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L’attacco di Eraclio contro Costantinopoli del

 Le cause della ribellione

Nel 607 il comes excubitorum Prisco277sposò la figlia dell’imperatore, Domentzia, ma,

durante la celebrazione delle nozze, le acclamazioni dei demi e la presenza di suoi ritratti laureati irritarono il sovrano, che iniziò a sospettare della lealtà del genero278.

Nel medesimo anno fu sventato un altro complotto contro Foca, al quale Prisco era estraneo. I congiurati, tra cui spiccavano il prefetto del pretorio Teodoro279, l’ἐπάνω

τοῦ ἀρμαμέντου Elpidio280, Germano, l’ex imperatrice Costantina e le sue figlie,

furono tutti giustiziati. La vendetta di Foca non risparmiò nemmeno le figlie di Germano (accusato di essere l’ideatore del complotto), che furono esiliate nell’isola di Proti281.

Nel 608 Prisco, che era stato promosso alla carica di magister militum per Orientem, tradì Foca. Egli si accordò con Eraclio282, esarco d’Africa, promettendogli sostegno

militare e politico nel tentativo di abbattere la tirannide283. L’imperatore si trovò

quindi a fronteggiare una situazione insostenibile: da una parte, infatti, si erano sviluppati forti dissidi interni, che avevano portato all’esplosione di rivolte in Africa e all’insurrezione di Prisco in Anatolia; dall’altra perdurava la guerra contro la Persia

277 PLRE, III, pp. 1052-1057.

278 Theoph.pp.295-296 ; Ioan. Ant. fr.319; Chron. Pasch. p.699 ; Niceph. pp. 34-37; Mich. Syr. II, 379. 279 PLRE, III, p.1275

280 PLRE, III, p. 441 (cfr. Cap. IV)

281 Schlumberger, Les îles; Janin, Constantinople, p. 511 282 PLRE, III, pp. 584-586.

283 Ioan. Ant.fr. 319 e 321; Chron. Pasch. pp. 699; Niceph. 34-37; Theoph. pp. 294-296; Cedr, I, pp. 711-

712. Il tradimento di Prisco si può parzialmente spiegare con il timore di essere eliminato, in quanto visto con sospetto da Foca, nonostante il grado di parentela. Si consideri inoltre che il tentativo di Eraclio, era in stretta relazione alle critiche condizioni militari in cui versava l’impero. Eraclio poteva contare inoltre su notevoli risorse economiche poiché l’Africa, contrariamente ad altre regioni, godeva di una situazione militare stabile, che si rifletteva in una accentuata prosperità economica e demografica. Su questo aspetto si vedano Pringle, Defence of Byzantine Africa, pp. 28-29 e 59-63; Ellis,

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sasanide. Nel 608-609 le truppe dello shāh assoggettarono la Siria, favorite anche dalla contemporanea ribellione degli Ebrei ad Antiochia e in Palestina.

Le armate di Foca guidate dal patrizio e comes Orientis Bonosus284 e dallo

στρατηλάτης Cottanas285, riuscirono a sedare velocemente e con ferocia la ribellione

degli Ebrei, ma non furono in grado di arginare l’esercito persiano guidato da Shāhīn, che era avanzato in Cappadocia ed aveva devastato i dintorni di Cesarea (609-610)286. L’imperatore promosse il fratello Comenziolos287alla carica di magister

militum per Orientem e l’armata imperiale si ritirò nei pressi di Ankyra288.

In Africa il patrizio Eraclio, approfittando dell’impossibilit| di un intervento militare da parte delle truppe di Tracia, aveva inviato un esercito, al comando del nipote Niceta, ad occupare l’Egitto 289. Qui il comandante di una guarnigione nei pressi di

Alessandria, Teodoro290 (promosso alla propria carica da Maurizio) promise di

consegnare la città agli insorti. Dopo l’occupazione di Alessandria da parte delle milizie di Niceta i partigiani di Foca, guidati dal patriarca calcedoniano, anch’egli di nome Teodoro291, furono espulsi dalla città. Il patriarca esiliato scrisse subito

all’imperatore informandolo degli sviluppi della situazione; quest’ultimo inviò quindi dei rinforzi per riprendere il controllo militare della capitale egiziana. Gli esponenti del partito lealista si erano nel frattempo spostati lungo la costa per attendere l’arrivo di Bonosus che, dopo aver sedato la ribellione degli Ebrei stava avanzando lungo la costa palestinese per annientare definitivamente i ribelli292.

284 PLRE, III, pp. 239-240. 285 PLRE, III, p. 360

286 Sebēos p.86; Theoph. p. 296; Ioan. Nik. pp. 166-168 secondo il cronista copto l’armata impiegata

nella repressione in Palestina era composta da 3.000 uomini delle truppe regolari più un gran numero di barbari.

