7. L’individualità etnica e culturale della minoranza vietnamita in Cambogia
7.9. Rapporti socio-economici tra Vietnamiti e Cambogian
Nella vita quotidiana tra Cambogiami e Vietnamiti vi erano giustapposizioni ma mai interpenetrazioni, questi due popoli coesistevano ignorandosi. La coabitazione, più accettata che ricercata, si basava sulla specializzazione e sulla competenza degli immigrati in alcune attività professionali. L'economia cambogiana si distribuiva tra i diversi gruppi etnici che abitavano il paese khmer. I Cambogiani erano dediti prevalentemente all'agricoltura e lasciarono quasi tutti gli altri mestieri agli stranieri, che per questo ebbero un ruolo dominante nella vita economica.
Il gruppo dei Cham, che si erano insediarsi in Cambogia dalla caduta del Champa, e dei Malesi, giunti da Sumatra e dalla penisola malese, secondo il censimento del 1921 ammontava a quasi 60.000 individui. Abitavano nella regione marittima di Kampot e sulle sponde del Mekong e del Tonlé Sap, vivevano di pesca familiare, del trasporto sulle vie fluviali e del commercio. Occupavano un posto importante nello sfruttamento, nel trasporto e nel commercio del legname, ma la loro specialità rimaneva l'allevamento e il commercio del bestiame43.
I Cinesi risultavano 91.000 nel 1921, erano detentori delle risorse finanziarie e intervenivano tramite il sistema di affitti e monopoli nelle attività economiche del Paese come la pesca o la foresta. Concentravano nelle loro mani il commercio interno, la raccolta e il trasporto dei prodotti agricoli (essenzialmente il riso), forestali e ittici. Si stabilivano ovunque e disponevano di agenti nei mercanti all'ingrosso e in stretto contatto con le grandi case europee di import-export.
Nelle campagne vi erano piccoli negozi cinesi che vivevano in simbiosi con i contadini cambogiani, che raccoglievano i prodotti locali e vendevano i prodotti importati o fabbricati a Phnom Penh. Durante il periodo coloniale tutte le imprese industriali della Cambogia erano nate dalla partecipazione finanziaria europea o cinese. Un altro gruppo di cinesi si dedicava alla coltivazione, finalizzata esclusivamente al commercio. Nelle pianure costiere di Kampot avevano introdotto a partire dalla metà dell’Ottocento la coltivazione del pepe, che ebbe uno sviluppo considerevole e richiese manodopera cinese da Hainan44.
43 J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., p. 23; RAYMOND SCUPIN, Historical, Etnographic, and
Contemporary Political Analyses of the Muslim of Kampuchea and Vietnam, in «Journal of Social Issue in Southeast Asia», October 1995, vol. 10, n. 2, pp. 301-328; M. NER, Les Musulmans de L’Indochine
Française, in «Bulletin de l’Ecole Française d’Extrême-Orient (BEFEO) » XLI, fasc. 2, 1941, pp. 165-184.
44 J. DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., pp. 27-31; W.E. WILLMOTT, The Chinese in
L'immigrazione dei Vietnamiti, diversamente da quella dei Cinesi che si dedicavano quasi esclusivamente alle attività commerciali, interessava i settori dell'economia cambogiana più disparati, come la pesca industriale nelle acque dolci e, in misura minore, in mare, la coltivazione dell'hevea, l'industria, il commercio e i servizi come i trasporti e le telecomunicazioni.
I diversi settori dell'economia della Cambogia coloniale erano coperti secondo un criterio etnico e le diverse componenti della popolazione del paese partecipavano, ognuna secondo una specializzazione professionale ben definita, all'economia del Paese45, con l'attività onnipresente dei Cinesi che, mercanti sedentari o ambulanti, svolgevano il ruolo di intermediari tra le diverse etnie46. Questo quadro non tiene conto delle sfumature regionali, ma riproduce il ruolo svolto da ogni gruppo etnico nell'economia khmer.
Tra il contadino khmer e il negoziante cinese si sviluppò una simbiosi perché i Cinesi fornivano ai Cambogiani beni necessari come stoffe, prodotti per la cucina, strumenti per la pesca familiare, strumenti agricoli e altri, raccoglievano la produzione agricola del contadino e la inviavano ai grossisti o alle case cinesi di import-export47. Il commerciante risultava un elemento indispensabile per l'attività economica degli autoctoni: «I Cambogiani hanno sempre considerato i Cinesi come una minoranza utile48». La facilità di adattamento e assimilazione dei Cinesi alla società khmer contribuiva ad avvicinarli ai Cambogiani e l’osmosi non era intaccata da alcun problema storico49. Ben presto, l'esistenza di una numerosa popolazione meticcia di sino-cambogiani, proveniente da matrimoni misti tra i due gruppi rinsaldò i loro rapporti cordiali. Vivendo insieme alla popolazione khmer, diversamente dai Vietnamiti che si raggruppavano in villaggi, e nominavano tra loro i notabili, i figli dell’Impero di Mezzo non erano considerati dai Cambogiani come stranieri 50. Quando, durante il periodo coloniale, il Protettorato aveva
45 J.POUVATCHY, Les Vietnamiens au Cambodge, Thèse de Doctorat de IIIème Cycle, Université de
Paris VII, Paris, 1975, pp. 129-154.
