Le cause dell’assedio
Dopo la morte di Leone III, avvenuta il 18 giugno 741, il giovane Costantino V non aveva, apparentemente, alcun rivale. Il 27 giugno il figlio del defunto imperatore si diresse nella regione dell’Ὀψίκιον per pianificare una campagna contro i musulmani, già battuti duramente l’anno precedente. Le truppe (probabilmente quelle dell’Anatolico), al seguito di Costantino si radunarono nella piana del Krasos645. Il
κουροπαλάτης Artabasdos, spinto dalla volontà di conquistare il trono ed intuendo la vulnerabilità del giovane Costantino, schierò le proprie unità a Dorylaion646.
Secondo il racconto di Teofane (a mio avviso meno credibile, a causa dell’aperta ostilità nei confronti degli isaurici) Costantino V inviò un messo al genero per attirarlo in una trappola ed ucciderlo, giacché ne aveva intuitole ambizioni e lo riteneva una minaccia al proprio potere. Sia a causa dell’alta carica ricoperta, sia per il rispetto che gli tributavano i soldati. Artabasdos infatti si era dimostrato nei decenni precedenti un buon generale, sostenendo vittoriosamente l’assedio musulmano a Nicea del 727. Il fallimento del tentativo di assassinio portò alla sua ribellione che, sconfitto Costantino, conquistò il trono647. Secondo la versione del
patriarca Niceforo, più attendibile, invece fu il cognato ad attaccare di sorpresa il giovane sovrano, sconfiggendolo nettamente648. Costantino riuscì però a ripiegare
velocemente nei territori un tempo governati dal padre, cioè nel distretto degli Anatolici. Artabasdos invece, dopo essersi fatto acclamare dalle proprie truppe,
645 TIB 7, p. 317 646 TIB 7 pp.238-242
647 Secondo Speck, Artabasdos, pp.19-77; Treadgold, Artavasdus, pp. 87-93; Petersen Warfare, pp.719-720
la datazione della ribellione di Artabasdos e il successivo assedio di Costantino V sarebbero databili rispettivamente al 27 giugno 741 (cfr. Niceph. p. 214) e al novembre 743. Alcuni studiosi tra cui Bury,
History, pp.450-452; Haldon, Praetorians pp. 205-209; basandosi esclusivamente sull’indicazione
dell’anno indicato da Teofane, tralasciando l’indizione, datano gli eventi al biennio 741-742.
648 Niceph. pp. 132-133; Theoph. pp.414-415; Bury, History, II, pp.450-452; Kaegi, Unrest, pp.214-215;
Speck, Aratbasdos, pp. 72-75; Treadgold, Artavasdus, pp. 87-93; Rochow, Artabasdos, pp.191-197; Bergamo, Costantino V, pp. 28-34; Haldon, Iconoclast Era, pp.156-161.
128
ordinò ad un suo sottoposto, il πατρίκιος e μάγιστρος Teofane Monotes649, di
mantenere sotto controllo la popolazione di Costantinopoli. Teofane, con la collaborazione del patriarca Anastasio, sparse in città la falsa notizia della morte di Costantino V, inducendo il popolo ad accettare Artabasdos come legittimo sovrano (l’usurpatore poteva contare anche sul legame di sangue con il predecessore, in quanto aveva sposato Anna, figlia di Leone III e sorella di Costantino V). Il figlio dell’usurpatore, Niceforo650, che rivestiva la carica di stratego di Tracia, inviò
prontamente dei rinforzi nella capitale, per evitare una possibile insurrezione dei numerosi sostenitori di Costantino V. Gli oppositori del nuovo regime furono subito imprigionati o relegati in monastero.
Le fonti iconodule, essenzialmente Teofane ed il patriarca Niceforo, dipingono Artabasdos come un uomo pio, che si era ribellato a causa delle proprie convinzioni religiose. Questa posizione però non è convincente, in quanto le fonti orientali non accennano mai all’iconofilia dell’usurpatore651. Tale supposizione è avvalorata anche
dal comportamento tenuto da Artabasdos durante il regno di Leone III; il κουροπαλάτης infatti non si era mai opposto alle direttive iconoclaste del predecessore e l’episodio narrato da Teofane circa l’esposizione di un’icona della Vergine durante l’assedio musulmano di Nicea (727) può essere interpretato solamente come un atto di venerazione da parte di alcuni cittadini e soldati.
L’assedio (settembre 742- 2 novembre743)
Mentre a Costantinopoli Artabasdos consolidava il proprio potere, Costantino V stava raccogliendo nuove truppe, e con lui si schierarono i gli eserciti degli Anatolici e del Thrakesion. Artabasdos godeva invece del supporto dei distretti di Tracia, degli Armeniaci e dell’Ὀψίκιον652.
649 PmbZ n.8092 650 PmbZ n.5260
651 Gero, Constantine V, pp. 15-16; Bergamo, Costantino V, pp. 28-32; Haldon, Iconoclast Era, pp. 156-163. 652 Gli eserciti degli Armeniaci e dell’Ὀψίκιον erano stati in precedenza sotto il controllo
129
Nel maggio 742 Artabasdos e il figlio Niceta653 (promosso al comando dell’esercito
dll’Armeniaco) marciarono su Amorio con l’intenzione di catturare Costantino V. Questi, tuttavia, grazie ad una rapida sortita, riuscì a sorprendere gli aggressori e a volgerli in fuga. Dopo la vittoria le armate di Costantino, guidate dagli strateghi Longino654 e Sisinnio655, si spinsero in Lidia, annientando i nemici presso Sardi
(agosto 742). I vincitori a quel punto, per evitare di farsi sorprendere alle spalle da Niceta, avanzarono contro il distretto degli Armeniaci; le armate fedeli all’usurpatore furono ancora una volta battute presso Madrina. L’Asia Minore era ormai interamente sotto il controllo di Costantino V. Egli continuò l’avanzata fino a Calcedonia, imbarcandosi alla volta di Costantinopoli, che venne assediata agli inizi di settembre dell’anno 742656.
