Le cause dell’attacco
Dopo la morte di Leone VI, avvenuta l’11 maggio 912, la guida dell’impero passò al fratello Alessandro. Il nuovo βασιλεύς adottò una politica opposta a quella seguita fino a quel momento: per prima cosa allontanò Zoe dalla capitale e poi, dopo aver deposto il patriarca Eutimio, insediò nuovamente Nicola Mistico (allontanato da Leone VI per essersi opposto alle sue quarte nozze). Il neo imperatore non seppe gestire le difficoltà militari determinate dalla sconfitta di Imerio a Creta (nel 912)904.
Anzi, con la sua condotta riuscì ad aggravare la situazione dell’impero provocando un nuovo scontro con la Bulgaria: secondo le fonti l’origine del conflitto è da ricercare nel trattamento arrogante riservato all’ambasceria di Simeone, giunta a Costantinopoli per rendere omaggio ad Alessandro e a chiedere il rinnovo del trattato firmato ai tempi di Leone VI (896)905. Il khan sfruttò la situazione per
riprendere le ostilità, mobilitando un numeroso esercito per condurre una grande campagna, programmata per l’anno seguente. Oltre al potente khan di Bulgaria le armate imperiali, nell’estate del 912, dovettero fronteggiare una pericolosa scorreria musulmana diretta contro la Kleisoura di Lykandos906. I nemici erano guidati dal
governatore delle provincie di frontiera, Rustam b. Bardaw907, e dal rinnegato
Damiano. I Romei, inferiori di numero, furono costretti a rifugiarsi nella fortezza di Malīh al-Armanī: gli Arabi assediarono la roccaforte imperiale ma, grazie all’abilit| dell’armeno Melias908, non riuscirono ad espugnarla. Alla fine di agosto 912 i
904 Per quanto riguarda lo sforzo notevole (a livello militare e logistico) promosso da Leone vI per la
riconquista dell’isola si vedano Const. Porph. De cer. pp. 658-659, Haldon, Chapters, pp.211-213; Haldon, Feeding. p. 91.
905 Sul trattamento riservato alla delegazione bulgara si vedano: Toynbee, Costantino Porfirogenito pp.
407-408; Shepard, Bulgaria, pp.573- 574; Treadgold, State, pp. 470-472.
906 Const. Porph. De Them. pp. 32-33; Const. Porph. De Adm. Imp. pp. 227-230; Vasiliev-Canard, Byzance
et les Arabes, II, pp. 216-219; Ostrogorsky, Storia, p.231.
907 PmbZ n. 26909 908 PmbZ n.25041
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musulmani furono costretti al ritiro ma si vendicarono devastando i dintorni di Eraclea, in Cappadocia.
In seguito alla prematura morte di Alessandro (6 giugno 913) la situazione già critica venne ulteriormente aggravata a causa del vuoto di potere che si era creato: l’ultimo esponente della dinastia, il giovane Costantino VII, era ancora un bambino. Il potere fu affidato allora ad un consiglio di reggenza sotto la guida del patriarca. Nicola Mistico però non godeva di una posizione politica salda, anche perché si trovò a fronteggiare una fazione, capeggiata dall’imperatrice Zoe, che raccoglieva anche tutti i sostenitori del deposto Eutimio; inoltre dobbiamo ricordare che Nicola si trovava a dirigere una reggenza per conto di un fanciullo ritenuto il frutto di un’unione illegittima. È quindi probabile che egli, insieme ad alcuni partigiani del potente δομέστικος τῶν σχολῶν Costantino Doukas (che in quel momento si trovava con le truppe ai confini con la Bulgaria, in vista dell’imminente attacco di Simeone), avesse indotto il generale a prendere il potere. Il δομέστικος, spinto anche da una forte ambizione personale, tornò segretamente a Costantinopoli, entrando in città attraverso una posterla nei pressi dell’Acropoli.
