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ASPETTI DEL LAVORO IN PIEMONTE

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1985 (pagine 29-35)

Giuliano Venir

gni anno l'Istat fornisce i risultati ^ medi delle quattro rilevazioni trime-strali sulle forze del lavoro, a livello sia na-zionale che regionale. Nel caso del Pie-monte si può disporre di un'ampia disag-gregazione dei dati rilevati (quasi la stessa ottenibile per l'intera nazione) grazie all'al-largamento (circa il doppio) delle interviste che ha consentito a partire dal 1977 un mi-glioramento notevole del grado di attendi-bilità dei risultati.

Dai dati resi noti dall'Istituto di Statistica

nei confronti del Piemonte per l'anno 1984 si possono ricavare alcune informazioni sull'andamento generale del fenomeno oc-cupazionale nella nostra regione. Nelle ta-belle riportate è effettuato un confronto con l'anno 1977, in quanto per ragioni me-todologiche sarebbe scorretto riferirsi a pe-riodi anteriori. 1 dati del 1977 sono stati opportunamente «riallineati» a quelli del 1984 mediante l'utilizzo dei coefficienti in-dicati dall'Istat stesso per cui i raffronti sono perfettamente omogenei.

Tra il 1977 e il 1984 in termini assoluti in Piemonte si sono verificate le seguenti va-riazioni: Variazione 1977 1984 assoluta (migliaia) F o r z e di lavoro 1.943 1.977 + 34 O c c u p a t i 1.830 1.804 - 2 6 D i s o c c u p a t i 113 173 + 6 0 Occorre tenere conto che nel frattempo il tasso d'attività è passato dal 43,6% del 1977 al 45,3% del 1984 (quello di

disoccu-Tabella 1 - Media degli occupati secondo il ramo di attività economica, posizione nella professione e sesso in Piemonte

1_977 1984

Attività

economica Dipendenti + indipendenti Dipendenti Dipendenti + indipendenti

Dipendenti M F M + F M F M + F M F M + F M F M + F 132 74 2 0 6 14 5 19 114,2 68,8 183,0 16,1 6,8 22,9 10,7 12,3 1 1,2 1,6 1,1 1,4 9,9 10,6 10,1 2,0 1,5 1,8 694 232 9 2 6 622 215 837 567,4 204,8 772,2 485,1 187,2 672,3 56,5 38,6 50,6 69,5 50,8 63,5 49,0 31,6 42,8 61,1 41,2 53,8 18 3 21 17 3 20 14,1 1,7 15,8 14,0 1,7 15,7 1,5 0,5 1,1 1,9 0,6 1,5 1,2 0,3 0,9 1,8 0,4 1,2 558 225 783 518 2 1 0 728 441,6 195,5 637,1 401,5 180,3 581,8 45,4 37,3 42,8 57,9 49,6 55,2 38,2 30,2 35,3 50,5 39,7 46,6 118 5 123 87 4 91 1 11,8 7,5 1 19,3 69,7 5,2 74,8 9,6 0,7 6,7 9,7 0,9 6,9 9,6 1,1 6,6 8,8 1,1 6,0 403 297 699 2 6 0 202 4 6 2 475,2 373,6 848,8 293,3 260,7 554,0 32,8 49,3 38,2 29,0 47,8 35,0 41,1 57,7 47,1 36,9 57,3 44,4 177 118 295 74 42 115 206,0 148,9 354,8 81,0 57,4 138,4 14,4 19,5 16,1 8,2 9,8 8,7 17,8 23,0 19,7 10,2 12,6 11,1 72 10 82 60 9 69 71,2 13,2 84,4 57,7 11,8 69,5 5,8 1,7 4,5 6,7 2,1 5,2 6,2 2,0 4,7 7,3 2,6 5,6 29 15 43 26 14 40 38,0 27,0 65,1 34,6 25,3 59,9 2,3 2,4 2,4 2,9 3,4 3,0 3,3 4,2 3,6 4,3 5,6 4,8 126 153 279 100 138 238 160,0 184,5 344,5 120,0 166,2 286,2 10,3 25,3 15,2 1 1,2 32,6 18,0 13,8 28,5 19,1 15,1 36,5 22,9 1228 602 1830 895 423 1318 1156,8 647,1 1804,0 794,5 454,8 1249,3 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Agricoltura % Ind. totale % - Energia % - Trasform. % - Costruz. % Altre attività % - Commercio % - Trasporti % - Credito % - Serv. e P.A. % Totale Fonte: ISTAT.

