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L'arrivo dei pescatori vietnamiti e la concessione della pesca

2. La colonia vietnamita dei pescator

2.1. L'arrivo dei pescatori vietnamiti e la concessione della pesca

La presenza dei pescatori in Cambogia risale ai primi anni del Settecento, con i duemila prigionieri vietnamiti che si insediarono sulle rive dei laghi cambogiani nel 1699. Verso il 1755 si constatava lo spostamento annuale di numerosi pescatori cocincinesi verso questo mare interno, ma i pescatori stagionali non si stabilivano in maniera definitiva nel paese khmer. All’inizio dell’Ottocento si stanziarono stabilmente i primi pescatori professionisti vietnamiti2 e gli scritti dei primi viaggiatori europei, come Bouilleveaux3 e Mouhot4, segnalano che esisteva una importante migrazione stagionale dei pescatori cocincinesi verso i laghi in cui erano già molto attivi5.

Nel 1863, dopo l'insediamento del Protettorato, l'immigrazione dei pescatori aumentò e nell'ottobre del 1864 3-4 mila vietnamiti si spostavano ogni anno verso i laghi. Per tutta la

1 J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, Mouton, Paris, 1961, p. 162.

2 J.DELVERT, Pêche paysanne et pêche commerciale au Cambodge, in «Cahiers d’Outre Mer», n. 68-

69, Bordeaux, 1967, p. 239.

3 C.E.BOUILLEVEAUX, Voyage dans l’Indochine (1848-1856) avec carte du Cambodge et una partie

des royaumes limitrophes, V. Palmé, Paris, 1858.

4 HENRI MOUHOT, Viaggio nei regni di Siam, di Cambogia, del Laos e in altre parti centrali dell’Indo-

China, Treves, Milano, 1876 (edizione originale 1864).

5 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge a l’époque du protectorat française

durata della stagione secca circa 30.000 persone si insediavano sulle rive e 4.000 barche ne solcavano la superficie. Le condizioni erano loro favorevoli, per la sicurezza fornita dalla Francia, per le misure che quest'ultima aveva preso per incoraggiare i suoi cittadini cocincinesi verso l’immigrazione e lo sfruttamento della pesca. Fino ad allora i pescatori vietnamiti immigrati dovevano pagare alla corona khmer un dazio di ingresso e una trattenuta alla dogana sui loro prodotti di pesca pari ad un decimo. La soppressione del pagamento del pedaggio ottenuto dalla Francia nel gennaio 1865 per i cocincinesi cittadini francesi (quelli delle tre province orientali) favoriva lo spostamento di questi ultimi verso le zone di pesca cambogiane. Nel 1866 i Vietnamiti erano quasi gli unici a sfruttare l'industria ittica del paese: risalivano fino al Tonlé Sap e ai laghi dove numerose migliaia delle loro barche si dedicavano alla cattura dei pesci che salavano e facevano seccare6. L'immigrazione dei pescatori vietnamiti trovava un'ulteriore condizione favorevole: la concessione e la commercializzazione delle riserve di pesca. I Vietnamiti provenienti dalla Cambogia pescavano per vendere - diversamente dai Cambogiani che lo facevano per un consumo familiare – e avevano promosso la commercializzazione del pescato, orientando la pesca a uno scopo di lucro. Dal 1845 vennero vendute 2400 tonnellate di pesce7 che costituiva nei primi decenni dell’Ottocento uno dei beni che la Cocincina si procurava in Cambogia.

Nel 1864 la pesca nei Laghi era «incontestabilmente la più grande e la più vera» tra tutte le ricchezze della Cambogia e il fatto che i Vietnamiti che si dedicavano alla pesca d'esportazione non si arricchissero rapidamente, era dovuto più che altro alla debolezza dei mezzi di sfruttamento e alla negligenza professionale8. Malgrado ciò la pesca era considerata un buon affare, tanto che i Vietnamiti contraevano dei prestiti, anche con un interesse del 100%, per avere il denaro necessario per l'acquisto del sale per salare i pesci9. L'arrivo dei pescatori professionisti vietnamiti valorizzò la produzione ittica che divenne, dall'avvento del Protettorato, la principale ricchezza del regno. Questo fenomeno di industrializzazione della pesca continuò con l'immigrazione vietnamita e la cessione delle riserve di pesca appariva un mezzo per ricavare il massimo profitto, dato che il re Norodom negli anni Sessanta dell’Ottocento necessitava di denaro per i lavori di un nuovo palazzo a Phnom Penh10.

6 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., pp. 117-118. 7 J.DELVERT, Pêche paysanne et pêche commerciale..., op. cit., p. 239..

