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L’assedio di Tommaso lo Slavo dell’821-

 Le cause dell’assedio

Le posizioni dogmatiche dell’imperatore Leone V ne indebolirono la posizione, favorendo l’insorgere di numerosi complotti. Nel dicembre 820 il βασιλεύς fece arrestare anche uno dei suoi principali sostenitori, il comes excubitorum Michele di Amorio, sospettato di partecipare ad una macchinazione. Leone V perse definitivamente il sostegno dell’aristocrazia militare anatolica, l’unica classe che ancora lo appoggiava (la maggior parte della popolazione e il clero gli erano infatti ostili a causa della sua politica iconoclasta). Nella notte di Natale dell’820 egli fu assassinato nella cappella di S. Stefano da alcuni sostenitori di Michele753; al suo

assassinio, seguì anche l’eliminazione dalla scena politica dei suoi quattro figli (Symbatios, Basilio, Gregorio e Teodosio), che furono trasferiti nell’isola di Proti ed evirati.

Michele di Amorio fu quindi liberato dalla detenzione ed insediato sul trono, con l’appoggio del patriarca. Questo inaspettato colpo di stato provocò però una forte reazione dei principali comandanti militari dell’Anatolia, che si ribellarono sotto la guida di Tommaso detto lo Slavo754. La rivolta di quest’ultimo è tramandata in fonti

greche, siriache ed armene, sia cronachistiche sia agiografiche. Le fonti bizantine del IX (la cronaca di Giorgio Monaco755, la lettera di Michele II a Ludovico il Pio756, gli

Acta SS. Davidis, Symeonis et Georgii Mytilenae757 e la Vita Antonii iunioris758) e del X

753 Le fonti che riscordano lo sviluppo della congiura fatale a Leone V sono principalmente Georg.

Mon. pp. 788-789; Genesios pp.17-21 ; Leo Gramm. pp. 209-210; Sym. Mag. pp. 213-214; Theoph. Cont. pp. 39-40; Skyl. pp. 23-25.

754 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp. 22-49; Ostrogorsky, Storia, pp. 178-181; Lemerle, Thomas

le Slave; Kaegi, Unrest, pp. 251 e 261-264; Köpstein, L’usurpateur byzantine Thomas; Afigenov, Conspiracy of Michael Traulos, pp. 329-338; Haldon, Iconoclast Era, pp.386-392.

755 Georg. Mon., pp. 793-797.

756 La lettera è stata edita in MGH, leg. III, conc. II, concilia Aevi Karolini I, pars II, pp. 475-480; Lemerle,

Thomas le Slave, pp. 255-259; Köpstein, L’usurpateur byzantin Thomas, p. 128.

757 Van den Gheyn, Acta graeca SS. Davidis, Symeonis et Georgii Mitylenae in Insula Lesbo, pp. 209-259 758 Halkin, Saint Antoine le Jeune et Pétronas, pp. 187-225 ; Lemerle, Thomas le Slave, pp. 291-293

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secolo (Genesio, il Continuatore di Teofane, Ps. Simeone, Georgio Monaco Continuato, Leone Grammatico) sono tutte ostili a Tommaso. La sua ribellione viene però narrata in due distinte versioni che appaiono inconciliabili tra loro.

La lettera di Michele II (datata 10 aprile 824, quindi poco dopo la fine dell’insurrezione) è un documento in cui emerge chiaramente la volont| dell’imperatore di legittimare il proprio potere e di guadagnare il sostegno dell’imperatore d’occidente; Tommaso è dipinto come un rinnegato, di origini slave, che si era rifugiato per ben 25 anni presso i musulmani, abiurando la propria fede. Egli si era fatto riconoscere come Costantino VI, il figlio di Irene eliminato nel 797, ottenendo così l’appoggio militare del califfato (Tommaso in cambio avrebbe promesso di sottomettere l’impero dei Romei). Nell’820 al comando di un esercito numeroso ed eterogeneo (composto da truppe arabe, persiane, ibere ed armene) sottomise l’Armenia e il ducato di Chaldia759, sconfiggendo poi un piccolo

contingente guidato dallo stratego degli Armeniaci. L’incapacità di Leone V ad opporsi ai ribelli fu la causa della sua caduta. Dopo aver menzionato l’assassinio del predecessore, nella lettera Michele II descrive la successiva guerra civile e le operazioni militari in Tracia e Macedonia. La vittoria è attribuita al sostegno divino, che avrebbe permesso non solo di respingere i rivoltosi da Costantinopoli dopo l’assedio di un anno, ma anche di riconquistare tutte le altre fortezze cadute nelle loro mani.