Tabella 2 - Variazione % tra il 1977 e sesso in Piemonte

il 1984 della media degli occupati secondo il ramo di attività economica, posizione nella professione e

Attività economica Dipendenti + indipendenti

Dipendenti M F M + F M F M + F - 1 3 , 5 - 7,0 - 1 1,2 + 15,0 + 36,0 + 20,5 - 1 8 , 2 - 1 1,7 - 16,6 - 2 2 , 0 - 12,9 - 19,7 - 2 1 , 7 - 4 3 , 3 - 2 4 , 8 - 17,6 - 4 3 , 3 - 2 1 , 5 - 2 0 , 9 - 13,1 - 18,6 - 2 2 , 5 - 14,1 - 2 0 , 1 - 5,3 + 50,0 - 3,0 - 19,9 + 30,0 - 17,8 + 17,9 + 25,8 + 21,4 + 12,8 + 29,1 + 19,9 + 16,4 + 26,2 + 20,3 + 9,5 + 36,7 + 20,3 - 1,1 + 32,0 + 2,9 - 3,8 + 31,1 + 0,7 + 31,0 + 80,0 + 51,4 + 33,1 + 80,7 + 49,7 + 27,0 + 20,6 + 23,5 + 20,0 + 20,4 + 20,3 - 5,8 + 7,5 - 1,4 - 11,2 + 7,5 - 5,2 Agricoltura Industria totale - Energia - Trasformazione industriale - Costruz. e installaz. impianti Altre attività

- Commercio - Trasporti - Credito

- Serv. vari e Pubbl. Ammin. TOTALE

pazione dal 5,8% all'8,8%). Ne consegue che nel giro di sette anni si è assistito a un allargamento del numero di persone dispo-nibili a lavorare (dovuto interamente alla componente femminile visto che al contra-rio il tasso d'attività maschile è calato dal 58,3% del 1977 al 57,6% del 1984) cui non ha fatto riscontro un corrispondente incre-mento dei posti di lavoro.

Infatti, l'industria nel suo complesso è sce-sa da 926 mila addetti (di cui 783 mila nei rami manifatturieri) a 772 mila (637 mila), perdendo quindi 154 mila unità (146 mila). I servizi hanno in parte compensato questa emorragia, salendo da 699 mila ad-detti nel 1977 a 849 mila nel 1984. Grazie a questi 152 mila posti di lavoro in più l'occupazione regionale ha evitato un col-lasso, anche se l'agricoltura ha contribuito non poco, con 23 mila addetti in meno (da 206 mila a 183 mila), a peggiorare le cose. In termini percentuali, gli occupati si di-stribuivano nel 1977 nel seguente modo tra i vari rami di attività economica: 11,2 nel primario, 50,6 nel secondario e 38,2 nel terziario. Sette anni dopo si era nell'ordine su questi valori: 10,1, 42,8 e 47,1. Quindi

anche il Piemonte è divenuta un'area con un'occupazione prevalente terziaria e non più industriale come era ormai tradizione. II settore con il maggior tasso di sviluppo nei posti di lavoro è risultato il credito (+ 51,4% nel settennio considerato), seguito dai servizi pubblici e vari (+23,5%) e dal commercio (+20,3%). Viceversa l'industria nel suo insieme è scesa del 16,6% e l'agri-coltura dell'I 1,2%.

L'ascesa delle forze di lavoro da un lato e la mancanza di sviluppo dei posti di lavoro dall'altro hanno, come è ormai noto, fatto lievitare la disoccupazione. Merita però di essere ricordato anche un altro fenomeno, e cioè la forte dilatazione degli occupati a tempo ridotto, specie di quelli sospesi a zero ore. Infatti i primi sono passati tra il

1977 e il 1984 da 201 mila a 231 mila (+ 14,9%) e i secondi da 63 mila a 99 mila (+57,1%).

Se si tenesse conto di questo aspetto, il tas-so di ditas-soccupazione «reale» risulterebbe di circa due punti superiore a quello misu-rato in via «ufficiale».

