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Risposte internazionali alla nazionalizzazione

2.1. Sconcerto tra gli alleati occidentali.

Dopo ottantasette anni ammainato il vessillo della Compagnia del Canale di Suez.

Il vessillo azzurro-mare della Compagnia del Canale di Suez, che da 87 anni sventolava sugli edifici, sui posti di blocco e di segnalazione lungo la via d’acqua fino a ieri internazionale e ora ‹‹nazionalizzata›› da Nasser, è stato oggi ammainato e sostituito dalla bandiera verde

con la mezzaluna29.

Già dal lontano 1875 il governo di Londra aveva avuto modo di puntare su questa parte di territorio egiziano - individuato come snodo cruciale per i suoi traffici - mediante l’acquisto di una buona fetta di azioni della Compagnia (quasi il 50%) garantendosi di conseguenza il pieno controllo di essa.

Proprio per questo motivo la nazionalizzazione della Compagnia del Canale di Suez fu un duro colpo politico da assorbire per la Gran Bretagna e per i suoi interessi economici e commerciali in tutto il Medio Oriente. Decenni di dominio sul canale (sulla cosiddetta via del petrolio) e in territorio egiziano furono spazzati via nel giro di pochi anni dall’arrivo al potere di Nasser.

29 Dopo ottantasette anni ammainato il vessillo della Compagnia del Canale, in

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L’idea di un’azione simile era apparsa in vari manifesti nazionalisti egiziani. Questa decisione significava un capovolgimento della politica attuata in precedenza da Nasser per quanto riguardava il Canale: cercare di mettere al servizio della compagnia il più alto numero possibile di egiziani, per “egizianizzarla” pacificamente, cioè, piuttosto che impadronirsene con la forza. Nasser aveva già istituito ‹‹un gruppo di studio che elaborasse dei piani per il futuro

del Canale››30.

Nessuno poteva aspettarsi un gesto del genere e con tanta vigoria capace di mettere in subbuglio l’intero mondo capitalista.

Assunse il controllo degli uffici della compagnia in Egitto, impose la legge marziale nella zona del Canale e vietò a tutti i dipendenti della compagnia, stranieri compresi, di abbandonare il lavoro.

L’imperialismo, le alleanze in generale, il Patto di Baghdad, tutto venne aspramente denunciato; e si fece un sol fascio della politica inglese e americana: della Gran Bretagna si parlò anzi come di un

semplice satellite degli Stati Uniti31.

Questo affronto ricevuto non poteva restare senza una risposta ed in tarda notte il primo ministro britannico Eden inviò all’ambasciatore egiziano una nota di protesta sottolineando la gravità dell’atto compiuto:

Il Governo Egiziano ha promulgato una legge mirante a nazionalizzare la Compagnia del Canale di Suez, con decorrenza da ieri, 26 luglio 1956. Il Governo britannico protesta contro questa azione arbitraria la quale rappresenta una grave minaccia per una via d’acqua di vitale importanza internazionale. Il Governo britannico mantiene i propri diritti e quelli dei cittadini del Regno Unito, quali appaiono sanzionati dagli accordi vigenti. Il Governo

egiziano porterà per intero la responsabilità delle conseguenze32.

30 H. Thomas, La crisi di Suez, Milano, Rizzoli, 1969, p. 33.

31 Ivi, p. 36.

32 Consegnata all’ambasciatore d’Egitto la protesta inglese, in ‹‹Il Popolo››, 28

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Tale protesta servì a poco dato che l’Egitto la respinse prontamente. Eden, però, richiese e ottenne in misura differente il sostegno dei principali alleati NATO, su tutti la Francia – impegnata contemporaneamente in una dura battaglia in Algeria contro il Fronte di liberazione nazionale – e gli Stati Uniti dando il via a consultazioni per trovare una prima rapida soluzione alla questione e per un eventuale ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel caso in cui la situazione fosse degenerata.

