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La guerra di Suez

4.1. Attacco all’Egitto.

La sera del 23 ottobre Christian Pineau dopo aver avuto un incontro a Sèvres con Guy Mollet e David Ben Gurion (primo ministro israeliano) raggiunse il primo ministro inglese Anthony Eden in quel di Londra e i due leader ebbero un breve ma riservatissimo incontro. Nessuno seppe realmente di cosa i due avessero confabulato ma, da lì a pochi giorni, il tutto venne definitivamente alla luce nel pomeriggio del 29 ottobre. Nonostante l’opera di conciliazione svolta dall’ONU nell’ultimo mese, questo non bastava più alle due potenze imperialiste non favorevoli alla nazionalizzazione del canale e decise ad un’azione di forza contro l’Egitto. Tutti i movimenti di aerei e di navi attuati dalla fine di luglio sino alla fine di ottobre avevano un unico scopo: attaccare l’Egitto di Nasser e impossessarsi nuovamente del Canale di Suez. Tuttavia, vista l’azione diplomatica svolta in questi tre mesi e la ferma posizione degli Stati Uniti, dell’Italia, dell’unione Sovietica e del Movimento dei non-allineati nel condannare fermamente ogni ricorso alla forza, le due potenze

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non potevano risultare le dirette scatenatrici delle operazioni di guerra.

Già dal mese di agosto i francesi, trascinandosi dietro gli inglesi, ebbero modo di accordarsi con gli israeliani - acerrimi nemici del governo del Cairo – per attuare operazioni militari. Dunque gli accordi segreti di Sèvres del 23 ottobre e la repentina visita di Pineau a Londra servirono a “ufficializzare” le operazioni militari. Il piano prestabilito prevedeva, inizialmente, l’attacco da parte di Israele ai danni dell’Egitto nella zona del canale. Successivamente, Francia e Gran Bretagna sarebbero intervenute direttamente in due modi: prima opponendosi con un veto all’eventuale mozione presentata dai membri permanenti (USA e URSS) all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per fermare l’avanzata delle truppe israeliane in territorio egiziano e far cessare il fuoco; poi intervenendo militarmente occupando la zona del canale e fungendo come forza di intermediazione del conflitto e imponendo, di conseguenza, un cessate il fuoco e ripristinando la pace.

Nel tardo pomeriggio del 29 ottobre partì l’operazione Kadesh con le truppe israeliane che penetrarono in territorio egiziano stanziandosi non molto lontano da Suez.

Per oltre cento chilometri, le truppe israeliane sono penetrate oggi in territorio egiziano, nella zona a sud-est del deserto di Neghev, in direzione del Canale di Suez. Le forze di Israele si troverebbero a circa 112 chilometri dalla città di Suez. Esse comprendono unità corazzate e motorizzate e avanzano su un fronte di 46 chilometri. L’improvviso attacco è avvenuto nella prima sera, e l’annuncio è

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stato dato dalla radio israeliana, la quale ha precisato che, contemporaneamente, numerose navi egiziane si trovavano in vista delle coste di Israele. […] La veloce penetrazione delle forze di Israele in territorio egiziano, tale da arrivare a metà strada dalla frontiera al Canale, si può spiegare in due modi. Si ritiene, per quanto i comunicati ufficiali non ne facciano cenno, che le truppe israeliane siano state paracadutate già in profondità, oltre la frontiera. Infatti questa sera a Gaza, città di confine, veniva suonato l’allarme aereo, che durava una ventina di minuti, per il passaggio di alcuni apparecchi di nazionalità sconosciuta. Inoltre si presume che nella zona desertica in cui sono avvenute le penetrazioni israeliane, non si siano trovate, al momento, truppe egiziane pronte al contrattacco, dato che l’avanzata israeliana è avvenuta senza

colpo ferire110.

Subito dopo aver appreso la notizia dell’invasione israeliana, il presidente Eisenhower decise di ricorrere immediatamente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per affrontare la situazione causata dal gesto israeliano; Dulles e Eisenhower invitarono gli alleati ad associarsi all’iniziativa americana di ricorrere all’ONU.

