Le cause dell’attacco
I Romei, dopo essersi assicurati la pacificazione del fronte balcanico, grazie al matrimonio di Maria Lecapena con lo zar Pietro, avevano avviato un’aggressiva politica in Anatolia. L’esercito bizantino, guidato dal δομέστικος τῶν σχολῶν Giovanni Kourkouas, in conseguenza della debolezza militare del califfato di Baghdad e delle lotte intestine tra i governatori degli emirati di frontiera (essenzialmente Mosul, Aleppo e Tarso), era riuscito ad occupare gli importanti nodi strategici di Melitene (nel 931 ed ancora nel 934) e Samosata (933)974. Nell’aprile del
934 il confine balcanico venne violato dagli Ungari, che però si ritirarono dopo aver devastato l’area di Debeltos975. Negli anni successivi i Romei intrapresero nuove
campagne militari in Oriente, ma si trovarono di fronte un temibile avversario: l’emiro di Aleppo Sayf ad-Dawla976, esponente della dinastia hamdanide di Siria977.
Il giovane emiro inizialmente si dedicò all’eliminazione dei suoi oppositori, riuscendo anche ad occupare Mossul (ceduta poi al fratello maggior, Nāsir978). Nel
935 intraprese una spedizione, insieme al fratello, nei dintorni d Samosata, ma fu costretto a ripiegare per non esporsi al contrattacco di Kourkouas e alla contemporanea spedizione condotta contro di lui per ordine del califfo abbaside. Nel 938 l’imperatore avviò delle trattative con quest’ultimo (per ottenere uno scambio di
974 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, II, pp. 261-273; Ostrogosky, Storia, pp. 243-244;
975 Sugli Ungari e le loro scorrerie in Tracia nel 934 si vedano Runciman, Romanus Lecapenus, pp. 105-
108; Runciman, Bulgarian Empire, p. 185; Theoph. Cont. pp. 422-423; Skyl. p.228. Questa scorreria degli Ungari sembra però un episodio militare di scarsa importanza (nonostante le fonti menzionino la loro presenza nei pressi di Costantinopoli).
976 PmbZ n. 26998; Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, II, pp. 273-306. 977 Canard, Dynastie des H’amdanides; Kennedy, The Prophet, pp. 185-197. 978 PmbZ n. 25492
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prigionieri, che si svolse tra l’ottobre dell’938 e la primavera del 939) e con l’emiro d’Egitto979 (il cui potere era minacciato dal rafforzamento di Sayf ad Dawla).
Nel settembre di quell’anno Sayf ad Dawla aveva condotto una grande campagna contro l’Armenia, mettendo a ferro e fuoco la regione compresa tra la città di Samosata e l’Eufrate; i musulmani riuscirono a mettere in fuga le truppe, più numerose, del δομέστικος Kourkouas (8 ottobre 938). Queste ultime tentarono di prendersi la rivincita nel 939, quando si spinsero fino a Teodosiopoli, senza peraltro riuscire ad impadronirsi della città. L’anno successivo (940) Sayf ad-Dawla irruppe nuovamente in Armenia e, dopo aver soggiogato i principi della regione, invase il territorio imperiale980. Egli attraversò il ducato di Chaldia e pose sotto assedio
l’importante fortezza di Koloneia (nel θέμα degli Armeniaci). Le truppe imperiali furono ancora una volta sconfitte ma, nell’autunno del 940, approfittando del ritiro dell’emiro, saccheggiarono la Mesopotamia, nei pressi di Dārā. Nel 941 la situazione lungo la frontiera orientale rimase tranquilla poiché, dopo la morte del califfo ar- Rādī, l’emiro di Aleppo rimase invischiato nella guerra civile per assicurarsi il trono (il suo tentativo fu peraltro infruttuoso)981.
Romano Lecapeno approfittò della relativa calma per inviare parte della flotta imperiale, composta da χελάνδια equipaggiati con il cosiddetto ‚fuoco greco‛, contro la colonia musulmana di Fraxinetum (nella Francia Meridionale) in appoggio a di Ugo di Provenza982. La parte restante della marina da guerra bizantina era
schierata invece a custodia delle isole dell’Egeo983. In questi stessi anni i rapporti tra
979 Const. Porph. De cer. pp. 689-690 riporta che l’emiro in tale occasione venne definito come un ‚caro
amico‛ dell’imperatore; inoltre, il sigillo apposto alla lettera dell’imperatore era del valore di 18
nomismata d’oro, al posto dei 4 consueti.
980 Theoph. Cont. p. 428; Const. Porph. De Adm. Imp. 43 e 44, pp.194-195 e 198-199; Const. Porph. De
cer. pp. 686-687 ricordano che i principi Bagratidi d’Armenia, alleati dell’impero almeno dagli inizi del
secolo X, avevano ottenuto il titolo di ἄρχων τῶν ἀρχόντων.
981 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, II, pp. 291-305
982 Liutpr. Crem. Antapodosis, V, 9 -14 descrive le trattative tra Romano Lecapeno ed Ugo e la
campagna navale contro i saraceni di Frassineto.