Il 27 luglio mattina a Londra si riunì d’urgenza la Camera dei Comuni per discutere della gravità della situazione e dell’atto commesso da Nasser. Tutti remavano dalla solita parte, compreso il leader dell’opposizione laburista Gaitskell, fermi nel condannare il gesto del leader egiziano e proponendo il blocco di crediti e beni egiziani. Non solo, tra le fila dell’opposizione (ma anche nella mente dello stesso Eden) vi era anche l’intenzione di rispondere con la forza muovendo guerra, prendendo come riferimento il trattato del ’54 il quale prevedeva una rioccupazione della zona nel caso in cui si fossero presentate minacce. Per il momento però occorreva adottare una certa prudenza con l’attuazione di misure diplomatiche e pene finanziarie.

Anche a Parigi la situazione di allarme era al massimo livello, tanto che il primo ministro francese Guy Mollet ed il ministro degli esteri Christian Pineau condannarono sin da subito quanto fatto da

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Nasser, tanto più che credevano che l’Egitto rifornisse di armi il FLN algerino che combatteva per l’indipendenza contro l’imperialismo francese. Giudicarono l’atto gravissimo e alla stregua di una dichiarazione di guerra, lesivo nei confronti di tutto il popolo francese; anch’essi dunque prospettarono un boicottaggio dell’economia egiziana.

L’opinione pubblica francese rimase notevolmente scossa dalla crisi di Suez, e questo per vari motivi: il ruolo della Francia nella costruzione del canale, il numero di azionisti francesi nella compagnia, il fatto che la sede centrale della compagnia si trovasse a Parigi e quello che, tra il popolo, Nasser fosse già considerato il nemico pubblico numero uno; sembrava che i ribelli algerini non avessero capi che i francesi potessero riconoscere e, di

conseguenza, odiare33.

Alla luce dei loro interessi in Medio Oriente, Gran Bretagna e Francia furono le uniche due potenze che risposero in maniera veemente, prendendo provvedimenti per penalizzare l’economia egiziana. Leggermente più aperto l’atteggiamento adottato dagli Stati Uniti interessati in misura differente alla situazione. Dopo aver appreso la notizia della nazionalizzazione ed essere stati convocati da Eden (il segretario di stato John Foster Dulles si mosse in prima persona) diedero il loro sostegno a Gran Bretagna e Francia, ma agendo con molta prudenza condannarono solo in parte la decisione di Nasser. Ne contestavano tempi e modi, ma non avevano, almeno per il momento, propositi di sanzioni

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economiche o azioni di forza. Nei loro piani quello che più interessava era una normalizzazione della situazione per non trovarsi ad affrontare, nell’immediato, l’ennesimo scontro est/ovest in un’altra parte di mondo. Visto che l’arrivo al potere di Chruscev in Unione Sovietica aveva portato ad un periodo di distensione nella Guerra fredda, adesso non era il momento di commettere errori evidenti e grossolani, un po’ come giocare una partita a scacchi, in cui ogni mossa poteva essere fraintesa e minare gli equilibri mondiali.

Rilanciando prontamente la sua azione, difendendo quanto fatto, Nasser non si curò delle note ufficiali di protesta e delle reazioni provenienti da Gran Bretagna e Francia. In un discorso dai toni duri tenuto al Cairo di fronte al suo popolo, dichiarò fermamente sia di voler garantire la libertà di navigazione sul Canale così da assicurare a tutti i paesi interessati gli stessi diritti, sia di essere pronto nel respingere qualsiasi tipo di intimidazione dell’occidente verso il suo paese nel caso in cui la nazionalizzazione non fosse stata accettata:

Qualsiasi rigetto, da parte delle potenze occidentali, della nazionalizzazione della Compagnia del canale, verrà considerata qui in Egitto come una aperta interferenza della nostra sovranità e nella nostra dignità. La mia forza trae origine dalla vostra fede, dalla vostra determinazione e dal vostro appoggio.

La Gran Bretagna non ha alcun diritto di interferire negli affari egiziani, compresi quelli relativi al canale di Suez. Quanto alla Francia, lascio agli algerini il compito di rispondere e di dare loro una lezione. Oggi il popolo egiziano è in armi e proclama una mobilitazione generale contro gli imperialisti. Questo spirito ci

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consentirà di uscire vittoriosi e impedirà, in pari tempo, all’imperialismo di piegarci. Marceremo in avanti per attuare la

nostra libertà e consolidare la nostra sovranità34.

