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 Le cause dell’assedio

Il neo imperatore, Filippico Bardanes, essendo di stirpe armena e favorevole al monotelismo (in gioventù era stato allievo del patriarca Makarios di Antiochia), ne decise la reintroduzione. Questo decreto provocò però un grave scontro con il clero552, sia a Costantinopoli sia a Roma. Il pontefice rifiutò di accogliere le effigi del

sovrano vietando inoltre la coniazione di monete recanti l’immagine dell’‚hereticus‛ Filippico553. Questi eventi indebolirono la capacità di reazione dinnanzi ai nemici.

I Bulgari, con il pretesto di vendicare la morte di Giustiniano II, invasero la Tracia nella primavera 712. La regione fu devastata e gli invasori si spinsero, per un’azione dimostrativa, fino alla Porta Aurea554. Nel medesimo anno i musulmani,

approfittando della situazione, riuscirono ad occupare Mistheia, in Lycaonia555,

insieme ad un gran numero di forti minori. Dopo questi successi, continuarono la campagna spingendosi fino ad Antiochia, che fu saccheggiata nell’estate del 712556.

Il βασιλεύς a quel punto ordinò l’acquartieramento delle truppe dell’Ὀψίκιον in Tracia, per contrastare un secondo attacco bulgaro557. La posizione di Bardanes si era

però deteriorata in modo irreparabile: contro l’imperatore fu ordito un complotto, organizzato dal patrizio Giorgio Buraphus558(comandante dell’Ὀψίκιον), con la

complicità del patrizio Teodoro Myakios559 e di uno dei suoi subordinati, Rufo560.

552 Stratos, Σό βυζάντιον, VI, pp. 138-141; Treadgold, Byzantine revolutions, pp. 218-219; Herrin,

Philippikos, pp. 252-254; Speck, Leon III, pp.57-79; Haldon, Iconoclast Era, p.20.

553 Liber Pontificalis p.391.

554 Niceph. pp. 114-115; Theoph. p.382; Mich. Syr. II, p. 482. 555 TIB 4, pp. 205.-206; Brooks, Arabs, p. 193.

556 Brooks, Arabs, p. 194

557 Bury, History, II, pp.369-370; Treadgold, Byzantine revolution, pp. 218-219; Herrin, Philippikos, pp.

256-257.

558 PmbZ n.2107 559 PmbZ n.7519 560 PmbZ n.6435

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L’11 maggio 713 Filippico Bardanes celebrò in modo fastoso l’anniversario della fondazione di Costantinopoli ma pochi giorni dopo, il 3 giugno, fu deposto ed accecato da soldati ribelli, guidati dal già citato Rufo. Il suo successore, nonostante le intenzioni degli strateghi coinvolti nel complotto, fu però un civile, il protoasekretis561 Artemio, cha salì al trono con il nome di Anastasio II. Il primo atto del neoeletto imperatore fu la revoca del monotelismo ed il riconoscimento della validità del VI Concilio Ecumenico. Poi punì con l’esilio coloro che avevano complottato contro il predecessore (e che aspettavano l’occasione propizia per impadronirsi del trono). Anastasio II, dopo aver rafforzato il proprio controllo sullo stato, dovette far fronte alla minaccia musulmana. Informato dei preparativi per un grande attacco contro la capitale, nel 714 inviò a Damasco il patrizio ed eparco di Costantinopoli, Daniele562,

ufficialmente per trattare la pace, ma in realtà per raccogliere informazioni.

Dopo il ritorno dell’ambasciatore il βασιλεύς, conscio dell’imminente pericolo, ordinò di immagazzinare, negli horrea della capitale, dei grossi quantitativi di scorte alimentari (per ben tre anni). Inoltre, ne rafforzò il dispositivo militare, ordinando la costruzione di nuove imbarcazioni e promuovendo a comandanti delle armate dei valenti militari, tra cui il futuro Leone III, che venne insignito del comando dell’esercito degli Anatolici563.

Nel febbraio 715 Sulayman ben Abd Al-Malik successe al fratello sul trono di Damasco. Dopo aver ultimato i preparativi per la nuova spedizione contro l’impero, spinto da una profezia che annunciava la conquista della città da parte di colui che aveva il nome di un profeta (Sulayman era la trascrizione araba di Salomone)564, inviò

una grande flotta a Phoinike, in Lycia565. L’imperatore, nel maggio 715, inviò le

561 ODB III, p.1742. Il protoasekretis era a capo della cancelleria imperiale, e come tale godeva di

un’enorme influenza. Il compito principale era la produzione di crisobolli, che venivano poi emanati dall’imperatore. Carica attestata dall’ VIII al XIV secolo, anche se i sigilli a noi giunti risalgono al IX.

562 PmbZ n.1218

563 Niceph. pp.116-119; Theoph. pp. 383-385;

564 Brooks, The campaign of 717-718, pp. 20-21; Guilland, L’expédition, p. 110;

565 Mich. Syr. II, p. 484. Ci fornisce un dato numerico inverosimile circa la consistenza della flotta

musulmana: cinquemila navi. Il patriarca antiocheno però, contrariamente a Niceph.pp. 116-119, non cita il luogo da cui era partita la flotta musulmana, contrariamente a Theoph. pp 384-385.

