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Il problema della ridondanza

Nel documento Il vincolo nella fonologia generativa (pagine 76-80)

2.4 The Sound Pattern of English

2.5.1 Il problema della ridondanza

Assieme al problema, gi| trattato (cfr. cap. 2.3.2.1), dell’uso ternario dei tratti binari, il problema sollevato da Postal (1968) è responsabile del rallentamento dell’affermazione nella teoria fonologica dei vincoli superficiali, ossia di una serie di condizioni fonotattiche superficiali la cui inutilità e conseguente ridondanza viene da Postal (1968) giustificata sulla base dell’esistenza di vincoli morfemici e

85 Come già accennato sopra, tali istanze, e in particolare la dicotomia intenzione fonologica-facilità

di articolazione, costituiscono una sorta filo conduttore che collega gli approcci che si sviluppano in

fonologia nei primi anni ’70 con le più recenti teorie che utilizzano i concetti di vincolo (e riparazione, nel caso dei lavori di Singh e Paradis) e di conflitto fra vincoli violabili (OT). In quest’ultimo caso la dicotomia di cui sopra si traduce nel conflitto fra vincoli di marcatezza e vincoli di fedeltà.

regole fonologiche, la combinazione dei quali sarebbe sufficiente per la descrizione e spiegazione dei fenomeni in analisi86:

‚Yet every fact which such a separate phonotactics describes is accounted for without the autonomous level by the morpheme internal restrictions on morphophoneme combinations and the morphophonemic rules which must exist in any event. *<+ an independent phonotactics is necessarily and in all cases useless and redundant in its entirety.‛ (Postal, 1968: 214)

Una volta che una grammatica si trovi ad essere dotata di condizioni e regole che definiscono le possibili combinazioni di fonemi in morfemi e di morfemi in parole, una serie di condizioni poste sul livello fonetico risulta cioè inutile. Così facendo tuttavia Postal (1968) incorre in contraddizione, poiché, secondo le sue stesse parole, per essere linguisticamente significativo un livello di rappresentazione deve avere ‚its own independent principles of combination‛ (Postal, 1968: 213).

Ovviamente, trattandosi di un livello autonomo rispetto a quello morfofonemico, non ci sono ragioni per cui questa affermazione non debba valere anche per il livello fonetico.

Un altro difetto riscontrabile in Postal (1968) è legato al problema delle regole di neutralizzazione assoluta, quelle cioè che implicano l’esistenza a livello soggiacente di elementi che non ‚emergono‛ mai in superficie. Come vedremo,

86 E’ forse opportuno ricordare che il fenomeno linguistico attorno al quale vertono le teorie

fonologiche in analisi è quello delle alternanze, nel quale possono essere individuate restrizioni di vario genere. Osservando le rappresentazioni fonetiche presenti nelle varie lingue, si può notare come determinati elementi di tali rappresentazioni siano sottoposti a restrizioni distribuzionali, e come altri non siano semplicemente presenti, non potendo assolutamente ‚emergere‛ in superficie. Il prodotto della libera combinazione di primitivi linguistici (in fonologia così come in sintassi) non può cioè essere considerato indiscriminatamente lecito. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, la strategia sinora utilizzata è stata quella dell’imposizione di ‚filtri‛ sugli input: MSR e MSC, e in generale le regole di ridondanza lessicale, possono essere considerati come dispositivi che impongono strutture sui primitivi linguistici liberamente combinati.

questo aspetto è connesso inoltre al problema dell’eccessiva astrattezza del livello soggiacente riconosciuto da Kiparsky (1982).

