Risposte internazionali alla nazionalizzazione
2.2. La Conferenza di Londra.
La risposta egiziana tardava ad arrivare e questo atteggiamento, visto come rinunciatario, irritava ancor di più i diretti interessati, che proseguivano nel muovere la loro artiglieria pesante nel Mediterraneo a scopo intimidatorio cercando di fare pressioni su Nasser affinché rispondesse in tempi brevi e concilianti. Mentre il mondo intero aspettava una risposta da parte del colonello, il suo amico e presidente indiano Nehru parlando alla Camera affrontò temi fondamentali partendo dalla strenua difesa della nazionalizzazione, e sostenendo che Nasser aveva semplicemente anticipato i tempi rispetto alla reale conclusione della concessione della Compagnia, la quale sarebbe avvenuta nel 1968.
In più accolse l’invito rivoltogli dai tre per partecipare alla Conferenza del 16 agosto:
Dopo aver dichiarato di aver ottenuto le necessarie assicurazioni dal Regno Unito e di aver esposto chiaramente la propria posizione, Nehru ha detto: ‹‹Il Governo indiano si è assicurato che la sua partecipazione alla conferenza di Londra non danneggerà gli interessi dei diritti sovrani e della dignità dell’Egitto. Con il senso di profonda responsabilità che sente, il Governo indiano ha deciso di
accettare l’invito e di inviare rappresentanti alla conferenza››39.
39 L’India accetta l’invito alla Conferenza per Suez, in ‹‹Il Popolo››, 9 agosto
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Detto ciò, allo stesso tempo Nehru mise in guardia Londra e Parigi dal pensare che Nasser avrebbe potuto accettare l’invito e di conseguenza partecipato alla Conferenza.
Nehru si è rivolto nuovamente alla Francia e alla Gran Bretagna perché ‹‹interrompano i preparativi bellici›› ed ha aggiunto che ‹‹l’Egitto non potrebbe né vorrebbe partecipare ad una conferenza alla quale il regime del Cairo deve figurare come semplice invitato e
sulla quale l’Egitto non è stato consultato››40.
Le dichiarazioni di Nehru finirono per confermare le intenzioni di Nasser di non prendere parte alla Conferenza di Londra. Fu nella giornata di domenica 12 agosto che il presidente egiziano, dopo una settimana di riflessioni, annunciò ai giornalisti riuniti dinanzi a sé in sala stampa che l’Egitto declinava l’invito ricevuto dai tre ministri e di conseguenza non avrebbe partecipato alla Conferenza. Nasser da parte sua aveva delle proposte da avanzare come alternativa, ma queste ovviamente risultarono in netto contrasto con quanto auspicato da Francia e Gran Bretagna, soprattutto per ciò che riguardava la gestione unica e diretta del canale da parte del suo paese. Un principio di base cruciale per lui ma difficilmente accettabile da parte di Londra.
Il governo egiziano – ha detto Nasser – non può accettare le dichiarazioni contenute nel comunicato tripartito di Londra e relative alla compagnia del canale di Suez. Questo comunicato ha mirato, con tutti i mezzi, ad attribuire alla compagnia del canale di Suez un carattere diverso da quello che essa aveva realmente. E ciò allo scopo di provocare un pretesto per atti di interferenza in problemi rientranti nella sovranità dell’Egitto. Il primo paragrafo del
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comunicato tripartito di Londra sostiene che la compagnia del canale di Suez ha sempre rivestito un carattere internazionale. Il governo egiziano è dolente di dover rilevare che questa dichiarazione è del tutto infondata. La compagnia del canale di Suez era una compagnia egiziana la quale ottenne la sua concessione dal governo egiziano per un periodo di 99 anni. L’articolo 6 della concessione conclusa tra il governo egiziano e la compagnia – ha proseguito Nasser – prevedeva che questa fosse una compagnia egiziana soggetta alle
leggi e alle consuetudini egiziane41.
Inoltre, il presidente egiziano affermava di voler dar vita ad una nuova conferenza, in sostituzione di quella di Londra, facendo ricorso alle Nazioni Unite:
L’invito alla conferenza di Londra non può pertanto, essere accettato dall’Egitto. La progettata conferenza di Londra non ha alcun diritto di discutere di un qualsiasi problema il quale ricada nell’ambito della giurisdizione egiziana o si riferisca alla sua sovranità su qualsivoglia parte del suo territorio.
