2.4 The Sound Pattern of English
2.6 Fonologia (Generativa) Naturale
2.6.2 Fonologia Generativa Naturale
2.6.2.2 La rivincita del livello superficiale
Nelle pagine precedenti si può notare, a fianco del processo grazie al quale le SPC acquistano legittimità ed autonomia, una continua tensione verso il ridimensionamento del carattere di astrattezza connesso all’utilizzo di rappresentazioni soggiacenti sempre più distanti da quelle superficiali. Abbiamo accennato a come questo problema sia stato riconosciuto da Kiparsky (1982), il quale gi| nel ’68 lamentava l’eccessiva libert| con la quale all’interno della cornice generativa standard è possibile formulare analisi che implicano vari gradi di astrattezza: non esiste alcun dispositivo formale che definisca precisamente la ‚quantit|‛ di astrattezza consentita. Kiparsky (1982) affronta questo problema tramite la formulazione della Alternation Condition, la quale:
‚<embodies a claim about the importance of phonetics in phonology. It leads to underlying forms which are closely tailored to their phonetic realizations *<+ It is only to be expected that progress in linguistics should consist in reducing the abstract part of language, the part consisting of the various theoretical constructs which must be set up to mediate between the concrete levels of phonetics and meaning, the only aspects of language which can be directly observed (Kiparsky, 1982: 159)
Questa condizione, resa necessaria dallo studio dei casi di neutralizzazione assoluta, ha come dominio d’applicazione quello delle rappresentazioni (soggiacenti) e proibisce l’utilizzo di tratti fonologici in qualit| di diacritici, ossia la formulazione di una distinzione fonologica soggiacente, mai realizzata a livello superficiale, la cui unica funzione è quella di distinguere classi di forme differenti sulla base della loro ‚reazione‛ a determinate regole. Un ulteriore caso in cui risulta utile tale condizione è quello in cui si fa un uso fonologico di un diacritico, quando cioè in un’analisi ad una forma soggiacente viene associato un elemento non fonologico, dal contenuto arbitrario, usato per attivare regole fonologiche che hanno l’effetto di distinguere a livello superficiale forme che hanno da forme
che non hanno tale elemento, il quale ovviamente non compare mai in quest’ultimo livello. Per una definizione più esaustiva, corredata da una serie di esempi, cfr. Kiparsky (1982: 127-159).
Nonostante l’Alternation Condition venga più volte modificata, ed infine ritenuta inadeguata, viene tracciata la strada per quegli approcci fonologici che denunciano la riconosciuta necessit| di restituire al livello fonetico l’importanza di cui era stato privato con la ‚morte‛ dello strutturalismo. Come abbiamo accennato sopra, uno degli approcci che porta le suggestioni di Kiparsky (1982) alle sue estreme conseguenze è quello di Hooper (1976), la quale arriva a proporre l’eliminazione delle rappresentazioni soggiacenti à la SPE. Ovviamente, ed è quello cha a noi in questa sede più interessa, ciò comporta l’‛estinzione‛ delle MSC e la conseguente affermazione dei SPC.
Mossa dal desiderio di limitare l’eccessiva potenza generativa del paradigma standard, capace di generare strutture assolutamente innaturali, e constatando l’insuccesso della Alternation Condition, Hooper (1976) propone una strategia leggermente differente da quella di Kiparsky: mentre quest’ultimo tenta di porre delle restrizioni sulle rappresentazioni, Hooper mira ad una limitazione del potere della regola, la quale deve cioè esprimere generalizzazioni empiricamente testabili. Per raggiungere questo obiettivo viene introdotto un nuovo strumento: la True Generalization Condition:
‚A very strong constraint on rules would be one that does not allow abstract rules at all. It would require that all rules express transparent surface generalizations, generalizations that are true for all surface forms in the most direct manner possible. We will call this condition the True Generalization Condition. The True Generalization Condition claims that the rules speakers formulate are based directly on surface forms and that these rules relate one surface form to another, rather than relating underlying to surface forms.‛ (Hooper, 1976: 13)
L’introduzione nella grammatica fonologica di questa condizione (da ora TGC) ha una importante serie di conseguenze teoriche.
Per cominciare, TGC permette la formalizzazione di tre tipologie di regole differenti111:
a. Phonetically conditioned rule
‚Phonetically conditioned rules are rules describing alternations that take place in environments that are specifiable in purely phonetic terms‛ (Hooper, 1976: 14)
Fra queste regole, che contengono esclusivamente informazioni di tipo fonetico e vengono applicate in maniera automatica e senza eccezioni ogni qualvolta il contesto coincida con la descrizione strutturale della regola112, si può includere ad esempio quella che descrive il processo di desonorizzazione della coda sillabica in tedesco. E’ inoltre evidente la somiglianza fra queste regole e i ‚processi naturali‛ della Fonologia Naturale, in quanto anche questi ultimi sono descritti come automatici, insopprimibili e senza eccezioni.
b. Morphophonemic rules
‚Morphophonemic rules (MP-rules) change phonological features in environments described in morphosyntactic or lexical terms‛ (Hooper, 1976: 15)
Queste regole, che considerano categorie morfologiche (come plurale, passato, nome e verbo), lessicali (ad esempio classi di coniugazione) e confini morfemici e di parola, descrivono processi come quello della sonorizzazione delle fricative in
111 Alle quali vanno aggiunte le morphological spell-out rules, che assegnano una forma fonologica ai
morfemi astratti, le word-formation rules, che specificano l’ordine e il tipo degli elementi morfologici che formano una parola, e le syllabification rules, che assegnano confini sillabici alle stringhe fonologiche (e possono essere riapplicate nel corso della derivazione). Tali regole per il presente lavoro rivestono un’importanza secondaria. Ritorneremo sulla sillabificazione più avanti.
