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Dal 1765 al 1770 la Comunità spende 9126 lire di Parma per costruire gli argini, con an­ damento molto discontinuo collegato al comportamento delle acque: da una spesa minima di cir­

le indicazioni riportate, e che al momento non hanno altro riscontro, la co­ munità di G rappoli nel 1772 è povera, m a sostanzialmente senza debiti. Su­ perato l ’ultim o periodo particolarm ente critico, come si è visto, tra la fine del XVII e l ’inizio del XVIII secolo, non si verificano più esigenze così dram m a­ tiche, che comportino il frequente ricorso ai prestiti del marchese. Dopo il 1702 non si trovano più registrazioni di questo genere, tranne un prestito di 6 scudi d’argento dati alla comunità, e da questa restituiti, m a in relazione a non meglio specificate spese per «tum ulti in G rappoli». Quanto concerne questo tipo di rapporto tra il feudatario e la comunità non ha più storia per tutto il XVIII secolo. Il 2 ottobre 1727 risulta esserci ancora un piccolo credi­ to (poco più di 174 lire di Genova) di Gio Francesco Brignole Sale, che si chiude trasformandolo in prestazioni della com unità stessa79.

32.50 lire riportate nel 1769 dall’amministratore Dolmeta, relativamente a terre situate in fondo al Prato della Mangiola che, come lo stesso annota nel breve documento, sono livelli perpetui co­ me «ricavasi dal libro communitativo dell’anno 1670 e 1677» (ASCG-BS, Groppoli, Filza 40 cit., doc. n. 34 bis, 17 giugno 1769, Nota degli annuì livelli che si pagano per l’infrascritte terre di Groppoli); è anche vero che non si hanno informazioni in tal senso se non indirette e di parte del­ l’amministrazione marchionale. Tuttavia parrebbe una situazione meno disagevole di quella illu­ strata per alcune comunità della montagna bolognese da B. F a r o l f i , L’usoe il mercimonio. Co­ munità e beni comunali nella montagna bolognese del Settecento, Bologna 1987.

79 ASCG-BS, Groppoli, Libro di Groppoli 1683-1777, c. 55. Oltre alle entrate citate la co­ munità ha le rendite tratte dal Monte frumentario e il capitale, per quanto modesto, investito in questo periodo in titoli del debito pubblico della Repubblica di Genova. Per il Monte frumenta­ rio si dispone di notizie scarne e mai il feudatario fa cenno a tale istituzione nella corrispondenza con l ’amministratore. Nella relazione sul feudo elaborata nell’aprile 1772 per la corte granducale l’auditore Giovanni Andrea Dolmeta riferisce che egli stesso «tiene cura del Libro delle vettova­ glie del Monte di detta Comunità», che a quella data «va ottimamente a dovere». Esso risulte­ rebbe costituito «da un antico capitale di vettovaglie» di 500 secchie, distribuite fra tutte le fami­ glie, con un reddito annuo fra le 50 e le 60 secchie, che, esatto da due «montisti», è venduto dai consoli. L’amministratore del Brignole Sale controlla le relative registrazioni, così come controlla le spese fatte annualmente dalla comunità per la costruzione o il restauro di ponti e strade; tiene in deposito il denaro rimasto, di cui dà «una testimoniata quietanza alla Communità», che per tutto questo gli paga un onorario di 3.10 lire di Parma. Da altra documentazione risulta che nel­ l’ottobre 1749 i groppolesi avrebbero chiesto a Gio Francesco Brignole Sale di impiegare in mo­ do fruttifero delle somme di denaro provenienti dal Monte frumentario in questione e quanto af­ fermato trova almeno in parte riscontro nel Libro di Groppoli (ASCG-BS, Groppoli, Filza 40 cit., doc. n. 109, Copia dell’instanza fatta in Firenze per parte del Signor Gio Andrea Dolmeta dal Dott. Antonio G iuliani per restituire il deposito del M onte frumentario di Groppoli, 22 aprile 1774). A quella data, infatti, il marchese di Groppoli investe 6486 lire di Parma, pari a 1995.19.4 lire di Genova fuori banco, in dodici azioni del Monte Paghe di San Giorgio a Genova, di cui il

