethics of nudging: An overview;

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Come primo elemento di critica analizzeremo l’ambito dell’autonomia personale sotto le sue varie forme.

Autonomia:

La prima grande domanda posta dai critici è se le nostre varie carenze cognitive che ci portano a fare degli errori, diano la legittima possibilità ai governi o ai policymakers di “spingere

gentilmente” le persone verso scelte reputate migliori per il loro benessere.

Infatti, il primo valore difeso dai critici degli strumenti in esame è l’autonomia, un concetto molto ricco che possiamo scomporre in quattro dimensioni per poter meglio evidenziare critiche e repliche:

1. Libertà di scelta;

2. Autonomia psicologica intesa come autonomia della propria volontà;

3. Autonomia psicologica intesa come agenzia razionale (comportamento razionale); 4. Assenza di dominio.

La prima dimensione, la libertà di scelta, riguarda le opzioni che gli individui hanno. La parola libertà in questo caso è da intendersi come un concetto di opportunità piuttosto che come un concetto di esercizio. Nel primo caso essere liberi è una questione di ciò che possiamo fare, indipendentemente dal fatto che facciamo o meno qualcosa per esercitare queste opzioni. Nel secondo caso, cioè nella libertà intesa come un concetto di esercizio, si è liberi solo se si ha il controllo sulla propria vita avendo la possibilità di determinare noi stessi e la nostra vita.85 Secondo i critici, da questo punto di vista, i nudge vanno a minare la libertà dell’individuo e non sono così facilmente evitabili, come invece viene prescritto da Thaler e Sunstein nella definizione che abbiamo visto. Molti autori, tra i quali Grüne-Yanoff, cercano di dimostrare che il paternalismo

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libertario mina alla libertà anziché preservarla86.

Tale preoccupazione non appare però fondata poiché la critica manca la distinzione concettuale fra opzioni esterne (che di solito non vengono alterate dai nudge) e la decisone che gli individui finiscono per prendere. Tale preoccupazione può essere spiegata meglio prendendo in considerazione le altre dimensioni della libertà.

Alcune preoccupazioni riguardano l'autonomia della propria volontà. Secondo i critici, infatti, la scelta di un individuo dovrebbe riflettere le sue reali preferenze, le sue finalità e i suoi desideri. La preoccupazione principale è quella di prendere delle scelte, sollecitati da una spinta gentile, che non riflettono le nostre reali preferenze, soprattutto nel caso dell’utilizzo dell’inerzia. In altre parole, tramite i nudge l’individuo diventerebbe un burattino con i fili tenuti dall’architetto delle scelte. A questo problema avanzato dai critici sono state date tre recenti risposte in letteratura.

In primo luogo, i promotori del nudge vogliono far prendere in considerazione la situazione contraria in cui la spinta gentile non venisse utilizzata.

Rimuovere la spinta non vorrebbe per forza dire che le persone conservino una maggiore autonomia. Se il cibo salutare al supermercato venisse riposizionato nella propria posizione

originale l’euristica in azione e alcuni aspetti apparentemente irrilevanti dell’architettura delle scelte influenzerebbero comunque la decisione del consumatore. Se infatti è possibile evitare la spinta intenzionale non sarà invece possibile evitare di architettare un’ambiente di scelta e, anche

lasciando un’architettura delle scelte al suo stato di natura, non sappiamo niente sull’effetto che una situazione del genere ha sull’autonomia volontaria di una persona.

Neanche lo stato potrebbe riuscire ad evitare che le persone vengano influenzate dall’ambiente di scelta. Infatti, un governo favorendo il libero mercato, la proprietà privata e mantenendo un

comportamento di “laissez-faire” riuscirebbe sì a garantire la massima libertà ai propri cittadini, ma lo farebbe creando comunque un’architettura delle scelte. Per garantire la proprietà privata

86 Per apporfondimenti Grüne-Yanoff T. (2012), Old wine in new casks: Libertarian paternalism still violates liberal principles.