Nel fermento generale una ancor silenziosa Unione Sovietica uscì allo scoperto tramite Radio Mosca con la diramazione di un comunicato ufficiale favorevole e solidale verso Nasser e alla sua scelta di nazionalizzare la Compagnia e di denunciare le politiche imperialiste per dare libero sfogo alle aspirazioni di un intero popolo finalmente salvo dalle catene dei vecchi poteri.

Importantissimo in questo momento, contro gli attacchi degli imperialisti, fu il totale appoggio dei paesi afro-asiatici tra quelli appartenenti alla Lega Araba e al Movimento dei non-allineati, con Sukarno e Nehru schierati in prima linea per difendere la sua scelta e mettere in evidenza l’indebolimento dell’ultracentenaria dominazione coloniale sull’Asia e sul Medio Oriente.

All’indomani del discorso di Nasser, la risposta delle tre potenze occidentali fu quella di riunirsi a Londra per un primo incontro ufficiale con l’obiettivo di trovare un compromesso sulla questione e creare una maggiore solidarietà tra i tre alleati occidentali. Tutti e tre i paesi erano concordi nel considerare molto grave l’attuale situazione creatasi, una minaccia per il traffico marittimo internazionale.

34 Nasser respinge ogni ingerenza ma assicura la libertà di transito, in ‹‹Il

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Il primo agosto Eden, Pineau e Dulles si incontrarono nella capitale inglese per dar vita alla prima Conferenza e tracciare linee guida fondamentali. Esistevano, di fondo, diversità di vedute sul possibile utilizzo della forza voluto da parte inglese e francese nel caso in cui le azioni diplomatiche non fossero bastate per arrivare ad una soluzione in tempi rapidi. Il primo ministro inglese non poteva assolutamente accettare che il controllo del Canale di Suez fosse nelle mani di un solo paese e, come l’alleato francese, oltre all’attuazione di sanzioni economiche ed al blocco dei beni egiziani, non sottovalutava l’ipotesi di muovere guerra a Nasser se avesse continuato con questo atteggiamento di sfida e arroganza. Specialmente i francesi con il primo ministro Mollet erano pronti ad un’azione energica (sostenuta anche da Israele) contro l’Egitto cosicché non diventasse un’ulteriore minaccia per i loro interessi coloniali in Algeria. L’ipotesi di utilizzare la forza non era però contemplata da parte americana, sempre favorevole ad azioni diplomatiche che non andassero a sconvolgere gli equilibri mondiali in un momento delicato. L’importante per gli Stati Uniti, per garantire i propri interessi economici e politici, era stabilizzare la situazione, garantendo la libera circolazione delle navi e fare in modo che il canale restasse una via di navigazione internazionale, come dichiarato dal presidente Eisenhower nella conferenza stampa seguente la conferenza dei tre:

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La crisi del Canale di Suez pone gli Stati Uniti di fronte a un grave problema e che in questa crisi è necessario agire con la massima attenzione e con sentimenti di giustizia ed è necessario fare in modo che i diritti del mondo intero siano salvaguardati.

La via marittima del Canale di Suez è importante non solo per ciascuna nazione impegnata nel commercio internazionale ma per tutti i paesi del mondo.

Il problema posto dalla crisi del Canale di Suez – ha aggiunto Eisenhower – è quello di assicurare che tutti i paesi potranno utilizzare effettivamente questa via di comunicazione marittima. Questa ultima riveste infatti una importanza vitale non solo per l’Europa ma anche per la struttura economica e gli interessi degli Stati Uniti. […] Eisenhower ha invece implicitamente confermato che l’atteggiamento degli Stati Uniti rimane riservato. Egli si è astenuto da espressioni che potessero suonare avallo dei propositi bellicosi ventilati a Londra e a Parigi ed ha fatto invece implicitamente appello

ad una soluzione concordata della questione35.

La posizione moderata assunta dagli Stati Uniti all’interno della conferenza fu quella che prevalse ed ebbe successo. Tutti e tre i leader erano in accordo sul fatto che l’Egitto dovesse garantire la libertà di navigazione sul canale. Solo Francia e Gran Bretagna ritennero giusto applicare sanzioni economiche ed il blocco dei beni egiziani per ovviare alla nazionalizzazione.