5. Le p riva tive: il m u lin o e il torch io

A partire dal 1736 una quota di entrate della comunità è costituita dal­ l ’affitto dei torchi e dei m olini costruiti sul Mangiola. Meno facile è invece stabilire se nel periodo precedente il marchese abbia condiviso con i groppo­ lesi il reddito di uno o più molini. Nella documentazione e nei memoriali ela­ borati nella seconda metà del Settecento, e sovente anche inviati alla corte granducale, torchi e m olini sono compresi fra i beni acquistati con il feudo e di essi il marchese ha la privativa. Intorno al 1773, facendo il conto dell’am ­ montare della perdita delle rendite feudali e della diminuzione delle rendite allodiali, riguardo i molini si afferma che i Brignole Sale «avevano la privativa dei molini e frantoi ad acqua, che produceva un ’entrata annua assai rispetta­ bile calcolata nel prezzo del Feudo essendo anche compresi in lettera questi edifici nella concessione»80. Sulla base dell’elenco dei beni elencati n ell’atto

Dolmeta paga alla comunità, nell’ottobre 1760, 513.8 lire di Parma, pari a 155.11.4 lire di Geno­ va, come frutti maturati a tutto giugno dello stesso anno. Nel gennaio 1776 i frutti di nove delle azioni in questione, che vengono estratte e rimborsate, e quelli delle restanti tre, sono segnati per l’importo di 587.10.9 lire di Genova. Di queste ultime tre azioni di spettanza della comunità vie­ ne registrata una cessione da parte dei consoli e degli altri rappresentanti ad Anton Giulio, mar­ chese di Groppoli in quegli anni, comprese anche 46.5 monete di Genova come «regalico al computista di Genova per avere formato li conti del capitale» dovuti alla comunità stessa. Le 3071.13.9 lire di Genova, pari a 4833.1.6 lire di Parma, che al gennaio 1776 l’agente di Groppoli dà ai consoli della comunità come saldo delle somme depositate presso di lui dopo la chiusura del Monte frumentario, si indicano anche come cifra che i groppolesi sono obbligati a investire in luoghi del Monte in Firenze, sulla base del Rescritto granducale del 5 agosto 1775 e anche del­ l’atto del 26 gennaio 1776 ricevuto da Maurizio Zannetti, cancelliere di Bagnone (cfr. Libro di Groppoli 1683-1777, cc. 213, 214, 216, 245, 248). Il mutamento di gestione politica ed economi­ ca attuato con la legge sui feudi si manifesta dunque anche sotto questo aspetto. Chiuso il Monte frumentario, la liquidità della comunità va investita in titoli del debito pubblico di Firenze e non più in quelli di Genova: Groppoli non è proprio più nella sfera di influenza dei Brignole Sale e della Dominante.

80 ASCG-BS, Groppoli, Filza 17 cit., doc. n. 70, è un documento del genere di quelli cita­ ti, senza data, ma di poco successivo al 1773, scritto a nome di Anton Giulio III; in questi anni comunque compare la reiterata affermazione, peraltro piuttosto vaga, relativamente a una perdi­ ta di questi molini quasi immediatamente dopo la infeudazione di Giulio Sale: «Alcuni anni do­ po l ’acquisto di un tal Feudo - si racconta in una memoria su Groppoli per l ’amministrazione fiorentina - i Torchi e i Mulini furono abbattuti e rovesciati dal fiume Magra» (ASCG-BS, G rop­ poli, Filza 40, doc. n. 43, Memorie in succinto lasciate al Signor assessore Rafaele Mazzini, 12 otto­ bre 1769).

di infeudazione, con annesso l ’acquisto delle proprietà allodiali, tale afferm a­ zione non trova riscontro esplicito, per lo meno non si fa riferim ento a uno o più edifici destinati a tale uso, m entre fra le prerogative feudali è espressa- m ente dichiarata quella dello ius m olen d ìn i. Torchio e molino non vengono specificam ente citati nemmeno in quella divisione attuata tra i fratelli M ala- spina il 22 ottobre 1576, in conseguenza della quale si delinea autonom am en­ te il territorio di pertinenza groppolese, anche se si fa riferim ento, oltre alle case inserite nel contesto di specifici poderi, a o m n es d o m o s ex isten tes in ter­ ritorio G ropuli, iuxta su os n o to rio s co n fin es. La stessa osservazione vale per l ’atto di vendita dei beni di Groppoli fatta da Anton M aria M alaspina a Fran­ cesco I M edici il 3 marzo 1577“ .