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dovrebbe comunque fissare delle leggi e dei divieti che la proteggano, influenzando le scelte delle persone. Persino la natura influenza le nostre scelte e il nostro comportamento, basti pensare al meteo: una persona può decidere di fare attività fisica ma, uscendo di casa, vede che è una brutta giornata e decide di non allenarsi.

Ecco che qui emerge il primo elemento in risposta alle critiche mosse nei confronti della spinta gentile: l’architettura delle scelte è inevitabile è opporsi in nome dei principi etici appare già una critica priva di fondamento87.

In secondo luogo, alcuni fautori avanzano una difesa ancora più ambiziosa: invece di diminuire l'autonomia volitiva, a volte le spinte la promuovono, aiutando una persona a "scegliere secondo la propria concezione del bene in situazioni in cui in precedenza avrebbe fatto altrimenti, aumentando le situazioni di comportamento autentico e l’autonomia personale".

Inoltre, il nudging non deve servire quale strumento per imporre determinati fini alle persone, ma deve semplicemente migliorare i mezzi attraverso cui le persone possono raggiungere i propri obiettivi. Immaginando il processo di scelta come un percorso, possiamo dire che la spinta gentile non deve imporre il punto di arrivo ma semplicemente semplificare il percorso verso un punto di arrivo che la persona desidera raggiungere. Secondo i promotori delle spinte gentili quindi il nudge va a rafforzare e non a minare l’autonomia volitiva.88

Per ultimo possiamo vedere, a difesa dei nudge, che già nella loro definizione data da Thaler e Sunstein si parla di spinte che siano facilmente evitabili senza dover sostenere dei costi troppo elevati. A tali spinte si può quindi facilmente resistere lasciando intatta la libertà di scegliere. La terza dimensione in cui abbiamo scomposto la libertà è l’autonomia psicologica intesa come la libertà di agire secondo la propria razionalità.

L'agire razionalmente non riguarda i fini che una persona cerca di perseguire, ma il modo in cui questa persona prende le proprie decisioni. Alcuni critici sostengono che le spinte non rispettano la

87 Sunstein C. R. (2015), The Ethics of Nudging, pp. 420-422;

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razionalità degli individui, poiché tali spinte agiscono attraverso processi irrazionali. Per comprendere meglio questo tipo di critica possiamo citare l’affermazione di J. Waldron:

"Vorrei [...] poter essere reso un selezionatore migliore piuttosto che avere qualcuno in alto che si avvantaggia (anche a mio vantaggio) della mia attuale sconsideratezza e delle mie misere

intuizioni".89 In un certo senso secondo i critici i nudges invece che insegnare a prendere decisioni in modo migliore vanno a sfruttare e a rafforzare ancora di più le cattive abitudini del

comportamento umano. In questo modo, i policymakers che trattano l’individuo come irrazionale, mostrano un atteggiamento accondiscendente nei confronti degli errori abituali commessi e vanno a produrre una sorta di infantilismo delle persone ed una loro deresponsabilizzazione, privandole dell’innata capacità di compiere scelte sbagliate. In questo modo i nudge promuoverebbero una scarsa maturità intellettuale delle persone e ridurrebbero il loro senso di responsabilità sorretti dall’idea che comunque, in ogni caso, sia lo Stato o chi per lui ad aver già predisposto la soluzione migliore per il proprio benessere. Invece, sostengono i critici, i policymakers dovrebbero lasciare prendere le proprie decisioni, anche sbagliate, alle persone limitandosi a perseguire politiche di educazione e di informazione che le trattano come razionali. Se agli individui viene tolta la

responsabilità di scelta, il loro procedimento di giudizio e le loro capacità decisionali non potranno mai svilupparsi, il che a sua volta, come in un circolo vizioso, mina la loro indipendenza morale. Alcuni dei critici infatti scrivono: “l’economia comportamentale estende la paternalisticamente protetta categoria degli idioti in modo da includere la maggior parte delle persone, in prevedibili momenti del tempo”.90