287 PLRE, III, p. 326. 288 TIB 4 pp.126-130.

289 Ioan. Nik. p. 168; Chron. Pasch. p. 699; Theoph. p.297 ; Niceph. pp. 35-36; Mich. Syr. II, p. 378. 290 PLRE, III, p.1276

291 PLRE, III, p. 1275 292 Ioan. Nik. p. 169.

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Giunto in Egitto, sconfisse le truppe alessandrine guidate da Bonakis presso la cittadina di Athrîb293, catturando molti prigionieri.

In seguito le truppe lealiste avanzarono senza incontrare una grande resistenza ed occuparono Nikiu. Bonosus punì severamente la popolazione di questa cittadina e i superstiti si ritirarono in Alessandria dove, nel frattempo, era giunto Niceta, cugino del futuro imperatore Eraclio294. Nello scontro decisivo, svoltosi sotto le mura della

capitale egiziana, Bonosus fu sconfitto (nell’anno 609) e dovette ripiegare con i soldati superstiti nella città di Kariûn. La sconfitta indusse molti dei suoi uomini a disertare ma, nonostante le avversità, l’esercito imperiale riuscì a riorganizzarsi e passare all’offensiva devastando i dintorni di Alessandria.

Niceta fu però in grado di respingere definitivamente il pericolo e a quel punto Bonosus persuase i soldati ad assassinare il cugino di Eraclio, convinto che con la morte del suo nemico sarebbe terminata la ribellione. Secondo la versione del cronista Giovanni di Nikiu Bonosus promise ai soldati una grande somma di denaro e, in caso di morte in combattimento, ai loro figli sarebbe stato garantito l’accesso al palazzo imperiale295 (se non è chiaro cosa significhi esattamente quest’ espressione).

Il fallimento della congiura obbligò però Bonosus a fuggire in Palestina, dopo essere stato assediato per breve tempo nella cittadina di Nikiu296.

L’esarco Eraclio nel frattempo continuava a raccogliere le proprie forze, in vista di un attacco diretto contro la capitale; il comando della spedizione venne affidato ad Eraclio, figlio omonimo del padre297. Nel 610 i ribelli si diressero contro

Costantinopoli, in un momento in cui Foca non disponeva di truppe nelle vicinanze

293 Ioan. Nik. pp. 170-171. 294 Ioan. Nik., pp. 172-173. 295 Ioan. Nik., pp. 174-175.

296 La sconfitta patita da Bonosus portò molto probabilmente ad un suo richiamo immediato a

Costantinopoli, in quanto la sua presenza è attestata nella capitale nell’ottobre 610, quando Foca lo mise a capo di alcuni contingenti per respingere la marcia di avvicinamento del futuro imperatore.

297 Ioan. Nik., pp. 176-177; Sebēos p. 86; Niceph. pp.34-35; Chron. Pasch. p.700-701; Ioan. Ant. fr. 321;

secondo Theoph. pp. 298-299 la madre di Eraclio e la sua promessa sposa, Eudocia, si trovavano a Costantinopoli. Foca le fece rinchiudere in monastero.

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della capitale. Le armate già battute in Egitto erano infatti impegnate nel tentativo di respingere l’avanzata sasanide in Anatolia298.

 L’attacco a costantinopoli e la detronizzazione di Foca (ottobre del 610) Nel mese di ottobre la flotta africana giunse ad Abydos ed il comes Teodoro299

informò Eraclio degli avvenimenti che si stavano svolgendo a Costantinopoli. Molti senatori e membri della fazione dei Verdi, che erano stati esiliati, si sottomisero a lui. Foca relegò in monastero la madre e la fidanzata del futuro imperatore300 e poi inviò

il fratello Domenziolo301 a custodire le Lunghe Mura. Quando quest’ultimo apprese

che Eraclio era sbarcato ad Abydos si ritirò precipitosamente a Costantinopoli. I ribelli proseguirono l’avanzata su Eraclea senza incontrare resistenza; poco dopo Eraclio si imbarcò da ΢υλιβρίας e si diresse verso l’isola chiamata Καλῶνυμον (Giovanni di Antiochia è l’unica fonte che riporta questi eventi successiva alla marcia su Eraclea)302. Il metropolita Stefano di Cizico303, nel frattempo, aveva sottratto la

corona dalla chiesa della Vergine ad Artace ed era poi fuggito presso Eraclio.

