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Appare superfluo rimarcare l’estrema rilevanza dell’atelier per l’artista, luogo di vita quotidiana, inventio, pratica e riflessione. Tuttavia, e in special modo nel caso di Léon Cogniet, lo studio del pittore diviene specchio nel quale scrutarne l’animo e le intenzioni, ritratto spesso senza corpo ma fatto di spazio vuoto e oggetto d’uso, in cui la mano dell’artista è ovunque presente. Abbiamo già visto nel precedente paragrafo come nel

Ritratto dell’artista a Villa Medici (figura 13) la camera disadorna e gli strumenti di lavoro ci

raccontassero lo stato d’animo del giovane vincitore del Prix de Rome durante il soggiorno in Italia. Per quanto riguarda l’atelier francese, non è possibile pensare a Cogniet senza includere necessariamente i suoi allievi; tra il 1822 e il 1876, difatti, egli formerà più di mille giovani potenziali artisti, numeri altissimi se si pensa che l’atelier di Guérin ne formò settanta90. A partire dallo scherno di Paul Mantz che ne fa derivare le vittorie all’Esposizione

Universale dalla presenza dei suoi numerosissimi allievi in giuria,

Après la Révolution de 1848, lorsqu'il fut décidé que, pour l'organisation des exposition annuelles, un jury élu remplacerait désormais la quatrième classe de l'Institut, Léon Cogniet eut l’honneur de voir bien des fois son nom figurer au premier rang sur la liste victorieuse. Ce résultat, toujours bien accueilli, était prévu avant le dépouillement du scrutin. On aimait Cogniet pour sa tolérance, et, parmi les électeurs, il avait tant d’élèves!91

l’esempio della classe di studenti di Cogniet diviene proverbiale tanto da figurare nel teatro, nella letteratura e persino nei dizionari. Michaël Vottero, nel suo contributo sull’atelier di Cogniet, si fa carico della ricerca, oltremodo interessante, delle citazioni della celeberrima scuola92, ritrovandole, tra gli altri, nel romanzo Brin d’amour di Henry de Kock, «Je suis un

90M.VOTTERO, Les ateliers de Léon Cogniet inF. NERLICH,A.BONNET, a cura di, Apprendre à peindre. Les ateliers privés à Paris 1780-1863, Presses Universitaires françois-rabelais, Tours 2013, p. 249. Per il già discusso

atelier di Guérin, si rimandi a KORCHANE, Guérin et ses élèves, pp. 88-89.

91MANTZ, Léon Cogniet, cit., p. 33.

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musicien, bon musicien même, Auber a été mon professeur. Je ne peins pas trop mal non plus. J’ai cinq ans d’atelier chez Léon Cogniet…»93,

nell’opera storica Guerre d’Orient di Eugène Woestyn, «[…] un ex-rapin de l’atelier Cogniet

charbonne quelques esquisses pantagruéliques sur les parois blanchies à la chaux d’un immense magasin et le lendemain, on li au dessus de la porte du lieu…»94, e persino nel

Dictionnaire de la conversation et de la lecture, alla voce «Atelier»:

Le nom d’atelier est encore donné à la réunion d’élèves qui travaillent son un même maître. L’atelier de David a toujours été le plus fréquenté de son époque. Outre son atelier de jeune gens, qui est très fréquenté, M. Léon Cogniet en aussi un pour les jeunes filles; ils est tenu par sa sœur, et ne compte pas moins d’élèves. On cite encore les ateliers de MM. Abel de Pujol, Picot, Ramey et Dumont95.

I casi sopracitati, tutti risalenti attorno alla metà del Secolo e dunque a un periodo di continuata attività da parte dell’artista, dimostrano quanto allora la fama di Cogniet fosse totalmente opposta alla conoscenza che della sua opera si ha oggi. La sua alta reputazione lo porta ad avere il monopolio delle scuole di formazione per giovani studenti, purtroppo non corroborata dalla presenza di una sufficiente documentazione o di resoconti degli allievi, carenza di letteratura che con tutta probabilità sarà uno dei motivi per i quali il suo personaggio cadrà nell’oblio nel corso del Novecento. Pertanto, risulta prezioso ogni contributo collaterale, dalle citazioni dei contemporanei alle rappresentazioni del suo atelier, primo tra tutte il ciclo di dipinti a questo dedicati da Marie-Amélie Cogniet96. Sorella

93H. DE KOCK, Souvenir d’un gêne, ou Franz Moser entre en scène, in Brin d’amour, Alexandre Cadot, Paris

1857, p. 35.

