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Argomenti a favore della rappresentazione autosegmentale

Nel documento Il vincolo nella fonologia generativa (pagine 122-126)

2.4 The Sound Pattern of English

2.7 Gli anni ‘

2.7.1 Fonologia autosegmentale

2.7.1.1 Argomenti a favore della rappresentazione autosegmentale

a. Stabilità:

Spesso la cancellazione di un segmento lascia una traccia della sua presenza a livello soggiacente. Tale traccia può corrispondere ad un tono, al tratto di nasalità, alla lunghezza del segmento rimasto, etc., ed è giustificabile solamente se si ammette l’esistenza di un livello autonomo su cui sono definiti tali autosegmenti, la struttura del quale può appunto rimanere stabile. In questo modo ad una cancellazione di un’unit| dell’ossatura non corrisponde una cancellazione dell’autosegmento ad essa associato, il quale viene invece associato al segmento più vicino capace di accettare tale nuova associazione127. In Goldsmith (1976) viene riportato il seguente esempio, tratto dal Lomongo, una lingua Bantu parlata nella Repubblica Democratica del Congo:

127 Nei lavori in ambito multi-lineare successivi alle prime formulazioni, periodo in cui si fa

sentire l’influenza dei nuovi sviluppi sintattici promossi da Chomsky nelle letture pisane (1981), la scelta del segmento col quale l’autosegmento rimasto libero deve essere associato viene determinata, oltre che dalle due condizioni/vincoli universali di cui ci occuperemo a breve, dalla configurazione (linguo-specifica) di una serie di parametri messi a disposizione da UG. In questa maniera può essere definita ad esempio la differenza fra una lingua che associa un tono rimasto non associato alla prima vocale disponibile sul lato destro piuttosto che su quello sinistro, o fra una lingua che ammette un solo tono per vocale ed una che ne ammette più di uno, etc.

b|lóngó băk{é b|lóngấkáé (it. il suo libro)

Qui si può notare come la cancellazione della ‚ó‛ non comporti la cancellazione del tono che le è associato, il quale viene invece associato alla prima vocale disponibile sulla destra modificandone il profilo tonale.

A proposito della ‚stabilit|‛ è interessante notare come Goldsmith (1976) riconduca le precedenti analisi di tale questione al concetto di ‚cospirazione‛, o di ‚vincolo derivazionale‛:

‚< a derivational constraint or conspiracy to move around the tonal specifications from vowel to vowel in order to find, on the surface, the same tone melody that was there underlyingly.‛ (Goldsmith, 1976: 30)

L’utilizzo di questo genere di dispositivo tuttavia, viene indicato da Goldsmith come meno efficace e preciso rispetto all’alternativa costituita dalla nuova tipologia di rappresentazione. Nella fattispecie, il vincolo derivazionale proposto da Spa (1973: 139), secondo il quale: ‚when a segment carrying a High tone is deleted or becomes incapable of carrying a tone, the High tone is transferred to the nearest sillabic segment‛, sebbene capace di descrivere una generalizzazione valida nella lingua in questione, non spiega come mai il tono della vocale sia l’unica caratteristica della vocale ad essere conservata nei casi di cancellazione o di assimilazione. In altre parole non viene riconosciuto lo statuto speciale (autosegmentale) del tono.

b. Toni modulati:

In alcuni segmenti si può osservare una doppia (o maggiore) specificazione del medesimo tratto, come nel caso della ‚ấ‛ dell’esempio precedente, in cui il tono della vocale appare specificato come [+alto][-alto][+alto], oppure in quello, già visto, delle affricate, specificate come [-continuo][+continuo]. Un altro esempio è

quello dei dittonghi ascendenti, i quali vengono interpretati come un unico segmento (dell’ossatura) a cui vengono associate due specificazioni differenti relative all’altezza. L’it. *pwo+ viene quindi rappresentato come:

x x

p w o [+alto][-alto]

Anche in questo caso si deve ammettere quindi per il tratto di altezza un livello autonomo.

c. Toni ‚fluttuanti‛:

