La ribellione di Leone III e le cause dell’assedio
Il monaco Teofane ricorda che, nella primavera del 716, i musulmani tentarono di conquistare la città di Amorio ma successivamente avviarono trattative con lo stratego Leone (che nel frattempo si era ribellato contro l’usurpatore Teodosio). Gli Arabi promisero il loro supporto militare, in cambio della futura sottomissione di Costantinopoli al califfato582. Michele Siro però riporta che le trattative di Leone con
gli Arabi furono condizionate dal fatto che la stessa famiglia di Leone era prigioniera nella città sul Bosforo, per ordine di Teodosio583. Sulayman, vedendo Amorio
sguarnita, iniziò l’assedio. La roccaforte non era in grado di resistere per lungo tempo e Leone scrisse al condottiero arabo chiedendogli per qual motivo avesse assediato la città, se desiderava la pace. A quel punto lo stratego, scortato da 300 cavalieri, si recò al campo musulmano per discutere i termini della pace: si giunse ad un accordo in soli tre giorni584. In seguito Leone venne salutato dalle proprie truppe
come imperatore, e gli Arabi lo riconobbero come tale585. Secondo Guilland586 il
racconto di Teofane sembra essere qui poco chiaro: quali erano le reali intenzioni degli Arabi? Probabilmente, come vedremo in seguito, il loro progetto era di catturare lo stratego che, per le proprie abilità politiche e militari, era l’unico in grado di arginare l’avanzata musulmana.
Durante l’inverno del 716 l’armata musulmana rimase a svernare in Asia Minore. In questo periodo di stallo Maslama allacciò di nuovo i rapporti con Leone, come testimoniato dall’invio di due ambasciatori bizantini presso il campo musulmano. L’esercito arabo, operando in accordo con l’ex stratego degli Anatolici, proseguì le
582 Theoph. pp. 386-387; Bury, History, II, pp. 401-403 e Speck, Leon III, pp. 225-232. 583 Mich. Syr. II,p. 484.
584 Theoph. p. 387.
585 Treadgold, Byzantine revolutions, p. 223 data l’acclamazione di Leone III come imperatore al 24
luglio 716.
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operazioni saccheggiando Akroinos587 (città della Phrygia a sud-est di Amorio),
mentre Leone, dopo essersi guadagnato l’appoggio di Artabasdos588 (stratego degli
Armeniaci) concedendogli in sposa la figlia, Anna, avanzò alla testa delle proprie truppe fino a Nicomedia prendendo prigioniero il figlio di Teodosio III589.
Dopo questo successo Leone, invece di logorare le proprie forze in un assedio contro Costantinopoli (operazione molto rischiosa in quanto egli non disponeva di una flotta), intraprese dei negoziati con lo stesso imperatore. Il patriarca Germano servì da intermediario e il 25 marzo dell’anno 717 Leone fu incoronato in Santa Sofia590. Il
deposto sovrano si ritirò ad Efeso, in monastero, insieme al figlio. L’assedio di Costantinopoli
Maslama, rendendosi conto del doppio gioco del suo ex alleato591, nella primavera
del 717 (verosimilmente tra il 25 marzo e la fine di giugno) intraprese una breve ma incisiva campagna militare che portò alla conquista di molte citt| dell’Asia Minore, tra cui Sardi e Pergamo, oltre alla cattura di numerosi prigionieri592.
Leone III, conoscendo l’entit| numerica dell’esercito nemico, organizzò rapidamente la difesa della capitale in vista di un imminente attacco, facendo rafforzare i bastioni e sovrintendendo alla raccolta e allo stoccaggio di provviste593. Il mancato rispetto
delle condizioni da parte sua, indusse Maslama a sbarcare in Tracia (fine giugno- inizi di luglio 717); gli invasori, dopo aver messo a ferro e fuoco la regione, avanzarono fin sotto le mura di Costantinopoli con un forte esercito.