Inoltre, nel periodo considerato si è assisti-to (tab. 4) a un abbassamenassisti-to del rapporassisti-to.

tra gli occupati dipendenti e gli occupati complessivi: dal 72 al 69,2%. I settori mag-giormente interessati da questa flessione sono stati quello delle costruzioni (dal 73,7 al 62,7%), seguito a distanza dai servizi vari e dai trasporti.

Viceversa l'agricoltura è andata contro corrente, ma è da tenere presente che il rapporto di lavoro subordinato in questo comparto è in Piemonte piuttosto inusua-le, per cui tale variazione finisce con l'ave-re un significato assai scarso.

Si può riassumere dicendo che con la crisi delle assunzioni una certa fascia di lavora-tori ha imboccato la strada del lavoro au-tonomo. Il peso dei dipendenti sul totale degli addetti rimane tuttavia in generale assai alto, salvo nel caso dell'agricoltura, ove è limitato al 12,5% e del commercio (39%). Inoltre circa un addetto su tre nel settore delle costruzioni è lavoratore indi-pendente.

T> oiché si è visto che la disoccupazio-* ne è fortemente cresciuta, risulta in-teressante soffermarsi ora su alcuni aspetti che la riguardano e che sono emersi

dall'a-Tabella 3 - Media degli occupati secondo il sesso, la condizione

1977 1984

M M + F Variaz. % 1 9 8 4 / 1 9 7 7

Occupati totale - A tempo ridotto - A zero ore Pers. in cerca occup. - Disoccupati - In cerca di 1a occup. - Altri in cerca occup.

Forze di lavoro Popolazione Tasso di attività Tasso disocc. totale

1228 87 31 43 9 20 14 1271 2 1 7 5 58,4 3,4 602 114 32 70 6 26 38 672 2 2 8 5 29,4 10,4 1830 201 63 113 14 46 52 1943 4 4 6 0 43,6 5,8 M F M + F M F M + F 1 156,8 647,1 1804,0 - 5,8 + 7,5 - 1,4 103,0 128,0 231,0 + 18,4 + 12,3 + 14,9 54,0 45,0 99,0 + 74,2 + 40,6 + 57,1 65,5 107,8 173,3 + 52,3 + 54,0 + 53,4 16,7 14,9 31,6 + 85,6 + 148,3 + 125,7 33,3 46,2 79,5 + 77,7 + 72,8 + 10,7 15,5 46,7 62,2 + 10,7 + 22,9 + 19,6 1222,3 754,9 1977,2 - 3,8 + 12,3 + 1,8 2122,1 2247,7 4369,9 - 2,4 1,6 - 2,0 57,6 33,6 45,2 - 1,4 + 14,3 + 3,7 5,4 14,3 8,8 + 58,8 + 37,5 + 51,7 Fonte: ISTAT.

Tabella ^^Percentuale occupati dipendenti sul totale occupati

1977 1984 Var. % Agricoltura Ind. totale - Energia - Trasformazioni - Costruzioni Altre attività - Commercio - Trasporti - Credito - Serv. vari e P.A.

Totale

Fonte: Elaborazioni di dati di fonte ISTAT.

9,2 90.3 94,0 93,0 73,7 66,0 39,0 84.4 92.5 85,3 72,0 12,5 87,1 99,4 91,3 62,7 65,3 39,0 82,3 92.0 83.1 69.2 + 35,9 - 3,5 + 5,7 - 1,8 - 14,9 - 1,1 - 2,5 - 0,5 - 2,6 - 3,9

nalisi dei risultati dell'indagine delle forze di lavoro in Piemonte nel 1984.

Dall'esame della tab. 5 si può rilevare che il 38% dei maschi tra 14 e 19 anni, cioè i più giovani appartenenti alle forze di lavo-ro, risultava disoccupato nel 1984 (di essi il 79,1% era alla ricerca del primo impie-go). Nel giro di soli tre anni, cioè rispetto al 1981, il tasso di disoccupazione per que-sta classe di età è cresciuto di ben dieci punti (era del 27,8%).

