dreone è indirettamente confermato da Giorgio figlio del q.Giacopo Tonellone da Groppoli al lorché dichiara di avere una terra nella zona detta «sotto Valdestola», al momento incolta poiché «l’anno 1618 dal Canale di Gavedo fu ricupita di giara per causa di un diluvio seguito nel mese di settembre» (ASCG-BS, Instrumenti di Francesco Baiardo da 21 agosto 1621 a 18 dicembre 1623, atto 29 settembre 1621, c. 808 r.).
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tembre 1621 M astro Paolo da Nove presenta a Egidio Massa, amministratore del Brignole alla Spezia, una carta elaborata per rappresentare i rilevam enti fatti riguardo a questioni insorte tra Filattiera e G roppoli a proposito di prati, pascoli e relativi confini, fra le varie indicazioni riportate c’è quella del « m oli no rovinato»88. Lo stesso mastro lom bardo, amico di Bartolomeo Bianco, già più volte al servizio dei patrizi genovesi, e in relazione di lavoro con lui, è au tore del progetto per la costruzione di m ulini e torchio inviato al marchese il 2 maggio 1625, per la cui messa in opera è stipulato un contratto a Genova il 2 marzo di due anni dopo89. Più in particolare si tratta della costruzione di due strutture una, quella di un m ulino con due ruote, l ’altra di un torchio e un
88 ASCG-BS, Groppoli, Filza 16 «Groppoli. Processi e atti giudiziali», Lettera inviata il 20 settembre 1621 al marchese. L’ordine di recarsi nel feudo gli giunge da Egidio Massa, della Spe zia, referente di Gio Francesco Brignole, e il mastro lombardo per ben diciotto giorni effettua i rilievi richiesti; il tutto viene riportato in una carta a noi non pervenuta, di cui l ’autore dà una sorta di «legenda»illustrando nella missiva il significato delle lettere indicate nella carta.
89 Per il progetto eseguito per ordine di Egidio Massa, a nome del marchese, cfr. ASCG- BS, Groppoli, Filza 18 cit., lettera in cui Paolo da Nove manda «lo modello del molino et torgio et catello de laqua dello canalle», con relative misure. Il disegno di questi impianti e la loro col- locazione sul territorio è in ASCG-BS, Groppoli, Filza 16 cit.; il contratto stipulato nella casa di Gio Francesco Brignole, alla presenza del notaio Ottavio Castiglione è in Filza 18 cit. Su que st’ultimo e su alcune considerazioni in proposito si rimanda al nostro Tradizione e innovazione in un feudo di Lunigiana. Matteo Vinzoni a Groppoli, in corso di stampa. Paolo da Nove ha una co noscenza di lunga data della zona; fin dal 1611 gli viene fatto un piccolo pagamento di 8 zecchi ni (64 lire di Groppoli): Libro di Groppoli 1607-1637, c. 39 e da allora, come si è visto, la sua presenza è abbastanza frequente, spesso, quasi dandosi il cambio con mastro Bartolomeo Bianco, al quale peraltro, sia direttamente, sia nella persona del figlio Gio Battista, vengono forse affidati incarichi di maggiore rilievo. In generale si può affermare che la presenza dei mastri lombardi in Lunigiana è frequente: lo stesso Paolo da Nove ex villis lacus maioris mediolanensis, rilasciando una quietanza di pagamento rende noto il nome di un altro suo conterraneo, Michele q.Pietro Fontana (ASCG-BS, ìnstrum enti di Francesco Boiardo da 21 agosto 1621 cit,, c, 1320 v,). Ancora per esempio nel 1633 viene registrato il pagamento di 9,10 lire di Groppoli fatto a mastro Batti sta Lurago architetto «venuto da Pontremoli per sua briga di haver misurato in pianta di Magra» (c. 210). D ’altro canto le testimonianze di groppolesi raccolte a proposito di una loro apparte nenza alla comunità in occasione della divisione di prati nel 1642 ha confermato una continuità di contatti e scambi tra persone di questa professione fra la Lunigiana e la Dominante. Per quan to riguarda Paolo da Nove si ricorda che, se nell’atto citato del 16 luglio 1623 è definito cimenta- rius in Spedia, risulta anche lavorare come architetto dei Padri del Comune nel maggio 1648 nel la zona di S. Maria delle Vigne (ASCG-Fondo Padri del Comune, Filza 224, doc. n. 365. dell’8 maggio 1648) e ancora, come esperto soprattutto nel settore delle acque, è autore del disegno di un tratto dell’acquedotto di Ronco, non datato, ma in atti relativi agli anni 1649-1656 (ibidem,
Filza 225, doc. n. 51).
mulino attaccato, che contengano una ruota ciascuno90.1 term ini del progetto presentato dall’architetto lom bardo e riportati nel contratto debbono essere stati in parte m odificati in corso d ’opera poiché negli anni successivi si trova no nominati due m olini e un torchio in M angiola e torchio e molino sotto il Piaggio, località poco distante dalla precedente. In questo caso comunque non ci sono dubbi sul fatto che la costruzione sia finanziata per m età dal feu datario e per l ’altra metà dalla comunità, interessati in eguale m isura al rispet to del privilegio feudale che i groppolesi portino a frangere e a torchiare negli im pianti del feudo. Sulla base dei term ini contrattuali a Paolo da Nove do vrebbero essere pagati fra i 750 e gli 800 pezzi da 8 reali l ’uno. Il costo degli im pianti viene ad essere di 2166.9.8 lire di G rappoli per quanto riguarda tor chio e molino sotto al Piaggio, term inati nel giugno 1634, e di 3256.10.6 lire di G rappoli per i due m olini e il torchio in M angiola compiuto due anni do p o 91. Il fatto che la parte di questi im pianti di proprietà dei Brignole Sale nel 1804 risulti essere così valutata: il torchio e il molino sotto il Piaggio 750 lire di Parm a e i due molini e torchio in M angiola 5000 lire di Parm a, per un valo re complessivo quindi di 6500 lire di Parm a e con un divario nel valore delle due strutture non corripondente al costo iniziale suggerisce l ’ipotesi di un danno grave subito dal torchio e il molino nel Piaggio, nel corso del tem po92.
Il primo gennaio 1636 il podestà e l ’agente del m archese, in rappresen tanza del feudatario, e la comunità, rappresentata dai due consoli e dagli otto consiglieri, elaborano i criteri di conduzione dei m olini del M angiola, a cui debbono attenersi coloro che li prendono in affitto all’incanto. P er ogni soma di m erce portata a macinare i m olinari devono trattenere come proprio gua dagno una quaretta e mezza (poco meno di quattro chilogram m i e mezzo, kg. 4,27), purché non superi le quattro secchie (80 kg.). Oltre questa m isura deve essere percepita per ogni secchia la m isura che sarà data loro («purché non ecceda secchie quattro, e de ivi a basso alla rata per ogni secchia conforme al la m isura che le sarà data, e non altrim enti»). Per il primo anno sia l ’agente
90 Nel progetto sono riportate anche le misure degli impianti: il mulino a due ruote ha una