587 TIB 7 pp.177-178 588 PmbZ n. 632
589 Theoph. p. 390; Mich. Syr. II,p. 484; Niceph. pp. 120-123.
590 Niceph. pp.120-123; Theoph, p. 412; Bury, History, II, pp. 401-405; Kaegi, Unrest, pp.209-211;
Treadgold, Byzantine revolutions, pp. 222-225; Treadgold, State, pp. 346-349; Speck, Kaiser Leon III, pp. 415-451; Haldon, Iconoclast Era, pp.70-73; Petersen, Siege Warfare, pp.703-708.
591 Ritengo verosimile l’ipotesi avanzata da Guilland, secondo il quale Leone aveva promesso di
dichiararsi vassallo degli Arabi, in cambio del suo riconoscimento come sovrano dei Romei. Le fonti parlano però di un generico accordo, di cui non riportano le clausole. Ovviamente Leone, una volta salito al trono, rifiutò di riconoscere la sovranità musulmana.
592 Theoph. pp. 390-391; Niceph. 53. 593 Mich. Syr. II, p. 485.
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Le fonti bizantine riportano due datazioni diverse circa l’inizio dell’assedio: secondo il monaco Teofane esso iniziò il 15 agosto 717594, mentre il patriarca Niceforo riporta
che la città subì un blocco di 13 mesi (menziona solo la data della fine dell’assedio, cioè il 15 agosto 718) 595.
Il comandante musulmano circondò le mura teodosiane, facendo erigere un largo fossato con un muro, per evitare possibili sortite degli assediati596. Gli Arabi
proseguirono le operazioni attaccando la cinta della capitale bizantina dalla Propontide al Corno d’Oro. Il 1° di settembre giunse nelle acque antistanti la citt| anche una grande flotta, al comando di Sulayman, composta di circa 1800 navi. Durante i primi due giorni, esse rimasero bloccate tra l’Hebdomon e il Kyklobion, a causa di un forte vento. Il 3 settembre però le condizioni favorevoli indussero una parte della marina araba a dirigersi verso le sponde asiatiche del Bosforo, presso Calcedonia, mentre un’altra occupò il lato europeo, tra Galata597 e Kleidion598.
Una piccola flottiglia da una ventina di navi, cariche di provviste, venne tuttavia sorpresa da un improvviso e violento vento da nord. L’imperatore Leone III, cogliendo il momento propizio, lanciò quindi i suoi δρόμωνες dotati di sifoni contro i nemici, osservando la distruzione delle imbarcazioni nemiche dall’acropoli599.
Questo episodio provocò agli assedianti gravi problemi di rifornimento. Maslama decise, allora, di procedere con un attacco diretto contro le mura, durante la notte successiva, in modo da non rimanere a corto di viveri.
Leone III, informato dei piani di Maslama, ordinò di togliere la grande catena che bloccava l’accesso al Corno d’Oro (si tratta della prima menzione di essa nelle fonti); gli Arabi, temendo una possibile sortita della flotta imperiale, si ritirarono di
594 Theoph. p. 395. 595 Niceph. pp. 122-125.
596 Theoph. p. 395; Niceph. pp. 122-125; Georg. Mon. p. 745. 597; TIB 12 pp 361-367.
598 TIB 12 pp.455-456. 599 Theoph. p. 396.
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conseguenza presso il promontorio di Sosthenion, nella parte europea del Bosforo600.
La situazione rimase stabile per tutto il mese di ottobre. Nonostante la morte del califfo Sulayman, avvenuta a Damasco l’8 ottobre 717, l’assedio proseguì. La precaria posizione degli assedianti, senza viveri da molto tempo, era anche aggravata da un inverno particolarmente rigido.