Fortunatamente la disoccupazione tende a calare con il crescere dell'età: infatti per i maschi tra i 20 e i 24 anni essa colpisce

Tabella 5 - Forze di lavoro secondo sesso, condizione e classe di età nel 1984 in Piemonte

Maschi Femmine

% di coloro che cercano % di coloro che cercano ai età Tasso di disoccupazione la prima occupazione Tasso di disoccupazione la prima occupazione

sul totale dei disoccupati sul totale dei disoccupati

1 4 - 1 9 38,0 79,1 2 0 - 2 4 17,0 57,1 2 5 - 2 9 6,3 33,3 3 0 - 3 9 2,0 8,5 40 - 49 1,1 2,9 5 0 - 5 9 2,0 8,3 6 0 - 6 4 0,6 65 - 70 Tot. 14-70 5,4 50,8 71 e oltre Totale 5,4 50,8 Fonte: ISTAT.

solo più il 17% (però il 57,1% dei disoccu-pati è ancora in attesa del primo lavoro), cala al 6,3% nel quinquennio successivo, ove un terzo non ha ancora trovato un po-sto di lavoro, per crollare al 2% per gli in-dividui di quel sesso tra i 30 e i 39 anni. Quanto alle femmine, si rileva in linea ge-nerale un andamento analogo a quello dei maschi, ma con tassi di disoccupazione as-sai più elevati. Infatti si è a quota 53,4%

53,4 77,0 28,2 56,7 12,2 21,4 8,9 7,5 6,8 2,7 3,8 8,1 2,3 14,3 42,9 2,4 14,3 42,9

ze di comportamento tra i due sessi che conviene sottolineare: in primo luogo una crescita «anomala» del tasso di disoccupa-zione dei maschi tra 50 e 59 anni rispetto alla classe d'età immediatamente prece-dente, cioè dei quarantenni (dall'1,1% al 2%) che non trova riscontro tra le femmi-ne, che scendono invece nel frattempo dal 6,8% al 3,8%. Ciò è dovuto alle crisi indu-striali che hanno portato all'espulsione

ne è minore rispetto ai maschi. La differen-za più marcata tra i due sessi si ha tra i 25 e i 29 anni di età (21,4% per le femmine e 33,3% per i maschi). Questo significa che le lavoratrici presentano una maggiore ro-tazione nelle loro attività lavorative, cioè trovano il primo lavoro più facilmente dei loro colleghi uomini, ma poi hanno mag-giore probabilità di perderlo. Le femmine tendono in sostanza a coprire le forze più «mobili» e quindi maggiormente soggette al rischio delle oscillazioni congiunturali sul mercato del lavoro.

Si sono quindi individuati due primi grup-pi di lavoratori «deboli» e perciò soggetti ad alta probabilità di disoccupazione: le femmine giovani da un lato e i maschi an-ziani dall'altro.

Passando all'esame della disoccupazione sulla base del titolo di studio conseguito (tabelle 6 e 7), si osserva che tra i maschi con età compresa tra i 14 e i 19 anni il tas-so più bastas-so riguarda i licenziati dalla scuola media inferiore (35,7% contro una media generale del 38%), mentre per colo-ro che dispongono della sola licenza ele-mentare la situazione è più pesante (41,8%).

Tabella 6 - Percentuale dei disoccupati maschi in Piemonte nel 1 984 per età e per titolo di studio

Titolo di Tasso di disoccupazione % di coloro che cercano la prima occupazione sul totale disoccupati studio 1 4 - 19 2 0 - 2 4 2 5 - 2 9 3 0 - 3 9 Tot, gen. 1 4 - 19 2 0 - 2 4 25 - 2 9 3 0 - 3 9 Tot, gen.

Fino lic. elementare 41,8 18,0 7,3 3,0 2,9 75,0 33,3 7,7 21,5

Media inferiore 35,7 12,3 4,6 1,4 7,5 79,2 45,3 16,1 5,9 57,2

Media superiore 61,1 26,8 6,4 1,8 7,0 86,4 74,4 42,3 16,7 63,6 .

Laurea 33,3 17,7 2,4 3,8 78,6 40,0 61,9

Totale 38,0 17,0 6,3 2,0 5,4 79,1 57,1 33,3 8,5 50,8

Fonte: ISTAT

Tabella 7 - Percentuale dei disoccupati femmine in Piemonte nel 1 984 per età e per titolo di studio

Titolo di Tasso di disoccupazione % di coloro che cercano la prima occupazione sul totale disoccupati

studio 1 4 - 1 9 2 0 - 2 4 2 5 - 2 9 3 0 - 3 9 Tot. gen. 1 4 - 1 9 2 0 - 2 4 2 5 - 2 9 3 0 - 3 9 Tot. gen.

