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CENTRI TERRITORIALI PERMANENTI NELL’AREA URBANA DI ROMA

3.7 Logiche meticce (Amselle): mescolare formatori, nuovi operatori e volontari, una contaminazione dei partecipanti che riguarda tutti coloro che si avvicinano e che vengono

3.7.1 Gli appuntamenti con la formazione

Ogni anno Asinitas organizza dei cicli di formazione con volontari e tirocinanti: un modo per trovarsi tutti insieme, sperimentare giornate di laboratori e narrazione e per fare il punto su metodi didattici e teorie di approccio alla persona migrante.

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“RITROVARSI” IN UNA NUOVA LINGUA. Corpo, memoria e narrazione a scuola d’italiano con le donne è il titolo del percorso formativo del 2014/2015, avviato in collaborazione con l’associazione Cidis onlus, all’interno del progetto “Parole di donna”80

. È stata proposta la ricerca educativa di Asinitas come possibile chiave di accesso alla lingua e approccio alla persona migrante con una riflessione sui temi della migrazione femminile e sulla creazione do contesti dedicati alle donne straniere.

Il ciclo si è strutturato in tre incontri da otto ore ciascuno. Ognuno di questi ha visto la partecipazione di volontari e operatori che venivano anche da altre associazioni, ciò ha reso il terreno più fertile per un confronto tra diverse realtà lavorative. Tutti e tre gli appuntamenti sono stati densi di contenuti e hanno visto un’interazione costante fra i partecipanti, resa armoniosa dalla guida dei formatori.

La premessa d’apertura è stata la “sospensione del giudizio”, il clima che si è cercato di riproporre è quello che si respira ogni giorno nelle classi di italiano di Asinitas.

Tutte e tre le giornate di formazione sono iniziate con un cerchio che ha preso corpo seguendo la forma del canto, ogni volta in lingue diverse, non era importante conoscere che lingua fosse, la magia era che poi diventava la lingua del cerchio e quindi del gruppo, la voce di ognuno si intrecciava a quella degli altri e così la sintonia era data da un suono collettivo che teneva unite le voci e faceva da apripista al sentiero da percorrere insieme. Dopo la voce toccava ai corpi riempire la stanza, camminando nello spazio, salutarsi con una frase, uno sguardo, un gesto. Facendo ricorso agli approcci teatrali che educano alla risintonizzazione su se stessi e quindi sugli altri, durante la prima ora ci si sgomberava la mente da interrogativi pregiudizievoli e giudicanti per iniziare la giornata, prendendo la consapevolezza che “sono le persone i soggetti della formazione”.

L’appuntamento di gennaio ha visto al centro i temi generatori di discorso, il laboratorio espressivo manuale, la narrazione e l’ascolto e infine delle riflessioni sul metodo.

Il tema generatore trattato è stato l’attesa. “Quella volta che aspettavo …” questa la consegna, scavare nei ricordi, viaggiando nella propria mente e fermarsi nello spazio dell’attesa, rivivere quegli stati d’animo e riproporli sulla iuta, cucendo con il cotone, la lana, ritagliando pezzi di stoffa, tradurre i ricordi in immagini, manifestare il proprio pensiero dandogli forma con le mani.

80 Parole di donna è un progetto di alfabetizzazione sociolinguistica volto a facilitare l’apprendimento della lingua

italiana da parte delle donne migranti che, impegnate sul posto di lavoro o assorbite dagli impegni familiari tra le mura domestiche, riscontrano una maggiore difficoltà ad accedere ai canali di formazione linguistica istituzionali e non del territorio romano, divenendo maggiormente esposte al rischio di marginalità sociale. Il progetto è stato cofinanziato dall’ UE attraverso il Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi e dal Ministero dell’Interno.

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Il tutto con la musica di sottofondo che cullava i ricordi riparandoli dalla paura di essere scoperti. Dopo aver dato spazio al potere evocativo della manualità espressiva, ci è stato chiesto di scrivere, con la mente collegata sempre al luogo e al momento dell’attesa che avevamo appena rappresentato. È difficile riportare qui le sensazioni provate durante quelle ore, una rivitalizzazione di sensi che troppo spesso trascuro mi ha risvegliato angoli dell’anima che aspettavano evidentemente solo di essere sollecitati. Aver tradotto con un lavoro manuale delle sensazioni mai pensate, mi ha fatto rivivere degli stati d’animi rimasti in sospeso, e dopo la scrittura ha ricongiunto le emozioni del passato con le parole del presente.

La restituzione in gruppo, è stato un momento di condivisione che ha creato un significato collettivo a delle esperienze individuali.

Alla fine i lavori di tutti sono stati ricuciti insieme e hanno formato una tenda da un valore intrinseco fortemente simbolico: su un collage di tessuti tenuti insieme da un’unica base, pezzi di vita di persone diverse, storie più disparate tenute insieme dai fili della narrazione.

Tenda di juta creata con un patchwork degli dei manufatti del laboratorio manuale espressivo: “Quella volta che aspettavo …”

Gli altri due appuntamenti si sono concentrati rispettivamente su: l’interlingua, il valore della scrittura collettiva e i miti e le fiabe a scuola, la semplificazione dei testi, uso e costruzione di materiale didattico operativo e interattivo.

La logica che ha guidato questa formazione era quella di far sperimentare ai partecipanti i linguaggi, le tecniche, i canali espressivi e lo spirito di continua ricerca che su cui si impronta ogni giorno il lavoro con uomini e donne in cerca della nuova lingua.

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Ogni volta ci si è concentrati su canali espressivi diversi e su singoli aspetti del metodo meticcio che l’equipe di Asinitas utilizza nelle sue scuole. Tutti e tre gli incontri dopo la prima parte della giornata di sperimentazione, che ha visto ogni partecipante misurarsi in prima persona in una modalità che vedeva l’alternarsi di un lavoro introspettivo e di gruppo, hanno visto poi la presentazione di alcuni dei lavori fatti con le studentesse della scuola delle donne, per poi concludersi con riflessioni interattive sulle metodologie proposte e utilizzate.

Oltre alla formazione allestita dagli operatori e mediatori di Asinitas per i volontari , numerose sono state le proposte durante il corso dell’anno che hanno visto tra i formatori i “maestri” delle scuole di pensiero e movimenti a cui l’associazione si è ispirata e continua a ispirarsi81 e, tra il pubblico la contaminazione di nuovi operatori, volontari e tirocinanti.

3.7.2 Incrociare nuovi saperi e intrecciare le arti: l’educ-attore, laboratorio con Alessio