Di fatto, proprio perché il Canale di Suez rivestiva una certa importanza a livello internazionale, la questione doveva essere discussa con tutti quei paesi - specialmente i firmatari del trattato del 1888 che regolava il regime di transito del canale - che fino all’atto della nazionalizzazione erano coinvolti per motivi sia politici sia economici. Fu per questo che i tre ministri degli esteri presero

35 Eisenhower consiglia cautela nel trattare la crisi di Suez, in ‹‹L’Unità››, 2

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la decisione di dover convocare a stretto giro, esattamente per il 16 agosto, una Conferenza dei paesi interessati che studiasse la questione così da poter trovare un accordo sulla gestione internazionale del canale.

Una conferenza internazionale per Suez con la partecipazione di ventiquattro paesi, tra cui l’Italia, l’Egitto e l’Unione Sovietica è stata convocata per il prossimo sedici agosto a Londra. Questa decisione è stata presa stasera nella capitale inglese al termine dei colloqui tra i ministri deli Esteri di Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Scopo del convegno sarà quello di esaminare il problema della creazione di un organismo di controllo internazionale sul canale, per garantire la piena libertà di transito. Le altre nazioni invitate alla conferenza sono: l’Olanda, la Spagna, la Turchia, l’Australia, il Ceylon, la Danimarca, l’Etiopia, la Germania occidentale, la Grecia, l’India, l’Indonesia, l’Iran, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Norvegia, il Pakistan il Portogallo e la Svezia.

Nella ricerca di una soluzione per Suez hanno prevalso finora il buon senso e la moderazione che avevano caratterizzato sin dall’inizio l’atteggiamento del Governo di Washington. In sostanza l’Inghilterra e la Francia hanno compreso che prima di pensare a risolvere con la forza il problema è necessario compiere un sincero sforzo per

trovare ‹‹una soluzione internazionale››36.

Nell’attesa di ricevere una risposta da Nasser sull’invito per la partecipazione alla Conferenza di Londra del 16 agosto, Gran Bretagna e Francia si cautelarono muovendo le rispettive flotte navali, stanziate nel Mediterraneo rispettivamente a Malta e Tolone, nel caso in cui Nasser avesse rifiutato la creazione dell’organismo internazionale incaricato di gestire il canale e di conseguenza per il presentarsi di ulteriori complicazioni.

36 P.S. L’Italia e altri ventitré paesi convocati alla Conferenza per Suez, in ‹‹Il

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‹‹Nella prossima Conferenza per Suez, Washington svolgerà un’opera di mediazione››37. Questo era il ruolo che gli Stati Uniti

avevano deciso di assumere, tanto che non fecero in nessun modo riferimento alla possibilità di utilizzare armi per risolvere la controversia distaccandosi, su questo tipo di valutazione, da Gran Bretagna e Francia e creando qualche attrito. L’intenzione americana era trovare una soluzione pacifica e Dulles aveva svariati motivi per perseguire questa strada. Prima di tutto, negli USA si avvicinavano le elezioni presidenziali ed ogni minimo errore poteva costar caro ai repubblicani; in secondo luogo l’amministrazione repubblicana non aveva intenzione di commettere lo stesso errore del presidente Truman di intraprendere una guerra come quella in Corea per fronteggiare i comunisti. Terzo ed ultimo motivo, non era assolutamente il caso di incrinare l’equilibrio mondiale per Suez visto che anche l’Unione Sovietica, attraverso le dichiarazioni ufficiali di Chruscev di fine luglio, auspicava una soluzione pacifica per mantenere l’equilibrio internazionale e proseguire verso la via della distensione:

Io penso che la questione del Canale di Suez deve ricevere una soluzione pacifica e che di soluzioni non ce ne sono altre. Penso che il buon senso trionferà e che permetterà alla Francia e alla Gran Bretagna di trovare una giusta soluzione. Il nostro popolo non vuole che venga infranta la coesistenza pacifica. Tutti i conflitti possono

essere risolti mediante negoziati38.

37 G. Sansa, Washington svolgerà un’opera di mediazione, in ‹‹Il Corriere della

Sera››, 5 agosto 1956.

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