Un esempio di regola di neutralizzazione assoluta si può osservare in Pular87, in cui le geminate appaiono sistematicamente [- cont]. Per rendere conto di questa situazione, ossia della assoluta mancanza di geminate specificate come [+ cont], si può utilizzare un vincolo morfemico che associ sistematicamente [- cont] ad una geminata. Così facendo a livello soggiacente avremmo una situazione che ricalca quella empiricamente attestata. Esiste tuttavia un contesto produttivo di formazione delle geminate: il suffisso che marca il plurale, -i, può causare la formazione di geminate *+ cont+, le quali tuttavia ‚emergono‛ a livello fonetico come [- cont]:

lef-ol ‘nastro’ → lepp-i ‘nastri’ (*leff-i), ma lef-el ‘nastrino’

Questa situazione non può essere adeguatamente spiegata tramite l’utilizzo di vincoli morfemici: essendo questi ultimi validi in un dominio morfemico, ed essendosi tali geminate formate tramite una regola morfo-fonologica, la quale secondo Postal (1968) può essere applicata solamente a forme post-morfemiche, sulle quali cioè i vincoli morfemici non esercitano alcuna influenza, risulta necessario formulare una regola fonologica che trasformi sistematicamente le geminate [+ cont] in [- cont]. In questa maniera però ci troveremmo in una situazione in cui la regola fonologica mira all’eliminazione di una configurazione la cui cattiva formazione è già stata definita tramite il vincolo morfemico. Tale regola risulterebbe quindi ridondante, cosa a cui Postal (1968) tenta di porre rimedio utilizzando una regola di neutralizzazione assoluta che elimini tutte le geminate [+ cont], impedendo loro il raggiungimento del livello superficiale in qualsiasi contesto, senza alcun riferimento al vincolo morfemico in questione. Utilizzando questo genere di regola risulta tuttavia lecito formulare per tutte le geminate [- cont] del Pular forme soggiacenti in cui tali geminate siano [+ cont].

87 Lingua appartenente al gruppo Fula parlata in Guinea, Guinea Bissau e Sierra Leone. Questo

Questa conclusione, che ovviamente risulta essere empiricamente errata, implica il raggiungimento di un livello di astrazione eccessivamente elevato:

‚The present theory of generative grammar allows phonological distinctions which are never realized on the phonetic surface to appear in the lexical representation of morphemes‛ (Kiparsky, 1982: 127)

Questa indesiderabile situazione, come vedremo a breve, può essere evitata tramite l’utilizzo di vincoli posti sul livello superficiale88, l’esistenza dei quali è resa evidente anche dalle intuizioni dei parlanti a proposito delle forme riconosciute come possibili nella propria lingua.

A tal proposito è bene ricordare che le regole (o condizioni) fonotattiche possono essere giustificate sulla base della loro capacità di consentire ad un parlante il riconoscimento di una forma come appartenente o no al proprio lessico. A partire da Stanley (1967) tuttavia, le varie regole o condizioni proposte non sembrano avere alcun ruolo nell’interpretazione delle strutture superficiali, essendo attive esclusivamente a livello morfemico. Sommerstein (1974: 73) invece sottolinea la necessità di collocare tali regole sul livello superficiale, in base al fatto che qualora un parlante si trovi di fronte ad una forma non appartenente al proprio vocabolario, il processo di identificazione procede scomponendo tale forma in morfemi noti e controllandone quindi la buona formazione in base alle regole di composizione dei morfemi. Nel caso in cui ciò non sia possibile, perché la forma è morfemicamente semplice o composizionalmente opaca, ad entrare in

88 Nella fattispecie, la situazione del Pular sarebbe descritta in maniera più elegante e coerente

tramite l’utilizzo di un vincolo che vieti l’occorrenza di geminate [+ cont] a livello superficiale. Tale vincolo, utilizzando un sistema notazionale sviluppato in seno alla fonologia non-lineare, secondo il quale la geminata è rappresentata come un unico segmento associato a due unità di tempo, avrebbe la seguente forma:

* X X C [+ cont]

gioco sono i principi composizionali fonologici. Ma in questo caso, essendo il principio di biunivocità89 non valido, com’è possibile dedurre la forma soggiacente? L’unica possibilit| risulta essere la considerazione della struttura superficiale, ossia delle condizioni fonotattiche che ne regolano la composizione. Secondo questo ragionamento tali condizioni superficiali risultano quindi più utili, al fine della valutazione della buona formazione di una forma, rispetto ad una serie di MSR o MSC.

Ma passiamo adesso a considerare più attentamente il fenomeno da cui prende il nome questo capitolo, ossia quello delle cospirazioni90.

Nel documento Il vincolo nella fonologia generativa (pagine 76-80)