46 ALAIN FOREST, Le Cambodge et la colonisation française…, op. cit., pp. 463-484. 47 J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., pp. 511-514.
48«I Cinesi sono economicamente indispensabili». ALAIN FOREST, Le Cambodge et la colonisation
française…, op. cit., p.463; J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., p.28.
49 Dopo il declino di Angkor nel Milletrecento i Cinesi, che formano già una minoranza attiva nella
capitale dell’impero Khmer, occupano in Cambogia un posto privilegiato. Anche nell’Ottocento contribuiranno alla creazione di un movimento commerciale all’interno della Cambogia, inserendo questo Paese in una rete di intensi scambi.
50 In Cambogia sono considerati stranieri coloro che non appartengono all’etnia cambogiana, come i
Cham, i siamesi, i laotiani, gli annamiti, etc. Lo status di straniero non permetteva di beneficiare dei diritti civili degli autoctoni, anche se ai cinesi venivano accordati particolari privilegi rispetto ad altri gruppi. «Di fronte ai Francesi che arrivano con il loro arsenale e le loro categorie giuridiche e che vogliono togliere ai tribunali cambogiani tutte le competenze che riguardano i soggetti francesi [i Vietnamiti], il re Norodom prende le difese dei Cinesi e precisa, in una Ordinanza Reale del 1 agosto 1873, che affianco ai soggetti francesi esiste la categoria di asiatici stranieri, i Cinesi, interamente sottomessi alla legge cambogiana».
adottato un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei Cambogiani considerati indolenti e dei Cinesi giudicati pericolosi concorrenti dei commercianti europei, la certa solidarietà li unì ancora, come reazione ai privilegi che la Francia riservò ai Vietnamiti stanziati in Cambogia51.
I Vietnamiti occupavano essenzialmente i settori dell'esportazione (heveacoltura, pesca) e il settore terziario ma l'economia di mercato non riguardava direttamente i Cambogiani, che rimanevano quasi estranei alle attività dei Vietnamiti. Anche i prodotti importati non erano destinati a loro52 ma ai Vietnamiti che chiedevano prodotti alimentari dalla Cocincina, che consumavano in grandi quantità, e articoli come biciclette, ferramenta e vestiario53. La massa khmer viveva in un circuito relativamente chiuso, che traeva sostentamento dalle proprie risorse, barattando o comprando i prodotti necessari distribuiti dai negozianti cinesi del loro villaggio.
Quanto detto vale in generale ma nella Pianura dei Quattro Bracci vi era spesso una vera e propria simbiosi tra i Vietnamiti e i cambogiani, con i primi che praticavano la pesca e barattavano il pesce in cambio di prodotti dei Cambogiani rivieraschi come frutta e tabacco
54.
Questa simbiosi poteva svilupparsi anche tra regioni, con interi villaggi di contadini khmer che ogni anno, con file interminabili di carri a buoi, si recavano verso le riserve di pesca vietnamite e cham del Tonlé Sap, a monte di Phnom Penh. Vi erano tre migrazioni di contadini, ognuna corrispondeva a un periodo di pesca e il pesce veniva in genere barattato con il paddy (riso) e spostamenti identici si osservavano anche in altri luoghi della Cambogia. Questa simbiosi economica metteva in relazione due gruppi etnici, ognuno dei quali produceva un alimento di base dell’alimentazione quotidiana: il riso era prodotto cambogiano, il pesce dai Vietnamiti. Tuttavia i rapporti di scambio si sviluppavano senza complementarietà, come avvenne tra i contadini khmer e i negozianti cinesi del villaggio.
ALAIN FOREST, Le Cambodge et la colonisation française…, op. cit., p. 468; A. LECLERE, Les Codes
Cambodgienne, Ernest Leroux, Paris, 1898; ERNEST HOEFFEL, De la condition juridique des étrangers au
Cambodge, Imp. Charles Heller, Strasbourg, 1932.
51 W.E.WILLMOTT, The Chinese in Cambodia, University of British Colombia, Vancouver, 1967, pp.
40-41.
52 Verso il 1941 le importazioni non comprendevano derrate necessarie agli autoctoni e i prodotti
alimentari (vini, bevande gassose, birra, caffé, thé, zucchero di canna, farina di grano, noce di cocco), gli articoli di lusso importati erano per la popolazione europea o per la parte più abbiente della popolazione asiatica.
53 J.P.BEAUCHATAUD, La minorité vietnamienne au Cambodge, Memoire de stage, Ecole Nationale de
la France d’Outre-Mer, Paris, 1951-1952, p. 58.