Secondo la versione di Giorgio Monaco (autore che scrisse la sua cronaca tra l’842 e l’867) presagi della guerra civile si ebbero alla fine del regno di Leone V, annunciati da una cometa; la ribellione sarebbe scoppiata però solo dopo l’ascesa al trono di Michele II. Tommaso è qui definito come un disertore ed impostore (in territorio

759 Const. Porph. De Them. pp. 73 e 137-139. La Chaldia originariamente era una τοῦρμα

dell’Armeniaco (resta un sigillo di VIII secolo, edito in Schlumberger, Sigillographie, p. 289) ma poi divenne ducato (in un momento imprecisato tra la met| dell’VIII e l’inizio IX secolo) ed infine fu elevato al rango di θέμα. Tale evoluzione amministrativa era compiuta nell’863, come mostrato da Theoph. Cont. p. 181 e da numerosi sigilli che attestano la presenza di uno στρατηγός (testimonianze databili tra fine IX e X secolo). Secondo Bury, History,II, pp. 223 e 261 probabilmente la trasformazione da ducato a θέμα sarebbe di poco posteriore alla grande spedizione di Teofilo in Armenia nell’837.

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arabo si era fatto riconoscere come Costantino VI) che aveva attaccato l’impero alla testa di truppe assire e siriache. Grazie all’appoggio di una flotta era sbarcato in Tracia, devastandola ‚moderatamente‛760. Costantinopoli riuscì a resistere all’assedio

per un anno intero, grazie al valore della popolazione (e non di Michele II). Gli assediati riuscirono infatti a distruggere sia la flotta sia le macchine da assedio dei ribelli. Giorgio Monaco è inoltre la prima fonte in ordine cronologico a menzionare la richiesta di aiuto avanzata da Michele II ai Bulgari. Tommaso, appresa la notizia, marciò contro i nuovi nemici e li sconfisse, riportando però notevoli perdite. L’usurpatore – sempre secondo il Chronicon di Giorgio Monaco - decise di abbandonare l’assedio alla capitale e ritirarsi ad Arcadiopoli. In seguito a questa ritirata il suo esercito si ridusse a causa delle numerose diserzioni; abbandonato da tutti fu, infine, consegnato ai generali di Michele ed eliminato in modo atroce.

Un testo agiografico della fine del IX secolo, gli Acta graeca SS. Davidis, Symeonis et

Georgii Mitylenae in insula Lesbo, collocano la ribellione di Tommaso in un quadro

militare e politico caratterizzato dalla pirateria saracena che imperversava nelle isole, e dalle tensioni tra iconoclasti e iconoduli. Secondo la nostra fonte l’usurpatore era un ufficiale in servizio nel θέμα degli Anatolici agli ordini di Bardanios che, in seguito a uno scandalo fuggì in territorio musulmano abiurando la propria fede. Alla fine del regno di Leone sarebbe riapparso in territorio imperiale alla testa di una numerosa armata di saraceni, ma solo dopo l’ascesa al trono di Michele II si sarebbe ribellato apertamente, cercando di ottenere il consenso della fazione iconodula761.

Non sembra comunque plausibile che il sostegno militare raccolto dal ribelle dipendesse solamente da fattori religiosi. Nel IX secolo sono quindi distinguibili distinte tradizioni riguardo gli avvenimenti: da una parte la propaganda imperiale, ben testimoniata dal racconto di Michele II, e dall’altra le narrazioni di fonti monastiche, ostili sia a Tommaso sia all’iconoclasta Michele.

760 La nostra fonte usa il termine μετρίως. E ragionevole pensare che a quel punto l’usurpatore,

avendo il controllo su quasi tutta la regione, non avesse interesse a saccheggiare una regione fondamentale per l’approvvigionamento delle proprie milizie.