Fino lic. elementare 66,7 30,9 22,4 14,9 10,1 66,7 38,1 3,6 7,9 13,2

Media inferiore 50,6 24,0 11,1 8,1 18,0 78,7 48,1 11,5 4,8 50,9

Media superiore 62,8 33,0 8,4 4,1 15,9 74,1 66,4 29,0 11,1 57,6

Laurea 50,0 22,1 3,0 7,8 100,0 73,3 25,0 69,6

Totale 53,4 28,2 12,2 8,9 14,3 77,0 56,7 21,4 7,5 42,9

Fonte: ISTAT.

tra i M e i 19 anni, al 28,2% tra i 20 e i 24 anni, al 12,2% nel quinquennio successivo e all'8,9% per le trentenni. Anche il tasso medio di disoccupazione per le femmine (14,3%) è chiaramente superiore a quello dell'altro sesso (5,4%) e un divario più o meno marcato sussiste per l'intero venta-glio delle età. Vi sono però alcune

differen-(nella più favorevole delle ipotesi al pre-pensionamento e quindi al passaggio tra le non forze di lavoro) di lavoratori anziani privi di un'efficace preparazione professio-nale. In secondo luogo si rileva che per le femmine, specie nelle classi d'età più gio-vanili, il peso sul totale delle disoccupate di coloro che cercano la prima

occupazio-Quanto a coloro che hanno terminato gli studi di scuola media superiore, e che inco-minciano ad affluire sul mercato del lavoro dai 19 anni in poi, essi presentano un tasso di disoccupazione iniziale del 61,1%, per calare al 26,8% tra i 20 e i 24 anni e al 6,4% nel quinquennio successivo.

anni si registra un tasso di disoccupazione del 17,7% che poi si riduce drasticamente dopo i trent'anni, età in cui si può inco-minciare a parlare per questa categoria di piena occupazione.

In sintesi si può dire che è necessario un certo periodo di tempo per trovare un la-voro da parte di tutti i gradi di istruzione. Esso tuttavia tende a contrarsi al crescere dell'importanza del titolo scolastico conse-guito. Infatti, per ehi possiede la sola licen-za elementare sono necessari circa 15 anni (dai 14 ai 30 anni di età) per scendere a un tasso di disoccupazione «fisiologico». Per chi ha la scuola dell'obbligo si guadagna un po' di tempo, in quanto già nella classe 25-29 anni si arriva a un tasso del solo 4,6%. Quanto alla media superiore, occor-re circa un decennio (da vent'anni di età a 30 circa) per raggiungere un obiettivo ana-logo (1,8% il tasso di disoccupazione con 30-39 anni di età). Per i laureati già si è vi-sto che solamente dopo i trent'anni si arri-va a una situazione di relatiarri-va tranquillità (ma essi non si affacciano sul mercato del

lavoro Drima dei 25 anni di età).

Per quel che concerne le donne disoccupa-te, la loro ripartizione per classi di età e per titolo di studio ricalca sostanzialmente quella vista in precedenza a proposito dei maschi, salvo la maggiore intensità accusa-ta ovunque dai accusa-tassi specifici di disoccupa-zione. Qui però la discriminazione legata al grado d'istruzione è ancora più marcata

rispetto al sesso forte, visto che ben il 14,9% delle trentenni con neppure la scuo-la media è senza scuo-lavoro, contro il 3% soscuo-la- sola-mente dei maschi, mentre per le laureate lo scarto è assai più modesto (3% a fronte del 2,4% per gli uomini).

Analogo discorso vale per chi ha la licenza di scuola media inferiore: l'8,l% delle fem-mine è senza impiego contro l'I,4% dei maschi, mentre per le diplomate la situa-zione è più rosea: 4,1% il loro tasso di di-soccupazione contro l'I,8% dei rappresen-tanti dell'altro sesso.

A questo punto si può dire che il fattore «grado d'istruzione» ha un notevole rilie-vo sul mercato del larilie-voro, come del resto si erà già visto in precedenza per il «sesso» e l'«età».

