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IL LABORATORIO TEATRALE IN ATTESA DEL “GONG” FINALE

CENTRI TERRITORIALI PERMANENTI NELL’AREA URBANA DI ROMA

3.10 IL LABORATORIO TEATRALE IN ATTESA DEL “GONG” FINALE

Il laboratorio teatrale è stato un percorso all’interno del progetto svolto fra Asinitas ed altre due associazioni culturali Dynamis e Controchaive. Per tre mesi si sono svolti degli incontri settimanali, a cui hanno partecipato alcuni studenti della scuola per richiedenti asilo e rifugiati e degli studenti di un liceo del quartiere di Garbatella.

Un buon esempio di lavoro di rete con altre associazioni locali, uscire per andare verso altri saperi, per arricchire le ricette degli incontri con gli ingredienti di forme di arte in continua evoluzione. Il progetto si è svolto parallelamente all’attività della scuola di italiano, ogni martedì, da febbraio a maggio, dalle 15 alle 17, all’interno degli spazi dell’associazione Controchiave, i partecipanti si sono riuniti per incontri di due ore. Il corso di teatro si è caratterizzato per l’innovatività delle tecniche laboratoriali utilizzate, che hanno permesso di abbattere la barriera della scarsa conoscenza linguistica di alcuni partecipanti, e di (ri)scoprirsi parlanti di linguaggi universali.

Il teatro è poi un modo per staccarsi, anche se solo per un lasso di tempo limitato, dai propri problemi, riporto alcune delle risposte degli studenti alla domanda “Ti piace il teatro?”:

Alassane: mi piace perché … è una cosa bella, questo aiuta a non pensare troppo, si mi piace, e si apprendono sempre cose nuove, quindi se oggi facciamo questo, domani cambiamo, facciamo altre cose ,è una cosa bella …

Alexander: il teatro mi piace perché quando io torno a casa, parlo solo tigrino, a teatro ci sono i ragazzi italiani, io parlo sempre con loro, loro sono come amici per me, questo va bene anche per parlare la lingua …

Adama: io vado a teatro, questo è molto importante... per capire tante cose, e conosciamo tante persone che non ci sono dentro la scuola, conosciamo persone fuori scuola grazie al teatro...

RIPORTA ANCHE QUELLO CHE DICONO LAMIN (Lamin: io pensavo che il tetro era come il cinema … questo mi piace molto …

Quella del teatro è una pista intensa da percorrere, che prima porta alla ricerca di un proprio equilibrio, si deve cercare la propria voce, sentire le vibrazioni che il corpo emette e allo stesso tempo metterle in sinergia con quelle degli altri corpi, delle altre voci. La prima cosa che viene

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chiesta dai formatori ai partecipanti è la sospensione del giudizio, in modo da lasciare che sia il corpo nella sua totalità a comunicare.

Il tempo racchiuso in un incontro di laboratorio teatrale sembra essere concentrato come le gocce di un olio essenziale … in poche ore e in uno spazio piccolo si scatenano delle energie che vanno al di là della stanza in cui ci si trova. È come isolarsi per quell’istante dalla vita frenetica, sempre più stressante in cui ci troviamo catapultati, che ci ruba l’identità degli sguardi, ci fa perdere l’unicità delle parole, per riscoprire nella semplicità dei gesti l’affascinante complessità delle dinamiche relazionali. Ci si toglie la veste di studente, richiedente asilo, rifugiato politico, italiano, straniero e si entra in contatto con l’essenza della persona imparando a rispettare i propri tempi e quelli dell’altro, soprattutto imparando ad ascoltar(si).

Uscire fuori dalla scuola per andare insieme verso altri spazi, nuove strade.. non si tratta semplicemente di attraversare una strada per andare al palazzo di fronte, ma significa avere la possibilità di vivere una realtà di un quartiere, che conserva degli angoli di romanità preservati dalla confusione della metropoli … in un attimo si ci si lascia alle spalle via Ostiense e ci si addentra dentro Garbatella, alla scoperta di nuovi incontri, riattivando sensi dormienti. Si va insieme verso nuovi orizzonti costruibili, dove sentirsi attori di se stessi e in quanto tali indispensabili per il gruppo che si è costituito e di cui si fa parte.

