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Risposte internazionali alla nazionalizzazione

2.3. Il ricorso all’ONU.

I colloqui del Cairo tra il Comitato dei Cinque e il Presidente Nasser si sono conclusi iersera alle 18,27 dopo l’ultimo incontro durato esattamente diciassette minuti. Nasser ha respinto il progetto Dulles per il ripristino di una gestione internazionale del Canale di Suez, e ha replicato con un memorandum al Comitato dei Cinque, accusando le potenze occidentali (Francia e Inghilterra) di aver creato una ‹‹atmosfera di crisi››. Nasser è pronto a negoziare una soluzione pacifica secondo i principi della Carta dell’ONU, rinnovando la Convenzione del 1888, e garantendo la libera navigazione del Canale senza discriminazioni, lo sviluppo ulteriore della via d’acqua, lo stabilimento di giuste ed eque tariffe di transito e infine la perfetta

efficienza tecnica del Canale49.

Fallito qualsiasi tentativo di mediazione, prima con la conferenza di Londra e successivamente con il suddetto Comitato dei Cinque,

48 H. Thomas, La Crisi di Suez, cit. p. 94.

49 A. De Quarto, ‹‹Niente controlli, garantisco io››, in ‹‹Il Giorno››, 10 settembre

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Eden e Mollet decisero di comune accordo – insieme al presidente americano Eisenhower - di ricorrere al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, forse per alleviare le voci intorno ad un possibile attacco all’Egitto, per non scatenare le reazioni degli alleati e specialmente dell’opinione pubblica mondiale assolutamente contraria all’idea di un’ennesima guerra.

Della stessa idea di voler ricorrere all’ONU (incaricato di risolvere la questione pacificamente e di garantire la libertà di navigazione sul canale) il presidente Nasser, il quale attraverso una nota dichiarava di voler ricorrere ad un “Comitato per i Negoziati” per spiegare sia i motivi del suo rifiuto del piano Dulles sia avere l’opportunità di spiegare i propri interessi ed il suo punto di vista:

La nota chiede che si inizino subito discussioni per decidere la composizione, il luogo, e la data di convocazione di un simile organismo. Così, il governo del Cairo vuole evidentemente parare davanti all’opinione pubblica le conseguenze del rifiuto opposto alle richieste presentategli dal Comitato dei Cinque. Ancora una volta, la nota di oggi ripete quello che è il motivo costante di tutta la politica egiziana: nessun atto che suoni rinuncia alla propria sovranità, ma garanzia piena al mondo che l’Egitto non vuole violare nessun impegno internazionale.

‹‹Il Governo egiziano ritiene che si possa raggiungere una soluzione senza violare la sovranità dell’Egitto. Noi vogliamo un nuovo inizio. Noi vogliamo che tutti i paesi del mondo, che si servono del Canale o che da esso dipendono, si riuniscano e discutano i loro problemi e

le loro preoccupazioni con noi››50.

50 D. Frescobaldi, L’Egitto propone all’O.N.U. un ‹‹Comitato per i negoziati››, in

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Tale nota non fu ovviamente accolta con favore da Francia e Gran Bretagna, dal momento che Nasser raccomandava un controllo del canale sotto l’egida del suo paese e non voleva assolutamente recedere dalla sua posizione.

‹‹Eden annuncia che la gestione del Canale di Suez sarà assunta da un ente costituito dai Paesi interessati. Se l’Egitto si rifiuterà di collaborare verranno adottate misure opportune››51. Questa fu la

risposta franco-inglese alla nota di Nasser la quale non venne accolta con piacere dall’opposizione laburista perché visto come vero atto provocatorio e preparatorio alla guerra.

Da parte sua Eisenhower appoggiò questa decisione di costituire l’Associazione degli Enti, incaricata di gestire il canale, ma precisò di non condividere assolutamente la scelta di utilizzare la forza. ‹‹Conferenza dei Paesi utenti del canale e ricorso all’ONU se Nasser resisterà››52; questo il succo del discorso pronunciato da

Eden il 13 settembre alla Camera dei Comuni inglese e approvato con una maggioranza di 321 voti favorevoli e 251 contrari.

Nonostante queste votazioni, l’opposizione ha riportato un notevole successo che ha costituito il colpo di scena del dibattito: il Governo, in sostanza, ha dovuto accettare la richiesta laborista di ricorso all’ONU, se l’Egitto bloccasse le navi dei Paesi aderenti all’associazione degli utenti.