E

pure interessante confrontare (tabel-le 8 e 9) la composizione percentua-le degli occupati secondo il titolo di studio con quella relativa ai disoccupati. Tale raf-fronto permette un'ulteriore conferma del-la redel-lazione inversa esistente tra «spesso-re» del titolo di studio e probabilità di ri-manere disoccupati.

Ad esempio, gli occupati maschi con 14-19 anni con la sola licenza elementare pesano per il 10% sul totale degli occupati di que-sta classe d'età. 1 relativi disoccupati inci-dono per il 12%, mentre chi a quell'età possiede la licenza media è nella situazione

opposta: infatti essi coprono l'86,3% degli occupati e il 78,6% dei senza lavoro. Si nota poi che il divario tra gli appartenenti ai due gruppi (istruzione elementare e li-cenza media) a favore del secondo non solo si mantiene, ma cresce col passare del tem-po durante l'intera vita lavorativa. Quanto ai diplomati della scuola media su-periore, nella classe d'età 20-24 anni (la prima d'un certo significato per questi la-voratori) si rileva tra i maschi una notevole differenza tra la percentuale degli occupati (25,3%) e quella dei disoccupati (45%), ma già in quella successiva (25-29 anni) si rag-giunge praticamente l'equilibrio per poi proseguire in senso favorevole.

Tra i laureati si parte abbastanza male (an-cora nella classe d'età 30-39 anni essi pesa-no per il 6,9% sul totale degli occupati e per l'8,3% su quello dei disoccupati), ma poi anch'essi godono alla distanza dei be-nefici della maggiore istruzione.

In merito alle femmine, esse, come si era già notato dall'analisi delle tabelle prece-denti, presentano una situazione relativa-mente migliore rispetto a quella dei maschi per le diplomate e le laureate. Infatti, le prime già nella classe di età 25-29 anni evidenziano un chiaro surplus della per-centuale di occupate sulle disoccupate (37,5% e 24,6% nell'ordine), mentre i loro colleghi erano a malapena in pareggio (30,4% e 30,9%). Le seconde giungono allo stesso risultato tra i 30 e i 39 anni (7,4% e

Tabella 8 - Percentuali di forze di lavoro secondo sesso, classe di età, titolo di studio e condizione in Piemonte nel 1 984 - Maschi

Classi di età

i IIOIO ai stuaio 1 4 - 1 9 2 0 - 2 4 2 5 - 2 9

3 0 - 3 9 4 0 - 4 9 5 0 - 5 9 60 - 64 6 5 - 7 0 Tot. gen.

OCCUPATI

Fino licenza elementare 10,0 8,8 13,1 29,5 53,4 67,5 74,0 80,8 42,4

Media inferiore 86,3 65,7 51,3 40,6 28,8 18,2 10,5 8,2 35,7

Media superiore 3,7 25,3 30,4 23,0 13,3 10,5 9,0 5,5 17,3

Laurea 0,2 5,2 6,9 4,5 3,8 6,5 5,5 4,6

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

DISOCCUPATI IN COMPLESSO

Fino licenza elementare 12,0 9,4 15,5 43,4 73,5 77,1 66,7 22,7

Media inferiore 78,6 45,0 36,9 28,3 23,5 14,6 33,3 51,0

Media superiore 9,4 45,0 30,9 20,0 3,0 8,3 23,1

Laurea 0,6 16,7 8,3 3,2

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE

Fino licenza elementare 1 1,3 5,5 3,6 • ' 100,0 9,7

Media inferiore 78,4 35,8 17,8 20,0 100,0 57,5

Media superiore 10,3 58,7 39,3 40,0 28,9

Laurea 39,3 40,0 3,9

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

2,3% rispettivamente), mentre i maschi sono ancora in difficoltà: 6,9% e 8,3% nel-l'ordine.

o empre dall'analisi dei risultati delle ^ medie delle rilevazioni ISTAT sulle forze di lavoro al 1984 si rileva che la du-rata della ricerca dell'occupazione per un disoccupato piemontese (tab. 10) risulta mediamente pari a 19 mesi, 17 per i ma-schi e 20 per le femmine. Anche in questo caso le appartenenti al gentil sesso sono in posizione di svantaggio rispetto ai loro col-leghi maschi.