8 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., p. 119.

9 L.DE CARNÉ, Voyage en Indo-Chine et dans l’Empire chinois, Paris, 1873, p. 56, in KHY PHANRA,

La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., p. 120.

Nei primi anni del Protettorato, probabilmente nel 1865, il dazio di pesca nel regno, fino ad allora libero, venne concesso a degli operai generici, spesso Cinesi, che subaffittarono i loro lotti. Questa innovazione accentuava il carattere commerciale della pesca che necessitava di capitali: ormai coloro che detenevano i capitali avevano il monopolio delle riserve di pesca ed erano soprattutto Cinesi ma anche Vietnamiti11.

Diversamente dalla pesca familiare, in cui non esisteva alcun tipo di organizzazione e di lavoro dipendente, la pesca industriale impiegava importanti mezzi, che avevano bisogno di manodopera. Si presentava sotto forma di un'impresa: i lotti delle riserve di pesca venivano dati a grandi concessionari che subaffittavano le porzioni. I gestori finali erano imprenditori che impiegavano numerosi lavoratori.

I grandi concessionari erano cinesi, i gestori delle riserve di pesca, chiamati anche capitani, erano quasi sempre Vietnamiti ma trovavano grandi difficoltà nel reclutare il personale. Queste difficoltà erano dovute al fatto che il mestiere di pescatore era molto duro e i Cambogiani non praticavano questi lavori pesanti. Per questo dovevano fare anche ricorso ai loro compatrioti, i pescatori vietnamiti, le cui tecniche di pesca si rivelarono superiori12. Da allora, l'immigrazione dei pescatori vietnamiti si impose come una necessità per lo sfruttamento delle riserve di pesca della Cambogia. La maggior parte della colonia veniva dalla Cocincina e i pescatori vietnamiti erano attratti dalla ricchezza favolosa dei Laghi o reclut ati dai capitani che provenivano anch’essi dalla Cocincina.13.

«Con il loro coraggio e la loro attività in forte contrasto con la pigrizia e l'indolenza dei Cambogiani e dei Siamesi essi costituiscono i veri pescatori del Tonle-Sap dei Laghi. Popolo nomade per eccellenza, che portava tutto con sé nella propria barca, è fatto per vivere sull'acqua e il Grande Lago gli appartiene. Quasi tutte le grandi riserve di pesca sono dirette da un annamita, e non è raro vedere dei profitti annui di 15.000 franchi»14.

Anche la Pianura dei Quattro Bracci era sede di immigrazione dei pescatori cocincinesi e lo spostamento stagionale esisteva anche tra la Cocincina e la zona che si estende tra i due bracci del Mekong, fino a Chau Doc. Questa immigrazione non raggiungeva la portata di

11 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., p. 120. 12 J.DELVERT, Pêche paysanne et pêche commerciale..., op. cit., p. 240.

13 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., p. 121. Il movimento

migratorio divenne più intenso durante il governo di Le Myre de Vilers; in quegli anni i resoconti delle Missions Etrangéres iniziarono a parlare della presenza di immigrati vietnamiti nell'ovest del paese (Battambang).

14 H.BUCHARD, Rapport à M.le Gouverneur sur la mission du Grand Lac, 1860, in KHY PHANRA, La

quella sui Laghi ma, anche in questo caso, alcuni immigrati vi si stabilirono in modo definitivo, invece che tornare in Cocincina dopo ogni stagione di pesca.

Negli anni della rivolta del 1885-1886 ci fu una pausa, ma in seguito il movimento di immigrazione dei Vietnamiti di Cocincina verso i Laghi riprese ancora più intensamente. Dall'ultimo decennio dell’Ottocento apparvero le prime comunità cristiane di pescatori sulle rive dei Laghi. Vennero introdotti nuovi metodi di pesca, che ne accentuarono il carattere commerciale e le ondate di immigrati vietnamiti arrivarono senza sosta. Nel 1922 si assisteva ancora all'insediamento sulla riva nord occidentale dei Laghi e nel 1925 i Vietnamiti rappresentavano la maggioranza della popolazione dei Laghi durante il periodo della pesca15.

Tuttavia per il suo carattere spontaneo, non sembrava che l'immigrazione dei pescatori vietnamiti fosse un movimento organizzato perché l'immigrazione era di tipo familiare o per piccoli gruppi. Spesso alcune famiglie si associavano in una piccola impresa, oppure andavano a lavorare per un capitano ma non si trattava mai di spostamenti di una grande comunità, come avvenne invece per l'immigrazione organizzata della manodopera delle piantagioni di hevea.