51 Eden annuncia che la gestione del Canale di Suez sarà assunta da un ente

costituito dai Paesi interessati. Se l’Egitto si rifiuterà di collaborare verranno adottate misure opportune, in ‹‹Il Corriere della Sera››, 13 settembre 1956.

52 A. Levi, Conferenza dei Paesi utenti del canale e ricorso all’O.N.U. se Nasser

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Al suo apparire in aula per chiudere il dibattito, Eden è stato sottoposto a un fuoco di fila di interpellanze: ma quella che lo ha fatto capitolare è stata opera di Gaitskell, che gli ha chiesto a bruciapelo di ‹‹sottoscrivere le dichiarazioni fatte oggi dal Segretario di Stato americano›› sul non ricorso alla forza militare, anche se venisse bloccato il Canale di Suez. Eden ha allora ripetuto che qualsiasi ostacolo frapposto dall’Egitto al funzionamento della ‹‹Associazione degli utenti›› verrà considerato una violazione della

convenzione del 188853.

Nasser e i suoi antagonisti non avevano nessuna intenzione di tirare il freno ed anche questa volta respinse fermamente l’attacco provocatorio - portato alla sua sovranità sul canale - da parte delle due potenze.

Al suo fianco andarono schierandosi Nehru e l’Unione Sovietica i quali si occuparono di emettere comunicati distensivi e inneggianti alla coesistenza pacifica verso francesi e inglesi.

La situazione era entrata oramai in una fase di precario equilibrio e difficilmente la diplomazia poteva mettere fine a tale disputa. Mercoledì 19 settembre si aprì la seconda Conferenza di Londra cui presero parte i paesi che avevano appoggiato il piano Dulles emerso dalla conferenza del mese precedente ed avente il compito sia di discutere le relazioni emerse tra il Comitato dei Cinque e Nasser dopo gli incontri avvenuti al Cairo sia il progetto relativo all’Associazione degli Utenti - quest’ultima avente il compito di occuparsi di tutti i problemi relativi al passaggio del Canale. Come

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da pronostico e come la precedente conferenza, erano presenti svariate correnti di pensiero nell’affrontare la questione:

Lo scontro tra le posizioni anglo-francesi, tese alla ricerca di alleanze e appoggi per un’azione offensiva contro l’Egitto (nella forma di un boicottaggio economico non disgiunta da una latente minaccia militare) e la tesi di coloro i quali ritengono indispensabile l’avvio di effettivi negoziati con il Cairo sia nel quadro dell’ONU che in altra sede, si è profilato nettamente fin dalla prima seduta della conferenza dei diciotto, confermando l’esistenza di profonde divergenze di interessi e di obiettivi fra i governi rappresentati. L’opposizione alle impostazioni più oltranziste si è articolata lungo tre linee diverse, determinate dalla particolare posizione che ogni governo ha nello scacchiere politico ed economico mondiale: il ministro degli esteri pakistano ha respinto dal primo momento senza compromessi il progetto di ‹‹Associazione degli utenti›› denunciandolo come una minaccia alla pace; vi è poi la linea assunta, con diverse sfumature, dai Paesi Scandinavi e dall’Iran, i quali hanno ribadito la loro chiara preferenza per un immediato ricorso all’ONU e hanno espresso riserve di sostanza sul progetto di associazione; e infine è emersa una terza linea – condivisa da gran parte dei governi (tra cui l’Italia) i quali accettano il principio dell’associazione – che sembra diretta a modificare sostanzialmente la natura dell’organizzazione che si vuole creare, trasformandola in una istanza di negoziati con l’Egitto in nome degli utenti del Canale. Vi è infine la tesi spagnola condivisa dal Pakistan favorevole all’accettazione della proposta egiziana per la convocazione di una conferenza in cui venga negoziata una revisione della Convenzione

del 188854.

Dopo qualche giorno dalla fine della conferenza, Gran Bretagna e Francia, deluse dagli esiti della stessa, decisero di portare il problema di Suez all’ONU e quindi di ricorrere al Consiglio di Sicurezza, l’ultima strada percorribile per evitare un conflitto a fuoco. Il 24 settembre i governi di Londra e Parigi, tramite i loro delegati permanenti, presentarono ricorso al Consiglio di Sicurezza

54 L. Trevisani, Martino avanza una proposta di compromesso nel tentativo di

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chiedendo di convocare tale organo per mercoledì 26 in modo tale che potesse esaminare ‹‹la situazione determinata dall’azione unilaterale del governo egiziano col mettere fine al sistema di gestione internazionale del Canale di Suez, sistema confermato e completato dalla Convenzione del 1888››55.