761 Van den Gheyn, Acta graeca SS. Davidis, Symeonis et Georgii Mitylenae in Insula Lesbo, pp. 231-232;

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Le principali fonti del X secolo riportano sempre queste due distinte versioni ma tanto Genesio quanto il Continuatore di Teofane fanno capire al lettore quale sia la variante da loro ritenuta più credibile. La variante B di Genesio762 e la versione A del

Continuatore763 riprendono in modo abbastanza netto la versione ufficiale della

lettera di Michele II. Secondo questi racconti lo slavo Tommaso, ai tempi dell’imperatore Niceforo I, era al servizio di un senatore a Costantinopoli (forse Bardanios?), ma dopo aver cercato di sedurne la moglie fuggì in Siria per sottrarsi alla giusta vendetta. In territorio arabo, dove rimase per 25 anni, abiurò la fede cristiana e si fece riconoscere come il figlio di Irene. Ai tempi di Leone V promise al califfo, in cambio di aiuto militare, di conquistare e sottomettere l’impero dei Romani: invase l’Anatolia ed inflisse una severa sconfitta allo stratego degli Armeniaci, Manuele detto l’Armeno764 (promosso alla sua carica da Leone V e

successivamente rimpiazzato da Olbianos ai tempi di Michele II).

Le versioni A di Genesio765 e B del Continuatore766, invece, delineano un quadro

completamente diverso: entrambe riportano che Tommaso era al seguito di Bardanios durante la ribellione contro Niceforo I (803). Contrariamente ai suoi commilitoni, Leone l’Armeno e Michele di Amorio, non tradì il proprio comandante e rimase tagliato fuori dalla scena politica del decennio seguente. Con l’ascesa al trono di Leone V ottenne però la carica di turmarca dei federati, mentre il suo nemico ed ex compagno d’armi, Michele, ottenne l’importate funzione di comes excubitorum. Appresa la notizia dell’eliminazione di Leone V si rivoltò immediatamente contro Michele II agli inizi dell’anno 821. Tommaso riuscì in un primo momento ad ottenere il sostegno di un importante membro dell’aristocrazia militare anatolica, l’ex stratego

762 Genesios, pp. 25-26; Lemerle, Thomas le Slave, pp. 259-269. Da notare, comunque, che quando

Genesios p. 7 menziona Tommaso in relazione alla rivolta di Bardanios,lo definisce come un Armeno al suo servizio, come Leone e Michele: ‚καὶ Θωμᾶν τὸν ἀπὸ λίμνης Γαζουροῦ, καὶ αὐτὸν ἐξ Ἀρμενίων τὸ γένος κατάγοντα‛.

763 Theoph. Cont. pp. 50-52; Lemerle, Thomas le Slave pp.269-273. 764 PmbZ n. 4707

765 Genesios pp. 23-25 766 Theoph. Cont. pp. 52-55

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Pterotos767 (nipote di Leone V imprigionato da Michele II a Skyros) e di altri strateghi

non menzionati dalle fonti768. Rimasero fedeli a Michele solamente Katakylas ed

Olbianos (quest’ultimo nipote del sovrano). I musulmani, approfittando dell’insurrezione di Tommaso, condussero numerose spedizioni militari con lo scopo di razziare le isole; l’usurpatore a questo punto radunò le proprie truppe e, dopo aver sconfitto gli Arabi, contrasse un’alleanza col califfo. Con il consenso dei musulmani Tommaso fu incoronato dal patriarca di Antiochia e solo in un secondo momento si diresse contro Costantinopoli, dopo aver reclutato nuovi reggimenti e la flotta dei Κυβιρραιῶται.

 L’assedio

Le cause dell’insurrezione furono quindi molteplici e di varia natura; nonostante l’esistenza di una doppia tradizione da parte delle fonti cronachistiche, la trama degli eventi si lascia ricostruire. Infatti possiamo notare che le medesime fonti cronachistiche riportano elementi concordanti, con piccole differenze, circa le operazioni condotte da Tommaso contro la città imperiale.