Nella primavera dell’anno seguente (718) giunsero due squadre navali musulmane: la prima, proveniente dall’Egitto, era comandata da Sufyan601 e contava circa 400
vascelli carichi di armi e scorte alimentari; la seconda proveniva dall’Africa, ed era guidata da Yazid602. I loro comandanti, temendo il confronto con la flotta imperiale,
fecero sbarcare i propri contingenti in Bitinia, rispettivamente presso Kalos Agros603
(località situata a nord di Nicomedia) e a Satyros. Tuttavia gran parte dei rematori cristiani in servizio nella marina musulmana disertarono per acclamare Leone III a Costantinopoli604. Fu a questo punto che l’imperatore attaccò riportando una vittoria
schiacciante, giacché la maggior parte dei vascelli musulmani furono affondati. Fu pure venne trasportato nella capitale un ingente carico di armi e viveri.
Ciò nonostante Maslama, tentò di mantenere il blocco attorno alla capitale, inviando alcuni contingenti in Bitinia, con il duplice scopo di raccogliere provviste e saccheggiare la regione. Le sue truppe furono ancora una volta annientate da unità della fanteria imperiale.
Allora la situazione nell’accampamento arabo divenne drammatica per la mancanza di vettovagliamento. Secondo le fonti bizantine e siriache i soldati si cibarono di cadaveri e di escrementi 605, mentre gli autori musulmani affermano che essi si
ridussero a mangiare le bestie da soma. A peggiorare questa già critica situazione contribuì lo scoppio di una epidemia di peste. Maslama, a questo punto, iniziò il
600 Niceph.pp. 122-125; Theoph. p. 396 ricordano che il progetto musulmano fallì per l’intercessione
della Madre di Dio, anche se in realtà la vittoria è da ascrivere all’abilit| strategica di Leone III e al coraggio dei soldati imperiali.
601 Canard, Les expéditions, pp. 83 e 90. 602 PmbZ n. 8597
603 TIB 12 p. 432
604 Theoph. p. 397; Niceph.pp. 122-125. 605Theoph. p. 397; Mich. Syr. II,p. 485.
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ritiro delle proprie truppe, ma, al momento di imbarcarsi sulle navi esse furono attaccate dai Bulgari. Secondo la versione del patriarca Niceforo606, Leone III aveva
precedentemente inviato in Tracia il patrizio Sisinnio607 per concludere un trattato
con i Bulgari, al fine di ottenerne l’aiuto contro i musulmani. L’attacco dei Bulgari, durante il quale gli Arabi persero 22.000 uomini, è collocato secondo Teofane alla fine del blocco di Costantinopoli, mentre Michele Siro608 lo riporta alle fasi iniziali del
conflitto. Nel corso di esso lo stesso condottiero arabo, che comandava la retroguardia, rischiò di essere ucciso609.
L’assedio ebbe termine il 15 agosto 718, quando le truppe ommayadi abbandonarono i sobborghi di Costantinopoli. La loro flotta, non contrastata in questa fase da quella bizantina, fu però sorpresa da una tempesta nell’Egeo, che la fece colare a picco quasi completamente610. Sembra si salvassero solo 5 vascelli, che portarono in patria la
notizia della disfatta.
Le fonti romano orientali nella descrizione dei fatti si soffermano esclusivamente sulle operazioni navali connesse all’assedio. Tuttavia la consistenza numerica della flotta musulmana fornita dalla Chronographia è altamente improbabile. Infatti 1800 navi sotto il comando di Sulayman, 800 sotto quello di Sufyan e 360 sotto quello di Yazid sembrano un numero eccessivo, anche considerando il fatto che Teofane Confessore afferma poi che solo 5 di queste riuscirono a sottrarsi all’annientamento. È difficile ritenere, tuttavia, che la nostra fonte si sia ‚inventata‛ di sana pianta questi numeri. La flotta musulmana doveva essere in effetti davvero molto numerosa e composta da diverse tipologie di imbarcazioni: navi da guerra, navi onerarie, navi per il trasporto di cavalli, navi cariche di attrezzature di vario genere (armi, macchine
606 Niceph. pp. 126-129. Ricorda che in seguito lo stesso Sisinnio, con la complicità di altri notabili di
Costantinopoli, complottò senza successo contro Leone.