Con questa formula del ricorso e con tale specifica richiesta, Gran Bretagna e Francia non chiedevano all’ONU di intervenire per minacce alla sicurezza di uno dei suoi membri o per ristabilire la pace internazionale.

Nasser non stette a guardare e preparò nell’immediato la risposta da opporre all’atto congiunto franco-inglese di aver ricorso all’ONU. Mediante una risoluzione, anche il presidente egiziano si rivolse al Consiglio di Sicurezza contro Gran Bretagna e Francia per ‹‹azioni ostili compiute nei confronti dell’Egitto durante le varie fasi della crisi di Suez››56. Una mozione che intendeva ‹‹frustrare

il tentativo degli Occidentali di ottenere l’apporto del Consiglio di Sicurezza nel condannare la nazionalizzazione del Canale di Suez››57.

Il 26 settembre a New York, alle ore 15.00 locali, si riunì il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che prese in considerazione sia la

55 L. Trevisani, Fra 48 ore Suez all’O.N.U., in ‹‹L’Unità››, 24 settembre 1956.

56 L’Egitto chiederà all’O.N.U. di condannare l’azione anglo-francese, in ‹‹Il

Popolo››, 26 settembre 1956.

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risoluzione anglo-francese di ricorrere all’ONU contro le decisioni egiziane, sia il ricorso di Nasser per rispondere alle minacce dei due paesi. Entrambe quindi vennero inserite da parte del Consiglio di Sicurezza nell’ordine del giorno.

Il voto per l’iscrizione della richiesta anglo-francese è stato unanime, mentre per l’iscrizione del ricorso egiziano ci sono stati sette voti favorevoli e quattro astensioni (Gran Bretagna, Francia, Australia e Belgio). Così l’Egitto ha ottenuto un primo successo grazie, soprattutto, all’appoggio degli Stati Uniti e della Russia. La priorità nella discussione è stata invece decisa a favore della richiesta anglo- francese, dopo che era stata respinta una proposta jugoslava di discutere contemporaneamente i due ricorsi. All’unanimità, infine, è stato deciso l’invio all’Egitto – che non è membro del Consiglio di

Sicurezza – di partecipare alle deliberazioni58.

Definite le priorità, la seduta fu sospesa e rinviata alla settimana successiva, in data 5 ottobre.

Importante in questo caso fu la posizione assunta dagli Stati Uniti, che non bocciarono la mozione portata dall’Egitto contro le minacce militari anglo-francesi. Eisenhower e Dulles tenevano fede alla loro linea politica e cercavano in ogni situazione di ricomporre la frattura a livello diplomatico per evitare ad ogni costo il ricorso alla guerra, anche a rischio di inimicarsi con i propri alleati. Dunque continuava la diversità di vedute sul problema di Suez tra Londra, Parigi e Washington anche alla vigilia della seduta dell’ONU.

58 A. Roselli, All’O.N.U. la polveriera del Medio Oriente, in ‹‹Il Giorno››, 27

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Il pomeriggio del 5 ottobre il segretario generale dell’ONU Hammarskjoeld diede inizio alla seduta e le discussioni partirono affrontando per prima, come da accordi, la risoluzione anglo- francese. Il dibattito vide la posizione occidentale

svilupparsi secondo la tattica del ‹‹doppio livello››: da un lato presentazione da parte anglo-francese di una risoluzione ‹‹dura›› contro l’Egitto sulla base della posizione della prima conferenza di Londra, e dall’altro lato la presentazione di un ‹‹uncino›› per poter agganciare negoziati mediante il ‹‹sistema di sedute›› del Consiglio

di sicurezza59.

La risoluzione anglo-francese contro la nazionalizzazione del Canale di Suez e le relative implicazioni scaturite chiedeva all’ONU di:

1) Riaffermare il principio di libertà di navigazione ai termini della Convenzione del 1888. 2) Affermare la necessità di salvaguardare gli interessi degli utenti ai termini della stessa Convenzione, cioè dando l’amministrazione del Canale ad un Ente che abbia carattere internazionale. 3) Approvare le conclusioni della prima conferenza di Londra, cioè il cosiddetto ‹‹progetto dei diciotto›› presentato a Nasser dalla missione Menzies. 4) Raccomandi al governo egiziano di negoziare sulla base di tale progetto. 5) Raccomandi al governo egiziano che, in attesa di una soluzione definitiva, esso cooperi con l’associazione degli utenti stabilita alla seconda conferenza di

Londra60.

