2.4 The Sound Pattern of English
2.5.4 Vincoli e marcatezza
formali.
A differenza di Kisseberth (1970), concentrato sulla liceità di sequenze a livello fonetico, Kiparsky (1982), ‚ampliando‛ il concetto di ‚unit| funzionale‛, riconosce maggior importanza ad aspetti di natura morfologica, per la definizione dei quali viene proposto, accanto a quello dei vincoli derivazionali, l’utilizzo di vincoli trans-derivazionali100.
2.5.4 Vincoli e marcatezza
Kiparsky (1982) avanza inoltre l’ipotesi di una relazione fra i vincoli proposti da Kisseberth (1970) e il concetto universale di marcatezza: le ‚cospirazioni‛ devono cioè essere intese come strategie volte all’allontanamento di configurazioni marcate, e non come dispositivi linguo-specifici, i quali potrebbero sembrare pericolosamente ad hoc, e quindi privi di qualsiasi potere esplicativo. Questo affinamento del dispositivo del vincolo derivazionale comporta, cosa che non ci sorprende, una rinnovata considerazione del carattere di ‚naturalezza‛: la dicotomia forma/funzione deve essere costantemente affiancata da quella forma/sostanza. Così facendo è possibile motivare sia la partecipazione di regole alle ‚cospirazioni‛ all’interno di una lingua, sia la loro partecipazione a ‚cospirazioni internazionali‛ (cfr. Kiparsky, 1982), ossia la presenza di alcune di tali regole nelle grammatiche di varie lingue: tutte sono accomunate dal riconoscimento della preferenza di una configurazione superficiale il meno marcata possibile. Il vincolo derivazionale dello Yawelmani tramite il quale viene espresso il rifiuto di nessi triconsonantici, *CCC, una volta interpretato come formalizzazione di una configurazione universalmente marcata, può facilmente essere incorporato nella grammatica di varie lingue, in modo tale da giustificare la presenza di regole volte alla sua eliminazione, come abbiamo visto di natura eterogenea, anche a livello interlinguistico.
Benché tramite questo ragionamento l’utilit| dei vincoli derivazionali risulti sminuita, l’importanza di condizioni poste sul livello superficiale, possibilmente connesse con il concetto universale di marcatezza, ne esce invece rafforzata. Riassumendo, possiamo affermare che l’approccio formalista viene messo in crisi da fenomeni fonologici che hanno basi funzionali, riconducibili a tre tipi di condizioni generali: distintività di categorie, coerenza paradigmatica e tendenza verso l’ottimale nella struttura fonotattica.
E’ interessante inoltre notare come Kiparsky (1982: 117) parli in tempi ‚non sospetti‛ di ottimalit| e di gerarchie:
‚I have suggested a way in which the concept of a ‘tendency’, which lends functionalist discussion their characteristic unsatisfactory fuzziness, can be made more precise in terms of hierarchies of optimality, which predict specific consequences for linguistic change, language acquisition, and universal grammar. Enormous areas of vagueness obviously remain. But there is enough to show that the project is a worthwhile one.‛
Come dimostreranno i fatti, l’utilit| di tale progetto non passer| inosservata. Gli strumenti formali generalmente utilizzati per il soddisfacimento dei tre tipi di condizione a cui abbiamo accennato sopra possono essere identificati nella serie di vincoli posti su rappresentazioni, o derivazioni, al fine di bloccare l’applicazione di una regola qualora ne consegua una violazione dei vincoli stessi, oppure di richiederne l’applicazione nel caso in cui sia così raggiunta la configurazione richiesta, e nel riconoscimento di ‚cospirazioni‛ che prevedano la compartecipazione di regole fonologiche e morfologiche indirizzate al solito fine. E’ necessario adesso spendere qualche parola su un lato negativo dell’approccio che utilizza le ‚cospirazioni‛.
2.5.5 Un problema
Nonostante i vantaggi connessi con l’inserimento delle ‚cospirazioni‛ nella teoria fonologica, evidente soprattutto nei casi in cui l’applicazione di una regola deve essere bloccata101, nei casi in cui un vincolo renda necessaria l’applicazione di una regola facente parte di una determinata cospirazione la selezione della regola più opportuna può risultare problematica. Lo Yawelmani ad esempio ammette sequenze CVCC e CCVC, ma la sequenza mal formata CCC viene ‚riparata‛ in CVCC (regola c)). Bisogna quindi ammettere, a fianco del vincolo *CCC e della regola di epentesi, un vincolo che indichi la preferenza per la configurazione CVCC rispetto a CCVC, vincolo che tuttavia deve necessariamente essere violabile, considerata la possibile attestazione di CCVC (polmaw).102
Il riconoscimento di difficoltà di questo genere si è tuttavia dimostrato utile ai fini dell’evoluzione della teoria fonologia, contribuendo, come gi| accennato, allo sviluppo di teorie basate sull’utilizzo di vincoli sulle rappresentazioni fonetiche.
101 Cfr. la semplificazione che il riconoscimento del vincolo derivazionale *CCC consente di
operare su f).
102 Cfr. pag. 82. Questa situazione viene risolta brillantemente da un approccio constraint-based
come OT, in cui viene ammessa la violazione dei vincoli. In particolare, una caratteristica di questo approccio, generalmente indicata con l’acronimo TETU (The Emergence of The Unmarked), secondo la quale un vincolo di marcatezza apparentemente inattivo, e perciò frequentemente violato, può in determinati contesti essere determinante per la selezione di una forma, descrive correttamente l’emergere di CVCC nel caso in cui si debba evitare *CCC, nonostante la frequente attestazione di forme CCVC. In OT tale possibilità può essere dovuta ad esempio ad una posizione più elevata, rispetto a quello di marcatezza, di un determinato vincolo di fedeltà all’interno della gerarchia di vincoli linguo-specifica: in altre parole, è possibile inserire nella gerarchia della lingua in analisi un vincolo di fedeltà che mantiene una struttura in input come CCVC inalterata, il quale deve essere collocato in una posizione più elevata rispetto al vincolo di marcatezza che stabilisce una forma come CVCC meno marcata. Dato un input CCC quindi, il vincolo di fedeltà in questione non esercita alcuna influenza e viene quindi soddisfatto vacuosly, e il vincolo di marcatezza che favorisce l’emergere di CVCC è dunque libero di esercitare la propria influenza.
Un ulteriore elemento a favore dell’importanza dei vincoli superficiali103 proviene dal ruolo che questi giocano nel processo di acquisizione linguistica, come dimostrerà la Fonologia Generativa Naturale, alla quale è dedicato il prossimo capitolo.
103 L’utilizzo di questi dispositivi, come gi| ricordato, è accompagnato da un crescente
formalismo, come esemplificato dall’articolo ‚On phonotactically motivated rules‛ (Sommerstein, 1974), in cui, in una cornice teorica che utilizza i concetti di condizioni implicazionali, positive e negative già proposti da Stanley (1967) (cfr. 2.3), di tali regole viene data la seguente definizione: ‚A P-rule R is positively motivated with respect to a phonotactic constraint C just in case the input to R contains a matrix or matrices violating C AND the set of violations of C found in the output of R is null or is a proper subset of the set of such violations in the input to R.‛ (Sommerstein, 1974: 74).