607 PmbZ n.6752 608 Mich. Syr. II, p. 484.
609 Sul ruolo giocato dai Bulgari durante l’assedio del 717-718 si vedano Yannopoulos, Le rôle, pp.138-
143; Guilland, L’expédition, p. 123; Speck Leon III, pp. 443.444
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ossidionali). Le fonti arabe invece danno una descrizione diversa degli avvenimenti, mettendo in luce il comportamento estremamente sleale di Leone III.
Secondo Kitâb al-‘Uyûn611dopo l’assedio di Amorio (capitale del distretto degli
Anatolici), Maslama era diretto contro Bisanzio, mentre regnava ancora Teodosio III. Aveva raccolto una grande quantità di provviste, ma vedendo che la città non si arrendeva avrebbe chiamato presso il proprio accampamento lo stratego Leone. Costui avrebbe spedito degli ambasciatori in Costantinopoli, promettendo agli abitanti di porre fine all’assedio in cambio della sua elezione a imperatore. Secondo questa versione, però, lo stesso stratego avrebbe promesso di sottomettere se stesso e la capitale ai musulmani. Leone dapprima avrebbe avuto un incontro con il patriarca ed i comandanti della guarnigione imperiale; ed in un secondo momento con lo stesso Maslama. Avrebbe convinto il comandante musulmano a bruciare le provviste come segno della volont| di far cessare l’assedio, ed in cambio la popolazione si sarebbe sottomessa entro tre giorni612. Leone sarebbe stato quindi proclamato
imperatore ed accolto in Costantinopoli. Al-Tabarī613a questo punto riporta che
Maslama avrebbe concesso al suo ‚vassallo‛ di prelevare una piccola parte delle scorte alimentari rimaste e di introdurle nella città. Scaduti i tre giorni Leone si sarebbe rifiutato di rispettare gli impegni presi: gli Arabi avrebbero allora assediato la capitale romea, ma si sarebbero trovati a corto di cibo. Leone III avrebbe inviato un’ambasceria presso Maslama, per cercare di raggiungere un accordo circa la liberazione della citt|, ma l’esito sarebbe stato negativo.
In seguito alla morte del califfo Sulayman, il successore ‘Umar ibn ‘Abd al- Aziz avrebbe ordinato la ritirata a Maslama, che però si sarebbe rifiutato di obbedire, celando la morte del fratello alle sue stesse truppe614. Michele Siro ci narra che, ad un
primo rifiuto di Maslama, ne seguì un secondo: solamente nell’anno 718 gli
611 Brooks, The campaign, pp. 24-25; Mich. Syr. II, pp. 484-485. 612 Brooks, The campaign, pp. 25-26 , 30.
613 Brooks, The campaign, p.31.
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assedianti, ormai stremati, avrebbero iniziato la ritirata. A quel punto ma furono attaccati dai Romei e la loro flotta venne colpita da una tempesta.
Le fonti arabe sembrano addossare le responsabilità del fallimento della campagna alla figura di Maslama.
Le conseguenze politico-militari
Contemporaneamente alla lotta contro i musulmani, Leone III era stato costretto a fronteggiare dei pericolosi tentativi di usurpazione in Sicilia (717-718)615 e nella stessa
Costantinopoli (718-719)616.
Mentre egli era assediato nella capitale, lo stratego di Sicilia, Sergio617, insignì della
dignità imperiale un suo subordinato, un certo Basilio Onomagoulos618, che prese il
nome di Tiberio. Nel 718, giunta sull’isola la notizia della grande vittoria di Leone III, le truppe siciliane abbandonarono i propri capi, che vennero imprigionati e tradotti a Costantinopoli dal χαρτουλάριος Paolo619. Il secondo tentativo nasceva invece non
dall’insoddisfazione dei militari per le recenti sconfitte bensì da un complotto, organizzato dal deposto Anastasio II, che coinvolse il μάγιστρος Niceta Xylinites620,
il πατρίκιος Sisinnio, il πατρίκιος καὶ βασιλικοῦ Ὀψικίου ἡγέμών Isoes621, l’ἄρχων
τειχῶν Niceta Anthrax622 e il πρωτοασηκρήτης Theoktistos623. Leone III riuscì
tuttavia a smascherare i congiurati e li punì severamente: Anastasio II e Sisinnio furono eliminati, mentre i loro complici dopo aver subito la mutilazione furono privati dei loro possedimenti ed esiliati.