Il percorso del laboratorio teatrale si è concluso con lo spettacolo “Gong” tenutosi presso il Castrum Caetani sull’Appia antica, all’interno della tre giorni di eventi culturali “Sull’Appia Errando e Narrando tra la Luna e i Falò” , organizzata dalle associazioni Asinitas, Dynamis, Controchiave, Italia Nostra con la collaborazione del Parco Regionale dell’Appia antica e con il patrocinio di Roma Capitale, della Regione Lazio e del Municipio VIII. Il meraviglioso contesto dell’Appia Antica, simbolo di incontri culturali delle migrazioni dei popoli del Mediterraneo, ha visto “gli spazi museali e archeologici trasformati in luoghi vivi di narrazione, scenario dell’incontro fra popoli.”

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Il ring in cui si è svolto lo spettacolo ha rappresentato una piattaforma di incontro, “un duello in cui ognuno poteva affermare la propria identità”. Entrati i campioni in campo, in posizione dell’abbraccio, invitavano con lo sguardo qualche sfidante volontario del pubblico ad entrare in scena.

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Una volta che le coppie di sono formate il gong suona e lo spettacolo ha inizio

La comunicazione inizia prima solo con lo sguardo, poi ci si presenta, dicendo il proprio nome e cognome, il Paese di provenienza, alle domande del presentatore del duello, risponde prima lo

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Vengono messe in scena parole, imitazioni, gesti, ricordi, foto … tutto in un concentrato di emozioni che vede i protagonisti raccontarsi e ascoltare occupando lo spazio e il tempo della

scoperta reciproca.

La chiusura del laboratorio teatrale in uno dei luoghi più antichi di Roma, all’interno di un clima di condivisione di memorie che sfociano nei vissuti del presente, ha rappresentato il coronamento di un percorso vissuto sulle note dell’incontro. La partecipazione ad eventi culturali che riuniscono la comunità locale, è un ottimo modo per conoscer-si.

L’esperienza del laboratorio teatrale ha toccato diversi punti sensibili, ancora più di quanto possa avvenire nel contesto scuola. In questo contesto le disparità della conoscenza linguistica non entravano in gioco e l’obiettivo non era imparare l’italiano ma scoprir(si). L’idea di partecipare ad

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un progetto nuovo, inaspettato che era parte della scuola ma che contaminava altri ambienti e nuove persone è stata entusiasmante per gli studenti.

Durante il pranzo insieme, dopo scuola prima di andare a teatro, l’atmosfera è diversa da quella che si respira la mattina durante la colazione e le attività ai tavoli. Probabilmente ciò è dovuto al sapore di novità che il gruppo nutre verso la nuova esperienza, all’attesa di scoprire cosa verrà proposto al laboratorio, e alla convivialità nel condividere il pranzo. Quei tavoli vengono smontati e rimontati al mattino, diventano ora i tavoli del ristoro. Poter vivere negli stessi ambienti, tempi diversi, forse accentua la dimensione di casa che connota questo posto.

Uscire, vivere altri luoghi e conoscere nuove persone, iniziare un percorso con qualcuno che non si conosce e con cui si compie un cammino che permette di entrare in sintonia. Vivere situazioni di incontro in ambienti confortevoli, permette di entrare a far parte di contesti cittadini sgombri delle etichette con cui devono combattere ogni giorno gli studenti delle scuole di Asinitas.

È meraviglioso notare come l’energia generata dai corpi in movimento, faccia sparire l’imbarazzo iniziale che c’è tra i partecipanti. Si crea una sintonia che sembra avere un’origine universale, si inizia a parlare un linguaggio che non ha confini. L’avvicinamento attraverso i “giochi” teatrali, abbassa barriere che nella vita di tutti i giorni sembrano imbattibili.

La densità dell’esperienza laboratoriale se da un lato ha consentito la conoscenza di nuove persone, dall’altro ha rappresentato un viaggio introspettivo e ha permesso di avvicinarsi ai propri compagni di scuola in modo diverso.

Lo spettacolo finale ha sicuramente scaturito un po’ di ansia da prestazione, che però è stata spazzata via subito dal fatto di andare in scena in un contesto meraviglioso come quello dell’Appia antica che ha visto le varie arti contaminarsi a vicenda. Svolgere il ruolo di protagonisti all’interno di uno spettacolo in città e per la città , ha permesso ai teatranti di sentirsi davvero cittadini, cosa che invece sul palcoscenico della quotidianità sembra alquanto difficile da inscenare.

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