L’esercito assediante pose il proprio accampamento nell’area di San Mamas657,
bloccando la capitale per terra e per mare, grazie al sostegno della flotta dei
Kybirraiotai. Costantinopoli era a corto di vettovaglie e Artabasdos tentò di rompere il
blocco navale. Alcune imbarcazioni, guidate dall’asekretis Atanasio658 e dal domestikos
Artabasdos659, furono inviate presso Abydos per raccogliere provviste ma furono
intercettate dalla flotta dei Kybirraiotai. A quel punto Teofane Monotes guidò una sortita contro gli assedianti ma morì nello scontro; la sua uccisione provocò la rotta dei soldati dell’usurpatore. Artabasdos tentò allora una mossa disperata: ordinò di mandare delle navi incendiate contro la flotta nemica, ma il piano fallì miseramente a causa della vigilanza dei marinai di Costantino V. Dopo il fallimento di tutti i suoi tentativi l’usurpatore, a causa della carestia, fu costretto a far uscire dalla citt| la
Niceforo, figlio dell’usurpatore. Artabasdos aveva inoltre affidato il comando delle truppe dell’Armeniaco al secondo figlio, Niceta.
653 PmbZ n.5374 654 PmbZ n. 4223 655 PmbZ n. 6753
656 Bergamo, Costantino V, pp. 30-33; Haldon, Iconoclast Era, p.160Petersen, Siege Warfare, pp. 719-720. 657 Janin, Constantinople, pp. 448-449 ; TIB 12 pp.512-513
658 PmbZ n. 668 659 PmbZ n.634
130
popolazione, che venne accolta in modo caritatevole dal suo avversario. Egli però rimase asserragliato a Costantinopoli.
Nel frattempo, in Anatolia, le truppe superstiti di Niceta stavano avanzando verso Crisopoli per tentare di portare soccorso alla capitale. Appena Costantino V venne a conoscenza dell’avanzata del cugino divise in due l’esercito, e con parte delle truppe marciò in Asia Minore. Niceta subì infine una dura sconfitta e fu preso prigioniero. Artabasdos nonostante la sconfitta del figlio, che gli fu mostrato in catene, decise di continuare a resistere. Il 2 novembre 743 Costantino V ordinò infine l’assalto alle mura, occupando la capitale senza incontrare alcuna resistenza. Secondo il patriarca Niceforo l’assenza di un opposizione organizzata durante l’assalto era imputabile alla fuga di Artabasdos, che aveva trovato rifugio a Nicea.
Costantino fu incoronato imperatore dei Romei e poco dopo riuscì a catturare il cognato. Questi fu umiliato nell’ippodromo e poi giustiziato insieme ai figli, Niceforo e Niceta. Il patriarca Anastasio, che lo aveva appoggiato , fu pubblicamente umiliato e poi reinsediato nelle sue funzioni. Questa scelta di Costantino aveva il duplice scopo di delegittimare agli occhi del popolo la massima carica religiosa dell’impero e al tempo stesso di rafforzare le prerogative imperiali sulle questioni ecclesiastiche.
Le conseguenze politico-militari
Costantino V dopo aver finalmente riconquistato il trono, perseguì una politica volta al rafforzamento del potere centrale: provvide ad indebolire i grandi comandi militari provinciali, che vennero gradualmente sostituiti con θέματα di dimensioni minori660. Inoltre, intuendo che le sue posizioni iconoclaste potevano causare nuove
rivolte, soprattutto da parte delle truppe occidentali, per alcuni anni non impose alcuna riforma nel culto, almeno fino al concilio di Hiereia del 754661.
660 Kaegi, Unrest, pp. 236-238; .Haldon, Praetorians, pp.228-275; Treadgold, Army, pp.21-28; Treadgold,
State, pp. 356-366.
131
Nel corso del suo lungo regno Costantino V, con grande lungimiranza, provvide al reclutamento di nuove unit| d’élite, note come τάγματα662, che erano al suo
comando diretto ed erano acquartierate a Costantinopoli o nelle immediate vicinanze. Questi reggimenti, gli ἐξκουβίτορες e le σχολαί, erano retribuiti direttamente dal tesoro imperiale e furono sempre impiegati durante le campagne militari di Costantino, sia nei Balcani sia in Oriente, dimostrandosi fedeli e professionali.
L’imperatore riuscì ad approfittare delle condizioni politiche favorevoli per respingere le spedizioni musulmane in Anatolia e poi, grazie alla guerra civile che travolse il califfato di Damasco663, intraprese ben nove campagne militari nei Balcani,
rafforzando le posizioni imperiali anche su questo delicato fronte664.
662 Haldon, Praetorians, pp.228-235 e 276-328; Treadgold, Army, pp.28-32; Bergamo, Costantino V, pp.
62-64; Haldon, Iconoclast Era, pp.163-176.
663 Sulla situazione nel mondo musulmano, all’indomani della vittoria bizantina ad Akroino (740), si
vedano Lilie, Reaktion, pp. 169-170; Treadgold, State, pp.358-360; Kennedy, Prophet, pp. 112-131; Bergamo, Costantino V, pp. 64-69; Zuckerman, Reign of Constantine V, pp. 194-196.
132