615 Kaegi, Unrest, p.212; Caruso, Rivolta, pp.87-95; Speck, Leon III, pp. 377-397.
616 Bury, History, II, pp.408-409; Kaegi, Unrest, pp. 121-122; Speck, Leon III, pp. 415-441; .Haldon,
Iconoclast Era, pp. 76-77. 617 PmbZ n6594 618 PmbZ n. 849 619 PmbZ n.5815 620 PmbZ n. 5372 621 PmbZ n. 3518 622 PmbZ n. 5371 623 PmbZ n. 8033
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Leone III, dopo aver soppresso i rivali, riuscì a governare saldamente l’impero, contando soprattutto sulla fedeltà di Artabasdos, che successe ad Isoes come comandante delle truppe dell’Ὀψίκιον624. Infine, il 25 marzo 719, nominò
coimperatore il figlio Costantino, nato a Costantinopoli nell’ agosto dell’anno precedente. La situazione militare rimaneva però delicata e, nonostante gli Arabi non fossero più in grado di minacciare le mura della città imperiale, nei decenni seguenti ebbero luogo grandi campagne musulmane dirette contro importanti città anatoliche625: caddero in mano agli invasori Antiochia di Pisidia (720)626,
Dalisandos627(721), Kamachon e Iconio628 (724-725); Nicea fu assediata senza successo
(727)629. Nel triennio seguente il 727 tuttavia le aree orientali dell’impero rimasero
sottoposte a innumerevoli razzie arabe, che però si rivelarono episodi di portata limitata. Dopo il 727 infatti le armate romee riuscirono, per la prima volta dai tempi di Eraclio, a compiere contrattacchi in territorio musulmano, riuscendo a stabilire una situazione di equilibrio630. L’imperatore negli anni venti iniziò la propria politica
iconoclasta, ponendosi in aperto contrasto con il papato e con la maggior parte della popolazione, iconodula, predominante nelle regioni occidentali dell’impero631. Il 7 (o
17) gennaio della XIII indizione, corrispondente all’anno 730, Leone III convocò il
624 Speck, Artabasdos, pp. 153-154 riporta l’intero cursus honorum di Artavade; si nota un notevole
innalzamento della sua posizione durante il regno di Leone III, anche se le prime responsabilità militari gli erano state assegnate dal debole Teodosio III.
625 Bury, History, II, pp.405-407; Treadgold, State, pp 346-356; Bergamo, Costantino V, pp. 21-28;
Haldon, Iconoclast Era, pp. 75-79.
626 TIB 7, pp.185-188 627 TIB 8 p. 512 628 TIB 4 pp.176-178
629 Speck, Leon III, pp. 491-508 630 Haldon, Iconoclast Era, pp. 76-79;
631 Leone III per rafforzare le finanze imperiali ordinò un aggiornamento dell’anagrafe tributaria, fatto
interpretato dalle fonti occidentali come una vendetta per l’ostilit| di papa Gregorio. Leone inoltre trasferì la giurisdizione ecclesiastica sull’ Italia Meridionale da Roma a Costantinopoli; con questo atto l’imperatore colpì al cuore le finanze papali, che fino a quel momento potevano contare sugli introiti delle propriet| della chiesa in Sicilia. Da quel momento le tasse furono invece versate all’erario imperiale. Su questo aspetto fondamentale si vedano Bury, History, II, pp. 428-449; Speck, Leon III, pp. 475-490, Bergamo, Costantino V, pp.19-20; Cosentino, Italia bizantina, pp.157-160; Haldon, Iconoclast Era, pp. 79-89; Zuckerman, Dark Centuries, pp. 94-107.