94E.WOESTYN, Guerre d’Orient, Morris, Paris 1857, p. 157.

95W.DUCKETT, Dictionnaire de la conversation et de la lecture: inventaire raisonné des notions générales les plus indispensables à tous, par une société de savants et de gens de lettres, M. Lévy frères, Paris 1853-1860,

p. 160.

96Di questi, due tele sono conservate al Musée des Beaux-Arts d’Orléans mentre la terza appartiene a una

collezione privata. Una prima opera intitolata semplicemente Intériur d’atelier è invece al Palais des Beaux- Arts di Lille.Sulla base di queste opere di piccolo formato, Mme. Cogniet presenterà inoltre Un coin d’atelier al Salon del 1831, riproposto dall’artista anche a Lille nel 1834, occasione in cui viene acquistato dal Museo di Belle Arti. L’ambientazione priva di sufficienti dettagli impedisce di riconoscervi lo studio di Léon o Amélie ma è curioso notare come la pittrice sembri cercare legittimazione nel nome del fratello, appendendo alla parete uno schizzo per il già celebre Massacro degli innocenti. Cfr. Cfr. VOTTERO,Le cri de la conscience, conscience: Léon Cogniet et ses ateliers, in Image de l’artiste, sous la direction d’É. Darragon et B. Tillier,

87 di Léon e pittrice anch’essa, partecipa con un certo consenso di pubblico e critica ai Salons tra il 1831 e il 1843. Nel 1833 Laviron la descrive come degna di lode per la dedizione impiegata nella pittura, vigorosa ma di esecuzione per lei troppo impegnativa. La pratica dell’arte al femminile viene vista come un semplice capriccio e il lavoro delle donne non viene accolto dalla critica con sufficiente serietà:

Plus vigoureuse que celle de madame Dalton, la peinture de mademoiselle Cogniet est aussi plus lourde, plus pesante e moins facile; elle sent trop la peine et le travail; pourtant les efforts de cette artiste méritent des éloges; et puis ce n’est pas la première fois que les dames se montrent nombreuses au Salon avec des ouvrages remarquables que nous devons faire les difficiles97.

Amélie Cogniet realizza dunque alcuni dipinti raffiguranti l’atelier del fratello, tra i quali il primo risale al 1824 (figura XII)98 e raffigura una bambina, bionda e scalza, intenta a giocare

con un manichino da disegno, circondata dagli strumenti dell’artista. Si riconoscono copie in gesso, tele poggiate al muro, album di disegni o stampe e la tavolozza probabilmente ancora fresca di colore. Non è ben specificato se si tratti dello studio di Léon Cogniet p della sorella, tuttavia alla parete di fondo, sotto a un ritratto di cui si intravedono solo le mani, si identifica facilmente uno degli studi realizzati per il Massacro degli Innocenti (figura 37), opera realizzata proprio in quell’anno. Per quanto riguarda la serie esplicitamente dedicata all’atelier di Léon, il primo dipinto porta sul retro l’iscrizione M. Amélie Cogniet, Un coin de

l’atelier de Léon Cogniet en 183199 . L’opera ci permette di avvicinarci alla quotidianità

dell’artista, entrando nel suo studio in punta di piedi, al pari del giovane garzone ritratto sulla destra. Lo studio è dominato dalla figura di Cogniet, intento nell’osservare da una certa prospettiva i progressi compiuti sulla grande tela della Spedizione in Egitto (figura 85), ai piedi della quale una figura femminile con un pennello nella mano, probabilmente un ritratto della stessa Amélie, si volta a guardare il pittore, aspettando indicazioni. Sul fondo, un giovane copista intento a dipingere su cavalletto introduce l’ampia tematica dell’insegnamento, pratica che Cogniet intraprende sin dal ritorno in Francia. Le opere

97LAVIRON,GALBACIO, Le Salon de 1833, cit., p. 371. 99VOTTERO,Le cri de la conscience, cit., p. 3.