983 Liutprando riporta che la marina imperiale era composta da triremi e dromoni. Questa distinzione,
anche se con termini imprecisi, indica che la flotta romea era composta da diversi tipi di vascelli e solo alcuni dei quali erano equipaggiati col fuoco liquido.
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la Rus’ e l’impero si deteriorarono nuovamente. Le ragioni di ciò sono imputabili essenzialmente alla sospensione del pagamento del tributo dovuto al principe russo; non sappiamo esattamente quando l’imperatore decise di non rispettare più il trattato del 911 ma sembra probabile che questa decisione fosse in stretta relazione al rafforzamento militare dei Romei, nel terzo decennio del secolo X.
Descrizione dell’assalto (11 giugno-settembre 941)
Il principe di Kiev, Igor984, informato dei movimenti della marina bizantina e
dell’assenza delle truppe, schierate in Armenia, attaccò Costantinopoli agli inizi di giugno del 941. Le fonti bizantine e russe affermano, esagerando, che le forze schierate da Igor ammontavano a 10.000 imbarcazioni (Zonara riporta il numero di 15.000)985. Più prudente è invece il dato fornito dal vescovo Liutprando di Cremona
(fonte coeva agli avvenimenti), che ricorda la presenza nei pressi della capitale di una flottiglia russa di 1.000 navi.
Anche questa cifra sembra tuttavia esagerata poiché, calcolando un equipaggio per ogni nave tra 40 e 60 soldati, otterremmo un contingente di almeno 40.000-60.000 uomini986.
La flottiglia di Igor giunse a Pharos987 nei primi di giugno del 941: il πρωτοβεστιάριος
Teofane988, al comando di poche navi da guerra, decise di provare ad intercettare gli
invasori. Tutte le fonti bizantine riportano che la flotta romea era composta da
984 PmbZ n. 22751
985 Nestore l’Annalista, Cronaca degli Anni passati pp. 112-113; Theoph. Cont. pp. 423-424; Georg. Mon.
Cont. pp. 914-916; Leo Gramm. pp. 323-324; Skyl. pp. 229-230. Zonara XVI, 19, pp. 476-477 parla invece di 15.000 navi, che è un numero non credibile. Leo Diac. p. 106 cita indirettamente l’attacco del 941 quando riporta che l’imperatore Giovanni I ricordò al sovrano russo, Svjatoslav, la sconfitta del padre Igor (non cita però il numero di imbarcazioni impiegate). Sulle cause della guerra e il suo svolgimento si vedano: Runciman, Romanus Lecapenus, pp. 111-113; Grégoire-Orgels, Les invasions, pp. 141-145; Grégoire, La guerre russo-byzantine de 941, pp. 155-156; Carile-Sacharov, I Trattati, pp. XXXVI-XXXVIII ; Alberti, Bisanzio e la Rus’ pp. 832-833.
986 Liudpr. Antapodosis, V, 15, p. 131. 987 TIB 11, p.585
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‚triremi‛ e ‚dromoni‛: non sappiamo quante di esse fossero state equipaggiate con i sifoni, che permettevano di scagliate sul nemico il cosiddetto ‚fuoco greco‛989.
Il primo scontro navale, combattuto presso Hieron990, all’imboccatura del Ponto
Eusino, fu favorevole ai Romei, che nel corso di esso riuscirono a rompere la formazione delle navi nemiche; i razziatori russi, terrorizzati dall’impiego dei sifoni, furono costretti a ripiegare e sbarcarono in Bitinia, presso Sgora.
I soldati di Igor si divisero quindi in diversi contingenti e procedettero alla devastazione sistematica dell’area tra Nicomedia ed Eraclea (le fonti mettono in evidenza la loro grande brutalità, ferocia ed empietà. Essi spogliarono di ogni ricchezza non solo i villaggi, ma anche le chiese ed i monasteri).
Romano Lecapeno fu costretto a richiamare in servizio Barda Foca991, affidandogli il
comando (in qualità di stratego) di alcuni contingenti di cavalleria dei θέματα. Nel frattempo l’imperatore aveva richiamato il δομέστικος τῶν σχολῶν Kourkouas, che in quel momento stava per intraprendere una campagna contro i musulmani, ordinandogli di marciare celermente contro gli invasori. I Rhos infatti, nonostante alcuni modesti successi riportati da Foca, continuavano ad arrecare notevoli devastazioni alla regione. Alla fine di agosto del 941 l’esercito bizantino riunito (costituito da circa 40.000 effettivi), guidato da abili generali quali Kourkouas, Foca, Pantherios992 e Teodoro993, accerchiò i nemici994. Le truppe di Igor tentarono una sortita ma, dopo un duro scontro, furono sconfitte dai τάγματα (questo episodio può essere datato tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 941).
