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Quale ne l'Arzanà de Vinitiani Arzanà

Commedia dell’Angelica

7 Quale ne l'Arzanà de Vinitiani Arzanà

8 Bolle l'inverno la tenace pece

13 Chi ribatte da proda, & chi da poppa ; 32 Et quanto mi parea ne l'atto acerbo 33 Con l'ale aperte, & sovr'a piè leggero.

Destro sù l'ale’

36 Et ei tenea de' piè ghermito il nerbo . 38 Ecc'un de gliantian di Santa Cita : 39 Mettete'l sotto; ch'i torno per anche

41 Ognihuom v'è barattier, fuor che Bonturo : 45 Con tanta fretta a seguitar lo furo .

51 Non far sovra la pegola soverchio . 54 Sì, che, se puoi, nascosamente accaffi . 60 Dop'uno scheggio, ch'alcun schermo t'haia . 63 Perch'altra volta fui a tal baratta .

66 Mestier gli fu d'haver sicura fronte . 69 Che di subito chiede, ove s'arresta ; 72 Ma ei gridò;nessun di voi sia fello . 74 Tragas'avanti l'un di voi, che m'oda ; 75 Et poi di roncigliarmi si consigli . 78 Et venn'a lui dicendo, che gli approda. 89 Tra li scheggion del ponte quatto quatto , 90 Sicuramente homai a me ti riedi .

93 Si ch'io temetti non tenesser patto . 95 Ch'uscivan patteggiati di Caprona , 98 Lungo'l mi' Duca;& non torceva gliocchi 102 Et rispondean; sì fa, che glie n'accocchi . 114 Anni compier, che qui la via fu rotta . 116 A riguardar, s'alcun se ne sciorina : 124 Cercate'ntorno le bollenti pane : 126 Che tutto'ntero va sovra le tane. 131 Non vedi tu, che di grignan li denti , 132 Et con le ciglia ne minaccian duoli ? 134 Lasciali di grignar pur a lor senno ;

135 Ch'ei fanno cio per li lessi dolenti .

136 Per l'argine sinistro volta dienno ;

NOTE

7 Il termine, sottolineato e riscritto da Tasso sul margine destro della pagina, significa arsenale (è vocabolo di origine araba, da cui anche l’italiano darsena). Celani attribuisce la postilla al v. 8.

33 Il poeta, con una sottolineatura orizzontale sul margine sinistro della pagina, mette in rilievo la sua annotazione. Confrontando il nostro postillato con quello Sessa è possibile cogliere nelle parole di Tasso lasciate a margine di questo verso il riferimento a Petrarca: «leggiero sovra i piè così disse il Petrarca destro su l’ale». Tasso allude al sonetto 307 dei Rerum vulgarium fragmenta, I’ pensava assai destro esser su l’ale.

75 Anche nella Commedia Sessa Tasso è interessato a questa forma verbale e annota a margine «roncigliar verbo». Arruncigliarmi è verbo di probabile conio dantesco (ripetuto più avanti, a XXII 35) per prendere col runciglio, cioè prendere con gli uncini di ferro (Chiavacci Leonardi). 132 In Sessa Tasso sottolinea soltanto il sostantivo, di cui rileva

l’uso plurale: «duoli, nel numero del più». Il termine sta per dolori, guai.

Canto XXII

2 Et cominciare stormo , & far lor mostra , 5 O Aretini ; & vidi girgualdane,

6 Ferir torneamenti , & muover giostra , 9 Et con cose nostrali , & con istrane : 15 Co i santi , & in taverna co i ghiottoni . 18 Et de la gente , che'ntro v'era incesa. 21 Che s'argomentin di campar lor legno ; 22 Talhor cosi ad alleggiar la pena

30 Cosi si ritrahean sotto i bollori .

31 Io vidi ; & anco il cor me n'accapriccia;

32 Uno aspettar cosi; com'egl'incontra, 35 Gli arroncigliò le'mpegolate chiome ; 41 Gliunghioni a dosso si,che tu lo scuoi ; 44 Che tu sappi , chi è lo sciagurato 45 Venuto a man de gliaversari suoi . 48 I fui del regno di Navarra nato.

i fui nato, siede la terra dove nata fui, io fui nato e cresciuto

50 Che m'havea generato d'un ribaldo

52 Poi fu’ famiglio del buon Re Thebaldo : 53 Quivi mi misi a far baratteria ;

60 Et disse ; state'n là , mentr'io lo'nforco : 63 Saper da lui ; prima : ch'altri'l disfaccia. 66 Sotto la pece? & quegli ; i mi partii,

67 Poco è da un ; che fu di la vicino :

69 Ch'i non temerei unghia,ne uncino .

73 Draghignazzo ancho i volle dar di piglio

74 Giu da le gambe ; onde'l decurio loro

75 Si volse'ntorno intorno con mal piglio .

ciglio

95 Che stralunava gliocchi per ferire, 98 Incominciò lo spaurato appresso , 104 Quando suffolerò; com'è nostr'uso 109 Ond'ei , c’havea lacciuoli a gran divitia ,

114 Io non ti verrò dietro di gualoppo ;

118 O tu , che leggi , udirai nuovo ludo .

126 Però si mosse ; & gridò, tu se giunto

67 Celani di la vicino. - 73 Celani Draghinazzo ; non registra poi la sottolineatura di dar. - 75 Celani Si volse intorno con mal piglio e non registra la correzione del Tasso sul testo. - 114 Celani non registra la sottolineatura tassiana. - 118 Celani udirai nuovo ludo.