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proprie imbarcazioni e le truppe dell’Ὀψίκιον a Rodi, per attaccare di sorpresa i nemici. La spedizione romea era guidata dal λογοθέτης τοῦ γενικοῦ566 Giovanni. I

soldati però, appena giunti sull’isola, si ammutinarono, uccidendo il loro comandante; essi avanzarono poi su Adramyttion (nei primi giorni del giugno 715), dove obbligarono un’ esattore delle tasse, Teodosio, ad accettare il potere supremo567.

 L’attacco a Costantinopoli

Anastasio dopo aver affidato il comando delle forze a lui fedeli al patriarca Germano, si recò a Nicea, che però era la principale citt| del θέμα di Ὀψίκιον (e quindi, almeno in teoria, dovevano esservi stanziati parte dei reggimenti che si erano ammutinati). Le forze di Teodosio avevano poi continuato l’avanzata, accampandosi nei pressi di

Crisopoli. Da lì intrapresero attacchi quotidiani contro Costantinopoli, custodita dalla

flotta fedele ad Anastasio II. Gli aggressori riuscirono a penetrare nella capitale solo dopo sei mesi di infruttuosi tentativi568, approfittando dell’uscita delle navi

dell’imperatore dal porto di Neorion569. I ribelli entrarono nella capitale, ormai priva

di difese, passando dalla porta delle Blachernai, che era protetta solamente dal muro fatto erigere da Eraclio (626 circa). I soldati dell’Ὀψίκιον, insieme ai

Gothograeci570nella notte successiva alla loro entrata in città saccheggiarono le

abitazioni dei sostenitori di Anastasio II. Questi, dopo aver appreso della caduta di Costantinopoli, decise di abdicare e fu esiliato in monastero a Tessalonica.

566 ODB, pp. 1246-1247; Guilland, Logothetes, pp.5-10

567 Niceph. pp. 116-119; Theoph. pp. 385-386; Bury, History, II, pp. 370-373; Treadgold, Byzantine

revolutions, pp.219-222; Haldon, Iconosclast Era, pp. 71-72; Petersen, Siege Warfare, p. 701. La flotta

fedele ad Anastasio II sarebbe da identificare con quella dei καραβισιάνοι, o almeno con parte di essa. Sull’origine di essa, creata in risposta alla marineria musulmana, si vedano; Carile-Cosentino

Marineria, pp.260-262; Zuckerman, Dark centuries, pp.117-118.

568 In realtà, come sottolineato da Treadgold, Byzantine revolutions, p. 221, la durata del conflitto

sarebbe stata di 6 mesi, partendo però dall’inizio della ribellione fino ad arrivare alla deposizione di Anastasio.

569 Niceph. pp. 116-119

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 Le conseguenze politico-militari

La debolezza di Teodosio III, causata della forte opposizione interna, paralizzò il dispositivo militare romano orientale, impedendo di fatto una qualsiasi reazione di fronte all’avanzata musulmana. Lo stratego del θέμα degli Anatolici, Leone, fedele al deposto Anastasio II, cercò di esercitare pressioni sui dignitari della corte per ottenere la deposizione del nuovo imperatore571. Gli Arabi, mentre a Costantinopoli si

stava ancora svolgendo il confronto tra Anastasio II e Teodosio III, avevano reclutato una numerosa armata, quantificata da Michele Siro in 200.000 uomini e 5.000 navi572.

Il punto di raccolta delle forze di terra era situato nei pressi di Aleppo573, ed il loro

comando fu affidato al fratello del califfo, Maslama ibn ‘Abd al-Malik574, coordinato

da altri generali.

Teofane575 ricorda i nomi dei tre comandanti della spedizione dell’anno 715-716:

‘Umar576 (alla testa della flotta operante in Cilicia), Sulayman577 e Bakcharos578. Il

patriarca Niceforo invece non riporta alcuna informazione al riguardo, mentre Al Tabarī579 menziona solo ‘Umar ibn Hubaira, impegnato nell’assedio di Amorio .

Nel settembre 715 l’armata musulmana penetrò in territorio romeo dopo essere passata per Germanicea, impadronendosi di alcune fortezze di confine. Nel corso della primavera seguente Sulayman, giunse davanti alle mura di Amorio580, la città in

cui aveva sede lo stratego degli Anatolici, mentre la flotta era impegnata nel saccheggio delle coste della Cilicia581.

571 Niceph. pp.120-121; Speck, Leon III, pp. 81-104.

572 Mich. Syr. II, p. 484. É interessante notare che le fonti romee non riportano alcun dato circa la

consistenza originaria della grande armata schierata dal califfo.

573 Brooks, Arabs, p. 194; Lilie, Reaktion, pp.120-122 e 146-148; Mishin, Les récits, pp. 265-277. 574 PmbZ n.4868

575 Theoph. p. 386 576 PmbZ n.8549 577 PmbZ. n.7158 578 PmbZ n.736

579 Brooks, The campaign, p.30. 580 TIB 4 pp.122-125

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