Dopo aver radunato molti dei suoi seguaci si diresse all’ippodromo e fu acclamato βασιλεύς. L’usurpatore penetrò quindi nel Grande Palazzo passando dalla porta di
Chalkè.Da lì riuscì ad accedere alle sale riservate alle scholai e agli excubitoi; i ribelli
furono però intercettati dalle truppe guidate dal μάγιστρος Giovanni Eladàs909 (al
comando dei rematori della flotta imperiale e dell’Hetaireia). Lo scontro venne combattuto all’interno del Grande Palazzo e fu cruento; nelle fasi iniziali della mischia il patrizio Giovanni Garidas910 eliminò il figlio di Doukas, Gregorio911. Nel
corso dei combattimenti perirono anche l’armeno Kourtikios912 (forse il figlio del
Kourtikios deceduto durante la guerra con i Bulgari nell’894-896) e il nipote
909 PmbZ n.22909 910 PmbZ n. 22900 911 PmbZ n. 22329 912 PmbZ n. 24216
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dell’usurpatore, Michele913. Lo stesso Costantino Doukas fu ucciso e decapitato; la
sua testa venne inviata al legittimo imperatore, Costantino VII. La repressione della congiura fu spietata: il μάγιστρος Gregorio Iberitzès914 e Leone Choirosphaktès
trovarono rifugio in S. Sofia (e subirono poi la confisca dei patrimoni e la tonsura) mentre altri furono decapitati nell’ippodromo per ordine dell’eparco Filoteo (è il caso di Leone Katakalitzès915e dello stratego di Macedonia Abessalom916); il patrizio
Aigidès917, insieme ad altri strateghi non menzionati dalle fonti, fu impalato lungo la
strada che da Crisopoli conduceva a Nicomedia. La vendetta della fazione lealista si esaurì però solamente in seguito alla castrazione di Stefano918, uno dei figli
dell’usurpatore, che in quel momento si trovava nei propri possedimenti in Paflagonia.
L’attacco contro Costantinopoli
L’epurazione di gran parte dei migliori comandanti dell’esercito imperiale favorì però Simeone, che invase l’impero senza incontrare resistenza919. Nel frattempo, a
Costantinopoli, la posizione politica del patriarca si era deteriorata in seguito al fallimento del tentativo di Doukas. La sua ‚caduta‛ fu comunque ritardata dalla presenza dell’armata bulgara sotto le mura della capitale, nell’agosto 913920. Simeone,
913 Theoph. Cont. pp. 382-383; Skyl, pp. 197-200; Vita Euthymii pp. 131-133; Runciman, Romanus
Lecapenus, pp. 50-51; Ostrogorsky, Storia, pp. 231-232; Treadgold, State, p. 473.
914 PmbZ n. 22328 915 PmbZ n. 24404 916 PmbZ n. 20022 917 PmbZ n. 20195 918 PmbZ n.27243
919 Runciman, Romanus Lecapenus, pp.51-52; Runciman, Bulgarian Empire, pp. 156-158 e 299-301;
Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, II, pp. 223-224; Ostrogorsky, Storia, pp. 232-234; Toynbee,
Costantino Porfirogenito, pp. 400-402; Shepard, Bulgaria, pp. 573-574.
920 Tra le fonti principali su questo periodo troviamo le numerose epistole inviate da patriarca al
sovrano di Bulgaria (Nicholas I Patriarchs of Constantinople, Letters, n. 5,6,7, pp.26-45). In esse si nota come Nicola Mistico avesse sempre cercato di ricomporre i contrasti con Simeone, anche a costo di continue concessioni. Questo suo atteggiamento fu interpretato come un segnale di estrema debolezza, anche se in realtà mirava a mantenere la chiesa di Bulgaria sotto la giurisdizione costantinopolitana. La profonda insoddisfazione e i continui contrasti all’interno del consiglio di
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dopo aver fatto circondare la capitale romea (dalle Blachernai alla Porta Aurea) si rese conto di non poter espugnare la città, sia per la presenza di numerose artiglierie a difesa dei bastioni sia a causa del gran numero di truppe corazzate921. Il sovrano
bulgaro si ritirò quindi presso l’Hebdomon ed inviò un suo ambasciatore, Teodoro922,
per giungere ad un accordo con i Romei923.