A questa critica i promotori delle spinte gentili danno tre possibili risposte:

1. Prima di tutto come abbiamo già visto è impossibile evitare di influenzare il comportamento delle persone;

89 Waldron J. (2014). It's all for your own good; 90 Beraldo S. (2017), Una spinta gentile? No, Grazie;

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2. Non sempre il nudge è la politica migliore da adottare, ma si devono trattare le persone per quello che sono, ovvero individui irrazionali. Se i cartelli “curva pericolosa” non impediscono gli incidenti mortali allora è giusto creare l’illusione ottica delle linee tratteggiate sulla carreggiata della strada, dando l’impressione di accelerare, a mano a mano che si avvicina la curva91. Si rispetta l’individuo

trattandolo per quello che è e non per forza come un infallibile selezionatore;

3. I critici, in alcuni casi, interpretano male il modo in cui funzionano alcuni nudge. Questi sostengono che funzionano esclusivamente attraverso processi cognitivi superficiali e processi decisionali rapidi e automatici (attraverso quello che alcuni chiamano "Sistema 1") e lo fanno in modo opaco e nascosto. Invece, molte sollecitazioni si basano anche su processi decisionali deliberati e lenti (attraverso quello che alcuni chiamano "Sistema 2") ed esempi di questi ultimi sono i suoni di allarme per le cinture di sicurezza o i cosiddetti semafori alimentari sulle confezioni del cibo nel Regno Unito (proposta anche in UE, poi bocciata dal Parlamento Europeo). Tali spinte sono trasparenti e indirizzano la propria attenzione alle caratteristiche rilevanti nel proprio ambiente di scelta.

La difesa delle spinte gentili diventa ancora più forte se consideriamo quanti dei nostri ambienti di scelta sono influenzati da società private che utilizzano un'architettura scelta inadatta alle nostre procedure decisionali. Basti pensare ai supermercati, ad esempio, che architettando il proprio ambiente di scelta riescono a sfruttare sistematicamente i nostri limiti cognitivi, così da farci spendere il più possibile e più del necessario. Allora correggere tali ambienti attraverso le spinte rafforzerebbe piuttosto che minare la nostra capacità di agire razionalmente. Naturalmente, se altri tipi di strumenti e politiche funzionano meglio e si rivelano maggiormente efficaci anche i

promotori dei nudge concordano sull’usare gli altri tipi di strumenti “convenzionali”.

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La quarta ed ultima dimensione in cui si estrinseca la libertà di scelta è l’assenza di dominio o di controllo: i critici sostengono che i nudge sono strumenti attraverso i quali il governo, o comunque chi architetta l’ambiente decisionale, riesca a controllare i cittadini e le loro vite. Lasciando una solo apparente libertà i governi sarebbero capaci di manipolare i propri cittadini, riuscendo ad ingannarli poiché i nudge sfuggirebbero ad un controllo democratico mancando di trasparenza.

In risposta, tuttavia, i promotori delle spinte gentili sostengono che non è ovvio perché le politiche di nudging dovrebbero essere meno trasparenti di altre politiche e regolamenti pubblici. Rispetto ad altre politiche complesse, come la tassazione e la regolamentazione, le sollecitazioni sono

relativamente facili da capire e individuare. Se, inoltre, le spinte gentili vengono utilizzate per ridurre il controllo e la manipolazione esercitata dalle aziende private ai fini di marketing attraverso delle spinte private, sicuramente meno trasparenti di quelle pubbliche, allora un programma di nudge potrebbe aumentare piuttosto che diminuire il controllo che possiamo esercitare sui nostri ambienti di scelta.