Quanto alle classi d'età, il periodo di

ricer-ca di un'occupazione è particolarmente prolungato oltre i 30 anni: 22 mesi (23 per le femmine e 19 per i maschi). Scende a 20 mesi nella classe 25-29 anni e a 17 in quel-la tra i 14 e i 24 anni. Rispetto al titolo di studio si può osservare che la laurea con-sente nonostante tutto di abbreviare i tem-pi rispetto alla media: di 4 mesi sul totale, di 3 per i lavoratori con oltre 30 anni, di 5 per quelli tra i 25 e i 29 anni (per la classe di età più bassa tale dato non è significati-vo). L'aver superato gli studi universitari facilita i maschi più che non le femmine:

non tanto nelle età più basse quanto oltre i 30 anni. In questo caso infatti alle femmi-ne occorrono ben 23 mesi (esattamente come a quelle fornite di diploma di scuola media superiore) contro 16 «solamente» per i maschi. Come era logico attendersi, i tempi di ricerca di un lavoro sono più bas-si nei confronti di chi un'occupazione l'a-veva già (i cosiddetti disoccupati veri e propri) rispetto a chi cerca un primo im-piego. Nel primo caso infatti la durata me-dia della ricerca è di 13 mesi per entrambi i sessi, mentre nel secondo è di 19(17 per i maschi e 21 per le femmine). Tra i disoc-cupati veri e propri la classe d'età più criti-ca, in quanto richiede mediamente 16 mesi d'attesa, è quella tra i 25 e i 29 anni e qui le femmine hanno un leggero vantaggio ri-spetto al sesso forte. Viceversa tra coloro che ricercano un primo lavoro sono gli ul-tra trentenni ad impiegare un tempo mag-giore: ben 28 mesi (33 per i maschi e 20 per le femmine). Si tratta anche dell'unico caso in cui il possesso di una laurea non aiuta a trovare un lavoro, ma anzi sembra ottenere l'effetto contrario (34 mesi). In merito alle altre persone in cerca di la-voro, la durata della ricerca è più elevata della media generale (21 mesi contro 19) e sale a 22 per le femmine a fronte dei 20 per i maschi.

Viceversa sono i giovani (14-25 anni) a sof-frire di meno nella ricerca di un lavoro, sia esso il primo della loro carriera oppure no.

Tabella 9 - Percentuali di forze di lavoro secondo sesso, classe di età, titolo di studio e condizione in Piemonte nel 1 984 - Femmine Classi di età

Titolo di studio

1 4 - 1 9 2 0 - 2 4 2 5 - 2 9 3 0 - 3 9 4 0 - 4 9 5 0 - 5 9 6 0 - 6 4 65 - 70 Tot. gen.

OCCUPATE

Fino licenza elementare 4,3 6,1 10,7 28,6 60,9 73,3 75,4 93,4 38,5

Media inferiore 84,1 55,2 45,9 40,2 25,5 16,2 1 1,4 4,4 36,5

Media superiore 11,6 38,3 37,5 23,8 10,5 7,6 8,4 2,2 20,8

Laurea 0,4 5,9 7,4 3,1 2,9 4,8 4,2

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

DISOCCUPATE IN COMPLESSO

Fino licenza elementare 7,6 6,9 22,2 51,1 74,1 81,6 100,0 26,1

Media inferiore 75,4 44,2 41,3 36,2 21,4 13,2

_

48,1

Media superiore 17,0 47,9 24,6 10,4 4,5 2,6 23,7

Laurea 1,0 11,9 2,3 2,6 2,1

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

IN CERCA DI PRIMA OCCUPAZIONE

Fino licenza elementare 6,6 4,6 3,7 53,8 66,7 100,0 8,0

Media inferiore 77,0 37,6 22,2 23,1 33,3 56,9

Media superiore 16,4 56,1 33,3 15,4 31,7

Laurea 1,7 40,8 7,7 3,4

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Tabella 10 - Durata media della ricerca dell'occupazione secondo la condizione, il sesso, il titolo di studio o la classe di età delle persone in cerca di occupazione

Modalità Disoccupati

Persone in cerca di

prima occupazione Altre persone in cerca di lavoro Totale

M Totale M

CLASSI DI ETÀ 1 4 - 2 4

Titolo di studio

- Senza titolo e licenza elementare - Licenza scuola media inferiore - Diploma scuola media superiore