La linea adottata dall’Unione Sovietica e dal ministro degli esteri egiziano Fauzi in risposta alla risoluzione anglo-francese fu quella di condividere l’idea proposta dal ministro esteri inglese Lloyd alla

59 U. S. Si è aperto all’O.N.U. il dibattito per il canale di Suez, in ‹‹Il Corriere

della Sera››, 6 ottobre 1956.

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seduta e condivisa appieno da Dulles, vale a dire proseguire i colloqui in privato:

il segretario di Stato Dulles ha tratto dai colloqui di ieri prima col ministro degli Esteri russo Scepilov e poi col ministro degli Esteri egiziano Fauzi, la convinzione che sia Mosca sia il Cairo sono favorevoli al metodo di continuare le sedute del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a porte chiuse, per favorire il riaggancio

di un negoziato su Suez61.

Nella seduta mattutina dell’8 ottobre - prima di iniziare le consultazioni in privato che avrebbero avuto inizio dalla settimana successiva - il ministro degli esteri egiziano prese la parola e presentò il punto di vista del suo paese, respingendo la risoluzione anglo-francese e difendendo di conseguenza la legalità della nazionalizzazione:

1) Stabilire un sistema di cooperazione tra l’ente egiziano che gestisce il Canale e i Paesi Utenti, tendendo conto tanto della ‹‹sovranità›› e dei ‹‹diritti›› egiziani quanto degli ‹‹interessi›› degli utenti. 2) Determinare un sistema di pedaggi che garantisca agli utenti un trattamento equo e scevro da sfruttamenti. 3) Prevedere l’accantonamento di una ragionevole percentuale degli introiti per

apportare al canale le necessarie migliorie tecniche62.

Conclusasi la seduta, il segretario generale Hammarskjoeld la sciolse e la settimana seguente diede avvio alle trattative segrete con le delegazioni interessate. Il Consiglio di Sicurezza confrontandosi segretamente con Gran Bretagna, Francia ed

61 U. Stille, Scepilov e Fauzi gradirebbero discussioni a porte chiuse all’O.N.U.,

in ‹‹Il Corriere della Sera››, 7 ottobre 1956.

62 M. Spaccarelli, L’Egitto oppone al piano anglo-francese un “sistema di

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Egitto, ebbe modo di esaminare con più lucidità i punti di vista di ogni mozione e le ragioni di ogni schieramento. Da questi confronti il segretario generale estrapolò i contenuti fondamentali della questione ed ebbe modo di enunciarli mediante sei principi. Questi vennero accettati con riserva dai ministri degli esteri francese, inglese ed egiziano:

1) Transito libero e aperto nel Canale senza alcuna discriminazione. 2) La sovranità dell’Egitto sarà rispettata.

3) Il funzionamento del Canale sarà reso indipendente dalla politica di qualunque paese.

4) Il modo di fissare i diritti di pedaggio sarà deciso da un accordo fra l’Egitto e gli utenti del Canale.

5) Una parte equa dei diritti versati sarà riservata al miglioramento del Canale.

6) In caso di divergenze, le questioni in causa fra la Compagnia del Canale e il Governo egiziano saranno regolate da una procedura di arbitrato mentre saranno previste disposizioni per il pagamento

delle somme ancora dovute63.

Sembrava che, con l’enunciazione di questi principi da parte di Hammarskjoeld, Londra, Parigi ed Il Cairo avessero finalmente trovato dopo ben tre mesi di lunga ostilità un valido compromesso alla questione ed un accordo per il problema di Suez, con gli anglo- francesi convinti (in parte) nel riconoscere la sovranità egiziana. Seppur parziale, l’accettazione di questi principi fece sì che la situazione attorno alla questione risultasse apparentemente più tranquilla e di conseguenza allentò l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale e l’interesse di determinati paesi. In realtà, con

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il trascorrere dei giorni, si dimostrò semplicemente una breve tregua.

Il 29 ottobre, infatti, truppe israeliane varcarono il confine di Gaza e penetrarono in territorio egiziano stanziandosi a pochi chilometri di distanza da Suez. Aveva così inizio la Guerra di Suez.

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