Secondo Lemerle, Tommaso era un ufficiale armeno originario dell’area intorno al lago Gazourou, nel θέμα degli Armeniaci. Non vi sono tuttavia elementi per escludere la sua origine slava, in quanto discendente di popolazioni deportate in Anatolia già alla fine del secolo VII769. Tommaso servì fedelmente Bardanios durante

la ribellione contro Niceforo I (luglio 803); contrariamente ai suoi commilitoni, Leone e Michele, non tradì il proprio comandante e questo provocò un rallentamento della

767 PmbZ n. 2477

768 Secondo Köpstein p. 131, nota 11 il silenzio delle fonti circa i nomi degli strateghi ribelli deve essere

interpretata come il desiderio di non ingigantire la portata dell’insurrezione. Questa ipotesi è tuttavia in parte non condivisibile poiché Theoph. Cont. pp. 71-72 menziona (dopo la caduta di Tommaso) le devastazioni arrecate in Asia Minore da alcuni suoi sostenitori, che non si erano rassegnati alla sconfitta patita nei Balcani: Choereas (che comandava la fortezza di Kabala) e Gazarenos (che si era impadronito di Saniana).

769 Lemerle, Thomas le Slave, pp. 283-284 ricorda che nei secoli precedent vi furono numerose

deportazioni di Slavi in Anatolia. La lettera di Michele II probabilmente definisce l’usurpatore come slavo per delegittimare ulteriormente le pretese al trono del suo avversario.

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sua carriera militare. Solamente nel luglio 813, con l’ascesa al trono di Leone V, egli ricevette la promozione a turmarca dei federati. Il titolare di questa carica, almeno secondo il Continuatore di Teofane770, risiedeva ad Euchaïta.

Appreso dell’assassinio dell’imperatore, avvenuto nel dicembre 820, Tommaso decise di ribellarsi al nuovo sovrano, cercando però il sostegno dei popoli stanziati alle frontiere orientali771. La lettera di Michele II ricorda che le truppe dell’usurpatore

erano composte da Iberi, Armeni e Abasgi. La principale minaccia per i ribelli era costituita dalla presenza di due strateghi fedeli a Michele II: Katakylas ed Olbianos. I cronisti bizantini riportano che Tommaso fu in grado di sottomettere velocemente l’Anatolia (probabilmente nella primavera dell’821) dopo aver inflitto una severa sconfitta all’esercito degli Armeniaci772 forse guidato dallo stesso Olbianos. Prima di

condurre le proprie truppe nella decisiva campagna però egli dovette fronteggiare la minaccia musulmana: gli Arabi approfittando della guerra civile avevano condotto numerosi raid sulle coste anatoliche. Con una dimostrazione di forza l’usurpatore si spinse in territorio nemico, saccheggiandolo. Dopo ciò tentò di giungere ad un accordo con i musulmani. Tra le fonti Genesio ed il Continuatore di Teofane riportano in termini molto vaghi l’esistenza di un accordo tra il califfo al-Ma’mun e Tommaso: è probabile che gli Abbasidi, alle prese con una difficile situazione interna, si fossero limitati ad accordare una tregua e a concedere l’autorizzazione all’incoronazione imperiale ad Antiochia773.

770 Theoph. Cont. p. 11

771 Tra le fonti solo il cronista Samuele di Ani (XII secolo) edito in Brosset, Collection d’historiens

arméniens, II, p.421 riporta che il falso monarca Tommaso, nell’anno 806 (!), si recò a Theodosioupolis

(Karin) per ottenere l’appoggio armeno. Gli Armeni avevano probabilmente molte ragioni per appoggiare l’usurpazione, spinti anche dalla volont| di vendicare l’assassinio di Leone V (di stirpe armena). Sui legami tra l’Armenia e l’impero in questo periodo si veda Laurent, L’Arménie entre

Byzance et l’Islam, p. 211.

772 Non possiamo però sapere se la sconfitta dei Romani si sia verificata alla fine del regno di Leone V

(ipotesi che a mio avviso è poco credibile) oppure agli esordi del regno di Michele II (inizi dell’anno 821). In questo caso la lettera di Michele II potrebbe addebitare la sconfitta al regno del predecessore per giustificare in qualche modo la sua eliminazione.

