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 La prima menzione dei Rhos nelle fonti bizantine e le possibili cause

dell’attacco

Questa popolazione è menzionata per la prima volta, nelle fonti romee, in relazione all’ambasceria inviata da Teofilo a Ludovico il Pio, ricevuta alla corte di Ingelheim il 18 maggio 839799. La delegazione imperiale, guidata dal metropolita di Calcedonia,

Teodosio800, e dal πρωτοσπαθάριος Teofane801, aveva al proprio seguito anche alcuni

individui qualificati come Rhos, che però furono trattenuti da Ludovico in quanto sospettati di essere delle spie svedesi. Le fonti non dicono se questi mercanti, prima di proseguire il proprio viaggio verso Ingenheim, avessero stipulato degli accordi commerciali a Costantinopoli, ma questa eventualità non è da escludere802.

Dopo la morte di Teofilo, avvenuta il 20 gennaio 842, il potere passò nominalmente al giovanissimo Michele III, ma in pratica fu esercitato dall’imperatrice Teodora803 e

dalla sorella Tecla804, affiancate da un consiglio composto dal nuovo patriarca

Metodio805 (intronizzato nel marzo 843 dopo la restaurazione dell’ortodossia e in

seguito alla deposizione di Giovanni Grammatico806), da Teoctisto807, dai fratelli

799 Annales Bertiniani p. 434. Con l’invio di questa delegazione Teofilo voleva sollecitare il sovrano

germanico a concedere aiuto militare, dopo i gravi rovesci subiti sul fronte orientale ed in Sicilia nell’anno precedente. Sulla presenza di alcuni Russi al seguito dei Romei si vedano Vasiliev, Russian

Attack pp. 6-13; Shepard, Emergence of Rus, pp. 29-32; Sacharov-Carile , I trattati tra la Rus e l’impero Romano d’Oriente, pp. XXIII-XXV; Haldon, Iconoclast Era, p. 410; Alberti, Bisanzio e la Rus’, p.820.

800 PmbZ n. 7873 801 PmbZ n. 8132

802 Cross, Russian Primary Chronicle p.140 (= Nestore l’Annalista, Cronaca degli anni passati pp. 78-79)

sembra suggerire che fosse stato stipulato un qualche accordo commerciale, ipotesi rafforzata dalla presenza di Kij (il fondatore di Kiev) a Costantinopoli (evento non ricordato però dalle fonti romano orientali) e soprattutto dalla presenza di mercanti ‚΢κῦθαι‛nell’area di Amastris e nel Ponto Eusino gi| prima dell’860(cfr. Nicetae Paphlagonis Oratio XIX, in PG 105, 421).Per un’identificazione precisa del termine di ‚Sciti‛ si veda Carile, Immagine e realtà, pp.153-157.

803 PmbZ n. 7286 804 PmbZ n.7261 805 PmbZ n.4977 806 PmbZ n.3199 807 PmbZ n. 8050

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dell’imperatrice, Bardas808, Petronas809 e dal μάγιστρος Sergio Niketiates810 (anch’egli

parente di Teodora). Il nuovo governo dovette però fronteggiare il pericolo costituito dalla grande flotta musulmana (ben 400 navi), guidata da Apodinar811, diretta contro

Costantinopoli (842). Solamente una tempesta, che si abbattè sulla squadra navale musulmana presso capo Chelidonia, salvò la capitale imperiale da un assedio812.

La vedova di Teofilo dopo aver promesso la restaurazione dell’ortodossia, decise di rafforzare la propria posizione contando soprattutto sul sostegno del patriarca e di Teoctisto; la sovrana privò del potere gli altri membri del consiglio di reggenza. La moderazione di Metodio nei confronti degli iconoclasti aveva però suscitato una dura reazione della fazione zelota, guidata dai monaci di Studion, aprendo di fatto un nuovo scisma all’interno della Chiesa813.

Teoctisto, nonostante la sua incompetenza, fu insignito del comando delle truppe imperiali per la spedizione contro Creta (salpata da Costantinopoli il 18 marzo 843)814, ma l’esito di essa fu disastroso. Rientrato nella capitale con pochi superstiti, il

logoteta scaricò le responsabilità della sconfitta sul potente Bardas, fratello di Teodora e suo rivale.