Essendo peraltro deciso a non risparmiare alcuno sforzo per salvaguardare la pace internazionale ed essendo fermo nella sua devozione per i principi della Carta dell’ONU, e per le decisioni della conferenza di Bandung (i quali impongono la pacifica soluzione dei problemi internazionali) il governo egiziano è disposto a patrocinare, insieme con altri paesi firmatari della Convenzione di Costantinopoli del 1888 , una conferenza alla quale verrebbero invitati anche i governi di altri paesi le cui navi passano attraverso il canale di Suez. Tale conferenza avrebbe lo scopo di rivedere la Convenzione di Costantinopoli e di studiare la conclusione di un accordo, tra tutti questi governi, che riaffermi e garantisca la libertà di navigazione del canale di Suez. Questo nuovo accordo dovrebbe essere registrato presso la segreteria dell’ONU e pubblicato da essa. La porta dovrebbe rimanere aperta all’adesione di altri governi a questo
accordo, qualora questi stessi governi ne facessero richiesta42.
Londra non era intenzionata a rispondere immediatamente a Nasser, e aspettava la conferenza così come gli altri 21 paesi che
41 F. Pistolese, L’Egitto non va a Londra, in ‹‹L’Unità››, 13 agosto 1956.
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avevano accettato l’invito (Egitto e Grecia avevano rifiutato) per cercare di trovare a tutti i costi una soluzione (quella pacifica auspicata da più paesi, quali Usa, Urss e Movimento dei non- allineati) per i suoi interessi finanziari e soprattutto per stabilizzare la situazione intorno al canale, non mollando di fronte alle richieste del nemico. Quello che interessava maggiormente a Francia e Gran Bretagna era la gestione internazionale del canale, il rimborso delle azioni della Compagnia, l’inalterabilità delle tariffe e la conseguente libertà di navigazione sul canale.
Giovedì 16 agosto la Lancaster House era pronta ad accogliere i principali protagonisti, tra ministri e consulenti di ogni paese, per iniziare le discussioni intorno alla questione. Alle 11 del mattino diedero vita ufficialmente alla Conferenza con confronti e dibattiti che sarebbero poi proseguiti nell’arco di una settimana.
Dopo i primi colloqui esplorativi per sondare il terreno e vedere a che punto fosse la situazione generale, il segretario di stato americano Dulles avanzò la sua proposta ai 22 paesi, un piano fondato espressamente su quattro punti: libertà di transito sul canale; funzionamento del canale indipendente da politiche nazionali ed affidato ad un ente internazionale per la gestione; profitti garantiti all’Egitto; indennizzo per la Compagnia del canale. Lo stesso piano infine prevedeva l’applicazione di sanzioni.
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Molto si è discusso, negli ambienti della Conferenza, sul sistema previsto dal piano Dulles per l’applicazione di sanzioni contro chi violasse i nuovi regolamenti: ogni intralcio al funzionamento del Canale verrebbe considerato minaccia alla pace e, come tale,
violazione alla carta ONU43.
All’interno della conferenza, alla proposta presentata da Dulles e appoggiata da diversi paesi andava contrapponendosi un’altra idea, quella esibita dal rappresentante indiano Menon che aveva trovato il pieno sostegno dell’Indonesia, di Ceylon e soprattutto dell’Unione Sovietica. La soluzione di compromesso da lui offerta aveva un’idea di fondo completamente diversa rispetto a quanto prospettato da americani, inglesi e francesi. Se nelle loro intenzioni la conferenza doveva essere la soluzione al problema, per lui non poteva essere così.
‹‹Nasser non può accettare una soluzione che gli venga imposta da una Conferenza alla quale non ha partecipato››44.
Questa era la sua tesi e proprio per questo motivo la conferenza non aveva capacità e poteri per poter risolvere la controversia ma soltanto la funzione di indicare la strada verso la soluzione.
Menon propose che la conferenza di Londra:
1) riconosca la proprietà e la sovranità egiziana del canale; 2) proclami la ‹‹eterna importanza›› di Suez per tutte le nazioni del mondo; 3) chieda all’Egitto di partecipare ad una più vasta conferenza il cui scopo sarebbe di codificare lo ‹‹status››
43 Il piano Dulles prevede sanzioni, in ‹‹Il Giorno››, 20 agosto 1956.
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internazionale del Canale di Suez in un trattato nuovo simile a quello
di Costantinopoli del 1888 45.
Dopo una settimana di incontri e colloqui, il 23 agosto le porte della Lancaster House chiusero i battenti ponendo fine alla conferenza. Viste le diversità di vedute presentatesi non venne trovato un accordo che potesse portare ad un compromesso valido per tutti e da poter presentare a Nasser.
Questo perché diciassette paesi approvarono a maggioranza il piano proposto da Dulles mentre l’Unione Sovietica, l’Indonesia e Ceylon mantennero fede alla loro decisione appoggiando l’idea di Menon; la Spagna si astenne dall’esprimere un giudizio.