Non è dato di sapere di più, al momento, se non che nelle più volte cita­ te richieste dei groppolesi alla morte di G iulio Sale viene avanzato anche il d i­ ritto di frangere fuori del feudo, liberi cioè dall’obbligo di usare torchi e mo- lini, che proprio su richiesta dei groppolesi e t a p u b lico b e n eficio , riferisce il Branchi, erano stati costruiti e messi in attività dal patrizio genovese fin dal 9 dicem bre 160482. Potrebbero essere questi il «m olino» e «m olinetto» il cui af­ fitto è registrato nel Libro di Groppoli dal 1607. Con m aggiore certezza risul­ ta invece che Gio Francesco Brignole acquista il 27 agosto 1609 «m età di un mulino, con prato oliveto e alberi nella G eriola», da maestro M artino d ’An- dreone per il prezzo di 60 ducatoni, importo valutato a 1500 lire di Parm a nei prim i anni dell’O ttocento81. L’impianto era comunque preesistente, poiché nel settembre 1590 il costruttore del molino, eretto in località Val de Stola, chiede al marchese Tomaso M alaspina di Villafranca, signore e padrone di Castevoli, che per poterlo far funzionare gli sia concessa la m età d ell’acqua del fiume Geriola, comune fra Castevoli e Groppoli. La richiesta viene accol­ ta e «in ricum pensa di tal cortesia, ammorevolezza, et bo n tà» e in cambio del diritto di far m acinare una sola volta, a novembre, il molino in questione, M artino deve consegnare in perpetuo al M archese, o ai suoi eredi o ai suoi

81 Cfr. rispettivamente ASCG- BS, Groppoli, scatola 9; Filza 17 cit., doc. n. 85, Atto del 22 ottobre 1576, Divisione fra i Marchesi Antonio Maria, Ottaviano, Gio. Gaspare e Cesare cit.

82 E. Bra nch i, Storia della Lunigiana cit., pp. 623-624.

83 ASCG-BS, Groppoli, Libro di Groppoli 1609-1637, c. 9; l’atto di acquisto risulta essere stato fatto con Rogiero Galeazzi, il 27 agosto 1609; cfr. anche Libro di Groppoli 1683-1777, alle­ gato n. 1.

agenti, «ove di gaiine num ero cinque». N el caso di mancato rispetto degli ac­ cordi l ’acqua può essere im m ediatam ente levata e, a chi venisse meno ai patti, è previsto sia applicata la pena di cinquanta scu d i84. Questo accordo perviene evidentem ente nelle m ani del m archese di G roppoli in occasione dell’acqui­ sto da mastro M artino e nel febbraio 1611 Gio Francesco Brignole fa acco­ m odare da Battista q. Antonio M aragliotto e da Barnaba q. Pietro di G rop­ poli una parte del m ulino in questione, per l ’importo di 26 ducatoni, valevoli sia per la messa in opera che per l ’affitto di un anno, fino a maggio 1611. N el­ lo stesso atto viene stipulato il contratto di locazione di una parte di questo mulino in Val de Stola, insiem e con la «terra prativa, vineata, arborata et oli­ vata contigua al detto m olino», a partire dal 1 giugno 1612 e per otto anni, per un affitto annuo di 9 ducatoni85. Risulta anche esistere un «torchio a b raccia» nel castello, che nel 1634 viene fatto aggiustare e per il quale si regi­ stra l ’acquisto di pezzi idonei al funzionamento. Anche se pare inconsueto, si tratta di un torchio da olio ed è situato nel castello nelle cantine del quale vengono portati i prodotti del feudo; dopo la costruzione del «palazzo novo» i fondi del castello servono quasi unicam ente come deposito di castagne, che vi giungono in quantità dai boschi soprastanti, di uva, dei prodotti del raccol­ to in generale, e lì com unque vengono conservati i prodotti dei lotti di terre­ no assegnati nel 1642, che i groppolesi dovevano dare al marchese a restitu­ zione dei debiti di p an e86.

Sulla base delle registrazioni fatte nel libro di Groppoli risulta dunque che l ’agente del m archese fino al 1618 incassa l ’affitto dei seguenti im pianti:

dalla proprietà di m età del molino che fu di mastro Andreone 9 ducato­ ni l ’anno;

dal molino «d elli p ra d i» e dal molinetto, come si è detto con buona pro­ babilità costruiti o m essi in opera da G iulio Sale nel 1604, poco più di 12 du-

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