Teodora colse l’occasione per liberarsi di un pericoloso rivale ed esiliò il fratello; commise però l’errore di affidare, ancora una volta, il comando dell’esercito all’incapace Teoctisto. Nell’844 le truppe bizantine furono annientate dai musulmani presso Mauropotamos. Solamente il pericolo di una guerra civile indusse il califfo al- Wātiq (842-847) ad accettare una tregua con l’impero, siglata nell’845.

808 PmbZ n. 791 809 PmbZ n. 5929 810 PmbZ n. 6664 811 PmbZ n. 68

812 Le sole testimonianze che citano questa spedizione sono la cronaca di Georg. Mon. p. 801; Georg.

Mon. Cont. p. 814; Vita Theodorae imp. p. 11, edita da W. Regel, in Analecta Byzantino –Russica. L’assenza dell’episodio nelle fonti musulmane si può interpretare in duplice modo: o come una consapevole volontà di obliterare un evento negativo, oppure è indice della portata limitata delle operazioni. Le fonti bizantine sopra citate, invece, mettono in relazione questa vittoria con il ristabilimento dell’Ortodossia (di poco successivo).

813 Morini, Chiesa ortodossa, pp.67-69.

814 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp.194-195; Ahrweiler, L’administration militaire, pp. 220-

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Le controparti organizzarono anche uno scambio di prigionieri, che si svolse sul fiume Lamos, in Cilicia, il 16 settembre 846815. In seguito alle ripetute sconfitte patite a

Creta e in Asia Minore, le tribù slave della Grecia e del Peloponneso si erano nel frattempo rivoltate contro il dominio imperiale, costringendo lo stratego del Peloponneso, Teoctisto Briennio816, a combattere duramente prima di riaffermare il

controllo bizantino sulla regione (847-848). Teodora, dopo aver soppresso l’insurrezione degli Slavi, rivolse la propria attenzione alla situazione religiosa dell’Anatolia ordinando la ripresa delle persecuzioni contro i Pauliciani. Molti di essi vennero costretti alla conversione e alla deportazione in Tracia. La brutalità della repressione, iniziata già sotto Teofilo, ebbe però effetti negativi nel lungo periodo: i profughi, infatti, trovarono asilo in territorio musulmano, dove fondarono la città di

Tephrike. Essi, inoltre, combatterono come alleati del potente emiro di Melitene,

‘Umar ibn ‘Abdallāh ibn Marwān al Aqta’817, contro gli imperiali.

Teodora, la cui posizione era tutt’altro che inattaccabile, dovette anche placare l’ostilit| del ceto monastico, contrario alla moderazione mostrata dal patriarca nei confronti degli ultimi iconoclasti: dopo la morte di Metodio (avvenuta nell’847) l’imperatrice intronizzò Ignazio (fratello dell’ex imperatore Michele I)818.

Nell’853 la situazione militare si aggravò nuovamente, in seguito alla ripresa del conflitto con i musulmani in Oriente: una flotta romea di 100 navi riuscì a distruggere la fortezza di Damietta, alla foce del Nilo, impadronendosi di un carico di armi e rifornimenti destinati ai pirati cretesi ed eliminando un’importante base logistica dei saraceni819. Due anni dopo, nell’855, i Romei condussero un’altra fortunata campagna

che portò alla conquista di Anazarbe. Nello stesso tempo Teodora, avviò subito dei negoziati. Gli ambasciatori musulmani, si mostrarono favorevoli ad uno scambio di prigionieri che si svolse nel febbraio 856 sulle rive del fiume Lamos.

815 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp.198-202; Toynbee, Costantino Porfirogenito, p. 434. 816 PmbZ n. 8052

817 PmbZ n.8552 818 PmbZ n. 2666

819Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp.214-218; Ostrogosrsky, Storia, pp. 203-204; Pryor-Jeffreys,

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L’atteggiamento dell’imperatrice e del logoteta Teoctisto, che tendevano ad escludere il legittimo βασιλεύς dalla conduzione degli affari di stato per esercitare in prima persona il potere, procurò loro molti nemici. Michele stesso iniziò a complottare contro la madre quando ella lo obbligò a separarsi da Eudocia Ingerina820 per sposare

Eudocia Decapolitissa821, nell’855. Bardas, a questo punto, fu richiamato a corte dal

nipote ed organizzò il colpo di stato che portò all’acclamazione di Michele III e all’eliminazione di Teoctisto e di Teodora.