127 Ma poco valse ; che l'ale al sospetto 128 Non potero avanzar : quegli andò sotto ; 130 Non altrimenti l'anitra di botto ,

133 Irato Calcabrina de la buffa 140 Ad artigliar ben lui ; & amendue 142 Lo caldo * sghermidor subito fue : 143 Ma però di levarsi era niente ;

era niente di levarsi come sopra, nulla sarebbe di tornar più suso.

NOTE

2 Nell’edizione Sessa della Commedia Tasso sottolinea e riscrive in margine il termine; dedica poi attenzione anche al relativo commento del Vellutello, che è infatti sottolineato: «stormo è quel suono, che ne’ torneamenti s’usa di far con l’armi». Il vocabolo indica il combattimento, l’assalto. (Sapegno; Chiavacci Leonardi)

5 Nel postillato Sessa il poeta sottolinea sia la parola, che ripete in margine, sia il commento relativo del Vellutello: «Gualdane sono cavalcate, che fanno gli huomini di arme, o cavalli leggieri, per dar il guasto, o per far preda».

35 Per l’uso dantesco di questa forma verbale si veda anche XXI 75.

48 La postilla è apposta a fondo pagina. I passi a cui Tasso si riferisce sono i seguenti: Siede la terra dove nata fui / su la marina dove 'l Po discende (V, 97-98) ; E io a loro: «I' fui nato e cresciuto / sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa (XXIII, 94-95). L’espressione dantesca, che richiama alla mente del poeta altri luoghi della Commedia, è rilevata anche in Sessa, dove si legge: «io fui nato. io nacqui. preterito (per)fetto posto assolutamente contra la regola de’ grammatici come quell’altro siede la terra dove nata fui». Si noti che l’ultimo passo citato da Tasso nella Commedia dell’Angelica costituisce un’anticipazione di lettura; a questo proposito è interessante rilevare che in Sessa, proprio a XXIII 94, il passo è chiosato a fondo pagina con «io fui nato e cresciuto elocutione usata altrove siede la terra dove nata fui». Nel Dante Sessa, inoltre, Tasso non anticipa all’altezza di XXII 48 la citazione della forma che si trova in XXIII 94.

75 Tasso, credendo impropriamente di trovarsi di fronte a un errore di stampa, corregge la p di piglio con una c e replica a fianco il termine ciglio. Il testo stabilito da Petrocchi accoglie la lezione piglio, ma in nota aggiunge: «Qualche manoscritto tardo varia ciglio, per evitare la ripetizione di piglio (Can. 95, Can. 108 ecc.)». In Sessa, dove si legge piglio, il luogo non è oggetto di commento da parte del Tasso. Per l’analoga correzione di piglio in ciglio si veda anche più avanti, a XXIV 20.

109 L’espressione dantesca è sottolineata anche nella Commedia Sessa e in margine al verso Tasso annota «usato dal Boccaccio». Il poeta si riferisce evidentemente al seguente passo: «Quivi la donna, che aveva a gran divizia lacciuoli, fatta una sua favola tutta fuori dell'ordine delle cose avvenute, sì di sé e sì della sua fante fece a' suoi fratelli e alle sirocchie e a ogni altra persona credere che per indozzamenti di demoni questo loro fosse avvenuto» (Decameron, VIII, 7, 146-147).

142 L’asterisco presente nell’edizione cinquecentina, poi ripreso nelle note a stampa, introduce una variante testuale: «Sghermidor, schermitor similmente legge il Landino». 143 L’annotazione si colloca a fondo pagina e si riferisce a IX 57:

Nulla sarebbe del tornar mai suso. Si noti che Tasso cita a memoria e ricorda mai suso invece di più suso. In Sessa il verso è commentato dal Tasso con «elocution simile à quella ove disse nulla più fora di tornare in suso».

Canto XXIII

2 N'andavam l'un dinanzi , & l'altro dopo ; 5 Lo mi pensier per la presente rissa,

16 Se l’ira sovra'l mal voler s’agueffa ;

18 Che cane a quella levre , ch'egli acceffa.

22-27 Te & me tostamente ; i ho pavento

Di Malebranche : noi glihavem gia dietro: I gl’imagino si ; che gia gli sento.

Et quei ; s’io fossi d’imbiombato vetro , L’imagine di fuor tua non trarrei

Piu tosto a me ; che quella dentro impetro. N.

