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3. L'immigrazione contadina vietnamita

3.3. Il successo della colonizzazione vietnamita

Le cause del successo della colonizzazione vietnamita di parte della Cambogia sono molteplici e complesse. La maggior parte dei Francesi spiegavano la resa dei contadini cambogiani di fronte all’avanzata vietnamita riferendosi difetti del carattere come la pigrizia e la debolezza. Le ricchezze naturali della Cambogia, essendo prontamente disponibili, non avrebbero stimolato a sufficienza gli abitanti. Il regime regolare del Mekong forniva ai Cambogiani terre fertili con una grande ricchezza ittica. Ben diversa era la vita dei contadini vietnamiti, numerosi e costretti a condurre una vita dura, nel delta del Fiume Rosso che li esponeva a piene violente, oppure obbligati a subire i danni causati periodicamente dai tifoni sulla costa dell'Annam17. La vitalità del gruppo vietnamita sarebbe stata dovuta all’esercizio alla resistenza nella loro vita e a un inverno rigido18 che avrebbe spinto i Vietnamiti verso Sud.

Il Buddhismo Hinayana aveva forgiato la morale pubblica in Cambogia, predicava il distacco dalla vita materiale e, secondo Delvert, non stimolava i Khmer allo sforzo. Inoltre la pratica secolare della schiavitù avrebbe trascinato gli uomini liberi della società khmer al sonno dello spirito e all'intorpidimento delle energie. I Cambogiani non avevano desiderato la terra con accanimento e il fatto ebbe pesanti conseguenze quando si trovarono a doversi confrontare con la presenza dei Vietnamiti più attaccati alla ricchezza materiale19.

L'organizzazione sociale andava a svantaggio dei Khmer. Nelle campagne cambogiane la poca densità di popolazione rifletteva l'assenza di una comunità rurale20: nessuna casa comune né terreni comunali. Le forme di mutua assistenza, per quanto fossero frequenti, erano praticate tra vicini e tra parenti ma non erano rese obbligatorie dalla collettività21. La pagoda, centro della vita rurale, riuniva gli abitanti dei villaggi durante i giorni di festa ma la preoccupazione principale del contadino cambogiano era la vita familiare. Durante il periodo coloniale l'amministrazione francese si era trovata di fronte una massa contadina

17 A.MASSON, Histoire dell’Indochine, Presses Universitaires de France, Paris, 1950, pp. 11-13. 18 C.ROBEÇUAIN, L’évolution économique de l’Indochine Française, Harthman, Paris, 1939, p. 87. 19 J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., p. 141.

20 Ivi, p. 218. 21 Ivi, p. 219.

disorganizzata, nel contesto indefinito dello srok (all'epoca chiamato khet). «In Cambogia la cellula di base non esisteva»22. Il Khum (Comune) era una creazione artificiale che risaliva al 1884 e non corrispondeva ad alcuna realtà storica o geografica, ai legami tra la terra e gli uomini. Era un quadro territoriale, un'unità amministrativa che ebbe a capo un rappresentante dell'autorità superiore, imposta a un numero variabile di agglomerati23. L'assenza di una cellula rurale di base contrastava fortemente con le campagne vietnamite in cui la comunità contadina si era definita da sé nel quadro della Comune (Xa) e si era imposta al potere centrale. La Comune vietnamita includeva i suoi abitanti in una rete di obblighi fiscali, religiosi e politici ed era capace di amministrarsi tramite i suoi notabili. Indissolubilmente integrati in questa istituzione, i Vietnamiti non amavano vivere in piccoli gruppi isolati e desideravano svolgere un ruolo politico nella Comune, mirando alla ricchezza terriera. Si può quindi comprendere la passione per la terra, la sete di proprietà che esisteva che era sconosciuta ad altre popolazioni indocinesi. Il villaggio vietnamita saldamente ancorato al suolo si opponeva all'instabilità dei casolari (phum) cambogiani24. Le case cambogiane, costruite con un legno poco resistente, facile da smontare e trasportare, non erano permanenti come quelle vietnamite in paglia e fango. I Cambogiani avevano un’attitudine al nomadismo: per motivi di tipo economico, familiare o religioso, o perché non gradivano la vicinanza dei Vietnamiti. Si spostavano facilmente, con loro spostavano la casa e numerosi phum cambogiani potevano così sparire di fronte all'avanzata del fronte pionieristico vietnamita25.

Bisogna considerare anche le differenze tra le istituzioni amministrative dello Stato cambogiano e di quello vietnamita. Il Viet Nam disponeva di vere e proprie istituzioni politiche, gestite dalla burocrazia mandarinale, reclutata, organizzata e gerarchizzata secondo il sistema confuciano che forniva un'ossatura stabile allo Stato vietnamita. Garantiva il governo del paese e l'andamento regolare degli affari, al di fuori dell'intervento del Sovrano il cui potere rimaneva limitato dalle leggi e dal rispetto dei principi sociali. Un eventuale vuoto di potere sul trono non intaccava la vita amministrativa e politica: i mandarini, nominati in seguito a dei concorsi, non avevano relazioni personali col sovrano. Lo Stato vietnamita disponeva di servizi pubblici (costruzione di dighe, canali; accumulo o distribuzione di viveri, etc.) che permettevano la tutela dei numerosi

22 Ivi, p. 201. 23 Ivi, pp. 199-220.

24 P.GOUROU, L’utilisation du sol en Indochine française, Harthman, Paris, 1940, pp. 185-186. 25 J.DELVERT, Le Paysan cambodgien, op. cit., p. 198.

abitanti. Le istituzioni militari regolari davano allo Stato la forza per risolvere i problemi posti da un’alta densità di popolazione tramite una politica espansionistica26.