773 Lemerle, Thomas le Slave, pp. 287-288. Secondo Dionigi di Tell Mahrè,,il patriarca calcedoniano di

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In questo contesto militare e politico le fonti sembrano suggerire anche un ridimensionamento del peso militare esercitato dai musulmani durante la rivolta di Tommaso: nelle descrizioni della campagna di Tracia non si ritrovano menzioni di contingenti militari arabi. Solo nella versione della ‚propaganda imperiale‛, ovvero quella riportata nella lettera di Michele II (e ripresa poi anche dal patriarca giacobita Michele Siro), viene ricordato che il βασιλεύς decise di concedere la libertà ai musulmani prigionieri, in cambio del loro aiuto contro le truppe accampate alle porte della capitale. Il primo anno della ribellione (25 dicembre 820 – dicembre 821) si svolse essenzialmente in Asia Minore. Tommaso però non riuscì ad eliminare completamente la forza rappresentata dai due grandi θέματα fedeli al suo nemico. Michele II per ottenere la lealtà ed il sostegno delle truppe di Katakylas ed Olbianos aveva decretato la riduzione del 50% del kapnikon per i θέματα di Ὀψίκιον e degli Armeniaci774.

La supremazia militare di Tommaso in Asia Minore comunque fu ottenuta dai ribelli dopo vari scontri: la Vita di S.Antonio il Giovane775 ricorda indirettamente che l’ἐκ

προσώπου dei Κυβιρραιῶται, che deteneva il comando ad Attaleia776, Giovanni

Echimos777 (poi divenuto monaco col nome di Antonio) fu rimosso dal suo incarico

per aver appoggiato Michele II. In seguito la Vita ci dice che egli fu rimosso anche da Teofilo a causa della troppa severità con cui punì i fedeli di Tommaso alla fine della ribellione. Dopo aver sottomesso gli oppositori, Tommaso mobilitò una flotta imponente presso l’sola di Lesbo, con l’intenzione di sbarcare in Tracia per eliminare definitivamente il debole Michele II, asserragliato a Costantinopoli (ottobre- novembre 821).

dell’incoronazione di un usurpatore. L’episodio non è però riportato in nessuna fonte romano orientale.

774 Dölger, Regesten, n. 404 data il provvedimento all’823. Tale datazione è ritenuta errata da Lemerle,

Thomas le Slave, p. 271 nota 61, che propone una datazione più alta, all’inizio della ribellione di

Tommaso, quindi all’821.

775 Vita Antonii Iunioris ed. Papadopulos-Kerameus, p. 194; Halkin, Saint Antoine le Jeune, p.222;

Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp. 47-48.Lemerle, Thomas le Slave, pp. 291-293; Köpstein,

L’usurpateur byzantine Thomas, p. 131.

776 Const. Porph. De Them. pp. 78-79 e 149-153. 777 PmbZ n.534

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Grazie all’appoggio delle navi dei θέματα microasiatici l’usurpatore riuscì a liberare dal confino a Skyros anche l’ex stratego Gregorio Pterotos, nipote di Leone V, che era stato allontanato dalla capitale per ordine di Michele II. A questo importante personaggio Tommaso affidò il comando di un esercito di 10.000 uomini, intimandogli di raggiungere la Tracia; egli stesso poi, al comando della maggior parte delle truppe (stimate dalle fonti in circa 80.000 soldati778) si mise in marcia e

raggiunse Abydos. Da lì i contingenti orientali passarono in Tracia senza incontrare resistenza, occupando le posizioni strategiche principali. La regione fu quindi preservata da un saccheggio sistematico779.

Michele, prima del blocco della capitale, era comunque riuscito ad introdurre in città dei rinforzi, provenienti sia dai contingenti di Olbiano e Katakylas sia dai disertori dell’esercito ribelle. Nel mese di dicembre dell’anno 821 i ribelli si accamparono nell’area delle Blachernai, nelle vicinanze della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, mentre la loro flotta, dopo aver forzato la grande catena posta all’ingresso del Corno d’Oro, si spinse fino alla foce del fiume Barbyzes, ricongiungendosi alle truppe di fanteria e cavalleria780.Tommaso si augurava che la popolazione della capitale lo

acclamasse imperatore, intimorita dalla moltitudine dei suoi soldati; la speranza