Il neoeletto βασιλεύς ordinò allo zio Petronas (che era un abile militare) di condurre una nuova campagna in Oriente. L’esercito imperiale travolse la resistenza dei musulmani saccheggiando Samosata e Amida, prima di spingersi fino ai sobborghi di Tephrike (la principale roccaforte dei Pauliciani)822. Il cambiamento di regime

portò anche ad una rapida sostituzione dei vertici ecclesiastici: il patriarca Ignazio, avversario del potente Bardas, venne dapprima esiliato nell’isola di Terebinthos (23 novembre 858) ed infine deposto, il 25 dicembre 858. Il neoeletto Fozio, pur godendo dei favori della famiglia imperiale, si trovò però a dover fronteggiare la reazione dei sostenitori di Ignazio, che si appellarono a Roma per vedere invalidata la sua elezione823. Il papa Niccolò I rifiutò di riconoscerne la legittimità, adducendo come

motivazionece la procedura seguita era contraria alle leggi canoniche (l’elezione di Fozio, un funzionario della cancelleria, era effettivamente anticanonica, essendo stato eletto al diaconato e al presbiterato in un solo giorno). In realtà la posizione di Niccolò I era dettata dalla volontà di riaffermare il primato di Roma su tutte le altre sedi patriarcali.

Nell’anno successivo il sovrano, dopo aver ricevuto la notizia della caduta della fortezza siciliana di Castrogiovanni824 (inizi dell’859), decise di intraprendere dei

negoziati con il califfo al- Mutawakkil per organizzare uno scambio di prigionieri.

820 PmbZ n.1632 821 PmbZ n. 1631

822 Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I pp.235-237 e 318-320; Vasiliev, Russian Attack, pp. 150-152;

Ostrogosrsky, Storia, p. 207.

823 Mansi XV, coll. 519-529; 521-522; 543-546.

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Per spingere i nemici ad accettare un nuovo scambio di prigionieri l’imperatore condusse una breve e vittoriosa spedizione nei dintorni di Samosata, che portò alla cattura di 500 musulmani. Quindi, al suo rientro, avviò un’importante campagna per la manutenzione delle fortificazioni in tutte le principali città anatoliche (in primo luogo Ankara825).

La delegazione bizantina venne ricevuta a Baghdad agli inizi del giugno 859 ed i musulmani inviarono a loro volta un’ambasceria all’imperatore (guidata da Nasr ibū al- Azhar)826. I negoziati furono però interrotti per 4 mesi a causa delle frizioni tra i

due contendenti: nel luglio 859, infatti, una flotta romea si era spinta nuovamente fino a Damietta,provocando a sua volta una spedizione musulmana nelle aree di confine, guidata da ‘Ali- ibn- Yahya al- Armanî827, conclusasi con la ribellione della

popolazione di Lu’lu’a (una fortezza sui passi della Cilicia). Michele III, appresa la notizia, inviò subito un patrizio – di cui non conosciamo l’identit| - per riprendere il controllo della città, promettendo agli abitanti che si fossero sottomessi ben 1.000 dinari. Essi però catturarono l’inviato del βασιλεύς e cedettero il forte al comandante musulmano (probabilmente di origini turche) Bakğūr828. Nel marzo 860 giunse a

Costantinopoli la notizia della definitiva caduta della fortezza in mano araba; l’imperatore, temendo per la sorte del patrizio (imprigionato a Baghdad), decise di riprendere i negoziati con i rappresentanti del califfo. L’accordo fu raggiunto velocemente, probabilmente alla fine di marzo o all’inizio di aprile dell’860. Lo scambio di prigionieri venne concordato per la fine di aprile – inizi di maggio e si svolse, come consuetudine, sulle rive del fiume Lamos. I Romei recuperarono 1.000 prigionieri, mentre i musulmani circa il doppio (è verosimile l’ipotesi di Vasiliev che

825 Le iscrizioni che ricordano la riedificazione delle mura (riportanti sia il nome del futuro imperatore

Basilio sia di Costantino Tryphilios) sono edite in Grégoire, Inscriptions historiques, pp. 441-449; Grégoire, Michel III et Basile le Macédonien, pp. 327-328 e 344-346.

826 L’ambasceria musulmana fu ricevuta subito dopo i delegati bulgari inviati dallo zar Boris, che

stavano trattando per la conversione al cristianesimo. Sulle trattative condotte per la cristianizzazione dei Bulgari e degli Slavi si vedano si vedano Runciman, Bulgarian Empire, pp.281-284; Vasiliev-Canard,

Byzance e les Arabes, I, pp. 237-239;Conte, Gli Slavi, pp.435-458; Morini, Chiesa Ortodossa, pp. 64-77.