Risultò di tutt’altro avviso l’intenzione dei principali alleati NATO. La mattina seguente, mentre le truppe anglo-francesi si mossero in direzione del Canale di Suez per occuparlo militarmente e cercare di ripristinare l’ordine - in base all’accordo stipulato nel 1954 tra l’Egitto e la Gran Bretagna - il primo ministro inglese Eden dopo aver avuto colloqui con Pineau e Mollet, annunciò alla Camera dei Comuni l’ultimatum ad interrompere le ostilità, dal momento che erano iniziati violenti combattimenti tra i due paesi

110 Truppe israeliane marciano verso Suez. Sono penetrate per cento chilometri

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medio orientali sia nella penisola del Sinai sia nella zona del canale.

La pace del mondo corre grave pericolo. La Gran Bretagna e la

Francia hanno deciso di invadere l’Egitto e di occupare militarmente la zona del Canale di Suez, prendendo a pretesto il conflitto in corso tra le truppe egiziane e israeliane. Questo è il senso del gravissimo annuncio fatto oggi ai Comuni dal primo ministro britannico Eden, dopo aver concordato la mossa imperialistica con il primo ministro francese Mollet giunto in volo da Parigi. Un ultimatum di dodici ore, che scadrà alle 4.30 di domattina 31 ottobre, è stato inviato al Cairo, chiedendo al governo egiziano di dare il proprio consenso all’ingresso di truppe anglo-francesi nella zona del Canale: se l’Egitto respingerà l’ultimatum – e si è appreso che lo ha già respinto – le truppe anglo-francesi sbarcheranno in forze nelle prime ore della mattina, alle 5.30.

Il piano aggressivo di invasione dell’Egitto, che si attua con la complicità palese del governo israeliano, è stato annunciato da Eden ai Comuni alle 16.30 con la seguente dichiarazione: ‹‹È giunta notizia la scorsa notte che truppe israeliane hanno attraversato il confine e sono penetrate profondamente in territorio egiziano. Le ultime notizie dicono che forze aeree sono entrate in azione nelle vicinanze del Canale di Suez. A meno che le ostilità non siano sospese immediatamente, la libertà di transito nel Canale sarebbe messa in pericolo e i combattimenti potrebbero danneggiare le navi di passaggio. Di conseguenza i governi inglese e francese hanno deciso di fare tutto il possibile per porre fine alle ostilità al più presto. Il Consiglio di Sicurezza si è già riunito e nel frattempo, come risultato dalle consultazioni tenutesi oggi a Londra, i governi inglese e francese hanno inviato urgenti comunicazioni ai governi di Israele e di Egitto. In tali comunicazioni abbiamo chiesto di sospendere immediatamente tutte le operazioni terrestri, navali ed aeree e di ritirare le rispettive forze militari a una distanza di dieci miglia dai

due lati del Canale››111.

Scontata fu la risposta di Nasser all’ultimatum anglo-francese: il leader egiziano lo respinse prontamente e ordinò la mobilitazione generale di tutto il paese nel proseguire la battaglia contro il

111 L. Trevisani, Eden annuncia ai comuni l’ultimatum anglo-francese, in

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nemico israeliano. L’Egitto non poteva tirarsi indietro e avrebbe dovuto continuare la sua guerra per difendere i propri interessi. Nasser tramite un comunicato diffuso da ‹‹Radio Cairo›› espresse le sue intenzioni:

‹‹il presidente Nasser ha convocato l’ambasciatore di Gran Bretagna e gli ha significato che l’Egitto, essendo stato attaccato da forze straniere sul suo proprio territorio, non cesserà i combattimenti. L’Egitto, ha precisato il Capo del Governo egiziano al rappresentante britannico, è deciso a valersi del suo diritto di legittima difesa, in vista di mantenere la sua indipendenza, la sua integrità territoriale e il suo onore››.

Il comunicato aggiunge che il Presidente Nasser ha successivamente ricevuto gli ambasciatori di Stati Uniti, URSS, Jugoslavia e l’incaricato di affari dell’India, ai quali ha consegnato lettere personali per il Presidente Eisenhower, il Maresciallo Bulganin, il Maresciallo Tito e il Primo Ministro indiano Nehru.

Dopo che Nasser ha convocato tutti gli ambasciatori occidentali per informarli che la lotta continua contro l’invasore, si è appreso stasera che il Governo egiziano avrebbe chiesto la convocazione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza, per esaminare la ‹‹minaccia di aggressione franco-britannica››. Infine Radio Cairo ha informato che

l’Egitto ha proclamato la mobilitazione generale112.