34 Gia non compiè di tal consiglio rendere ; 44 Supin si diede a la pendente roccia ; 45 Che l'un de' lati a l'altra bolgia tura . 48 Quand'ella piu verso le pale approccia; 60 Piangendo, & nel sembiante stanca et vinta. 78 Voi , che correte si per l'aura fosca :

87 Poi si volsero'n se ; & dicean seco ; seco di piu

97 Ma voi chi siete ; a cui tanto distilla ,

16 Celani non registra la sottolineatura del Tasso. - 22 Celani non registra il segno N. apposto dal Tasso.

102 Fan cosi cigolar le lor bilance. 114 E'l frate Catalan, ch'a cio s'accorse, 124 Allhor vid'io maravigliar Virgilio 125 Sovra colui ; ch'era disteso in croce 130 Onde noi amendue posciamo uscirci

uscirci

132 Che vegnan d'esto loco a dipartirci. dipartirci

134 S'appressa un sasso , che da la gran cerchia 138 Che giace in costa , & nel fondo soperchia.

140 Poi disse ; mal contava la bisogno

144 Ch'egli è bugiardo , & padre di menzogna. 148 Dietr'a le poste de le care piante.

poste.

NOTE

16 Nel postillato Sessa Tasso annota «si aggiunge» a margine della forma verbale sottolineata. Si legga il significato del verbo nelle parole del Sapegno, che, pur accogliendo la lezione fa gueffa, riporta in nota anche la variante s’aggueffa, stabilita poi da Petrocchi: «Far gueffa vale propriamente 'fare matassa': ‹è detta gueffa lo spago avvolto insieme, l’uno filo sopra l’altro› (Anon. fiorent.); ‹aggueffare è filo a filo aggiungere› (Buti)».

22-27 Sul margine sinistro linea verticale che riunisce i vv. 22-27; di lato vi è scritta la lettera N. Per l’interpretazione di questo segno tassiano si legga la nota a IX 37. Cfr. anche I 7; XII 73. 48 Per l’interesse del Tasso riguardo a questa forma verbale si

veda la nota a XII 46.

87 Il poeta, con una sottolineatura orizzontale sul margine sinistro della pagina, mette in rilievo la sua annotazione. È possibile comprendere meglio la postilla tassiana leggendo il commento del poeta posto a fianco della stessa espressione dantesca nel postillato Sessa, cioè «seco a più». Tasso rileva, in entrambi i casi, l’uso latino del sé con valore plurale e reciproco, da intendersi come «(parlavano) fra loro».

114 In Sessa Tasso annota «accorger co 'l terzo caso»; di qui capiamo l’interesse del poeta anche per il sintagma a ciò, sottolineato nel Dante dell’Angelica.

124-125 Nella Commedia Sessa, dove la sottolineatura interessa tutto il verso 124 oltre al primo emistichio, si legge in margine a questi versi «elo(cutione) Stupet in Turno». Il poeta riconosce il richiamo a Eneide, X, 444-447: «at, Rutulum absessu, iuvenis tum iussa superba / miratus, stupet in Turno, corpusque per ingens / lumina volvit, obitque truci procul omnia visu, / talibus et dictis it contra dicta tyranni [...]».

130 Tasso sottolinea e riscrive, qui e in Sessa, la forma verbale uscirci che significa «uscire di qui». Per il -ci enclitico con valore di particella di luogo cfr anche IV 55.

132 Nella nostra edizione della Commedia e in quella Sessa Tasso sottolinea e riscrive la forma verbale dipartirci che ha il valore di «portarci via». Come in precedenza, per il -ci enclitico con valore di particella di luogo cfr anche IV 55. 140 Tasso riconosce l’errore di stampa e corregge la o finale di

bisogno in a. Celani, coerentemente, annota: «Bisogne, il Tasso corregge l’e finale in a». In Sessa leggiamo «la bisogna» che Tasso sottolinea e riscrive in margine.

148 Poste, termine che Tasso qui sottolinea e riscrive, indica (come chiarisce il commento del Vellutello al Dante Sessa, privo in questo luogo di annotazioni tassiane) le orme di Virgilio, che Dante segue umilmente.

Canto XXIV

1 In quella parte del giovanett'anno ; 4 Quando la brina in su la terra assempra

assempra

6 Ma poco dura a la sua penna tempra ; 12 Poi riede, & la speranza ringavagna , 18 Et cosi tosto al mal giunse lo'mpiastro :

20 Lo Duca a me si volse con quel piglio

ciglio

46 Homai convien , che tu cosi ti spoltre, 47 Disse'l Maestro : che seggendo in piuma , 54 Se col su grave corpo non s'accascia : 62 Ch'era ronchioso , stretto, & malagevole , 64 Parlando andava per non parer fievole : 73 Da l'altro cinghio ; & dismontian lo muro : 74 Che com'i odo quinci, & non intendo , 75 Cosi giu veggio,& niente affiguro. 83 Di serpenti, & di si diversa mena ;

88 Ne tante pestilentie , ne si ree