827 PmbZ n. 200

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attribuisce questa differenza tra i prigionieri scambiati alla volontà di Michele III di riscattare il patrizio in mano al califfo, in cambio di 1.000 musulmani)829.

Il governo imperiale a questo punto, considerata la favorevole situazione militare sugli altri fronti (a nord lo zar bulgaro Boris830 si manteneva un fedele alleato di

Bisanzio, mentre in Italia Meridionale la situazione era sotto controllo) e contando sull’effetto sorpresa, pianificò una nuova campagna per recuperare il controllo delle fortezze lungo il confine orientale. Michele III, dopo aver affidato all’eparco Niceta Oryphas831 il compito di custodire Costantinopoli, prese il comando dell’esercito e

partì per l’Anatolia (maggio- inizi di giugno 860).

Nella capitale, contemporaneamente agli eventi descritti, si stava ancora svolgendo l’aspro confronto tra il pontefice e il patriarca Fozio; grazie alla propria abilità diplomatica quest’ultimo riuscì a persuadere i legati pontifici (i vescovi Zaccaria832 e

Rodoaldus833) ad accettare e a riconoscere la legittimità della propria intronizzazione,

nel corso del Concilio tenutosi nella chiesa dei SS. Apostoli, nell’861. Quando i legati fecero ritorno a Roma, Niccolò I sconfessò il loro operato.

 L’attacco contro Costantinopoli (18 giugno-25 giugno 860)

I Rhos (da identificare alle origini con l’elemento etnico scandinavo, i Varjaghi)834,

intorno all’859 erano riusciti a sottomettere numerose tribù della steppa nell’area compresa tra il Volga ed il Dnepr, impadronendosi anche di Kiev. Nell’860 essi, guidati da due maggiorenti al servizio di Rjurik di Novgorod, Askol’d e Dir, intrapresero una spedizione contro Costantinopoli, allo scopo di predare ingenti

829 Toynbee, Costantino Porfirogenito, p. 435. 830 PmbZ n. 1035

831 PmbZ n.5503 832 PmbZ n.8636 833 PmbZ n. 6404

834 Il geografo musulmano Ibn Rostah ed. De Goeje (BGA VII, p. 132) ricorda che il sovrano dei russi,

già nel IX secolo, era chiamato khagan. Nel cors dello stesso secolo, l’indebolimento del khanato dei chazari consentì l’ascesa dei Varjaghi, i quali, secondo la cronaca dell’annalista Nestore (Cronaca degli

anni passati p. 87), nell’859 intervennero per assicurarsi il controllo politico-militare e commerciale

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ricchezze835, forse essendo informati che l’imperatore con l’esercito era assente dalla

capitale .

Niceta Oryphas, informato dell’imminente arrivo della flottiglia nemica, inviò a Michele III una lettera per informarlo della situazione. Gli invasori, nel frattempo, dopo aver saccheggiato il caenobium fondato nel Ponto Eusino dall’ex patriarca Ignazio, si diressero verso le isole dei Principi836. Michele III fu raggiunto dai messi

dell’eparco solo a Mauropotamos837, nelle vicinanze di Nicomedia; egli decise quindi

di sospendere le operazioni contro i musulmani per affrontare i Rhos838.

La loro flotta era molto numerosa (le fonti parlano di 200 imbarcazioni839) e raggiunse

le acque antistanti Costantinopoli il 18 giugno 860840. La prima omelia di Fozio

sull’attacco dei Rhos841 riporta che l’esercito imperiale e la flotta non erano ancora

giunte in soccorso alla citt| (la marina bizantina era impegnata nell’Egeo contro una pericolosa incursione dei pirati cretesi, che tra la fine di giugno ed il luglio 860 avevano attaccato le Cicladi, per avanzare in un secondo momento fino al Proconneso842). I Rhos, approfittando dell’assenza di oppositori, sbarcarono a

835 Cross, Russian Primary Chronicle, pp. 144-145(= Cronaca degli Anni Passati pp. 88-90).

836 Le isole attaccate dai Rhos furono Terebinthos, Niandros, Pita, Plati e Oxia(cfr. Janin, Les Iles, pp.

178-194; 315-338; 415-436; Vasiliev, Russian Attack, pp. 197-200), mentre sembra che le isole maggiori (Proti, Antigoni e Prinkipo) fossero risparmiate dalle devastazioni.