Questo attacco a Costantinopoli, pur essendo un evento militare di un certo rilievo, non mirava alla conquista della città imperiale. Lo scopo principale di Simeone era infatti quello di impressionare il debole governo bizantino ed ottenere il pagamento degli arretrati del tributo. Il messo di Simeone fu quindi ricevuto dal consiglio di reggenza e si giunse a un accordo: dopo uno scambio di ostaggi (pratica usuale, a garanzia di eventuali ritorsioni) il patriarca Nicola, l’imperatore Costantino VII, Stefano e il μάγιστρος Giovanni incontrarono i figli di Simeone presso il palazzo delle Blachernai924. In seguito lo stesso patriarca uscì dalle mura per incontrarsi con il
sovrano bulgaro. Simeone ricevette Nicola Mistico con profondo rispetto, ed avanzò richieste tutto sommato moderate: il debole governo di reggenza però, oltre a versare gli arretrati del tributo e numerosi doni, concesse al khan anche il titolo di βασιλεύς dei Bulgari. Questa concessione, da un punto di vista ideologico era già di per sé gravissima, ma il punto del’accordo che causò la caduta del patriarca fu la promessa di un’alleanza matrimoniale tra il giovane Costantino VII e una figlia di Simeone.
Le conseguenze politico-militari
Dopo la partenza dell’esercito invasore a Costantinopoli si verificò un avvicendamento alla guida del consiglio di reggenza: l’imperatrice Zoe, grazie al
reggenza portarono però alla caduta del patriarca e all’ascesa di Zoe, sostenuta da esponenti che miravano ad uno scontro militare con i Bulgari.
921 Theoph. Cont. p. 385 e Skyl. p. 200 parlano di ‚πετροβόλων καὶ τοξοβόλων ὀργάνων‛. 922 PmbZ n. 27641
923 Nicholas I Patriarchs of Constantinople, Letters, n.7, pp. 42-45 (secondo gli editori Jenkins e
Westerink sarebbe databile al periodo in cui si svolsero le trattative tra Simeone e il consiglio di reggenza, guidato in quel momento dal patriarca).
924 Theoph. Cont. p. 385 sostiene questa versione; Skyl. p. 200 invece sostiene che anche Simeone entrò
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supporto di Giovanni Eladas e del μάγιστρος Stefano, riuscì ad esautorare il patriarca e a prendere in mano le redini dell’impero925. I seguaci di Nicola furono
privati delle loro cariche e sostituiti con uomini fedeli all’imperatrice; il patriarca tuttavia non fu sostituito, a causa del rifiuto dell’anziano Eutimio ad assumere la carica.
Dobbiamo inoltre considerare che le recenti concessioni del patriarca ai bulgari avevano il fine di mantenere la chiesa di Bulgaria sotto l’autorit| del patriarcato Costantinopolitano (evitando quindi una loro sottomissione alla giurisdizione papale), anche a costo di importanti concessioni politiche. Con il cambio repentino del governo tuttavia tutte queste condizioni cadevano: l’imperatrice aborriva l’idea di un’unione matrimoniale dell’imperatore, Costantino VII, con la figlia di un sovrano barbaro; in secondo luogo veniva posta la questione dell’illegittimità del titolo di βασιλεύς assunto da Simeone926.
925 Runciman, Romanus Lecapenus,p. 52; Runciman, Bulgarian Empire, p. 158; Ostrgorsky, Storia, pp. 232-
234.
926 Secondo la teologia politica romea infatti l’impero era uno, solo ed indivisibile, e ai sovrani degli
altri popoli poteva essere riconosciuto, al massimo, il titolo di ‚re‛, ma non quello di imperatore. Su questo argomento si veda Pertusi, Pensiero politico.
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