Manipolazione, dignità e utilizzo per fini illeciti:

Un altro aspetto su cui i critici esprimono la propria preoccupazione è il fatto che i nudges sono manipolativi, addirittura alcuni arrivano a dire che sono talmente tanto manipolativi da essere un affronto alla dignità umana. Ma cosa si intende realmente per manipolazione? E quando questa diventa problematica? Si manipola qualcuno quando si cerca di condizionare il suo modo di pensare e di compiere determinate scelte ma, in alcuni casi, tale manipolazione risulta problematica perché accusata di influenzare le persone nell’oscurità, agendo di nascosto invece di influenzarle

apertamente. Ma abbiamo visto che alcuni nudge non hanno per forza la necessità di agire all’oscuro delle persone anzi, in alcuni casi c’è un vero e proprio annuncio.

Inoltre, sempre riguardo alla manipolazione, viene spesso detto che le spinte gentili

influenzerebbero le persone ma solamente sfruttando le loro ridotte capacità razionali e le loro vulnerabilità cognitive. Se queste sono le obiezioni su dignità e manipolazione allora si riducono

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comunque ad un problema di autonomia, razionalità, trasparenza e controllo delle persone, problemi di cui abbiamo riportato le repliche nel paragrafo precedente.

Una differente preoccupazione viene invece espressa non riguardo le modalità di funzionamento dei nudge, ma riguardo a ciò che le spinte gentili possono promuovere. Infatti, secondo i critici i nudge potrebbero aprire il campo ad un paternalismo eccessivo e all’uso di tali strumenti per raggiungere fini illeciti. Le domande dei critici possono essere riassunte principalmente in due, come possono i policymakers conoscere con certezza cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e, soprattutto in comunità in cui ci sono diverse concezioni di pensiero, se lo stato debba imporre i propri obiettivi ai cittadini. I critici in altre parole, fanno notare che anche coloro che creano i nudge, ovvero gli architetti delle scelte, possono non essere perfettamente razionali, possono non disporre di tutte le informazioni necessarie al fine di prendere la scelta giusta e, inoltre, potrebbero mancare di altruismo.

Ma tale obiezione manca il bersaglio, poiché gli economisti comportamentali non hanno la pretesa di credere che i policymakers siano agenti infallibili, ma li considerano soggetti ai limiti cognitivi di tutti gli altri. Per questo motivo i sostenitori del nudge, oltre a non volere una dittatura, hanno pensato di implementare un’agenda nudge, in cui stabilire vari principi da rispettare. Usare un nudge non significa credersi superiori e più razionali degli altri, ma semplicemente significa pensare che tale strumento possa aiutare le persone, consapevoli del fatto che tale aiuto potrà essere

rifiutato.92

Inoltre, i promotori delle spinte gentili replicano che il problema dell’imporre i propri obiettivi ai cittadini non esiste solamente per gli strumenti da loro promossi, ma è un problema che riguarda ogni forma di intervento del governo o di coloro che prendono le scelte. A differenza però degli strumenti convenzionali quali tasse, divieti e incentivi, a vantaggio dei nudge, tali autori possono affermare che una spinta può essere evitata cosa che invece non può essere fatta nei confronti di una tassa. Allora, spingendosi all’estremo possono affermare che un nudge preserva una maggiore

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libertà di scelta, potendo resistere ad un nudge ma non al pagamento di una tassa o al rispetto di un divieto imposto.

Sempre riguardo al fine che le spinte gentili potrebbero promuovere i critici osservano che tali strumenti potrebbero essere introdotti per motivazioni illecite. I contrari ai nudge fanno l’esempio delle elezioni politiche, in cui potrebbe essere stabilito che gli elettori votino per il partito politico in carica, a meno che non specifichino di votare per altri partiti. Ma questo, osservano i favorevoli, violerebbe un principio cardine della democrazia ovvero il principio di neutralità e tale nudge non verrebbe mai approvato. Infatti, i nudge dovrebbero essere rimessi al giudizio pubblico, informando le persone garantendo la massima disclosure, senza nascondere niente, con organi competenti che si assumono le responsabilità per le decisioni prese e che spieghino perché stiano adottando tali tipi di scelte. I nudge allora, se rispettano il principio fondamentale della trasparenza, non potranno mai favorire fini illeciti.93

Disinteresse verso il problema di fondo:

