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Il postillato Acquisti e Doni

Allo stato attuale della ricerca, le notizie che ci vengono fornite su questo esemplare giolitino della Commedia134, conservato presso la

Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, sono piuttosto scarse e tali da non essere sufficienti per poterne ricostruire adeguatamente la storia. Il volume, appartenuto probabilmente al Tasso e passato poi nelle mani di Giuliano Vanzolini e di Giovan Camillo Pasqua, entrò in possesso di Oreste Antognoni:

Avendo io avuto questo libro, in cambio d’altri, in una privata libreria di Pesaro, m’è venuto più volte il sospetto che queste molteplici note (condotte sino alla fine del poema) sieno di mano del Tasso; tanto più che il carattere ha molte somiglianze con quello del grande poeta e non tutte le copie della Commedia da lui postillate sono note.135

Anche Tommaso Casini, nella prefazione alle postille tassiane alla Commedia, pubblicate da Celani sull’autografo della Biblioteca Angelica di Roma, attestava

l’esistenza di una diversa copia del Dante giolitino del 1555 postillata da parecchie mani, tra le quali si è creduto riconoscere anche quella del Tasso, copia che fu già di Giuliano Vanzolini, e ora è posseduta dal prof. Oreste Antognoni, come si ha da un cenno ch’ei ne fa nel suo bel Saggio di studi sopra la Commedia di Dante.136

I dubbi sulla paternità tassiana, se non di tutte, almeno di una parte di queste chiose, furono insinuati in quello stesso anno anche da Angelo Solerti che, nell’Appendice alla Vita di Torquato Tasso,

134 La Divina Commedia di Dante, Venezia, Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1555. Per

una descrizione del volume si veda anche N. Bianchi, Le stampe dantesche postillate delle biblioteche fiorentine. Commedia e Convivio (1472-1596), Roma, Salerno Editrice, 2004, pp. 57-58.

135 O. Antognoni, Saggio di studi sopra la Commedia di Dante, Livorno, Giusti,

1893, p. 3, nota 1.

136 T. Casini, Prefazione, in T. Tasso, Postille alla Divina Commedia edite

dedicata ai volumi postillati dal poeta della Liberata, si soffermava sull’esemplare giolitino della Commedia:

È questo un altro esemplare della medesima edizione parimente postillato dal Tasso. Da Giuliano Vanzolini, egregio raccoglitore di libri, l’ebbe il prof. Oreste Antognoni, presso del quale ora si trova, e da lui cortesemente l’ebbi in esame. Le postille sono fittissime in ogni pagina, ma non tutte sono del Tasso, ché vi appare un’altra mano. Manca qualche pagina; nella seconda metà del libro la carta ha assorbito molto l’inchiostro e l’umidità vi ha fatto sentire i suoi effetti, ma non in modo da rendere illeggibili affatto le postille. Queste sono notevoli per molti rispetti, e certamente di tutti gli esemplari della Commedia postillati dal Tasso questo è il più prezioso.137

Nel 1897 Oreste Antognoni decise di vendere il volume, più per piacere che per guadagno, a Guido Biagi, divenuto bibliotecario della Laurenziana, pregandolo di annoverare il suo nome tra coloro che si impegnarono ad arricchire la Biblioteca:

Resta inteso, non è vero?, ch’ella, come già mi scrisse, segnerà il mio nome fra quelli che hanno voluto dar maggior lustro a cotesta insigne biblioteca. Poiché intendo aver ceduto il libretto per un prezzo assolutamente inferiore al valore. Gradirei ch’ella con una sua mi assicurasse che ciò è stato fatto. 138

Negli anni Sessanta del Novecento, in occasione del settimo centenario della nascita di Dante, l’esemplare fu riesaminato da Gianfranco Contini, esposto per volere dello stesso e brevemente descritto da Maria Romano nel volume Mostra di codici ed edizioni dantesche:

Esemplare della edizione giolitina […] con postille di Tasso e di altri. È questo un altro esemplare della Commedia in cui il Tasso ha apposto le sue note e che non è stato ancora illustrato. Apparteneva ad Oreste Antognoni, il quale ne dava notizia nei suoi Saggi di studi sopra la Commedia di Dante, Livorno, 1893, p. 3, n. 1. Ben altrimenti note le postille introdotte in tre edizioni veneziane cinquecentesche: Giolito 1555, Sessa 1564, Da Fino 1568, utilizzate dal Rosini per la sua edizione della Commedia del 1830 stampata a Pisa […].139

137A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino, Loescher, 1895, III, p. 115.

138 La lettera è incollata sull’interno del cofanetto di cartone che conserva il

postillato.

139M. Romano, Postille autografe del Tasso alla Commedia, in Mostra di codici ed

In tempi più recenti, Natascia Bianchi ha condotto, sotto il profilo grafico e contenutistico, un’attenta analisi finalizzata all’attribuzione delle chiose laurenziane al Tasso, affidandosi anche al parallelismo tra questo esemplare e gli altri due, sicuramente tassiani140:

Da questa collazione emerge una linea di continuità fra i tre postillati, che si evidenzia - oltre che nelle notazioni di carattere retorico e semantico (presenti in tutti gli esemplari delle postille tassiane alla Commedia) - anche in una costante ripresa ed in un progressivo approfondimento di temi ben precisi.141

Lo studio e il confronto tra i tre postillati, associati a una lettura comparata delle annotazioni contenute nel postillato laurenziano e dei Dialoghi tassiani, che farebbe emergere significativi pensieri e considerazioni comuni, hanno indotto pertanto la Bianchi a sostenere la paternità tassiana delle chiose e a ritenerle l’ultima riflessione del poeta della Liberata sul testo della Commedia:

Da questa analisi […] non solo abbiamo ricavato la certezza che le chiose da noi studiate siano della mano del poeta della Gerusalemme, perché troppe sarebbero le coincidenze singolari tra le stesse e i testi di sicura paternità tassiana e poco economica risulterebbe l’ipotesi di attribuirle ad un anonimo postillatore, il quale, coevo al nostro autore, ne avrebbe copiato non solo la scrittura, ma anche quei pensieri e quelle riflessioni contenute in scritti assolutamente privati, ma pensiamo di poter affermare che esse sono l’ultimo commento alla Commedia, quasi un tentativo da parte del Tasso di creare, avvalendosi e degli antichi commentatori e delle proprie nozioni ed impressioni, un esaustivo commento al testo dantesco.

Queste, contenute in Acquisti e Doni 228, sono, dunque, le postille tassiane alla Commedia più importanti, non solo perché numerosissime e continue per le tre cantiche, ma anche perché summa delle precedenti esperienze del poeta sul testo dantesco.142

celebrazioni del VII centenario della nascita di Dante, Firenze, Sandron, 1965, pp. 122-123.

140Mi riferisco ovviamente al Dante dell’Angelica e a quello dell’edizione Sessa. 141 N. Bianchi, Il postillato laurenziano Acquisti e Doni 228. Ultima fatica di

Torquato Tasso esegeta di Dante, in “Studi tassiani”, 1996, p. 164.