88 esposte nello studio ci offrono invece una retrospettiva sul lavoro di Cogniet a inizio decennio. Oltre al celebre dipinto per il Louvre che lo terrà a lavoro altri quattro anni, si vedono poggiate in alto sullo sfondo una serie di copie in gesso di sculture classiche, le quali assieme alla Venere in posizione centrale, ricordano l’importanza della copia dall’antico per la formazione dei giovani promettenti artisti. Appese sul fondo dell’atelier, si riconoscono facilmente alcune tele raffiguranti paesaggi, probabilmente risalenti al soggiorno romano, nonché vari ritratti e uno studio di cavallo bianco, probabilmente realizzato per Il Rapimento

di Rebecca (figura 59). Dietro alla Venere, testimonianza fondamentale per la ricostruzione

della storia dell’opera è la presenza del Caino e Abele nella versione verticale (figura 16), rifacimento meno crudo rispetto alla precedente in formato orizzontale. Al periodo giovanile appartiene anche Briseide che piange Patroclo (figura 5), prima tela con cui Cogniet partecipa al Prix de Rome nel 1815 e che qui si intravede dietro al profilo dell’artista, mentre il grande dipinto incorniciato che si scorge nel margine destro potrebbe essere identificabile nel Ritratto del generale Maison (figura 64), esposto al Salon proprio in quell’anno.

Un secondo dipinto realizzato da Amélie Cogniet inquadra lo studio da un’angolazione differente (figura XIV); il fratello è rappresentato seduto con fare pensoso mentre la stessa pittrice si ritrae al suo fianco, dietro a un cavalletto. Tra le opere in studio, si riconosce il recente Ritratto in piedi del Maresciallo Maison, mentre sulla sinistra troviamo numerosi studi accademici e la stessa Venere Medici, presenza constante sin dal precedente dipinto. La terza tela, acquistata a un’asta pubblica nel 1998, vanta un punto di vista più insolito, in quanto inquadra lo studio con una visuale posteriore al grande quadro per il soffitto del Louvre. Sul muro a fianco si scorgono i già citati paesaggi e ritratti ma spicca un dipinto con soggetto un’anziana italiana, parimenti ritratta anche da Géricault e Schnetz (figure 20, XVII, XVIII)100. Cogniet è qui assente; le sue opere parlano per lui.

100Si tratta di Victor Schnetz, La buona ventura, 1820-24, Clermont-Ferrand, Musée d’Art Roger Quilliot

(figura XVIII) e di Théodore Géricault, Ritratto di vecchia italiana, ca. 1820, La Havre, Musée Malraux (figura XVII). Le due opere si affiancano alla Paesana dei dintorni di Roma presentata al Salon del 1824 (figura 20). Per approfondimenti, Cfr.B.CHENIQUE, A propos de la Vieille Italienne de Théodore Géricault, jeudi 4 mars 2004 https://www.latribunedelart.com/a-propos-de-la-vieille-italienne-de-theodore-gericault Ultima consultazione in data 5/11/2019.

89 Marie-Amélie ci presenta uno studio alquanto tradizionale, dotato di ampi spazi, tali da ospitare La Zattera della Medusa di Géricault (figura X), in seguito al Salon del 1819, come racconta Charles Blanc:

Quand il l’eut retirée de l’exposition, n’ayant pas d’atelier assez grand pour la recueillir (il l’avait peinte dans le foyer du théâtre Favart), il pria M. Léon Cogniet de vouloir bien s’en charger et lui donne asile dans son atelier de la tue Grange-aux-Belles, lui demandant cela comme une insigne faveur. On juge de quelle façon M. Cogniet, cet autre grand artiste, accueillit cette prière.101

L’episodio confermerebbe l’indole gentile e generosa sulla quale lungamente insistono i cronisti del tempo e che troverebbe ulteriore riscontro nel supporto offerto allo stesso Géricault nella realizzazione delle litografie degli Études de chevaux del British Museum e nei disegni che ritraggono l’amico artista sul letto di morte, segno del rapporto di fiducia instauratosi tra i due. I dipinti di Amélie Cogniet confermano inoltre il carattere riflessivo del fratello, altra peculiare caratteristica che abbiamo visto emergere dalle lunghe gestazioni delle opere, distinte peraltro da numerosi ripensamenti. Nei quadretti di Amélie, Léon Cogniet è ritratto sempre in posizione meditativa, isolato e chiuso in se stesso, peculiarità confermata da Henri Jouin, parafrasando le parole dello scultore Pierre-Jean David D’Angers, il quale ne realizzerà nel 1831 il profilo in un medaglione (figura XX)102:

Léon Cogniet, écrit David, est certainement un homme très excentrique. On ne peut savoir ce qu’il pense sur l’art. Vous le voyez, pendant des heures entières, l’œil fixe et l’oreille tendue devant la personne qui parle; il est impossible de deviner, sur l’expression de son visage, s’il approuve ou non ce qui vient d’être dit. Une autre personne parle dans un sens opposé, c’est encore la même attitude d’attentive curiosité, mais jamais rien ne décèle son jugement sur l’objet du débat. Lorsqu’il est d’un jury, on a toutes les peine du monde à lui faire dire son avis, et encore c’est avec une circonspection très grande qu’il s’exécute. Je lui crois un génie très lent, et beaucoup de timidité. Hier, nous avions à juger le concours des places à l’Ecole. C’était la première fois qu’il fonctionnait depuis sa nomination au professorat, il était extraordinairement

101C.BLANC, L’histoire de peintres français au XIXe siècle, Cauville, Paris 1845, p. 425. 102 Due esemplari in bronzo al Musée du Louvre e alla École National de Beaux-Arts.