112 La definizione di questa tipologia di regola richiama alla mente quella data in ambito
strutturalista (cfr. cap. 2.1) alle alternanze automatiche, cosa che testimonia la vicinanza dei due approcci. Non bisogna dimenticare tuttavia che in NGP la G sta per ‚generative‛: con il paradigma standard NGP condivide infatti gli assunti teorici fondamentali.
alcuni plurali inglesi (wife, ‘moglie’ ~ wives, ‘mogli’), che si applica ad esempio ad una ristretta classe di nomi (non si applica ad esempio a safe, ‘cassaforte’, face, ‘faccia’, etc.). Queste regole inoltre, a differenza delle regole foneticamente motivate, le quali descrivendo processi governati dalle proprietà fisiche dell’apparato fonatorio possono essere previste sulla base di principi universali, sono linguo-specifiche, fonologicamente arbitrarie e passibili di eccezioni. Queste caratteristiche sono dovute alla natura delle informazioni che vengono considerate, le quali assegnano alle regole morfofonemiche la gestione della corrispondenza (linguo-specifica) suono-significato.
c. Via-rules
Queste regole vengono utilizzate per mettere in relazione forme superficiali senza ricorrere ad una condivisa rappresentazione soggiacente. Considerando ad esempio lo spagnolo, l’utilizzo di una via-rule dalla forma:
kt č
consente di mettere in relazione leche, ‘latte’ e lactar, ‘allattare’. Queste due forme compaiono dunque nel lessico come rappresentazioni che contengono uno speciale dispositivo (la via-rule in questione) volto a cogliere tale associazione. Ogni entrata lessicale può quindi avere associate informazioni sulle relazioni con altre entrate lessicali. Occorre notare tuttavia che tali dispositivi, pur gestendo informazioni di natura fonetica, sono simili dal punto di vista funzionale a segni diacritici (nel senso di Kiparky, 1982), i quali possono essere associati arbitrariamente alle varie forme nonostante ci siano informazioni fonetiche che ne permetterebbero un’associazione automatica. Potrebbe darsi il caso ad esempio in cui nella grammatica di un parlante spagnolo tale dispositivo sia associato a forme come ocho, ‘otto’ ~ octavo, ‘ottavo e noche, ‘notte’ ~ nocturno, ‘notturno’, ma non a lache ~ lactar, nonostante la struttura fonetica sia la stessa per tutte le forme. Anche queste quindi, al pari di quelle morfofonemiche, sono linguo-specifiche.
Considerato il drastico ridimensionamento delle rappresentazioni soggiacenti perpetrato tramite l’inserimento di TGC e il rifiuto dell’ordinamento estrinseco delle regole113, e la formulazione del nuovo dispositivo delle via-rules, la distinzione fra le tre differenti tipologie di regole di cui sopra appare necessaria ed empiricamente motivata:
‚NGP claims that speakers do not internalize linguistic processes in phonological terms made abstract by the depth given the derivation by rule ordering, but rather that speakers understand such processes as morphological or lexical relations.‛ (Hooper, 1976: 51)
Date queste premesse, è chiaro come si possano identificare tre differenti tipologie di alternanze, regolate ognuna da diverse tipologie di regole, e come tale tripartizione sia una sorta di versione più raffinata della dicotomia processi naturali/regole acquisite della Fonologia Naturale114: i processi naturali sono quelli descritti in NGP dalle regole foneticamente condizionate, le quali abbiamo visto essere automatiche, senza eccezioni ed innate, mentre le altre due tipologie di regole descrivono processi acquisiti, quindi facilmente sopprimibili (non interferiscono ad esempio nel processo di apprendimento di una lingua straniera), arbitrari, linguo-specifici e passibili di eccezioni.
E’ inoltre possibile adesso distinguere in maniera netta, visto che il formalismo sviluppato finalmente lo consente, ciò che è naturale da ciò che non lo è, cosa che (richiamando alla mente il capitolo finale di SPE) rappresenta un indiscutibile miglioramento del paradigma generativo: così come esiste una serie finita di tratti fonetici che caratterizzano le lingue naturali, viene ora riconosciuta
113 Vennemann ritiene tale dispositivo eccessivamente astratto e ad hoc. Propone quindi, tramite
l’inserimento della No-ordering Condition, il mantenimento dell’applicazione sequenziale delle regole, le quali tuttavia devono poter essere applicate più di una volta e non in un ordine prefissato, ossia tutte le volte che una forma è associabile alla descrizione strutturale della regola.
114 Occorre notare che Stampe ammette, a differenza di Vennemann, l’ordinamento estrinseco
l’esistenza di una serie finita di processi altrettanto naturali, come assimilazioni, cancellazioni, epentesi, descrivibili tramite regole foneticamente condizionate.