All’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gli Stati Uniti si opposero all’azione militare degli anglo-francesi creando una spaccatura tra gli alleati. La risoluzione proposta dal delegato americano Cabot Lodge di chiedere la fine delle ostilità ed il ritiro delle truppe fu rifiutata da Francia e Gran Bretagna che chiesero di ritirarla, mentre fu sostenuta dall’Unione Sovietica che cercò di approfittare di questa crisi diplomatica del blocco occidentale ‹‹per

112 F. P., Violenti combattimenti nella penisola del Sinai, in ‹‹Il Corriere della

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accusare Londra e Parigi di voler servirsi dell’attacco israeliano per un atto di aggressione contro l’Egitto, in violazione della Carta dell’ONU››113.

Nel pomeriggio del 31 ottobre, dopo diverse ore dalla scadenza dell’ultimatum anglo-francese, alle 17.40 l’Egitto fu vittima di bombardamenti aerei e navali effettuati dai militari francesi e inglesi. I bombardieri colpirono le strutture militari egiziane presenti nella zona del Canale di Suez distruggendole, e successivamente in tarda serata aprirono il fuoco colpendo le città del Cairo, Alessandria, Ismailia e Port Said distruggendo anche qui le installazioni militari presenti e provocando vittime tra i civili. In contemporanea gli israeliani continuarono a combattere nella penisola del Sinai e pian piano si avvicinarono alla città di Ismailia. Le reazioni non si fecero attendere, con gli americani che condannarono totalmente quanto attuato da Eden e Mollet nei confronti dell’Egitto. Il presidente Eisenhower, parlando al popolo americano in merito alla situazione, dichiarò senza mezzi termini di dissociarsi dall’azione forza e di voler ricorrere immediatamente all’Assemblea generale dell’ONU.

Eisenhower ha parlato stasera al Paese in un discorso radiotelevisivo. Egli ha tenuto anzitutto a calmare la preoccupazione esistente in America circa il pericolo di una guerra in cui gli Stati Uniti possano trovarsi coinvolti e ha dichiarato che, per quanto seria, la situazione ‹‹non giustifica paure esagerate o isterismo››. Ed egli

113 U. Stille, L’America si oppone all’ONU all’azione anglo-francese su Suez, in

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ha fermamente dichiarato che gli Stati Uniti non intendono venire coinvolti nelle ostilità. Dopo aver detto che l’azione franco-inglese era stata decisa senza informare preventivamente Washington, egli ha dichiarato che l’America considera che il ricorso alla forza da parte di Londra e Parigi costituisca un errore da cui il Governo americano dissente. ‹‹Questo però – ha aggiunto Eisenhower – non deve in nessun modo diminuire la nostra amicizia per la Francia e l’Inghilterra e la nostra volontà di preservare e rafforzare i legami che ci uniscono ad esse››.

Quanto alla soluzione che l’America appoggia per il problema apertosi, essa consiste nel portare la questione all’Assemblea generale dell’ONU, nella speranza che la forza dell’opinione pubblica mondiale si affermi a favore di una formula di giustizia e di pace. Ed Eisenhower ha ricordato che in passato l’ONU era riuscita a ‹‹trovare una strada per fare cessare ogni effusione di sangue›› e ha espresso

la fiducia che anche questa volta essa sarà in grado di farlo114.

Non si fece attendere neanche la risposta dell’Unione Sovietica - dal canto suo impegnata con la rivolta ungherese - tramite un breve comunicato di ‹‹Radio Mosca›› che fece sentire la sua voce lanciando un avvertimento a Francia, Gran Bretagna e Israele per quanto accaduto:

Israele ha compiuto un’azione che costituisce un atto di deliberata aggressione armata e una violazione flagrante della Carta delle Nazioni Unite. Il Governo dell’Unione Sovietica condanna severamente, oltre a tali atti, le azioni di aggressione compiute dall’Inghilterra e dalla Francia contro l’Egitto. Noi chiediamo che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU prenda immediatamente le misure necessarie per fare ritirare le truppe israeliane, francesi e inglesi dal territorio. Il Governo sovietico lascia ai Governi che si sono incamminati sulla strada dell’aggressione, la responsabilità delle

pericolose conseguenze che tale aggressione comporta115.