Totale 25 - 29 Titolo di studio

- Senza titolo e licenza elementare - Licenza scuola media inferiore - Diploma scuola media superiore - Laurea

Totale Totale 1 4 - 2 9 Titolo di studio

- Senza titolo e licenza elementare - Licenza scuola media inferiore - Diploma scuola media superiore - Laurea

Totale 3 0 e oltre Titolo di studio

- Senza titolo e licenza elementare - Licenza scuola media inferiore - Diploma scuola media superiore - Laurea

Totale Totale

Titolo di studio

- Senza titolo e licenza elementare - Licenza scuola media inferiore - Diploma scuola media superiore - Laurea

Totale

Totale M Totale M

Fonte: ISTAT.

Infatti, i disoccupati con meno di 25 anni devono aspettare «solo» un anno prima di trovare un'occupazione e in questa circo-stanza maschi e femmine sono in condizio-ni di parità.

Si tratta in ogni caso di valori medi piutto-sto alti, cioè mai meno di dodici mesi pri-ma di riuscire ad impiegarsi.

Si osserva tuttavia che fenomeni di questo genere erano già presenti nell'economia piemontese negli anni '70, ovvero prima dell'attuale crisi occupazionale. Infatti, una ormai vecchia indagine condotta dalle Camere di Commercio della regione («La mobilità del lavoro» - Lranco Angeli Edi-tore - 1980) metteva in luce che la proba-bilità di trovarsi in disoccupazione

Totale 12 6 10 17 19 18 18 2 0 19 16 18 17 1 1 13 12 17 20 19 15 18 17 16 19 18 13 12 13 14 20 18 12 17 15 14 18 17 12 12 12 16 20 18 14 18 17 15 19 17 14 16 15 26 27 26 37 2 0 23 24 2 0 21 18 17 18 36 38 37 27 19 21 24 21 22 16 12 14 28 27 27 2 0 20 2 0 22 20 21 7 13 11 14 18 16 15 15 15 14 17 15 16 15 16 2 4 26 25 26 19 21 21 20 20 13 1 1 12 17 19 18 2 4 20 21 18 19 18 13 14 14 17 21 19 17 18 18 16 19 18 15 12 13 16 20 18 14 18 17 15 19 17 5 13 10 13 16 15 15 15 15 13 15 14 13 13 13 17 20 19 17 18 18 16 19 18 14 12 13 4 4 24 29 27 25 26 21 23 23 11 16 13 22 25 2 4 23 21 22 17 21 2 0 16 2 0 17 33 20 27 2 0 27 25 19 25 23 1 1 8 10 25 48 3 4 8 12 10 16 23 19 13 14 14 33 26 28 25 24 24 19 23 22 13 12 13 21 21 21 26 24 25 20 22 21 13 14 13 17 21 19 18 20 19 16 19 18 15 13 14 16 20 19 15 20 19 16 19 18 7 12 10 16 19 17 12 13 13 14 17 15 13 13 13 17 21 19 2 0 22 21 17 20 19

all'I.1.1977 era molto più elevata per quelli che erano iscritti alle liste degli uffici del lavoro a l l ' I . l . l 9 7 3 (erano state prese queste due date a titolo di riferimento) ri-spetto a chi era invece occupato.

In altre parole, chi aveva avuto precedenti esperienze di occupazione appariva più esposto degli altri a ripeterle. Era così pro-vata l'esistenza sul mercato del lavoro di fasce di disoccupazione (prevalentemente giovanili) di carattere strutturale. Questi gruppi di lavoratori già allora presentava-no durate medie del periodo di disoccupa-zione tra gli 8 o i 25 mesi, più alte per le femmine rispetto ai maschi.

Già in quell'epoca si era notato che a un avvio stentato di una carriera lavorativa

seguiva generalmente un'altrettanta diffi-coltosa continuazione. Ad esempio, chi partiva da un periodo di disoccupazione (maschio con meno di 30 anni) aveva una probabilità media mensile del 3,4% (quindi intorno a un 40% in ragione d'anno) di tor-nare disoccupato. Viceversa chi si avviava al lavoro da una media azienda meccanica correva il rischio assai più limitato (0,4%), che saliva al 2,1% nell'ipotesi di una

Nel documento Cronache Economiche. N.004, Anno 1985 (pagine 29-35)