Anche riconoscendo che una spinta gentile aiuti a prendere decisioni migliori, i contrari all’utilizzo di tale tipo di strumento li accusano di non fare niente per risolvere i problemi socioeconomici di fondo. Possiamo chiarire la critica attraverso un esempio: per aiutare le persone a combattere l’obesità si può utilizzare una spinta per portare il consumatore a comprare cibi più salutari o a ridurre l’uso del junk-food. Ma il problema alla base dell’obesità è di tipo culturale e sociale ed è molto più complesso. Allo stesso modo con un piano come quello che abbiamo analizzato in

precedenza, il Save More Tomorrow, si possono aumentare i tassi di contribuzione, ma niente viene fatto per educare le persone alla cultura del risparmio.

Ma ciò che secondo i critici è ancora peggiore è che utilizzando tali tipi di strumenti, concentrando l’attenzione sulle scelte individuali, i governi o i policymakers e la società in generale diventerebbe ancora meno propensa alla risoluzione dei problemi socioeconomici sottostanti. In altri termini ci

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sarebbe sì il riconoscimento di un problema, ma limitandosi a risolverlo attraverso l’influenza nel processo di scelta, tale problema continuerebbe a sussistere 94. Inoltre, c’è anche il rischio che le persone facciano qualcosa solamente perché stimolate a farlo, perdendo di vista i reali motivi intrinsechi del comportarsi nel miglior modo possibile. Secondo i critici, quindi, sarebbe più giusto adottare delle riforme strutturali che vadano a combattere i vari problemi.

A questa critica i fautori della spinta gentile possono ribattere in vari modi. In primo luogo, non viene chiesto di scegliere fra strumenti di nudge e riforme strutturali, ma potrebbero essere adottati entrambe. Chi promuove la spinta gentile non la eleva, e non dovrebbe, a soluzione di tutti i problemi e non ne chiedono l’utilizzo in sostituzione delle altre tipologie di politiche. Anche tra i promotori ci sono diverse filosofie di pensiero, Sunstein e Caplan ad esempio vorrebbero un utilizzo molto elevato dei nudge quasi in sostituzione degli strumenti e riforme tradizionali, autori come Loewenstein e Ubel ritengono invece che il nudge debba essere visto come un semplice

complemento delle tradizionali forme di intervento politico.95

In secondo luogo, il nudge potrebbe essere utilizzato quando non ci sono le situazioni politiche ideali per una riforma strutturale. Qualunque sia la propria ideologia politica nessuno andrà contro degli strumenti atti a ridurre le morti sulle strade o all’aumento della congruità fiscale.

La terza risposta che i promotori danno è che il nudge non rimane silente di fronte a tutte le cause strutturali dei problemi ma riesce a portare all’attenzione delle persone il mismatch fra interessi delle persone e gli ambienti di scelta con cui hanno a che fare. Se non sono una panacea per il problema dell’obesità, riescono almeno ad evidenziare il disallineamento fra interessi delle persone e architettura delle scelte (es. disposizione del cibo nei supermercati). I nudge andrebbero quindi in ausilio alla risoluzione dei problemi strutturali, senza la pretesa di volerli completamente risolverli, in varie tematiche come ambiente, salute e come abbiamo visto in questa tesi in ambito

previdenziale.

94 Leggett W. (2014). The politics of behaviour change: Nudge, neoliberalism and the state, pp.15-16 95 Angner E. (2016), Economia comportamentale, Guida alla teoria della scelta, pag. 306

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CONCLUSIONI:

Alla fine di questo lavoro possiamo trarre delle conclusioni sull’utilizzo delle spinte gentili, o nudge, nell’economia, in particolare nell’ambito del risparmio e della previdenza.

Abbiamo visto che in ogni ambito, anche al di fuori di quello economico, il loro utilizzo è sempre maggiore e questo deriva da varie motivazioni che abbiamo avuto modo di affrontare. Tra queste

Nel documento Nudge nelle scelte di risparmio e previdenza (pagine 110-128)