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Questa partita datta dictis hominibus particolaribus dicti loci Gropuli per dominum Berto lum, agentem dicti illustrissimi in dicto loco Gropuli de introitibus eiusdem illustrissimi ascendere

dixerunt ad summam clucatonorum sexcentum octuaginta duo....quos pariter communitas et homi­ nes dicti loci Gropuli tenebantur dare dicto illustrissimo eorum domino et patrono prò capitale unius census et fructibus decursis et non solutis dicti census... (ibidem). Su Domenico Bartoli (o Bertoli) e la sua attività come agente del marchese sono rimasti alcuni documenti di non facile comprensione, che però fanno pensare che si siano svolti accertamenti sul suo operato. Egli redi­ geva gli elenchi di coloro che dovevano versare le rate annuali sulla base dei noti accordi del 1642, così come, insieme con il fratello Fabio, doveva elargire i soccorsi ai bisognosi. Forse tali operazioni non sono state svolte correttamente se nel gennaio 1657 un appunto è così intestato «Si è preso possesso delle terre infrascritte confiscate a Domenico Bartoli in pagamento delli de­ biti col Sig. Marchese et esso, et il sig. Fabio suo fratello le hanno acquistate dalli Infrascritti pel­ le somme sotto descritte, come appare dalli Instrumenti fatti in atti di Ottaviano Gigli, e da libro di detto Fabio tenuto del soccorso dato alli bisognosi di Groppoli l’anno 1649 di robbe del- rill.m o Sig. Marchese, et alcune erano proprie de Bartoli suddette» (ASCG-BS, Groppoli, Filza 17 cit., doc. n. 161). Il Bartoli forse si faceva pagare quanto invece era dato dal feudatario per be­ neficenza o incamerava una parte delle rate pagate.

Termina un periodo molto problem atico per la comunità, penalizzata dal susseguirsi di cattivi raccolti e da una situazione debitoria nei confronti del feudatario ad essi collegata. Le strade della privatizzazione non hanno funzio­ nato nel contesto groppolese della prim a m età del XVII secolo, per lo meno per la com unità nel suo complesso: per alcuni la possibilità di coltivare lib era­ mente dei lotti di terra fino ad allora destinati a sfruttamento comune può es­ sere stata u n ’occasione di accrescimento delle entrate, se non proprio di ar­ ricchimento. P er buona parte della popolazione è probabile non vi fossero m argini per accum ulazione, ma lotta per la sopravvivenza. Nel dicem bre 1653 la com unità e il feudatario prendono atto che l ’estinzione del debito può avvenire solo con la cessione di beni di proprietà della comunità stessa. Dopo tanti accordi prim a stipulati e poi negati, quest’ultim o rimane senza su­ bire alcuna m odifica: n ell’elenco dei beni acquistati dal 3 aprile 1607 (anno della morte di G iulio Sale) al 20 marzo 1662 (anno della morte di Anton G iu­ lio Brignole Sale), redatto con buona probabilità nel 1804, i due prati in que­ stione sono registrati come «terre prative, arborative e vineative consistenti di due parti cioè uno luogo detto al Pantano e l ’altro luogo detto al M asseri- no...dati in pagam ento d a’ Consoli ed U omini di G rappoli», per un valore di 56250 lire di P arm a66. I prati della comunità sono divenuti terre, almeno in parte coltivate, nelle m ani dei Brignole Sale.

Se la cessione dei prati rappresenta un atto conclusivo nei rapporti con il feudatario, lascia però in sospeso delle questioni tra i groppolesi all’interno della com unità stessa, di cui si hanno tracce di un qualche interesse. Dopo la stipulazione d ell’atto nel dicem bre 1653, fra la popolazione si manifestano dei m alum ori di fronte ai quali da parte genovese si afferma in term ini che non ammettono repliche l ’intenzione di non m odificare alcunché. Tuttavia lo stesso feudatario si offre di appianare delle differenze fra i sudditi all’interno della comunità venutesi a creare perché coloro che nel corso degli anni aveva­ no restituito alla com unità la quota di debito restano danneggiati dalla cessio­ ne dei prati, rispetto a chi invece non aveva fatto fronte per la sua parte. A questo punto risulta che padre Orazio Rollero, lo stesso che stipula l ’atto del dicembre 1653, consegni dei «b o llettin i» datigli dal m archese, che «devon servire alli creditori perché in virtù di essi possano andare al libero possesso

66 ASCG-BS, Groppoli, Libro di Grappoli 1683-1777, appendice n. 1, quadro E.; un ac­ cenno a questo episodio è in R. BOGGI, Profilo socioeconomico di un feudo lunigianese cit., p. 22, che peraltro fa riferimento a documenti non meglio definiti e conservati presso privati.

delle terre assign ateli»67. Ciò fa ipotizzare che lo stesso feudatario com pili dei documenti, i «b ollettini» appunto, consegnati a coloro che a questa data ri­ sultano creditori nei confronti di chi è inadem piente verso la comunità, poi­ ché questa, solvendo il debito con il Brignole Sale, ha privato di una quota parte di prato coloro che invece in debito non erano. Q uesti ultim i allora si rifanno in termini individuali prendendo della terra - nella m isura indicata nei bollettini e corrispondente a un credito - di proprietà o, con più probabi­ lità, su cui ancora lavora dal tempo della divisione in lotti nel 1642 il groppo­ lese debitore. In qualche modo allora il processo di privatizzazione delle terre si verifica, anche se ciò riguarda una parte della popolazione e non il suo complesso.

Padre Rollero distribuisce i bollettini per indicazione del Brignole Sale, facendo le veci del podestà, e «questo fu fatto per m aggior comodità e minor spesa di essi - scrive Anton G iulio - massime non essendovi Podestà che fa­ cesse ad ognuno il suo Instrum ento». È l ’ultim o strascico di questa vicenda: davvero il marchese di Groppoli ritiene conclusa questa complessa storia di fame, debiti, interessi e rimborsi. Se i groppolesi «stim assero di m andar di nuovo a ’ monte questo pagam ento come han fatto due altre volte o’ tre, que­ sto se lo levino dal cuore, perché non ne voglio più sentir parlare in nessun m o do »68.

4. La b en eficen z a

La vicenda fin qui descritta costituisce un u n icu m nella storia dei rap­ porti fra comunità e feudatario, non solo e non tanto per il meccanismo del prestito effettuato, quanto per l ’am montare del debito contratto e, come si è già detto, per l ’intreccio di prestiti in natura con prestiti in denaro. Da allora il marchese continua a fare prestiti alla com unità, che non risulta però abbia­ no raggiunto un importo così elevato.

N egli ultim i anni del secolo la com unità ricorre alla disponibilità finan­ ziaria del feudatario con una frequenza che ricorda quella di alcuni decenni

67 ASCG-BS, Copialettere n. 123 cit., lettera al podestà di Groppoli il 27 giugno 1654.

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