I superstiti si imbarcarono sulle navi e tentarono, con il favore della notte, di passare in Tracia. La flotta imperiale però, avvertita dei piani di Igor, tese loro un’imboscata: i Rhos alla vista del fuoco lanciato dai sifoni furono colti dal terrore e si buttarono in
989 Cfr. cap. IV. 990 TIB 11, pp.412-413. 991 PmbZ n. 20769 992 PmbZ n. 26243 993 PmbZ n. 27699
994 Grégoire, L’éxpedition d’Igor (941), pp. 605-607; Grégoire, St. Théodore, pp. 291-300; Nestore
l’Annalista, Cronaca degli anni passati, pp. 112-113. Leo Gramm. p. 325 menziona invece la presenza di Pantherios solo durante le campagne in Oriente tra 942-944.
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mare. La vittoria bizantina fu così completa che solamente poche navi nemiche riuscirono a sfuggire all’annientamento. Il comandante della flotta, Teofane, per l’abilit| dimostrata venne insignito del titolo di παρακοιμώμενος.
Le conseguenze politico-militari
La vittoria bizantina era una prova lampante dell’accresciuta forza militare dell’impero. Nonostante ciò il principe di Kiev era fermamente deciso a richiedere nuovamente il pagamento di un tributo al governo imperiale, soprattutto per una questione di prestigio personale.
Nel 942 Igor cercò di raccogliere nuove truppe in vista di una seconda spedizione contro l’impero; questa ‚tregua‛ consentì a Romano Lecapeno di mobilitare l’intero esercito sul fronte orientale. Nel gennaio 942 Kourkouas, approfittando dell’assenza di Sayf ad- Dawla, si spinse nei dintorni di Aleppo, prendendo molti prigionieri; nell’estate del medesimo anno, l’emiro di Tarso riuscì a però a vendicare i musulmani conducendo con successo una spedizione contro l’impero. Questo episodio provocò però, a sua volta, una feroce rappresaglia del δομέστικος che, grazie al supporto del fratello Teofilo995, nell’autunno 942, invase l’Armenia. Dopo
aver devastato la regione, l’armata bizantina si diresse in Mesopotamia: le città di Martiropoli, Amida e Nisibi caddero in mano bizantina (943). Nel maggio 943 le armate di Kourkouas si impossessarono anche della fortezza di Dara; nel mese di novembre capitolò anche la roccaforte di Ras-Aīn. I Romei giunsero sotto le mura di Edessa, che venne assediata. Kourkouas però, prima di lanciarsi in un assalto dall’esito incerto, avviò delle trattative con notabili locali e con il califfo per ottenere la reliquia del Mandylion in cambio del ritiro delle sue truppe dall’assedio della città. L’esito positivo delle trattative permise la traslazione della reliquia a Costantinopoli, il 15 agosto del 944.
Nonostante la travolgente avanzata in Oriente, la situazione militare nei Balcani non era ancora ben definita. Nell’aprile del 943 gli Ungari, probabilmente istigati da Igor
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di Kiev, invasero la Tracia, approfittando dell’assenza dei contingenti imperiali. Romano Lecapeno, inviò il πατρίκιος e παρακοιμώμενος Teofane a trattare il loro ritiro in cambio del pagamento di un tributo996. All’inizio dell’anno successivo (944)
fu ancora il principe dei Rhos, Igor, ad attaccare l’area danubiana con un numeroso esercito composto da Slavi, Varjaghi e Peceneghi. La popolazione di Cherson ed i Bulgari, alleati dell’impero, avevano però avvertito per tempo l’imperatore, che decise di avviare nuove trattative al fine di giungere ad una soluzione diplomatica del conflitto.
Igor una volta giunto sul Danubio ricevette la delegazione imperiale e, dopo aver tenuto un consiglio con i suoi uomini, decise di accettare le offerte del βασιλεύς; i suoi alleati Peceneghi effettuarono comunque razzie nei possedimenti dello zar Pietro. Tra l’impero ed il principato di Kiev fu siglato un nuovo accordo commerciale (nel 944) che riprendeva in gran parte il trattato del 911. Alcune clausole erano però più favorevoli ai Romei997. Questo accordo assicurò un trentennio di pace e rimase in
vigore fino al 971, quando Svjatoslav998, figlio di Igor, tentò di rimettere in
discussione l’egemonia politica e commerciale bizantina. In seguito alla pesante sconfitta campale riportata contro l’imperatore Giovanni I Tzimiskes999 fu però
costretto ad accettare un nuovo trattato molto più favorevole all’impero.
996 Theoph. Cont. p. ; Georg. Mon. Cont. p. 917; Leo Gramm. p. 325; Skyl.p. 231; Nestore, Cronaca degli
anni passati, p. 113.
997 Per un’analisi esaustiva di questo trattato si rimanda ai seguenti studi: Sorlin, Les traités, pp.445-465;
Carile-Sacharov, I Trattati, pp. XXXVI- XLVI; Alberti, Bisanzio e la Rus’, pp. 835-845
998 PmbZ n.27440 999 PmbZ n. 22778
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