778 La consistenza numerica delle truppe ribelli è senza dubbio esagerata. Innanzi tutto Tommaso non

poteva lasciare sguarnita la frontiera orientale a causa della persistente minaccia rappresentata da Katakylas ed Olbianos. Una stima precisa delle armate di Tommaso è difficile da ottenere, anche se, come sostiene Treadgold, Army, pp, 64-86, gli effettivi dell’intero esercito imperale dovevano ammontare a circa 90.000 soldati agli inizi del secolo IX. Da un attento esame delle fonti emerge che le sole truppe fedeli a Michele II erano i θέμαta degli Armeniaci (14.000 uomini), dell’Ὀψίκιον (4.000 soldati), oltre ai τάγματα (che ai tempi di Niceforo I contavano circa 22.000 soldati; in seguito alle lunghe guerre contro i Bulgari questi reggimenti erano ormai decimati) e alla flotta imperiale (circa 19.600 uomini tra rematori e fanti di marina).

Tommaso aveva invece il controllo di gran parte delle armate provinciali anatoliche: i θέματα degli Anatolici (18.000 uomini), dei Bucellari (6.000), dei Kybirraiotai (2.000 fanti di marina, a cui si sommavano circa 12.000 rematori), Thrakesion (8.000 uomini) si erano infatti schierati con lui. Egli, prima di cingere d’assedio Costantinopoli, aveva guadagnato anche il consenso dei θέμαta dell’Ellade (altri 2.000 soldati con crca 2.300 rematori), di Tracia (3.000 uomini) e di Tessalonica (la cui guarnigione era composta da circa 2.000 effettivi). Appare quindi evidente un certo equilibrio numerico tra i sostenitori di Michele e di Tommaso.

779 L’atteggiamento ‚moderato‛ adottato dai ribelli traeva origine da necessità logistiche fondamentali

come ad esempio il bisogno di reperire i viveri necessari per condurre un lungo assedio.

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dell’usurpatore però fallì miseramente a causa della tenace resistenza di Michele II, disposto a tutto pur di difendere la citt|. Alcuni distaccamenti dell’esercito di Tommaso erano rimasti in Asia Minore per custodire le coste, mentre il resto dell’esercito, davanti alle mura di Costantinopoli, iniziò la costruzione di macchine da assedio.

Michele II, per incoraggiare i difensori, fece issare il suo stendardo sulle mura, mentre il figlio Teofilo guidò sugli spalti una processione con il manto della Vergine e un frammento della vera Croce781. A questo punto Tommaso, intuendo che non vi

sarebbe stata alcuna resa, decise di iniziare l’assalto, contando sulla superiorità numerica del suo esercito. I costantinopolitani riuscirono tuttavia a respingere gli assedianti, favoriti anche da un forte vento contrario, che impedì alla loro flotta di avvicinarsi alla cinta marittima.

Dopo questo fallimento Tommaso decise di lasciare l’assedio e ritirarsi in Tracia, complice il sopraggiungere dell’inverno. Agli inizi dell’822 (presumibilmente tra febbraio e marzo) i ribelli si misero nuovamente in marcia contro Costantinopoli, preceduti probabilmente dal contingente guidato da Pterotos. Giunti nei pressi della cinta teodosiana, Michele II tentò di persuadere i suoi nemici a deporre le armi, promettendo loro il perdono, ma rimase inascoltato. Il sovrano a quel punto ordinò di effettuare una sortita per sorprendere il nemico; le armate di Tommaso furono battute sia sulla terra sia sul mare. In seguito a questa duplice sconfitta, numerosi equipaggi della flotta e alcuni ufficiali - tra i quali Gregorio Pterotos - disertarono presso Michele.

Tommaso radunò allora tutte le forze disponibili e marciò attraverso la Tracia per scontrarsi, vittoriosamente, contro il disertore Pterotos. Il nipote di Leone V fu preso

781 Può sembrare strano che due imperatori iconoclasti avessero acconsentito allo svolgimento di una

tale processione; probabilmente essa deve essere intesa come un segno di ‚apertura‛ verso le posizioni iconofile, causata certamente dalla pericolo corso dalla città (da notare però che nelle fonti