2.4 The Sound Pattern of English
3.3 Teorie rule-based vs teorie constraint-based
Nell’ultima sezione abbiamo visto come si possa identificare, dal punto di vista logico, una certa somiglianza fra i dispositivi di regola e di vincolo: possono cioè essere intesi come modi differenti di guardare ad una serie di fenomeni linguistici. Halle (1995), in risposta a Burzio (1995), riconosce infatti alle due tipologie di teorie rule-based e constraint-based la capacità di rispondere rispettivamente al ‚come‛ e al ‚perché‛ di tali fenomeni.
E’ possibile tuttavia presupporre l’esistenza delle condizioni di buona formazione, anche quando formalmente non riconosciute, nelle derivazioni governate esclusivamente da regole: ognuna di queste ultime viene formulata ed
attivata al fine del raggiungimento di una configurazione, descritta dalla combinazione di descrizione e cambiamento strutturale, la quale altro non è che una formalizzazione di un errore a livello di rappresentazione e della relativa strategia di riparazione191. Tale errore deve quindi essere inteso come una violazione di una condizione relativa alla buona formazione di una rappresentazione (una sequenza di segmenti, di tratti, etc.), e la derivazione, che come sappiamo è composta da una catena di regole correlate, può dunque essere considerata una sequenza di algoritmi volti alla soddisfazione di tali condizioni. Come per le teorie rule-based non risulta quindi sbagliato ammettere la presenza di una serie di vincoli, così per le teorie constraint-based è possibile riconoscere la presenza di dispositivi analoghi alla regola tradizionale (cfr. cap. 2.7.2) che descrivono le modalità secondo le quali determinati elementi devono essere trasformati. Anche GEN di OT può infatti essere inteso come un dispositivo contenente tutte le regole logicamente formulabili (qualsiasi input può subire infinite e gratuite trasformazioni, essendo poi la scelta del candidato vincente affidata ad EVAL, il quale è infatti in grado di ‚ignorare‛ le trasformazioni inutili). In questa teoria tuttavia non è ritenuto necessario offrire una formalizzazione delle modalità secondo le quali l’input viene trasformato, essendo sufficiente un certo grado di conformit| fra l’input e i candidati (cfr. nota 160). Bisogna specificare però che teoricamente ogni modifica dell’input, ossia il risultato dell’applicazione all’input di ogni possibile regola, viene sottoposto al meccanismo di valutazione: in altre parole, l’output di ogni regola viene valutato confrontandolo con la serie di vincoli che hanno il compito di definire la buona formazione di una determinata rappresentazione. La necessità di formalizzare la modalità secondo la quale viene modificato un input viene sostituita dunque dalla necessit| di formalizzarne il solo risultato, ossia ciò che nell’approccio tradizionale corrisponde alla combinazione di descrizione e cambiamento strutturale. Occorre aggiungere che in OT tutti i vincoli sono per definizione surface-true ed esprimono quindi generalizzazioni singolarmente osservabili, dunque valide, in almeno una lingua naturale. Ognuno di essi viene cioè
191 Come abbiamo visto (cfr. cap. 2.7.2), negli anni ’80 è stata sviluppata una serie di teorie in cui
utilizzato per valutare l’output di regole non passibili della critica relativa all’eccessiva astrattezza avanzata da Kiparsky (1982) (cfr. cap. 2.6.2.2).
In una derivazione tradizionale invece è frequente l’utilizzo di regole il cui output è una rappresentazione conforme a condizioni di buona formazione superficialmente non osservabili. La loro utilità consiste infatti nel definire configurazioni che possano essere utilizzate come input per la regola seguente. Si può immaginare quindi una situazione in cui in una derivazione solamente l’ultima regola produca un output superficialmente valido, fornendo invece tutte le altre una serie di output utili solamente da un punto di vista teleologico. In una derivazione inoltre tutte le trasformazioni sono necessarie: la mancata applicazione di una regola inserita in una derivazione si può tradurre in un’errata definizione dell’input dell’ultima regola, cosa che porterebbe di conseguenza alla produzione di una rappresentazione superficiale non grammaticale. Ogni regola è quindi utile e necessaria e la sua applicazione è obbligatoria. In altre parole, tutte le condizioni di buona formazione, che abbiamo visto coincidere con la descrizione strutturale debitamente ‚riempita‛, devono essere rispettate, e lo devono essere non perché espressione di generalizzazioni superficialmente osservabili, ma perché presupposti necessari alla corretta applicazione dell’ultima regola della derivazione.
In OT invece l’unica trasformazione necessaria, e obbligatoria, è quella che produce un output che sia conforme alle condizioni di buona formazione definite dai vincoli determinanti per la selezione del candidato vincente. La medesima trasformazione, ossia il medesimo candidato, può tuttavia trovarsi contemporaneamente in contraddizione con gli altri vincoli presenti nella gerarchia, la soddisfazione dei quali non invece risulta essere determinante192. In altre parole, mentre in una derivazione devono essere soddisfatte tutte le condizioni di buona formazione al fine della generazione di una forma superficialmente valida, in OT tale necessità non risulta essere di alcuna utilità: è anzi la possibilità che alcune di tali condizioni siano violate che garantisce l’emergere in superficie del candidato corretto. La ragione di tale differenza va
192 Non bisogna però considerare inutili questi vincoli, essendo come abbiamo già visto (cfr. cap.
forse ricercata nella non esatta coincidenza del significato di ‚buona-formazione‛ all’interno delle due differenti cornici: in un approccio rule-based l’identificazione della buona formazione di una rappresentazione è funzionale alla logica derivazionale, e le trasformazioni implicate non devono necessariamente essere superficialmente (foneticamente) motivate, al contrario di quello che succede in OT, in cui il concetto di buona formazione è strettamente connesso con la teoria della marcatezza che, assieme alle esigenza di fedelt| all’intenzione fonologica, determina l’emergere del candidato vincente.