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silentium cercando di persuadere il patriarca Germano ad accettare la sua posizione
iconoclasta; il vescovo però si oppose al volere imperiale, affermando di non poter introdurre una simile rivoluzione nel culto senza prima aver ottenuto il parere autorevole di un concilio. L’autoritario Leone III depose immediatamente Germano, innalzando al soglio patriarcale Anastasio (intronizzato il 22 gennaio)632. Il papa
Gregorio III633, tuttavia, rifiutò di legittimare le posizioni teologiche di Anastasio e
Leone III634; l’imperatore, per vendicarsi, reagì intensificando le persecuzioni contro i
monaci e le icone. Nell’estate del medesimo anno i musulmani, guidati da Maslama, catturarono il forte di Charsianon635 in Cappadocia. Nel 732 Leone III stipulò
un’alleanza matrimoniale tra l’impero e il chagan dei Chazari in base alla quale Costantino V sposò la figlia del chagan, la quale assunse il nome cristiano di Irene. In Italia però i Longobardi riuscirono ad occupare Ravenna (732), contando sul fatto che lo scontento religioso avrebbe paralizzato il sistema difensivo romeo; Leone reagì predisponendo l’inviò di una flotta al comando di Manes636, stratego dei Kybirraiotai,
per recuperare il controllo sulla capitale dell’esarcato. La flotta imperiale fece naufragio nell’Adriatico ma Ravenna tornò ugualmente sotto il controllo dell’imperatore, grazie all’intervento della flotta del ducato venetico.
Tra il 732 ed il 735 la frontiera orientale rimase quasi totalmente inviolata e gli attacchi musulmani riguardarono perlopiù l’Armenia. Nel 736 però gli Arabi ripresero l’offensiva devastando Pergamo.
Nel 737 gli ismaeliti catturarono il forte di Sideron637, facendo prigioniero anche
Eustathios638, figlio dello stratego Marianos639. Nel maggio 740 un grande esercito
musulmano di 90.000 soldati invase nuovamente i territori imperiali. Il comando era
632 Niceph. pp. 130-133; Theoph. pp. 409-410. 633 PmbZ n 2523 634 Liber Pont. I, pp. 409-410. 635 TIB 2 pp.163-165 636 PmbZ n. 4690 637 TIB 8, p.845. 638 PmbZ n.1751 639 PmbZ n.4754
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suddiviso tra quattro generali: Sulayman640 guidava il grosso delle truppe, circa
60.000 uomini, mentre i restanti contingenti erano agli ordini di Ghamr b. Yazīd641
(alla testa di un’avanguardia di 10.000 uomini), dell’emiro di Melitene Malik b. Shu’aib642 e di ‘Abdallah al Battāl643. Gli invasori devastarono la Cappadocia ma
furono poi intercettati dalle truppe romee, guidate da Leone III e da Costantino V, presso Akroinos in Phrygia. Gli arabi riportarono pesanti perdite e solo 800 soldati riuscirono a fuggire presso Synada644. Le truppe guidate da Sulayman, che non
avevano partecipato alla battaglia, ma che nel frattempo erano state duramente colpite da una pestilenza, si ritirarono in Siria.
La grande vittoria campale riportata dalle truppe imperiali ad Akroinos mise fine alla fase più propulsiva dell’espansionismo musulmano, aprendo di fatto una lunga fase di equilibrio militare. Da quel momento e fino agli inizi del X secolo questa stabilità si tradusse in continui scontri, di portata limitata, essenzialmente nelle aree di confine. Per gli Arabi invece la sconfitta ebbe gravi conseguenze politiche (nel 742 le truppe siriane superstiti furono impegnate a reprimere una pericolosa insurrezione in Nord Africa) e militari, in quanto essi persero la superiorit| che durava dall’et| successiva alla morte di Maometto.
640 PmbZ n.7162 641 PmbZ n.5575 642 PmbZ n.4683 643 PmbZ n.15 644 TIB 7 pp.393-395
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