Dunque la conferenza lasciò inalterate le posizioni dei maggiori interessati - già note prima della sua convocazione - concludendosi in un nulla di fatto. Da essa emerse soltanto la convinzione dei principali protagonisti (Gran Bretagna e Francia su tutti) di far valere ancora di più le proprie ragioni nel costringere Nasser alla resa.
Fu così che la maggioranza (i 17 paesi) decise di recapitare a Nasser i verbali delle discussioni svoltisi durante la conferenza – includendo tutte le proposte avanzate – così da metterlo al corrente della situazione. Di comune accordo gli stessi nominarono
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un comitato, detto dei Cinque, rappresentato da Etiopia, Stati Uniti, Svezia, Iran, Australia e guidato dal suo primo ministro Menzies che aveva l’incarico di provvedere alla stesura dei verbali. Non solo, altro compito spettante al Comitato dei Cinque era quello di dover invitare Nasser ad un confronto diretto, ad una nuova conferenza, per discutere sulle proposte emerse dal piano Dulles. Il giorno seguente la chiusura della conferenza il Comitato consegnò all’ambasciatore egiziano a Londra l’invito a Nasser per negoziare sul regime di Suez e trattare del piano Dulles.
Il 28 agosto il presidente egiziano consegnò tramite l’ambasciatore, a Londra, la risposta ufficiale al presidente del Comitato dei Cinque Menzies annunciando di accettare l’invito:
Desidero accusare ricevuta del messaggio di vostra eccellenza in data 24 agosto 1956, nel quale mi informavate della richiesta di un comitato da voi presieduto e formato da rappresentanti dei Governi di Australia, Etiopia, Iran, Svezia e Stati Uniti, di incontrarmi per presentarmi ed illustrarmi le vedute dei Governi menzionati nel vostro messaggio, in merito al Canale di Suez. Io accetto il proposto
incontro, quale è stato richiesto dal comitato46.
Il 3 settembre, al Cairo, avvenne l’incontro tra i rappresentanti del Comitato ed il leader egiziano. Iniziarono così le consultazioni tra le due parti, ma Nasser non era assolutamente disposto a discutere della risoluzione Dulles dal momento che non accettava nessun tipo di interferenza straniera sulla gestione del canale e
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negli affari interni; la nazionalizzazione doveva essere accettata così come la sua gestione. Egli intendeva soltanto affrontare il problema di Suez in maniera più ampia inglobando nelle trattative tutti le nazioni utenti del canale.
Nel frattempo Eden e Mollet continuavano a perseguire la loro strada: prepararsi al conflitto nel caso in cui anche le trattative di Menzies non avessero ottenuto esito positivo. Per questo l’emorragia di aerei e navi che puntavano dal Mediterraneo (tra Malta, Cipro e Gibilterra) alla volta del Medio Oriente non si placava e rendeva il clima internazionale davvero infuocato.
L’opinione pubblica inglese (tra cui parte dell’opposizione laburista che in precedenza voleva ricorrere alle armi) e francese, i restanti 20 paesi che parteciparono alla conferenza di Londra ma soprattutto gli Stati Uniti, erano fermamente contrari alla scelta di ricorrere in modo drastico alle armi tanto che Eisenhower pensò di ricorrere all’ONU ‹‹A Washington si spera in un accordo con Nasser››47: questo era l’auspicio del governo americano per
cercare di rasserenare una situazione davvero in bilico. Purtroppo però i negoziati tra la delegazione capeggiata da Menzies e Nasser non portarono ai risultati sperati e si conclusero la sera del 9 settembre con un nulla di fatto. I due punti di vista confrontatisi
47 U. Stille, A Washington si spera in un accordo con Nasser, in ‹‹Il Corriere della
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in questi giorni percorrevano due vie completamente opposte e non avevano nessuna possibilità di incontrarsi. Realmente
Menzies non aveva alcuna probabilità di successo, perché non andò al Cairo per negoziare: ci andò solo per presentare un punto di vista, chiedendo in sostanza non quello che era il semplice ritorno allo status quo prima del 26 luglio ma l’ufficiale internazionalizzazione del Canale. Lo stesso Nasser salutò il fallimento della missione Menzies proponendo una conferenza di tutti gli utenti del Canale per discutere della libertà di navigazione, dei diritti e della manutenzione del Canale (di tutto cioè tranne direzione e controllo), fino alla stipulazione di un accordo che attribuisse a ciascuno i suoi diritti e fosse depositato presso le Nazioni Unite, che avrebbero fatto da arbitro48.