837 Per l’identificazione di questa località si veda Ramsay, Historical Geography, p. 210.

838 Georg. Mon. p. 736; Nic. Paphl., Vita S. Ignatii, PG 105, coll. 516-517; Theoph. Cont. p. 196; Leo

Gramm. pp. 240-241(dal quale dipendono le narrazioni di Georg. Mon. Cont. p. 826; Ps. Sym. Mag. p. 674; Theod. Mel. p. 161). Solamente Giorgio di Nicomedia (PG 100, 1335.1530) data la spedizione dell’imperatore dopo la fine della minaccia russa.

839 Le fonti definiscono queste navi con termini generici di πλοῖα- σκάφη -νῆες. Dobbiamo quindi

presumere che la loro flottiglia fosse composta da imbarcazioni completamente diverse dai μονόξυλα impiegati durante l’assedio di Avari e Slavi nel 626. Secondo le informazioni fornite da Mas’udi e dalla cronaca di Nestore (riferibili però al secolo X), le navi impiegate dai Rhos avevano equipaggi compresi tra i 40 ed i 100 uomini (di solito tra 40 e 60) ; questi dati ci consentono di avanzare alcune ipotesi circa la forza militare degli invasori, che sarebbe stata compresa tra 8.000 e 20.000 uomini. Su questo punto si veda Vasiliev, Russian Attck, pp. 190-191.

840 La data è riportata solamente in un manoscritto di Bruxelles, edito da Cumont, Chroniques, p. 33. Le

altre fonti romano orientali non forniscono una datazione precisa degli eventi.

841 FHG V, p. 165 = Mango, Homelies, p.89 = Laourdas, Υωτίου ὁμιλίαι, pp. 29-52. La seconda omelia,

databile dopo la vittoria sugli invasori (probabilmente collocabile alla fine di giugno dell’860), attribuisce le devastazioni subite ad una punizione inflitta da Dio per i peccati commessi.

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Sosthenion, un sobborgo settentrionale di Costantinopoli, riducendo l’area ad un

cumulo di macerie. Solo dopo aver predato i sobborghi si spinsero fin sotto le mura della capitale imperiale, che fu circondata. Le fonti bizantine, cronachistiche e non, mettono in evidenza la grande ferocia e l’avidità degli assalitori. Fozio descrive sia il panico della popolazione sia lo svolgimento della processione che era partita dalla chiesa delle Blachernai. La città sarebbe stata salvata per intercessione della Madre di Dio che, grazie ad una tempesta, avrebbe distruttol’intera flotta nemica843.

L’episodio, almeno da quanto viene riportato nelle fonti, sembra un evento militare di secondaria importanza in confronto ai grandi raid musulmani contemporanei, che infatti godono di una descrizione particolareggiata nelle fonti844. Sembra però lecito

ipotizzare che i Rhos possedessero informazioni precise circa la situazione militare della capitale, come suggerito dal momento scelto per l’incursione. Ciò sembra suggerire che i Rhos possedessero un’attivit| di intelligence, svolta probabilmente dai mercanti.

Quello che le fonti non riportano, però, è la durata reale delle operazioni militari. L’unica data sicura è il 18 giugno, giorno della comparsa dei Rhos davanti alle mura della capitale. Per la datazione precisa della fine delle operazioni gli storici hanno proposto due possibili ipotesi: la prima, sostenuta inizialmente da Vostokov e Vasiliev (e poi accettata da molti degli studiosi successivi) colloca la fine dei combattimenti al 5 giugno 861845; la seconda, a mio avviso più credibile, avanzata

843 Si vedano l’Omelia di Fozio, FHG, V, pp. 169-170; Vasiliev, Russian Attack, pp. 226-228

844 Si vedano ad esempio le particolareggiate descrizioni dei raid musulmani in Anatolia, databili tra il

giugno e il settembre dell’860, condotti dall’emiro di Melitene Umar ibn-‘Abdallah, dal capo dei Pauliciani Karbéa (PmbZ n.3625), dall’emiro di Tarso Ali ibn-al- Armanî, e da Bakġūr (Gen. pp. 91-93 Bonn; Theoph. Cont. pp. 177-179), oppure la descrizione dell’attacco cretese contro le Cicladi ed il Proconneso (Theoph. Cont. p. 196); si veda anche Vasiliev-Canard, Byzance et les Arabes, I, pp. 245-247.