114 U. Stille, “L’America non si farà coinvolgere” dichiara il Presidente

Eisenhower, in ‹‹Il Corriere della Sera››, 1 novembre 1956.

115 S. Borrelli, Monito sovietico a Francia e Inghilterra, in ‹‹Il Giorno››, 1

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Di tutt’altro tono le accuse rivolte ad Eden da parte del leader dell’opposizione Hugh Gaitskell durante la riunione della Camera dei Comuni, indetta d’urgenza per confrontarsi sulla situazione creatasi. Un Eden convinto della sua scelta difendeva le sue intenzioni e quelle dei suoi alleati affermando che sia le decisioni dell’ONU e la scelta di porre il veto contro il cessate il fuoco, sia la creazione della SCUA e tutto ciò che era accaduto nei mesi precedenti non interessava a Francia e Gran Bretagna se l’Egitto non avesse accettato le loro condizioni; dunque la soluzione militare era l’unica strada percorribile.

La risposta del laburista fu veemente: questi sostenne che questo intervento ‹‹è un atto di disastrosa follia››, che il veto a Nuova York è un sabotaggio contro l’ONU, che l’Inghilterra ha ingannato gli alleati, che il mondo le è ostile, e che Eden non troverebbe un solo paese all’Assemblea dell’ONU, disposto ad accettare il punto di vista il punto di vista del suo Governo. Questa, ha detto il capo dell’opposizione, è soltanto una scusa per impadronirsi del Canale di Suez, questo è voler seguire una politica di forza dalla quale i laburisti erano riusciti a distogliere il Governo in agosto e in settembre. […] I laburisti hanno presentato una mozione di censura, che verrà discussa domani in atmosfera che si preannuncia anche più tesa. Ormai, sul Canale si combatte. La mozione dice che l’opposizione deplora l’azione del Governo ‹‹cui è ostile una maggioranza del popolo inglese››, e che ‹‹divide il Commonwealth, mette a dura prova l’alleanza atlantica e mina alle basi l’ordine internazionale››. Se la mozione dovesse essere approvata, il Governo sarebbe costretto alle dimissioni: ma è

estremamente difficile, se non impossibile116.

116 E. Rizzini, Eden rifiuta di spiegare l’atto di ‹‹disastrosa follia››, in ‹‹Il Giorno››,

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Il primo novembre fu una giornata davvero movimentata sia dal punto di vista diplomatico e dei negoziati, sia sul fronte bellico. Prima di tutto la mozione presentata dall’opposizione laburista non passò al Parlamento inglese e la Camera dei Comuni appoggiò l’azione del governo Eden di muovere guerra all’Egitto. In secondo luogo, l’Assemblea generale straordinaria delle Nazioni Unite, convocata d’urgenza a New York nel pomeriggio dello stesso giorno, discusse dell’azione anglo-francese contro l’Egitto chiedendo la fine delle ostilità, mentre proseguivano contemporaneamente le operazioni militari che avevano causato oltre al blocco del Canale di Suez anche l’occupazione della penisola del Sinai da parte degli israeliani. Francia e Gran Bretagna furono gli unici due paesi che respinsero l’ordine del giorno – riguardante la sospensione delle ostilità - presentato all’Assemblea, giustificando la loro scelta come azione atta a ripristinare l’ordine in quella zona del Mediterraneo. Dopo che la maggior parte dei paesi approvò l’o.d.g., il segretario di stato Dulles prese la parola criticando l’atteggiamento degli alleati.

Nel suo intervento Foster Dulles a proposito della crisi di Suez ha fatto una rassegna degli inutili sforzi delle 24 nazioni della Conferenza per Suez per cercare di trovare una soluzione. Egli ha ricordato che nei primi due-tre giorni successivi alla decisione egiziana di nazionalizzare il Canale di Suez ‹‹vi furono voci favorevoli a un ricorso alla forza armata per ristabilire lo “status quo” ma Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, furono d’accordo nel ritenere che “un ricorso alla forza non sarebbe stato giuso” e che prima si dovevano compiere sforzi per cercare una soluzione con mezzi pacifici. La Gran Bretagna e la Francia – egli ha detto – sono intervenute con la forza

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in un momento in cui la “procedura pacifica non era ancora stata esaurita”. Foster Dulles ha definito ciò un “grave errore incompatibile con i principii e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite”. Dulles ha però aggiunto che vi è ancora tempo per riparare al danno fatto. Il segretario di Stato ha detto infatti che se l’Assemblea “non ha, ai termini della Carta, il potere di agire, ha però il potere di fare raccomandazioni, un potere che, a mio avviso,

eserciterà la sua influenza sulla presente situazione117.