Al contrario, la Cambogia non disponeva di istituzioni stabili. La forza statale e la stabilità politica si basavano unicamente sull'autorità del re e della sua cerchia, su un ceto di principi e mandarini troppo numeroso, scontento e sempre pronto a scatenare una crisi quando c'era una successione reale. La nozione di Stato e di interesse pubblico non apparteneva alla cultura politica cambogiana e il re, senza finanze, aveva autorità e mezzi limitati. I mandarini compravano la loro carica, che gli permetteva di essere i protetti del re, i suoi occhi, orecchie e braccia. Trovandosi senza denaro, prelevavano risorse dal territorio e vivevano, circondati da clienti e servitori, alle spese del popolo che, per mancanza di istituzioni comunitarie di base non poteva reagire contro questa situazione e doveva sostenere da solo la pesante struttura amministrativa. Gli sforzi degli abitanti e la prosperità economica erano fortemente compromessi dai soprusi, dai saccheggi dei rappresentanti dell'autorità e dalla situazione di estremo disordine a causa delle guerre civili e delle invasioni straniere.

Dalla caduta di Angkor, nella metà del Millequattrocento, fino ai primi anni del Protettorato francese, il regno khmer visse una serie ininterrotta di guerre di successione tra i principi. Lo stato economico e sociale ne risentiva in modo disastroso, le condizioni di vita della popolazione erano precarie, molti villaggi venivano bruciati e le coltivazioni abbandonate. I re erano troppo occupati a consolidare il loro potere per poter pensare a organizzare il Paese, del resto erano dei semplici tributari il cui destino dipendeva da Hué e da Bangkok che, alla minima occasione, facevano intervenire le loro truppe per sanare le discordie. La popolazione era terrorizzata e annientata, nella stagione secca fuggiva dalle incursioni siamesi che cercavano di catturare gli uomini per portarli in Siam come schiavi e così si spiega lo spopolamento della regione dei Laghi limitrofi al Siam della metà del Milleottocento. Nella stagione delle piogge si trovava senza difese davanti alle flottiglie vietnamite che devastavano tutto ciò che incontravano sul loro cammino, villaggi e abitanti. A questo si aggiungevano le epidemie di colera e vaiolo che mietevano numerose vittime ogni anno. Questi elementi possono concorrere a spiegare l'indolenza dei contadini khmer: vedendo che il frutto del loro lavoro andava unicamente a vantaggio dei mandarini ed era rovinato periodicamente dal passaggio degli eserciti stranieri, finirono col ridurre i loro sforzi lavorativi al minimo, giusto per la propria sussistenza. Le terre libere non

mancavano, ma ingrandire i campi non implicava accrescere il proprio reddito, poiché la produzione non sarebbe stata goduta.

L'espansione vietnamita consisté essenzialmente nella colonizzazione terriera. Sull'esempio dei Cinesi, i Vietnamiti non miravano a fare razzia di prigionieri in guerra, come i Siamesi e i Cambogiani, ma cercavano terre da colonizzare27. La guerra confermava la conquista di possedimenti già ottenuti tramite un'infiltrazione lenta. Si svilupparono colonie agricole vietnamite composte da una popolazione non iscritta, da persone senza radici, che avanzavano nel territorio khmer della Cocincina protette dal sostegno militare dello Stato vietnamita. Quest'ultimo incoraggiava le iniziative dei coloni pionieri che dissodavano le terre incolte, concedendo loro benefici fiscali e onorifici come l’esenzione delle tasse, generalmente per tre anni, e la concessione di gradi del mandarinato. Il trasferimento della popolazione e la creazione di istituzioni politiche regolari condotte dallo Stato, come una rete amministrativa, la delimitazione dei territori, l’istituzione del catasto etc., consolidavano l'insediamento e modellavano il paese colonizzato sulla società vietnamita. Parallelamente alla colonizzazione agricola, lo Stato vietnamita guidava una colonizzazione militare (don diên) che in tempo di guerra implicava la difesa delle terre di confine, strumento per una successiva conquista28.

La colonizzazione vietnamita si concretizzava in un allargamento lento ma inesorabile della popolazione vietnamita a spese dei contadini cambogiani, meno compatti e meno protetti dalle istituzioni politiche. Durante il periodo coloniale, la colonizzazione dei contadini vietnamiti continuò verso le pianure meridionali della Cambogia e la pace francese garantiva loro sicurezza e protezione. L'aiuto della Chiesa Cattolica si rivelò determinante nel processo di insediamento dei contadini vietnamiti, i missionari fondavano essi stessi colonie agricole e raggruppavano gli immigrati, secondo la stessa concezione vietnamita della colonizzazione29.

27 J.POUVATCHY, Le peuplement vietnamien au Cambodge historique, Cahiers de L’Asie du Sud-Est,

n. 19, 1986.

28 J.POUVATCHY, Les Vietnamiens au Cambodge, op. cit., pp. 26-47. Il don diên vietnamita deriva

dalla tecnica di colonizzazione cinese per la conquista dei Paesi Yue fin dal terzo secolo a.C. I deportati cinesi parteciperanno alla colonizzazione delle terre, al popolamento e all’occupazione militare del Paese conquistato, dove costituiranno la famiglia. Nel 214 a.C. in occasione di un’importante immigrazione cinese i paesi Yue furono organizzati amministrativamente sul modello cinese.