4. L'immigrazione dei Vietnamiti nelle città
4.8. Le conseguenze politiche dell'insediamento vietnamita nei centri urban
Lo sviluppo di ogni città della Cambogia fu accompagnato da un fenomeno di separazione tra le diverse etnie. Avvenuta inizialmente secondo criteri professionali ed economici, in un secondo momento questa separazione si manifestò su basi etniche: nel centro della città cinesi e vietnamiti detenevano generalmente il commercio, l'artigianato ed i servizi amministrativi; nella periferia i Cambogiani si dedicavano essenzialmente all’agricoltura. Poco a poco, iniziò a delinearsi un movimento reazionario presso questi ultimi, non direttamente contro l'insediamento dei Vietnamiti nei centri urbani, ma, in generale, contro l'impresa economica e politica esercitata da questo gruppo di immigrati in Cambogia. In realtà, le condizioni degli operai dell’industria non erano molto migliori di quelle degli operai agricoli: inoltre gli operai dell’industria non ottenevano vitto né alloggio.
Diversamente dagli impiegati contrattuali delle piantagioni di hevea, gli operai vietnamiti dei centri urbani si attivarono poco in movimenti di sciopero o proteste collettive. Le loro condizioni non erano soddisfacenti ma la debolezza del loro numero e la dispersione in una moltitudine di imprese non favorivano le azioni concertate. La crisi economica degli anni Trenta, che colpiva duramente le piantagioni, non aveva risparmiato le città e a Phnom Penh le case commerciali e industriali cercavano di ridurre le spese e il personale e vennero licenziati Europei e indigeni. Ma nella capitale non si verificò alcuna rivendicazione collettiva, come avvenne nello stesso periodo, nelle piantagioni di hevea. La presenza della manodopera operaia vietnamita nelle città non aveva provocato una reazione ostile da parte dei Cambogiani, probabilmente a causa dell'assenza di concorrenza in quest’ambito tra le due etnie. L'ostilità dei Cambogiani si manifestava rispetto alla presenza dei funzionari vietnamiti, per il vantaggio che gli immigrati potevano trarre da questa situazione privilegiata ed equivoca nell'attribuirsi, a spese degli autoctoni, un'ampia parte del prestigio e dell'autorità dei Francesi. Questi ultimi, persi nell'ambiente indigeno e
spesso senza una grande esperienza della vita nelle colonie, si trovavano di fatto sotto l'influenza dei Vietnamiti, loro ausiliari o facenti parte della loro cerchia, influenza che generalmente i Vietnamiti facevano fruttare31. Approfittando della loro posizione di vantaggio in Cambogia, i Vietnamiti non esitavano a introdurre i loro compatrioti in questo Paese che consideravano una terra da colonizzare. La prima reazione registrata proviene dai ministri cambogiani. Nel 1884 il Governatore Thomson aveva voluto estendere il potere del Consiglio della Cocincina a un ruolo consultivo sul regno khmer, ma i ministri cambogiani esposero al Governo la loro paura che la Cambogia non fosse annessa alla Cocincina:
«I Cambogiani amano i Francesi che non gli hanno mai fatto del male, ma saranno ancora per molto diffidenti degli Annamiti che li hanno oppressi. Non comprenderemmo gli interessi del nostro paese se ammettessimo la predominanza della stirpe annamita su quella cambogiana. A torto o a ragione, pensiamo che l'annessione della Cambogia avrebbe sicuramente questo risultato. Saremo lieti dell'intervento della Francia, ma a condizione che, mantenendo le sue promesse, siano i suoi funzionari ad amministrare il Regno di concerto con le autorità indigene»32.
Quando nel 1885-1886 scoppiò la rivolta cambogiana, che assunse l'aspetto di una reazione violenta dei Khmer contro gli immigrati vietnamiti, il re Sisowath colse l'occasione per sottolineare a Klobukowski, Capo del Gabinetto del Governatore di Cocincina, il carattere anti-vietnamita dell'insurrezione e le conseguenze negative della politica dei Francesi, che consisteva nell'appoggiarsi in Cambogia sui Vietnamiti:
«I Cambogiani e gli Annamiti non si amano e, credo, non simpatizzeranno mai. Capisco bene che, all'inizio dello stanziamento dei Francesi in Cambogia, sia necessario ricorrere ai Vietnamiti dei quali siete abituati a servirvi in Cocincina e che i Cambogiani, ancora ignoranti, non possono sostituire. Ma non esitate, per quanto potete farlo, a sostituire i Cambogiani agli Annamiti. Se agite in senso contrario, arriverete a snaturare completamente il vero significato del vostro intervento in Cambogia; il popolo renderebbe i Francesi direttamente responsabili di tutti i misfatti commessi dagli Annamiti in questo regno che tendono a trattare da paese conquistato»33.
31 A.PANNETIER, Notes cambodgiennes. Au coeur du pays Khmer, Payot, Paris, 1921, p. 89-90. 32 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge..., op. cit., p. 231.
Furono questi i primi segnali di un malcontento che covava negli ambienti cambogiani e che rimase a lungo latente. Solo verso gli anni Trenta, quando le azioni dei caodaisti e dei nazionalisti cocincinesi toccarono la colonia vietnamita, essenzialmente quella di Phnom Penh, gli allievi e i Khmer colti, il cui numero era aumentato con il passare del tempo, iniziarono a manifestare pubblicamente, spesso tramite la stampa, la loro frustrazione nel vedere il loro paese conquistato dai Vietnamiti.
Il liceo Sisowath, unico istituto secondario della Cambogia, era un centro reazionario degli allievi cambogiani. La proporzione degli alunni vietnamiti era importante, e talvolta superiore ai Cambogiani, come avvenne per la Sezione Normale, dove l'insegnamento si era allontanato dall’impostazione strettamente cambogiana. La formula della mescolanza etnica nella scuola e la vita scolastica in comune non avevano avvicinato i due gruppi, al contrario moltiplicavano i motivi dei loro dissapori. Le occasioni di screzi erano frequenti. Nell'ottobre 1930 ci fu una rissa e i cambogiani, ritenutisi colpiti dalla soluzione disciplinare che fu adottata, lasciarono in massa il liceo nell'intento di esporre le loro lamentele al re.
I Cambogiani si lamentavano che la Francia non si era sforzata per fornir loro i mezzi per istruirsi come accadde in Viet Nam. L'organizzazione scolastica in Cambogia era embrionale e non permetteva ai giovani khmer di concorrere contro i candidati vietnamiti. Come mezzo per arginare la crescente sproporzione dei funzionari autoctoni, alcuni cambogiani proposero di aggiungere in tutti i concorsi per gli impieghi del Protettorato una prova in lingua khmer34.
34 KHY PHANRA, La communauté vietnamienne au Cambodge a l’époque du protectorat française