Terminato questo discorso, il segretario annunciò all’Assemblea la sua mozione:

l’Assemblea generale, notando le infrazioni a più riprese commesse dalle parti contraenti l’armistizio israelo-arabo del 1948, e che le forze armate di Israele sono profondamente penetrate nel territorio egiziano in violazione all’accordo generale di armistizio tra Egitto e Israele; notando che le forze armate della Francia e del Regno Unito svolgono operazioni militari contro il territorio egiziano; notando che il traffico del Canale di Suez è interrotto recando così pregiudizio a numerosi Paesi; esprimendo la grave inquietudine che le causano tali avvenimenti, chiede anzitutto che tutte le parti coinvolte nelle ostilità in questa regione si mettano d’accordo per cessare immediatamente il fuoco e di conseguenza cessino ogni movimento di forze militari e di armi in questa regione.

Chiede che le parti contraenti degli accordi di armistizio ritirino rapidamente tutte le loro forze dietro alle linee armistiziali, si astengano da qualsiasi incursione attraverso le linee di armistizio nel territorio vicino, e osservino scrupolosamente le disposizioni degli accordi di armistizi; raccomanda che tutti i membri si astengano dall’introdurre forniture strategiche nella zona delle ostilità e si astengano in generale da qualsiasi atto suscettibile di ritardare o di impedire l’applicazione di questa risoluzione.

Chiede che al momento della cessazione del fuoco vengano prese misure per riaprire il Canale di Suez e ristabilire la libertà di navigazione senza pericolo; chiede al Segretario generale di osservare e di fare rapidamente un rapporto al Consiglio di Sicurezza e all’Assemblea sul modo in cui questa risoluzione sarà osservata, affinché il Consiglio e l’Assemblea prendano ogni altra misura che potranno ritenere necessaria in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. Decide di rimanere in sessione straordinaria sino a quando

questa risoluzione sia stata applicata118.

117 Le proposte di Dulles per la cessazione delle ostilità, in ‹‹Il Popolo››, 2

novembre 1956.

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Nonostante il voto in sede Assemblea ONU con la relativa condanna verso quanto stava accadendo nel Mediterraneo, e l’adozione della proposta, nella seduta del 2 novembre, del canadese Lester Pearson di creare una forza di polizia gestita dall’ONU per garantire la pace in Medio Oriente, l’azione militare congiunta anglo-francese continuò con i bombardamenti sul canale e l’affondamento della nave AKKA con il conseguente blocco del transito nel canale. Questo andò legandosi di pari passo alla conquista della penisola del Sinai e della striscia di Gaza da parte delle forze israeliane. I successivi bombardamenti operati dalle due potenze capitalistiche misero fuori gioco l’aviazione e le forze militari di Nasser, permettendo così lo sbarco alle rispettive truppe sul territorio egiziano per proteggere finalmente il canale, così come prospettato dagli accordi di fine ottobre tra i tre leader e da sempre voluto da Gran Bretagna e Francia.

In risposta alle accuse ricevute nella riunione della Camera dei Comuni il 3 novembre, Eden ribatté alle critiche dell’opposizione e dell’opinione pubblica del suo paese giustificando l’azione anglo- francese e non rinunciando all’occupazione del Canale di Suez, difendendo quindi la sua posizione di non avallare la mozione proposta dal segretario Dulles e dando la sua interpretazione dei fatti.

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Nel corso di una tumultuosa seduta il Primo Ministro Eden ha fatto oggi a mezzogiorno ai Comuni l’annunciata dichiarazione sulla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la fine delle ostilità in Medio Oriente. La dichiarazione comune anglo- francese letta dal premier è stata accolta da grida di riprovazione levatesi dai banchi laburisti. Essa, pur rilevandosi arrendevole nella sua formulazione letterale, rappresenta, per le onerose condizioni che pone alla stessa ONU, poco meno di un rigetto della richiesta delle Nazioni Unite, dimostrando così che i due governi sono disposti a cedere più sulla forma che sulla sostanza. Non sembra dunque che