845 A. Vostokov, Description p. 450 n. 319; Vasiliev, Russian Attack, pp. 203-218. Questa ipotesi si basa

sull’analisi delle forniti cronachistiche (Ps. Sym. p. 674 data l’ingresso della flotta russa nel Bosforo all’anno 6369, cioè tra il settembre 860 ed il settembre 861) ma anche sull’evidenza del Libellus Ignatii (in Mansi, XVI, col. 297) che ricorda l’arrivo della delegazione pontificia, nel dicembre 860, via terra.

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inizialmente da Orgels-Grégoire e ripresa recentemente da Carile-Sacharov, sembra suggerire un raid molto breve, terminato il 25 giugno 860846.

 Le conseguenze politico- militari

Molto probabilmente, poco dopo l’assalto contro Costantinopoli, tra Romei e Rhos fu stipulato un trattato di pace che prevedeva verosimilmente sia il pagamento di un tributo sia alcune clausole commerciali. I cronisti romano orientali tuttavia non accennano a questo accordo847. Michele III dopo essersi liberato di questa improvvisa

minaccia potè godere di un anno di relativa calma alle frontiere, poiché i musulmani erano impegnati in dispute dinastiche848. In quel periodo, però, si ebbe un

peggioramento delle relazioni con Roma. Nell’861 il principe di Moravia Rastislav849,

aveva inviato un’ambasceria a Costantinopoli per richiedere l’invio di missionari. Il patriarca,Fozio, incaricò i monaci Costantino e Metodio di recarsi in quella lontana regione ed iniziare l’evangelizzazione della regione. L’invio di missionari in un’area così lontana dai confini imperiali aveva però anche fini politici: la possibile conversione dei Moravi avrebbe significato un indebolimento delle prerogative giurisdizionali di Roma. Il papa reagì stringendo accordi con il khan Boris di Bulgaria, promettendogli l’invio di missionari latini (862).

846 Grégoire-Orgels, Les invasions, pp. 141-145; le posizioni dei due studiosi sono riproposte anche in

Carile-Sacharov, Trattati, XXIII-XXIV. La variante del ms. citato, è riferita ad un passo del sinassario di Costantinopoli (Delehaye, Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae, p.802) che riporta la presenza dei

Rhos e dei Saraceni sotto le mura della capitale: ‚<τῶν ΢αρακηνῶν καὶ τῶν Ῥοῦν ἡ ἔλευσις, καὶ λιτὴ

ἐν Βλαχέρναις<‛. Secondo l’interpretazione dei due studiosi questa testimonianza sarebbe databile al 25 giugno (dell’860); i Saraceni sarebbero menzionati non tanto per una loro presenza sotto le mura della capitale ma in relazione ai contemporanei attacchi contro le Cicladi. La datazione al 5 giugno sarebbe invece riferibile alla spedizione di Igor nel 941 o agli attacchi degli Ungari nel 934- 943. (cfr. Grégoire, S. Théodore le Stratélate pp. 279-282).

847 Secondo la cronaca russa di Nestore (Cronaca degli anni passati p. 90) Askol’d e Dir dopo il loro

ritorno riuscirono ad usurpare il potere a Kiev, governando la citt| fino all’882, anno in cui furono eliminati da Oleg (parente di Rjurik e reggente per conto del giovane Igor).

848 Sulla situazione politica interna al califfato si vedano Vasiliev-Canard, Arabes, I, pp. 247-248;

Ostrogorsky, Storia, p.208; Kennedy, The Prophet, pp. 156-172.

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Nell’863 ripresero le ostilità con il califfato ed una grande armata, guidata dall’emiro di Melitene, distrusse il porto di Amisos. La battaglia decisiva, combattuta presso Poson, in Paflagonia, il 3 settembre 863 vide però la netta vittoria bizantina. Il comandante dell’esercito imperiale, Petronas, ottenne così una vittoria epocale, che rappresentò una svolta nella lotta arabo-bizantina.

Michele III, scongiurato il pericolo musulmano, dovette intervenire anche sul fronte balcanico. Al confine con la Bulgaria mobilitò un numeroso esercito e una potente flotta. Questa azione dimostrativa indusse Boris a riavvicinarsi all’imperatore, spinto anche dai soprusi del clero latino nei confronti dei suoi sudditi. Nell’864 Boris fu battezzato e si convertì al Cristianesimo ortodosso, assumendo il nome di Michele, come il suo padrino, l’imperatore dei Romei.

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