Ci sono casi, evidenti soprattutto nelle lingue tonali, in cui alcuni autosegmenti, ad esempio i toni, esistono solo in un determinato livello. Tali autosegmenti nel corso della derivazione possono essere associati a vocali già specificate riguardo al tono, le quali possono così apparire in superficie con un tono modulato. In Bambara ad esempio, lingua parlata in Mali, la determinatezza di un sostantivo è espressa tramite un ‚articolo‛ determinativo posposto che si presenta come un segmento specificato solamente a livello tonale come [-alto]. Abbiamo quindi una differenza di determinatezza fra [bá], it. un fiume, e [bâ], it. il fiume.

d. Azione a distanza:

Alcuni fenomeni, come l’armonia vocalica o la metafonesi, coinvolgono apparentemente tratti di segmenti non adiacenti. Se tuttavia tali tratti vengono autosegmentalizzati risulta molto più semplice spiegare ad esempio come l’it. secco, la cui ultima vocale deriva dal lat. –u-, sia reso in napoletano come *‘sikkə]: in questo caso il tratto relativo all’altezza vocalica deve cioè essere autosegmentalizzato, così da consentire l’associazione di *+alto+ con le due vocali in questione nonostante la loro mancata contiguit| sul livello dell’ossatura.

e. Livelli melodici:

Anche questa caratteristica è stata notata studiando lingue tonali. Nella fattispecie, in Goldsmith (1976) vengono riportati esempi dal Mende, ripresi da Leben (1973), secondo i quali è possibile stabilire per tale lingua l’esistenza di cinque differenti melodie: ci sono cioè toni bassi, alti, ascendenti, discendenti e ascendenti-discendenti. Tali configurazioni tonali sono ‚sovrapposte‛ alle parole, da sinistra verso destra, indipendentemente dal numero e dalla lunghezza delle vocali. Considerando ad esempio la melodia ascendente-discendente, tradotta nella cornice autosegmentale nella sequenza tonale basso-alto-basso, possiamo quindi avere strutture come nìkílì, ma anche come mbầ. Ciò significa che esiste nella rappresentazione soggiacente un livello autonomo che registra la melodia, e che durante la derivazione gli autosegmenti (i toni) di tale livello vengono associati, secondo le modalità concesse dalla condizione di buona formazione, all’ossatura:

L H L L H L nikili nikili

L H L L H L mba mba

f. Geometrizzazione della quantità:

La rappresentazione autosegmentale permette di rendere conto in maniera abbastanza semplice dell’ambigiut| caratteristica delle geminate, le quali vengono trattate, a seconda del fenomeno in cui sono coinvolte, talvolta come un unico segmento lungo, talaltra come una sequenza di due segmenti brevi adiacenti. Tale ambiguità viene risolta se si considera una geminata come un unico fascio di tratti associato a due unit| dell’ossatura (cfr. la prima rappresentazione dello schema a pag. 118) e si ammette per i fenomeni fonologici la possibilit| di riferirsi ora al livello dell’ossatura, ora al livello melodico. Tale rappresentazione delle geminate viene inoltre favorita dalla presenza di

un’importante condizione (universale) sulle rappresentazioni, conosciuta come Principio del Contorno Obbligatorio (OCP), secondo la quale non è possibile avere due specificazioni identiche e adiacenti sul solito livello.

Questo vincolo, proposto inizialmente da Leben (1973) come morpheme structure constraint, viene così formalizzato da Goldsmith (1976: 36): ‚At the melodic level of grammar, any adjacent tonemes must be distinct‛ e da McCarthy (1988): ‚Adjacent identical elements are prohibited‛. OCP è stato utilizzato per stabilire generalizzazioni, valide a livello soggiacente, sulla distribuzione di elementi soprasegmentali128; allo stesso modo sono state affrontate sia le geminate129 sia la distribuzione dei tratti130.

Dopo aver presentato gli argomenti a favore di questo approccio, è il momento di passare alla descrizione del dispositivo che ne ha permesso l’evoluzione.

Nel documento Il vincolo nella fonologia generativa (pagine 122-126)