90 embarrassé pour apporter les figures dessinées sur le chevalet. Elles tombaient à toute minute, parce qu’il avait son manteau sur un bras, son chapeau à la main, et sa canne. Je lui fis remarquer qu’il serait plus libre s’il se débarrassait de tout cela103.

Ne emerge un ritratto di uomo gentile ma timoroso, evidentemente cortese nei rapporti sociali ma tendente per inclinazione alla solitudine e all’introspezione, caratteristiche che lo portano a risultare talvolta schivo e difficilmente decifrabile. Certamente non sembrano questi i requisiti dai quali si indovinerebbe una tale propensione all’insegnamento da portare Cogniet ad aprire numerosi atelier e ospitare un così alto numero di allievi. Tuttavia, l’artista, ancora giovanissimo, apre il primo atelier personale in rue Grange-aux-Belles nel 1822, appena tornato da Roma. Qui, come illustrato nei dipinti di Marie-Amélie, Cogniet accoglie i primi allievi che presto cresceranno in numero tale da costringerlo a inaugurare un secondo studio nel 1830, in rue de la Cité, in cui insegna disegno e pittura104. È possibile

farsi un’idea dell’atelier per giovani artisti grazie all’unica rappresentazione grafica che ne abbiamo, un disegno realizzato dall’allievo Dominique Papety e conservato al Musée des Beaux-Arts d’Orléans (figura XV). L’iscrizione «L’atelier des élèves de monsieur Léon Cogniet

pendant le repos du modèle à Paris, 1835» lo colloca alcuni anni dopo l’apertura, agevolata

peraltro dal reperimento del materiale facente parte dello studio di Guérin, in occasione della vendita pubblica degli oggetti del maestro nel 1833105. Alcune testimonianze di allievi

ci permettono di raccogliere ulteriori informazioni in merito alla gestione quotidiana dell’atelier. L’iscrizione ai corsi tenuti da Cogniet consta di un pagamento di 25 franchi, pegno che permette agli studenti di accedere a un atelier preparatorio, durante il quale i giovani apprendono la pratica del disegno copiando da stampe106. Successivamente si viene

promossi al grand atelier, in cui si disegna a partire dal modello nudo e il maestro instaura un concorso in cui gareggiare per la realizzazione della copia di miglior qualità: «Il donnait

à faire à ses élèves des compositions d’un cadre restreint, dans un concours ouvert entre

103H.JOUIN, Maîtres contemporains, Perrin, Paris 1887, pp. 143-144. 104VOTTERO, Les ateliers de Léon Cogniet, cit., p. 250.

105«M. Léon Cogniet acquit en bloc ses plâtres et ses ustensiles d’atelier, les seules choses que Guérin avait

ordonné de vendre, avec sa maison». Cfr. M.HOEFER, Guérin Pierre Narcisse, in Nouvelle biographie générale

depuis le temps les plus reculés jusqu’à nos jours, vol. XXII, Firmin Didot, Paris 1858, p. 427. Cfr.

https://archive.org/details/bub_gb_3vsZAAAAYAAJ Ultima consultazione in data 5/11/2019.

106VOTTERO, Les ateliers de Léon Cogniet, cit., p. 252. Vottero cita i contibuti di alcuni allievi, tra cui Antoine

Fauchery e Amédée Besnus. Cfr. A.FAUCHERY, La dernière bienvenue de l’atelier C…, in Le corsair Satan, 26 juillet 1847; A.BESNUS, Mes relations d’artiste, Paul Ollendorff, Paris 1898.

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eux. Des médailles étaient décernées par le professeur à celle des œuvres répondant le mieux aux principes de l’art»107.

Parimenti alla riflessione fatta per Pierre Guérin, anche l’indole bonaria di Cogniet non deve portare a sottovalutarne la disciplina. Grazie alle testimonianze degli allievi, veniamo a conoscenza di come l’atelier del maestro sia tutt’altro che frenetico e disordinato, alla maniera di molti altri all’epoca, distinguendosi per rigore e condotta degli studenti, ai quali non è permesso né il vizio del fumo né l’organizzazione delle rituali bienvenues, feste tradizionali organizzate periodicamente dagli allievi108.