A Costantinopoli, Foca si era recato nel quartiere delle Blachernai per organizzare la difesa, ma Prisco in un primo momento si rifiutò di assumere il comando di una parte dei reggimenti304. Bonosus, sospettando il tradimento del genero

dell’imperatore, suggerì di eliminarlo ma Foca si rifiutò. Nella città, nel frattempo, i sostenitori dell’imperatore stavano cercando di approntare la difesa. In quel momento altri appartenenti alla fazione dei Verdi raggiunsero Eraclio, portando con loro anche la madre ed Eudocia (precedentemente rinchiuse in monastero da Foca).

298 Non si conosce l’esatta consistenza numerica, né la rotta seguita dalla flotta africana ma una

puntuale analisi delle fonti si trova in Kaegi, Heraclius, pp.44-51. Ioan. Nik. pp. 175-176 ricorda anche le devastazioni arrecate dai barbari Slavi ed Avari nell’Illirico; secondo il cronista solo Tessalonica resistette agli invasori.

299 PLRE, III, p. 1276 300 Theoph. p. 298; Zon. p. 202. 301 PLRE, III, p.417 302 Ioann. Ant. fr. 321. 303 PLRE, III, p. 1195 304 Ioan. Ant. fr 321;

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Foca si recò quindi a Buridai305, nei pressi dell’Hebdomon ma, quando le navi di Eraclio

giunsero nelle vicinanze di Kyklobion306, si ritirò in città, ordinando alla fazione dei

Verdi di custodire il porto di Sofia e il porto di Caesarius, mentre la difesa del porto di Hormisdas fu affidata agli Azzurri307. Prisco, che ricopriva ancora la carica di comes

excubitorum e forse quella di ἔπαρχος τῆς πόλεως, radunò gli excubitores presso Boradion308 e alcuni bucellarii presso l’ippodromo privato che sorgeva nei pressi della

propria abitazione. I Verdi però appiccarono un incendio al porto di Caesarius, incitati- come ricorda Giovanni di Antiochia – dall’auriga Calliope (molto probabilmente un esponente dei Verdi che aveva trovato rifugio presso Eraclio). Il tentativo di reprimere la rivolta, condotto da Bonosus, fallì miseramente e lo stesso comandante fu ferito durante la fuga. Gli uomini di Foca, a quel punto, ripiegarono per fronteggiare le truppe di Eraclio, che erano nel frattempo sbarcate nell’area del porto di Sofia. Essi furono sopraffatti dopo un aspro combattimento e, secondo quanto riportato da Giovanni di Nikiu309, prima di arrendersi gettarono in mare il

tesoro imperiale, per impedire ad Eraclio di utilizzarlo. I membri della fazione degli Azzurri fuggirono e trovarono asilo in Santa Sofia.

Il 5 ottobre 610 il κουράτωρ τῶν Πλακιδίας Fozio310 e il πατρίκιος Probo311, scortati

dai soldati di Eraclio, imprigionarono Foca nella chiesa dell’Arcangelo, che sorgeva all’interno del palazzo imperiale. Il deposto sovrano fu quindi imbarcato su una nave, ancorata nel porto di Sofia, per essere condotto al cospetto di Eraclio, che lo attendeva presso la chiesa dell’Apostolo Tommaso312. Eraclio a questo punto ordinò

305 Janin, Constantinople, p.444

306 Janin, Constantinople, p. 451; TIB 12pp.484-485 il forte di Kyklobion sorgeva nei pressi del quartiere

suburbano di Hebdomon, ed è citato anche nei successivi assedi musulmani, in particolare quello del 674-678. Da questo forte gli eventuali aggressori potevano osservare quello che succedeva all’interno della città per poi avanzare fin sotto le mura della capitale.

307 Chron. Pasch. p. 700; sembra questa la versione più probabile, in quanto è menzionata la ritirata di

Foca in città quando comparve la flotta africana presso Kyklobion.

308 Janin, Constantinople, p. 490.

309 Ioan. Nik., pp. 177-178; Chron. Pasch. p. 701 310 PLRE, III, p. 1040

311 PLRE, III, p.1059.

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di eliminarlo insieme a Domenziolo, Bonosus e al σακελλάριος313 Leonzio (l’ex

comandante sconfitto dal ribelle Narsete presso Edessa). Dopo l’esecuzione i loro corpi vennero smembrati e i resti furono poi bruciati nel forum Bovis. Nel medesimo giorno, il 5 ottobre 610, Eraclio fu incoronato dal patriarca Sergio nella chiesa di S. Stefano (posta all’interno del palazzo imperiale) o in Santa Sofia314.

313 ODB, III, pp.1828-1829; sul ruolo dei σακελλάριοι durante il regno di Eraclio si veda anche

Reinink-Stolte The Reign of Heraclius, pp.6-7.

314 Ioan. Nik., pp. 178-179; Chron. Pasch.p. 701; Theoph. p. 299; Niceph. pp. 36-38. Sulle varie versioni

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