Se i giovani artisti ci lasciano le loro testimonianze in merito alla pianificazione dell’atelier, Léon Cogniet non redige alcun testo esplicativo della propria dottrina pedagogica. Tuttavia, grazie all’attenzione da lui dedicata alle fasi preparatorie nonché alle cronache degli allievi in merito all’insistita attività di esercizio del disegno, si può affermare con cognizione che desse estrema importanza allo schizzo e allo studio della composizione. Pertanto, gli allievi tendono alla ricerca tanto dell’effetto di immediatezza del colore quanto del senso di incompiuto proprio della bozza, la cosiddetta sauce Cogniet109;

essi aspirano a riprodurre la tecnica del Tintoretto del 1843, capolavoro della maturità dell’artista, indagato soprattutto nella gamma cromatica:

«La source Cogniet jouit d’une certaine célébrité dans les ateliers, et ses élèves, surtout ses élèves femmes, ont souvent essayé de reproduire les beaux tons du Tintoret»110.

Le parole di Fournel non sono le sole a ricordare l’atelier des jeunes femmes, che compare frequentemente nelle cronache del tempo come alquanto peculiare nel panorama artistico dell’Ottocento, se non altro per il successo ottenuto. Nel 1834, difatti, Cogniet apre l’insegnamento alle ragazze in uno studio in Impasse Sainte-Opportune, probabilmente influenzato dalla sorella Amélie. Qui l’artista conoscerà la futura moglie, Caroline Thévenin alla quale affiderà la co-gestione dello studio e dei corsi111. Come accaduto per l’atelier per

107A.PETIT, Diodore Rahoult et son œuvre, Prudhomme, Grenoble 1874, p. 12.

108VOTTERO, Les ateliers de Léon Cogniet, cit., pp. 253-254. Fauchery descrive la reazione di Cogniet alla vista

di una delle feste; il maestro obbliga gli allievi a interrompere il banchetto in corso e non ripeterlo, pena la chiusura immediate dell’atelier. Cfr. A.FAUCHERY, La dernière bienvenue, cit.

109BOIME, The Academy and French painting in the Nineteenth century, Phaidon, New York 1971, pp. 103-

104.

110FOURNEL, Léon Cogniet, cit., p. 98. 111VOTTERO,Le cri de la conscience, cit., p. 5.

92 ragazzi del 1831, anche quello femminile trova la sua testimonianza nei dipinti, stavolta di Caroline, in due tele conservate a Orléans.

La prima (figura XVI), realizzata nel 1836 e presentata al Salon, dà l’impressione di un gruppo di giovani intente in un passatempo; alcune sono svagate, una bada alla stufa, altre sfogliano una raccolta di disegni o stampe, solo due stanno dipingendo. Sul muro destro della sala sono ordinatamente allineati i soprabiti e, poggiati sulla mensola soprastante, teste e busti classici indicano la pratica della copia, parimenti alle stampe e alla riproduzione della Ninfa cacciatrice (figura 7) sul cavalletto centrale, mentre sono precluse, per le donne, le lezioni di disegno di nudo dal modello. Il secondo dipinto112 inquadra l’atelier da

un’angolazione differente, nella quale ancora si scorge la Ninfa, soggetto fondamentale per l’esercizio delle ragazze che certamente avranno usufruito del Cours de dessin pubblicato da Cogniet nel 1835 e comprendente ventinove studi di teste113.

Dal Journal de Marie-Edmée Pau, si legge:

M. Léon Cogniet, mon professeur, est venu au cours pour la quatrième fois depuis mon arrivée. […] Mon tremble tant soit peu, lorsque la première porte de l’atelier s’ouvre, et quand il s’arrête sur le seuil de la seconde, on entendrait voler une mouche. Alors e me retourne, et je vois près de moi un homme de taille moyenne, à cheveux gris, des traits fins, le regard et le front d’un homme supérieur. Il examine le modèle, puis vient s’asseoir devant chaque étude tour à tour114.

Ne emerge un atteggiamento trattenuto e un ovvio timore reverenziale nei confronti del venerabile maestro ma, dato ancor più rilevante, la frequenza della presenza di Cogniet alle lezioni. Se ne evince che siano le donne della famiglia a gestire l’insegnamento delle ragazze, mentre Léon Cogniet, diviso tra le varie mansioni, si presenti periodicamente a